Bessarione
Teologo e umanista (Trebisonda 1403- Ravenna 1472). Fattosi monaco basiliano nel 1423, cambiò in B. il nome battesimale di Basilio; arcivescovo di Nicea nel 1437, partecipò al Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39) per l’unione della Chiesa greca con quella latina; nell’esito felice, anche se non duraturo, del concilio, ebbe gran parte. Creato da Eugenio IV cardinale nel 1439, fu nel 1449 trasferito alla sede vescovile di Sabina e poco dopo a quella di Tuscolo. Contribuì alla diffusione in Italia dello studio del greco e specialmente della filosofia platonica. E in difesa di Platone, contro le accuse dell’aristotelico Giorgio di Trapezunte, scrisse in greco, e poi ripubblicò in latino, un’ampia trattazione che è il suo capolavoro, In calumniatorem Platonis (1457-58): contro l’aristotelismo di stampo tomista, e quindi contro la sua conciliazione con il cristianesimo, B. indica le affinità profonde della religione cristiana con il platonismo. Tradusse in latino la Metafisica (➔) di Aristotele; lasciò lettere, orazioni e operette teologiche, ricche di dottrina, sorrette da grande equilibrio di pensiero. Si adoperò invano con grande fervore, con gli scritti e con una vasta e abile azione diplomatica, per una crociata che riconquistasse Costantinopoli, caduta nel 1453 in potere dei Turchi. La sua ricca biblioteca di codici greci, donata a Venezia (1468), costituì il primo e più importante nucleo della Biblioteca Marciana.