BERTRANDO dal Bornio (Bertram de Born)
Di grande famiglia che aveva possessi tra il Limosino e il Perigord, Bertrando circa il 1160 col fratello Costantino aveva la signoria del castello di Altaforte (circondario di Périgueux), del quale rimaneva unico signore nel 1182 avendone cacciato il fratello: notizie di lui e della sua famiglia si conservano nel cartulario dell'abbazia di Dalon nella Dordogna, nella quale egli si ridusse da vecchio a vita religiosa, e morì il 1215, trovandosi che quest'anno fu posta l'ottava candela sul suo sepolcro. Egli è tra i più insigni trovadori, per l'originalità dell'ingegno, e per la materia trattata, non quella dell'amore sebbene ci abbia lasciato anche alcuni componimenti amorosi, ma delle armi: e ben lo segnalò per questa nota particolare Dante, quasi dolendosi che l'Italia non avesse da contrapporre alla Provenza un poeta della guerra. B. s'immischiò in quel groviglio di guerre che afflissero tutta la Francia da quando Enrico II re d'Inghilterra scontò con la ribellione di suo figlio Enrico, detto il re giovine, e degli altri due, Riccardo Cuordileone e Goffredo, gli onori dati ad essi, cominciati col far riconoscere re, ancor fanciullo, Enrico e coronandolo, il 1170, appena quindicenne, poi col nominare Riccardo duca di Aquitania e Goffredo duca di Brettagna. L'insaziabile bisogno di denaro nel re giovine, amantissimo di sfarzo e di tornei e cacce, la durezza di Riccardo contro i signori del Poitou e del Limosino e del Tolosano, sostenuti dal re Alfonso II di Aragona, le inimicizie del re Luigi VII e poi di Filippo Augusto contro Enrico II, la perversa opera del conte delle Fiandre nell'aizzare i figli contro il padre, furono cause di continue agitazioni e tragiche vicende e devastazioni. E B., il piccolo signore, per l'ardore e il piacere delle armi cantò questi avvenimenti, descrisse la bellezza delle mischie, delle stragi, degli assalti, degl'incendî e delle rovine, tanto che, cadute nell'oblio le memorie di quegli anni fortunosi, solo la sua poesia rimane viva e perenne a rinfrescarle, anche se le allusioni non s'intendano prontamente e talune rimangano oscure. Le cronache non menzionano il suo nome nel racconto di quei fatti; e però le poesie abbandonate a sé stesse sono state interpretate in modo esagerato e fantastico, così dalle biografie provenzali, come nei tempi vicini a noi dagli storici, che lo hanno proclamato il Tirteo del Medioevo, vedendo in lui l'interprete dello spirito francese geloso d'indipendenza contro lo straniero. Ma di questo non appare neppure una sillaba nei serventesi pervenutici (45, comprese le canzoni). Il biografo o il chiosatore antico nelle razos, o argomenti, narrò che B. era colui che moveva i principi alla guerra tra loro, con la sua raffinata astuzia e con le sue poesie; e Dante pone in inferno B., nella bolgia degli autori di discordia (XXVIII), decapitato dal diavolo, e recante il capo mozzo "pesol per mano a guisa di lanterna", per aver separato il figliuolo, il re giovane, dal padre. Di recente si è negato qualsiasi fondamento alle relazioni personali di B. coi figli di Enrico II, dichiarandole una pura invenzione di quel chiosatore o biografo, alla quale Dante avrebbe prestato fede, senza conoscere la verità sulla storia dell'Inghilterra. Ma il vero è che almeno tre dei suoi serventesi si riferiscono alla guerra tra padre e figli, fomentandola in un modo o nell'altro, e che questo, insieme col compianto per la morte del re giovine, bastava per suscitare l'orrore e la riprovazione di Dante: il quale veramente con la sua condanna ha richiamato in modo singolare l'attenzione dei posteri su quel trovadore. Egli lo loda come un signore munifico e liberale in Conv., IV, 11; e tale anche lo descrive il chiosatore; ma Dante lo argomentò da sé stesso dai serventesi in cui B. esalta la liberalità, e vuol la guerra appunto per amor di essa, e appare come un signore di una rocca che ebbe l'onore dell'assedio di Riccardo e di Alfonso II alleati. Del resto la grande ammirazione dell'Alighieri per lui è tutta per la sua forte poesia, che canta anche argomenti di alto interesse, come la Crociata, e per l'inspirata lode di Corrado di Monferrato che difese Tiro contro il Saladino, e perdette colà la vita, come suo fratello Guglielmo Spadalunga, e come la perderà l'altro fratello Bonifazio I. Riccardo Cuordileone viene sempre più acquistando nei suoi serventesi bellezza eroica. Le chiose provenzali si trasformarono in materia di novelle nelle Cento novelle antiche e nei Conti degli antichi cavalieri. Il Petrarca conobbe anch'egli le poesie di B., e da una canzone amorosa di lui trasse forse l'ispirazione per la sua: S'il dissi mai, ch'io venga in odio a quella. B. ebbe un figlio dello stesso nome che lasciò qualche serventese nello stile paterno.
Bibl.: A. Stimming, Bertran de Born, sein Leben und seine Werke, Halle 1879; id., B. v. B., Halle 1892 (diz. minore nella Romanische Bibliotek di Vollmöller, VIII); 2ª ed., Halle 1913; A. Thomas, Poésies complètes de B. de B., Tolosa 1888; G. Bertoni, ed. di due componimenti, in Studi di filologia romanza, VIII, p. 428; e in Revue des langues romanes, LVII, p. 365; Diez, Leben und Werke d. Troub., 2ª ed., Lipsia 1882; L. Clédat, Du rôle historique de B. d. B., Parigi 1879; M. Scherillo, Bertram del Bormio e il Re Giovane, in Nuova Antologia, CLIV (1897), p. 453 segg.; Dante e B. d. B., ibid., CLV, p. 82 segg.; N. Zingarelli, B. d. B. e la sua bolgia, in Riv. d'Italia, 1908; V. Crescini, Il Canto XXVIII dell'Inferno, in Lectura Dantis, Firenze 1907; Boissonade, les Comtes d'Angoulême , in Annales du Midi, VII (1895), p. 275; Stronski, La légende amoureuse de B. d. B., Parigi 1914; Olin H. Moore, The Young King, in history, literature and tradition, in The Ohio State University, II (1895), n. 12; B d. B. et le Jeune ROi, in Romania, LI (1925). Così le due biografie come le razos ai serventesi sono stampate con note, da C. Chabaneau, Les biographies des troubadours, Tolosa 1885 (estratto da Histoire de Languedoc, X).