ALIDOSI, Bertrando
Nacque da Roberto, signore e vicario pontificio di Imola, nella prima metà del XIV secolo. Alla morte del padre (1362), rivendicò con le armi, contro il fratello maggiore Azzo, il proprio diritto alla signoria, provocando l'intervento di Gomez Albornoz che, nel 1363, entrato in Imola, ne espulse gli Alidosi, nominando capitano della città Toniolo Bentivogli. L'anno seguente Bertrando e Azzo rientrarono in Imola, ma continuarono a contendere fra loro, irritando la popolazione, che il 25gennaio 1365,sobillata da un esiliato, Rinaldo Bulgarelli, si sollevò e fu domata soltanto per il pronto intervento di un terzo fratello Alidosi, Todeschino. Malgrado la sconfitta, gli Imolesi non disarmarono e nel marzo ricorsero con un 'imponente ambasciata al pontefice Urbano V, scongiurandolo di liberarli dalla dura ed esosa tirannia degli Alidosi. Costoro, però, erano troppo ricchi e potenti perché il governo pontificio potesse pensare di suscitarne l'ostilità. Contrariamente, perciò, ai desideri degli Imolesi, veniva riconfermato ai due fratelli il vicariato della città e nel luglio essi erano presi sotto la protezione particolare della Santa Sede.
Morto Azzo alla fine del 1372 o agli inizi del 1373, il potere rimase unicamente nelle mani di Bertrando, il quale, il 7 settembre 1373, ottenne la conferma del vi-cariato da Gregorio XI. Egli si allontanò dalla politica di lealtà verso la Santa Sede -politica tradizionale della sua famiglia - soltanto in occasione della cosiddetta guerra degli Otto Santi, temendo forse di rimanere del tutto isolato nella Romagna ribellatasi totalmente alla Chiesa. Il 9 maggio del 1376 aderì, infatti, alla lega antipapale promossa da Firenze, ma non vi partecipò attivamente; riuscì comunque a sventare il pericolo incombente su Imola a causa della compagnia guidata da Giovanni Acuto -agli stipendi del papa -,stipulando con quel capitano una tregua. Nel 1377, ai primi accenni di sgretolamento della lega, l'A. trovò modo di uscirne e di riconciliarsi con la Chiesa, riottenendo in questo modo la conferma del vicariato. Nel luglio dello stesso anno allargò la sua sfera d'influenza, appoggiando Astorgio Manfredi nella riconquista di Faenza, sgombrata dalle milizie dell'Acuto. Scoppiato nel 1378 lo scisma, l'A. rimase fedele al papa romano, Urbano VI. In seguito egli cercò sempre di mantenere legami di alleanza con Firenze e Bologna, due città senza l'appoggio delle quali si sentiva isolato. Nell'agosto del 1388, perciò, egli aderì alla lega che Firenze e Bologna cercavano di costituire contro la prepotente avanzata di Gian Galeazzo Visconti; e ai primi del 1390 entrò formalmente a far parte della lega antiviscontea, stretta nell'ottobre precedente fra Bologna, Firenze, Perugia, Lucca, Pisa, gli Este, i Gonzaga, i Malatesta, gli Ordelaffi e i Montefeltro. Il 15 gennaio 1391 ottenne di nuovo la conferma nel vicariato. Morì nel novembre 1391, lasciando il potere ai suoi due figlioli, Ludovico e Lippo.
Fonti e Bibl.: Cronaca di Arezzo di Ser Bartolomeo di Ser Gorello, in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XV, 1, a cura di A. Bini e G. Grazzini, p. 143; Corpus chronicorum Bononiensium,III, ibid.,XVIII, 1,a cura di A. Sorbelli, pp. 138, 154, 155,156, 196, 197, 198, 319, 320, 324, 371, 435;Matthei de Griffonibus Memoriale historicum, ibid.,XVIII, 2, a cura di L. Frati e A. Sorbelli, p.84; Annales Forolivienses, ibid.,XXII, 2, a cura di G. Mazzatinti, p. 68; Epistolario di Coluccio Salutati,a cura di F. Novati, II, Roma 1893, in Ponti per la storia d'Italia,XVI, pp. 283-286; [G. Alberghetti], Compendio della storia d'Imola,I, Imola 1810, pp. 221-229; G. C. Cerchiari, Ristretto storico della città d'Imola,Bologna 1848, pp. 46-47; A. Gherardi, La guerra dei Fiorentini con papa Gregorio XI detta la guerra degli Otto Santi,in Arch. stor. ital.,s. 3, V, 2 (1867), p. 109; G. F. Cortini, Storia di Castel del Rio,Imola 1933, pp. 29-32; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano,in Storia di Milano,V, Milano 1955,p.543.