BESTIAME (VI, p. 816)
Le quantità di bovini, ovini e suini esistenti nel mondo nel periodo immediatamente precedente la seconda Guerra mondiale erano le seguenti:
L'Europa allevava circa un sesto dei bovini e degli ovini, un po' più di un quarto dei suini del mondo intero e occupava il secondo posto fra i continenti, subito dopo l'Asia per i bovini e suini, dopo l'Oceania per gli ovini. Si contavano 93,5 milioni di cavalli, di cui poco meno di un quarto (23 milioni) in Europa, che ne possedeva più d'ogni altro continente; 36 milioni di asini e 15,4 milioni di muli; 229 milioni di capre (105 milioni in Asia e 25 milioni in Europa).
La seconda Guerra mondiale influì in modo diverso sulla consistenza del patrimonio zootecnico dei principali paesi esportatori e importatori di prodotti animali. Il numero dei capi di bestiame, particolarmente quello dei bovini e dei suini, aumentò nei paesi esportatori dell'emisfero occidentale, dove la possibilità di nutrire convenientemente il bestiame, l'accresciuto consumo interno di carni e di latticini e la necessità di provvedere questi alimenti, in enormi quantità, alle forze armate proprie e degli Alleati, incitarono gli agricoltori all'incremento degli allevamenti.
Così gli Stati Uniti e il Canada, che all'inizio della guerra possedevano bovini in quantità inferiore alla media del 1935-38, iniziavano un ciclo ascendente che culminò nel gennaio 1945, quando la consistenza di quel bestiame raggiunse gli 85,6 milioni di capi negli Stati Uniti e i 10,6 milioni nel Canada (rispettivamente il 30 e il 28% in più, in confronto al gennaio 1939). Nell'America del sud le sfavorevoli condizioni meteorologiche e le difficoltà dei trasporti marittimi non consentirono gli stessi progressi; anzi, nell'Uruguay il numero dei bovini diminuì, mentre quelli dell'Argentina restarono sempre intorno ai 34 milioni di capi. Enormi furono gli aumenti registrati per i suini. Nel 1944 il numero di questi animali era superiore a quello dell'anteguerra del 90% negli Stati Uniti, del 105% in Canada e del 140% in Argentina. Stazionarî i 25 milioni di suini del Brasile, massimo produttore di carne di porco nell'emisfero meridionale.
Per converso, in Europa, soprattutto sulla parte centrale e orientale del continente ed eccetto l'Irlanda e la Gran Bretagna, dove particolari condizioni permisero l'incremento degli allevamenti, si ebbe una diminuzione, quantitativa e qualitativa, del bestiame.
Le principali cause di questa decadenza furono le operazioni militari, la rarefazione della mano d'opera, la necessità di destinare più estese superficie alle colture di cereali per la panificazione, la mancanza di foraggi e specialmente di mangimi concentrati, che determinò l'abbattimento di un maggior quantitativo di capi, la necessità di provvedere ai bisogni degli eserciti, le depredazioni operate dai Tedeschi e le macellazioni clandestine.
Si è calcolato che alla fine della guerra esistessero in Europa 88,5 milioni di bovini, con una diminuzione del 10-12% rispetto all'anteguerra. Le maggiori perdite furono subite dalla Polonia e dalla Iugoslavia, rispettivamente col 60 e il 65%, dalla Grecia col 45%, dall'Ungheria, Romania, Cecoslovacchia; la Germania e l'Austria perdettero intorno al 15% dei loro bovini, mentre Belgio, Danimarca, Norvegia e Svezia poterono giungere alla fine del conflitto con esigue perdite. Gli unici aumenti sarebbero nella Gran Bretagna e in Irlanda con percentuale del 7 e 8%, rispettivamente, sulle medie d'anteguerra.
Più rimarchevole fu la diminuzione dei suini, valutati a 225 milioni di capi alla fine delle ostilità, con una perdita del 19% sulla media 1935-39. In Europa la diminuzione raggiunse il 40% di questa media. Le più forti perdite si ebbero nei paesi in cui la scarsezza di prodotti alimentari fu più grave e in quelli nei quali l'allevamento dipendeva in gran parte dalla importazione dei mangimi. In molti stati il declino cominciò con l'inizio della guerra e già nel 1942 il numero totale dei suini in Europa si era ridotto al 55% del totale d'anteguerra, né poté molto guadagnare negli anni seguenti. Come per i bovini, le maggiori perdite si ebbero nelle regioni orientali e meridionali del continente, ma anche nel Regno Unito e in Irlanda le riduzioni furono forti, sicché in tali paesi il patrimonio di suini risultò quasi dimezzato. La Germania ne perdette il 60% e pressappoco lo stesso avvenne in Polonia, Austria, Ungheria e Francia.
La diminuzione degli ovini fu meno sensibile di quella dei suini, ma più alta di quella dei bovini. Raggiunse il 20% del totale di anteguerra e le diminuzioni più forti si ebbero a registrare nel Regno Unito (dove l'inverno eccezionalmente rigido del 1947 fece perdere altri quattro milioni di pecore), in Romania, Italia e Francia. Nel 1947 il numero degli ovini nell'URSS era di circa il 90% dell'anteguerra.
Notevole è anche la diminuzione dei cavalli verificatasi nell'ultimo decennio in tutto il mondo e non solo in Europa, dove la falcidia fu del 45% della media di anteguerra. È per queste gravi perdite che l'UNRRA fino al 1946 aveva inviato in 6 paesi europei (Polonia, Iugoslavia, Grecia, Italia, Austria e Cecoslovacchia) 173.000 fra cavalli e muli e 50.000 bovini.
L'ampiezza delle riduzioni subite dal patrimonio zootecnico italiano durante la guerra e la situazione attuale sono chiaramente sintetizzati dai seguenti dati:
Nel dopoguerra il recupero non ha potuto esser rapido, come in un primo tempo pareva s'avviasse a diventare. Le avversità meteorologiche nel 1946 e 1947 distrussero gran parte dei pascoli e dei raccolti di foraggi, specialmente nell'Europa centrale e occidentale, aggravando la situazione del bestiame. Per la ricostituzione degli allevamenti sarà necessario che in tutti i paesi vengano sempre più adottati quei mezzi che la moderna zootecnia predispone per il miglioramento del bestiame: fecondazione artificiale, adozione dei registri genealogici e unificazione dei metodi per la loro tenuta, meccanizzazione delle aziende agricole, sistemi per evitare le perdite di foraggi all'atto del loro magazzinaggio (insilaggio, essicamento artificiale, ecc.).
Bibl.: V. Dore, Les effectifs du bétail en Europe à la veille de la guerre, in Bull. mens. de statistique agricole et comm. (i. i. a.), n. 3-4, 1944; Fao, Livestock and meat, Washington 1948.