BERTOLDO di Urslingen
Appartenente a una famiglia sveva, con tutta probabilità di origine nobiliare e non ministeriale, che assunse il nome dal castello di Urslingen (oggi Irslingen) nei pressi di Rottweil, nacque nella seconda metà del sec. XII, secondogenito di Corrado di Urslingen, nominato nel 1177 da Federico I Barbarossa duca di Spoleto.
La vita di B., figlio di uno dei più alti funzionari di Federico I e di Enrico VI in Italia - dove egli forse era nato, e dove sicuramente passò gran parte dell'adolescenza -, si doveva consumare quasi interamente nel vano tentativo di riacquistare alla sua famiglia il ducato di Spoleto, passato già dopo la morte di Enrico VI sotto il dominio pontificio. La solenne rinuncia al ducato, proclamata da Federico II nel 1213 per ottenere da Innocenzo III il suo riconoscimento a re dei Romani, gli rendeva infatti impossibile riacquistare il ducato alla famiglia.
Tuttavia B., nel settembre del 1217, risulta presente alla corte pontificia per trattare in nome del fratello maggiore Rainaldo la questione spoletina con il nuovo papa Onorio III. Questi il 30 settembre scrisse a Rainaldo di acconsentire alle proposte presentategli da B. e lo invitò, nel caso accettasse il testo della minuta del contratto che gli avrebbe portato B. stesso, a recarsi da lui a Roma per definire le ultime formalità. Ma evidentemente Rainaldo non accettò tutte le clausole di quel contratto (che doveva contenere una infeudazione degli Urslingen alla Chiesa), cosicché B., verso la fine del 12 18, tornò un'altra volta a Roma. Tuttavia neanche questa volta si poté raggiungere un pieno accordo (l'unico risultato delle trattative da lui condotte fu, a quel che pare, la concessione dei diritti che la Curia aveva sulla città e sul contado di Nocera nel ducato di Spoleto alla vedova di Corrado di Urslingen, la quale è dubbio se fosse madre di B. e di Rainaldo), e - fatto assai significativo - Onorio III nella primavera del 1219 si lagnò con Federico II che Rainaldo di Urslingen portasseillegittimamente il titolo di "dux Spoleti".
Fallite per il momento le speranze di riacquistare con il consenso delpapa per lo meno una parte dell'eredità patema nell'Italia centrale, B., insieme con il fratello Rainaldo, passò al servizio dell'imperatore, al seguito del quale risulta a partire dal 1219. Tuttavia nel 1222, mentre Federico II era impegnato nella riorganizzazione del Regno di Sicilia, B., insieme con lo scalco imperiale Gunzelin di Wolfenbüttel, tentò di propria iniziativa di impadronirsi un'altra volta del ducato, provocando la disapprovazione dell'imperatore, in quel momento interessato a non rompere l'accordo con la Chiesa.
Nell'autunno del 1222 B. e Gunzelinoccuparono diverse città del ducato di Spoleto - fra le quali Foligno, Gubbio, Nocera e Trevi - e si fecero prestare, in nome dell'imperatore, giuramento di fedeltà da parte della popolazione. A questa notizia Federico II si vide costretto a rimproverare aspramente, in una lettera del 22 nov. 1222, Gunzelin per ilsuo procedere arbitrario, ordinandogli di annullare i giuramenti di fedeltà. Lo stesso giomo l'imperatore espresse anche a B. la sua disapprovazione per aver indotto lo scalco a tale iniziativa, rimproverandogli inoltre di precludergli, con la sua condotta insubordinata, ogni possibilità di intervenire in suo favore presso il papa. Davanti a questo deciso divieto dell'imperatore, B. si ritirò dal ducato spoletino; il 19 marzo 1223 risulta presente al seguito dell'imperatore a Sora.
Per la sua conoscenza delle condizioni dell'Italia centrale, Federico II lo nominò, il 20 maggio 1226, vicario in Tuscia del fratello Rainaldo, dal 1223 legato generale dell'imperatore in questa regione. Sembra però che non gli fossero conferiti tutti i poteri di legato, ma principalmente quelli relativi all'amministrazione finanziaria. B. infatti in tale qualità, nel giugno 1227, nominò un procuratore per riscuotere l'imposta imperiale a Siena.
Anche questa volta approfittò della sua posizione per recare fastidi al papa: il 26 luglio 1226 Onorio III si lagnò con l'imperatore perché egli faceva catturare persone che andavano a Roma, o ne tomavano, per controllare le lettere che portavano. Alla fine del 1226, infine, B. represse con truppe imperiali la rivolta del conte Rainaldo di Barete, che si era trincerato ad Antrodoco.
Nell'estate del 1228 l'assenza dell'iniperatore, che nel giugno di quell'anno aveva finalmente iniziato dopo tanti rinvii la sua crociata in Terra Santa, offrì ai fratelli di Urslingen unanuova gradita occasione per invadere lo Stato della Chiesa. Mentre Rainaldo, nominato da Federico II vicario del Regno di Sicilia, mosse da Rieti con truppe saracene verso la marca d'Ancona, B. invase il ducato spoletino fermandosi per qualche tempo, prima di unirsi al fratello, nella regione di Nocera. La risposta di Gregorio IX non si fece aspettare: già alla fine del novembre scomunicò di nuovo l'imperatore assente e con lui i fratelli di Urslingen per aver invaso lo Stato pontificio, in particolare B. perché occupava il castello di S. Quirico. Informato di questi avvenimenti, Federico II affrettò il suo ritomo in Italia, scacciò dal Regno le truppe pontificie che vi erano penetrate, ordinò ai fratelli di Urslingen di cessare le ostilità e offrì a Gregorio IX trattative di pace. Rainaldo e B. però non si rassegnarono subito agli ordini imperiali, cosicché il papa li scomunicò un'altra volta il 4 apr. 1230.
Conclusa la pace tra papa e imperatore nel luglio del 1230 a Ceprano, Federico II fece arrestare Rainaldo di Urslingen a Foggia. A questa notizia B. si ribellò apertamente all'imperatore, trincerandosi nel castello di Antrodoco in Sabina. Le truppe che Federico II nel 1231 mandò contro di lui, dopo un infruttuoso assedio, furono costrette a ritirarsi. Neanche le truppe che il conte Tommaso di Acerra, nell'aprile dell'anno seguente, aveva messo insieme per ordine dell'imperatore riuscirono a costringere B. alla resa. Fallito così anche il secondo tentativo di reprimere la ribellione di B., l'imperatore si vide costretto a rilasciare Rainaldo di Urslingen chenell'aprile del 1233, Sotto la custodia del maestro giustiziere Enrico di Morra, fu mandato ad Antrodoco per indurre il fratello ad arrendersi. Dopo lunghe trattative condotte con l'arcivescovo di Messina, B., a condizione di restare in libertà, promise di cedere e consegnò infatti nel luglio del 1233 il castello di Antrodoco a Enrico di Morra.
Ormai liberi, B. e Rainaldo di Urslingen tornarono in Germania, dove - fatto assai significativo - B. il 10 maggio 1234 testimoniò come "dux Spoleti" in un privilegio del giovane re Enrico (VII), ormai, per la sua politica indipendente, in aperto contrasto con il padre. Non si ha però alcuna notizia di una eventuale partecipazione di B. alla rivolta di Enrico. Dopo il 1234 mancano infatti completamente le notizie su di lui. Pare che si sia ritirato nei possedimenti della sua famiglia in Svevia. Non è nota neanche la data della sua morte, che tuttavia dovette avvenire prima del 1251: in questa data i due figli di B., Bertoldo e Rainaldo, insieme allo zio Rainaldo, conclusero un accordo con il Comune di Rieti per recuperare i feudi già posseduti dagli Urslingen nella zona.
Fonti e Bibl.: J. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker e E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, ad Indicem (sub voce Bertold Herzog von Spoleto); Epistulae ex Honorii III et Gregorsi IX registris, in Mon. Germ. Hist., Epist. saec. XIII, I, a c. di C. Rodenberg, Berolini 1883, ad Indicem; Wirtembergisches Urkundenbuch, VI, Stuttgart 1894, p. 506; Les registres de Grégoire IX, a cura di L. Auvray, I, Paris 1896, nn. 250, 332, 382; Ryccardi de Sancto Germano notarii Chronica, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., VII, 2, a cura di C. A. Garufi, ad Indicem; J.Ficker, Forschungen zur Reichs-und Rechtsgeschichte Italiens, II, Innsbruck 1869, pp. 165, 395, 436, 482; IV, ibidern 1874, p. 350, n. 318; F. von Graner, Das schwäbische Geschlecht der Herrenvon Urslingen, Herzoge von Spoleto,in Zeitschrift für württembergische Landesgeschichte, II(1938), pp. 301-306 (contributo di scarso valore); K. Bosl, Die Reichsministerialität der Salier und Staufer, Stuttgart 1950-51, pp. 498 s.; A. Sacchetti Sassetti, Rieti e gli Urslingen, in Arch. d. Soc. rom. di storia Patria, LXXXV-LXXXVI (1962-63), pp. 1-6.