BESSARABIA (A. T., 11-12)
Geologia e rilievo - La Bessarabia, la quale ha attualmente 2.900.000 abitanti su una superficie di 44.422 kmq., è un paese di pianure e di colline, che non superano in alcun punto i 400 m., e costituiscono una parte della piattaforma moldava, che rappresenta l'estremità della grande piattaforma russa, in contatto con le pieghe carpatiche. Su una base di terreni cristallini, gli strati primarî, non a pieghe, si stendono, come in Ucraina e in Podolia, ricoperti da sedimenti cretacei e terziarî. Solamente nel nord, a contatto con la Podolia, l'erosione del Dniestr, che è incassato in una valle tortuosa, profonda 200 m., ha messo allo scoperto gli scisti e le arenarie siluriche, e la stessa base granitica si mostra alle rapide di Poroiu, presso Hotin. Soltanto là si può scorgere il Cretacico; in tutti gli altri punti la superficie è formata dagli strati neogenici, che avanzano lentamente verso il sud, mentre il rilievo va abbassandosi pur esso gradatamente verso il Mar Nero. Le forme del rilievo sono dovute alle variazioni d'aspetto dei sedimenti neogenici, i quali rappresentano i depositi di mari e di laghi più o meno salsi, e all'opera d'erosione dei corsi d'acqua, più volte interrotta da trasgressioni e da movimenti del suolo.
La disposizione della rete idrografica è conforme all'abbassarsi del terreno verso il sud; ma la concentrazione dello scolo delle acque è poco progredita. Si versano nel Dniestr soltanto pochi afluenti (Răut, Băc, Botna), i quali sono meno importanti che i tributarî diretti del Mar Nero (Cohâlic). Attenuandosi sempre più il rilievo al sud, il litorale è una vasta pianura, con un'inclinazione sufficiente, perché i corsi d'acqua vi abbiano potuto scavare valli, che, invase dall'ultima trasgressione marina, si trasformarono in golfi e furono poi sbarrate da cordoni litorali, formando le lagune note sotto il nome di liman. La più importante tra esse è quella chiamata Liman del Dniestr, nella quale il fiume vien formando rapidamente un delta, prolungato da una pianura alluvionale paludosa.
Clima e vegetazione. - Gl'influssi continentali, predominanti nella piattaforma russa, già si fanno sentire nella Bessarabia, con appena qualche attenuazione in riva al Mar Nero. A Chişinău gli inverni sono relativamente rigidi, la primavera è precoce e l'estate molto calda (gennaio −4°, aprile 9°, luglio 21°,9, ottobre 10°,4) Le precipitazioni sono scarse e concentrate quasi interamente nella stagione calda, il che rende minore la loro utilità rispetto alla vegetazione e all'alimentazione dei corsi d'acqua. Il totale annuo supera i 500 mm. soltanto nelle colline del centro; nella pianura litorale esso scende a meno di 400, mentre una nuova area a scarse precipitazioni coincide con la regione di Bălţi.
Nel sud il suolo vegetale è la terra nera, che ha per base il loess; verso Tighina e Chişinău, esso si muta nella terra nera modificata e nel suolo bruno della foresta; e riappare poi la terra nera nella regione di Bălţi. Nella pianura litorale probabilmente non è mai esistita la foresta, e il tappeto vegetale si è trasformato soltanto per effetto delle vicende storiche, le quali a più riprese hanno permesso l'estendersi delle colture o hanno abbandonato il paese alle mandre dei pastori nomadi. A questa regione, ch'è molto ricca quando è coltivata razionalmente, i Turchi hanno dato il nome di Budgeac. I primi gruppi di alberi appaiono sulle rive del Dniestr e del Prut, e sui versanti delle colline dalla parte di Chişinău vi sono tracce di grandi foreste di querce; onde il nome di Codri, assegnato alle regioni più accidentate della Bessarabia centrale, dove l'occupazione del suolo sembrerebbe essere stata continua.
Il popolamento, le nazionalità. - Fino ad oggi, esiste un solo censimento regolare della popolazione della Bessarabia, fatto dall'amministrazione russa nel 1897; esso attribuisce alla provincia una popolazione di 1.935.412 ab. Tenuto conto dei calcoli fatti precedentemente, si avrebbe un aumento enorme nel sec. XIX, poiché al momento dell'annessione alla Russia, la popolazione sarebbe stata appena di 350.000 o 400.000 ab. L'aumento è continuato nel sec. XX, giacché l'amministrazione romena fa salire la popolazione attuale a quasi 3 milioni di ab., con una densità media di 70 per kmq. La maggiore densità si ha nella regione delle colline (Codri), dove sorgono numerosi i villaggi romeni, con le loro case costruite sui pendii, in mezzo ad orti. La popolazione è altrettanto densa nell'estremo nord, dove predominano i Ruteni, in vicinanza della Bucovina e della Podolia (100 ab. per kmq.); meno nella steppa di Bălţi (45) e nella pianura litorale (40), dove del resto i villaggi sono in minor numero, più importanti e più vicini tra loro.
Le differenze etniche sono anche più spiccate e tipiche che quelle della densità e del modo di raggruppamento. Il censimento russo del 1897 non fa conoscere esattamente la percentuale dei Romeni, i quali costituiscono certamente la maggioranza della popolazione rurale. Secondo Murgoci, cui si deve lo studio critico più accurato in materia, attualmente essi rappresenterebbero il 67% in tutta la Bessarabia e l'80% nelle campagne. Senza dubbio i Romeni sono predominanti nel centro e in generale in tutte le regioni di Codri, dove esistono le medesime condizioni di vita, che nelle colline subcarpatiche della Moldavia propriamente detta: gruppi d'alberi, prati, sorgenti, facilità d'allevamento e di coltura di piante da frutto, compresa la vite. Pertanto, nei dintorni di Chişinău ci sono villaggi di Ucraini; nel dipartimento di Hotin prevalgono i Ruteni; al sud, nel Budgeac, c'è un vero mosaico etnico: vi sono Romeni, Bulgari (180.000), Tedeschi (72.000), Russi, Armeni, Greci, ecc. I villaggi bulgari e tedeschi, con vie regolari, si riconoscono subito dal loro aspetto di colonie formate da vaste e ricche fattorie. Tutte le città hanno una popolazione assai mista, nella quale per lo più gli Ebrei costituiscono l'elemento predominante (sino a formarne la metà), e i Romeni sono generalmente in numero minore che i Russi.
I caratteri particolari del popolamento della Bessarabia hanno la loro spiegazione nella storia del paese. Tutte le invasioni percorsero quelle aperte pianure. Al cominciare del sec. XIX, già da centinaia d'anni il sud era, si può dire, disabitato e serviva quale territorio di pascolo alle orde dei Tartari, mentre il popolamento romeno si era mantenuto sulle colline più riparate. Dall'occupazione russa (1815), si venne sviluppando una vera colonizzazione (Bulgari, Tedeschi), che a poco a poco fece scomparire i nomadi. Intanto l'amministrazione, tutta quanta nelle mani di funzionarî russi, tendeva a russificare la popolazione delle città, la quale d'altra parte veniva trasformandosi per l'affluire degl'israeliti. E così si è creato uno stato di cose, che non è senza inconvenienti per il governo romeno attuale.
Agricoltura. - La grande massa della popolazione è rurale e la Bessarabia è un paese essenzialmente agricolo. Nell'impero russo essa era considerata come una fornitrice di grano e di frutta.
La grande riforma agraria fatta dopo il ritorno del paese alla Romania, ha mutato notevolmente le condizioni delle proprietà, espropriando quasi tutti i poderi di oltre 100 ettari, per distribuirli ai contadini. Ne è risultata una diminuzione di prodotti. Secondo le ultime statistiche pubblicate, la quantità del suolo coltivabile è rimasta in media del 70%, variando dal 60 (dipartimento di Chiṣinău) all'80 (Hotin). La Bessarabia è la regione più povera di foreste di tutta la Romania (media 8%, variando dal 15% del dipartimento di Chişinău al 3,9% di quello di Tighina). I pascoli variano dal 6% (Soroca) al 23% (Tighina). I vigneti giungono al 6% nella regione dei Codri (dipartimento di Chişinău).
I terreni seminati a grano ricominciano ad essere in aumento (1924: 554.000 ettari; 1925: 550.000; 1926: 659.000). Ma il granturco è tuttora in prevalenza (797.000 ett.). Seguono: l'orzo (56.600), poi l'avena e la segale (tra l'una e l'altra, circa 200.000). Si continua a coltivare il tabacco.
Il bestiame della Bessarabia si compone principalmente di pecore (i milione e mezzo di capi) e di cavalli (450.000). I bovini rappresentano un valore meno grande (770.000 capi). Considerevole è la produzione del miele (circa 150.000 kg. annui).
Industria, commercio, città. - La Bessarabia non ha ricchezze minerali, e l'industria vi è limitata a stabilimenti per la lavorazione del tabacco, del sapone, del panno e delle stoffe di cotone ordinarie; cui sono da aggiungersi distillerie e mulini.
La pesca sul litorale, e specialmente sul Dniestr, dà lavoro a interi villaggi, e i suoi prodotti si calcolano ad oltre 10 milioni di lei. Il commercio è concentrato in un piccolo numero di città, di cui le principali sono: Chişinău (150.000 ab.), Bălţi (40.000), Soroca (35.000), Orhei (25.000), Cetatea Albă (Akkerman; 35.000) ed Ismail (37.000).
La provincia soffre per la cattiva organizzazione delle comunicazioni. Il tracciato delle strade ferrate, costruite dai Russi, impaccia e rende lenti i trasporti; le strade con manutenzione regolare sono quasi sconosciute, e la navigazione sul Dniestr è stata sospesa, sotto la minaccia bolscevica. L'antico commercio con la Russia è cessato, e se ne risentono specialmente i viticoltori. Siccome in passato l'amministrazione era esclusivamente russa e i contadini romeni mancavano di scuole, il governo romeno ha dovuto fare un grande sforzo, non solo per migliorare i mezzi di comunicazione, ma anche per lottare contro l'ignoranza (essendo il numero degli analfabeti superiore all'85%) e per gettare le basi d'una vita politica nazionale.
La Bessarabia è divisa in otto dipartimenti: Hotin, Băl [i, Soroca, Chiqinău, Tighina, Cetatea Albă, Ismail e Cahul; un ministro della Bessarabia rappresenta gl'interessi della regione presso il governo di Bucarest.
Bibl.: Tutti gli studî meno recenti sono in lingua russa. Si veda specialmente: P. Kruševan, Almanacco della Bessarabia, Kišinev 1903; N. V. Laskov, La Bessarabia nel centenario della sua annessione alla Russia, Kišinev 1912; M. K. Možilanskij, Materiali per la geografia e la statistica della Bessarabia, Kišinev 1913. Fra gli studî degli ultimi anni sono da ricordare: Murgoci, La population de la Bessarabie, Parigi 1918; E. de Martonne, Choses vues en Bessarabie, in Rev. de Paris, 1919; Filipescu e Giurgia, Basarabia, Chişinau 1919; A. Babel, La Bessarabie, Parigi 1926; R. Riccardi, La Bessarabia e la sua popolazione, in Giorn. di politica e di letter., III (1927), pp. 649-657.
Storia. - Col nome di Bessarabia veniva chiamato ai suoi inizî il principato di Valacchia, fondato dal principe Basarab e dominato dalla sua stirpe; e i Romeni del principato erano chiamati dai Polacchi, Bessarabi. Ben presto tuttavia il dominio di questi principi di Argeş si estese fino alle foci del Danubio, soprattutto sulla riva sinistra; il nome Bessarabia rimase allora a indicare non più tutto lo stato, ma solo quella parte che ne aveva costituito il nucleo originario. Il nome si mantenne nel linguaggio popolare anche dopo che i Tartari della Crimea furono dai Turchi impiantati fin sulle rive danubiane. La Bessarabia valacca aveva per centro la città di Chilia, che i Genovesi, che ne furono padroni qualche tempo, chiamavano Licostomo; non apparteneva però alla Bessarabia, Moncastro, all'imboccatura del Danubio (la Cetatea Albă dei Romeni), dove Genova ebbe fin dal 1400 il suo console e i suoi massarî.
La sovranità dei principi valacchi tendeva ad estendersi al di là di quella striscia lungo il Danubio, malgrado la presenza dei Tartari sulla sponda destra del Dniestr e malgrado qualche stabilimento russo. Sennonché, partendo dal nucleo carpatico di Baia, quasi sulla frontiera transilvana, si era formato un altro principato romeno, quello della Moldavia. E questo, andando innanzi verso il Siret e il Prut, pervenne in pochi anni, prima della fine del sec. XIV, all'estrema frontiera del Dniestr, cacciando i nuclei sparsi dei Tartari e guadagnando - elemento principale del suo sviluppo economico - i passi di questo fiume. Poi, dopo qualche anno, Alessandro il Buono poté entrare in Cetatea Albă, facendosi padrone di questo vecchio nido tartaro; i Genovesi non vi conservarono che i loro privilegi economici, spartiti con Greci ed Armeni. Il vescovato ortodosso di questa città fu trasportato a Suceava, capitale del principato. Ben presto l'elemento romeno, che si trovava già nella regione, come lo mostrano i nomi dei villaggi di antichissima origine, fu rinforzato da colonizzazioni nella cosiddetta "parte deserta" verso il Danubio; ed i principali boiari ottennero dalla munificenza dei principi terre estese in questa regione, propizia specialmente all'allevamento del bestiame. Nelle fortezze del Dniestr furono stabiliti burgravi (pârcălabi, dall'ungherese porkolab), due per ciascheduna, per resistere alle invasioni dei Tartari spossessati, che continuamente minacciavano dalle steppe e che furono combattuti specialmente da Stefano il Grande (1457-1504).
Ma la resistenza accanita dei principi moldavi non poté impedire che i Turchi occupassero i distretti già valacchi sul Danubio. Il sultano Bāyazīd II se ne impadronì nel 1484, e una larga parte del territorio vicino formò la raià delle fortezze occupate, che Stefano non riuscì mai a riguadagnare. Di più, nel 1538, Pietro Rares figlio di Stefano, vinto dal sultano Solimano, perdette anche Tighina, così che una buona metà della Bessarabia diventò turca. Per premunirsi, infine, contro rivolte come quella dei principi romeni Michele, Aarone e Stefano Rāzvan, verso la fine del sec. XVI, i Turchi stabilirono nella vecchia Bessarabia i Tartari Nogai, che rimasero sottoposti all'autorità di un delegato permanente del loro Khan. Da questo momento, si estese la zona detta "il deserto" e cessò la forte attività di quei pescatori che, su centinaia di carri, mandavano la loro merce verso le città moldave dell'interno. La resistenza romena si circoscrisse intorno alla seconda linea di fortezze, formata da Soroca ed Orhei; e nel mezzo della Bessarabia soggetta ai principi si formò il centro commerciale di Chiṣinău.
L'elemento russo nella Bessarabia era rappresentato, nel secolo XVII, da un gruppo di villaggi nella regione di Hotin, dove i Russi erano scesi dalla raià del pascià di Kamenec-Podoljsk, sull'altra sponda del Dniestr. Nel 1713, poi, in occasione dei torbidi suscitati dalla successione nel regno di Polonia, l'intervento dei Turchi finì col loro stabilimento nella fortezza di Hotin. Durante le guerre tra gli zar ed i sultani, i distretti di Bessarabia furono i primi invasi dagli eserciti russi. Nel 1739, il conflitto finì con una pace bianca; nel 1774 l'impero ottomano conservò tutti i territorî romeni; ma con la pace di Iaşi, nel 1793, i Russi erano già arrivati sul Dniestr. Si arrestò per il momento la loro marcia verso il sud-ovest, sulla strada di Costantinopoli. Ma quando cominciò la grande spartizione di paesi provocata dalla politica napoleonica, Alessandro I domandò la sua parte nelle terre basso-danubiane. Nel 1806 già aveva invaso i principati romeni e, malgrado l'armistizio di Slobozia, aveva ripreso la guerra. Moldavia e Valacchia furono ad un certo momento formalmente annesse, col permesso di Napoleone I, all'impero moscovita. Sennonché i preparativi di Napoleone per la spedizione di Russia, indussero Alessandro, nonostante una sua grande vittoria sul gran visir, a ridurre le sue pretese alla parte orientale della Moldavia, alla Bessarabia (pace di Bucarest, 28 maggio 1812).
La Russia considerò la provincia moldava come un territorio nazionale distinto e non una semplice gubernija. Si conservò un capo moldavo all'organizzazione del clero, l'arcivescovo Gabriele Bănulescu Bodoni; il romeno rimase la lingua dei tribunali; anche nella corrispondenza dei preti esso rimase ancora in uso per molti anni; in romeno si redigevano i proclami al popolo; il diritto moldavo (elenco di Carmenopulo) servì di norma nei processi; i contadini continuavano a chiamarsi Moldovani e le famiglie nobili stavano ancora in relazioni strette con l'antica patria. I successori di Alessandro I, scostandosi dalle sue direttive, lasciarono che si trasgredissero le tradizioni paesane. La Bessarabia fu considerata ormai come una semplice provincia. Invece di governatori di spirito occidentale, come il romeno Scarlato Sturdza, educato a Lipsia, e il finlandese Harting, si ebbero russi; e, quanto alla chiesa, si arrivò ad installare sul seggio arcivescovile un ex-colonnello dei cosacchi (sebbene, negli anni intorno al 1870, il bollettino della chiesa si pubblicasse anche in romeno). L'aristocrazia si russificò; più ancora, gli intellettuali, tra i quali visse qualche tempo anche il grande poeta Puškin. Nelle scuole, fu introdotta la lingua dello stato; ma, nei villaggi, qua e là, si faceva il servizio divino nella lingua del popolo. I libri romeni penetravano nondimeno e qualche volta giovani bessarabi vennero all'università di Iaşi e formarono poi nella loro patria una forte corrente nazionalista. Quando il prete Gapon mise in agitazione Pietroburgo, quando la guerra infelice col Giappone liberò gli spiriti dal terrore governativo, quando cominciarono le agitazioni delle Dume, anche i Romeni di Bessarabia si scossero e le prime pubblicazioni periodiche apparvero (con caratteri slavi), mentre la chiesa stampava libri religiosi per il popolo, dove un agitatore eresiarca, il padre Innocenzo, si guadagnava seguito, fra altri motivi, perché predicava in quel moldavo sprezzato e perseguitato. Di ognuna di queste manifestazioni, presto soppresse, qualche cosa rimaneva ad alimentare le speranze della razza sottomessa, e incitava a riforme prima, poi a trasformazioni politiche.
La grande guerra rinnovò questo stato di cose. Fra le truppe russe mandate nella Moldavia erano numerosi Romeni della Bessarabia ancora russa, al di là del Prut (tra gli altri il prete-poeta Mateevici, che vi morì). D'altro lato, nel 1916-18 molti Romeni di tutte le provincie ripararono in Bessarabia. Dopo lo scoppio della rivoluzione russa si pubblicarono nuovi fogli, in cui si esaltava l'unità romena. L'ultimo risultato, nonostante il tentativo della repubblica ucraina di impedire il distacco della Bessarabia, fu la proclamazione in Bessarabia, della cosiddetta Repubblica moldava (dicembre 1917). Inculeţ ne fu capo, Ciugureanu presidente del consiglio. Si cercò di organizzare un esercito, ma l'aiuto principale si dovette cercare nelle truppe romene, entrate nel paese per salvare i loro depositi di viveri e per ristabilire l'ordine contro il bolscevismo dei contadini, diventati padroni delle terre.
Ma la situazione non poteva durare così. Il Consiglio dei soldati e contadini, formato sul modello di tutti gli altri parlamenti rivoluzionarî, decise, il 24 gennaio 1918 (vecchio stile), la riunione con la Romania. Re Ferdinando accettò questa risoluzione.
La riunione fu riconosciuta nel febbraio dell'anno seguente, dopo la vittoria degli alleati, dalla Francia e dall'Inghilterra: l'Italia e il Giappone promisero il riconoscimento più tardi. E infatti Benito Mussolini, nel 1927, con un bel gesto di amicizia italiana, riconobbe la riunione. Il governo russo, successore legittimo del governo zarista, protestò; e malgrado le conferenze di Vienna e le convenzioni di frontiera, protesta ancora contro il "ratto" di una provincia, ch'esso ritiene appartenergli, ma che di propria volontà aveva scelto la via segnatale dalla storia e dalle realtà nazionali.
Bibl.: Arbure, Basarabia (ediz. dell'Accademia romena); Boldur, La Bessarabie, Parigi 1927; N. Iorga, Basarabia noastră, Bucarest 1912; id., Pagini despre Basarabia de azi, Bucarest 1912; S. Nistor, Istoria Basarabiei, Cernăuti 1925; Dr. Cazacu, Moldova între Prut şi Nistru, Bucarest 1925; Gore, Ciobanu ed altri, Basarabia (pubblicazione per l'esposizione di Chişinău 1926); St. Ciobanu, Cultura românească in Basarabia, Chişinău 1926; P. V. Haneş, Scrittori basarabeni, Bucarest 1924; Onisifar Ghibu, De la Basarabia rusească, la Basarabia Românească, v. anche i lavori russi di Nakko (Storia della Bessarabia) e Kruševan (Almanacco della Bessarabia); I. Pelivan, La Bessarabie sous le rêgime rsuse (1812-1918), Parigi 1919.