BESTIAME (VI, p. 816; App. II, 1, p. 390)
Nell'ultimo decennio gli effettivi mondiali del bestiame hanno subito notevoli variazioni. La tabella seguente presenta il loro sviluppo (eccetto per i caprini) dal 1948 al 1959 in confronto con il periodo prebellico.
Si osserva immediatamente che gli effettivi dei bovini, dei suini e ovini sono notevolmente aumentati dal periodo prebellico al 1957-58: precisamente del 28% i bovini, del 38% i suini e del 22% gli ovini. Una forte diminuzione (−25%) presentano i cavalli come indice della meccanizzazione dell'agricoltura e dei trasporti. Una minore tendenza alla riduzione (−17%) dimostrano anche i muli, mentre gli asini presentano un discreto aumento (15%), che sta a significare che nelle zone di maggiore impiego di questo animale (Cina, Etiopia, Brasile e Messico) le condizioni economiche (in particolare i trasporti) sono rimaste per lo meno invariate negli ultimi anni. Per i caprini solo più recentemente si posseggono totali mondiali.
Bovini. - Il maggior numero di bovini è allevato nell'India, seguita dagli stati Uniti e dal Brasile. Gli effettivi dell'India nel 1955-56 quasi uguagliavano quelli degli Stati Uniti e del Brasile messi insieme. Infatti, in quell'anno gli effettivi indiani rappresentavano più del 18% del totale mondiale contro l'11% e il 7% degli Stati Uniti e del Brasile, rispettivamente. Notevoli allevatori di bovini sono inoltre i seguenti paesi, per i quali indichiamo tra parentesi, in milioni, gli effettivi prebellici e quelli più recenti: Cina (33; 45), Messico (12; 21), Francia (16; 18), Australia (13; 17), Colombia (9; 13), Germania Occ. (12; 12), Unione Sudafricana (12; 12), Turchia (9; 12), Regno Unito (9; 11), Canada (8; 10), Polonia (11; 8), Italia (8; 9) e Uruguay (8; 7). Grandi esportatori di bovini vivi o di carne bovina, pur con un limitato numero degli effettivi sono: la Iugoslavia (5; 5), l'Irlanda (4; 4), la Danimarca (3; 3) e la Nuova Zelanda (4; 6). Come conseguenza di una crescente richiesta di carne e latticinî, si può prevedere un continuo aumento degli effettivi bovini. Si stima che entro il 1959-60 essi raggiungeranno per la prima volta nella storia un miliardo di capi.
Suini. - Oltre ai paesi indicati nella tabella riassuntiva del bestiame, segnaliamo come notevoli allevatori di suini i seguenti paesi: Polonia (8; 12), Francia (7; 8), Germania Orientale (6; 8), Messico (5; 9), Spagna (6; 6), Regno Unito (4; 6), Canada (5; 5), Ungheria (5; 5), Cecoslovacchia (4; 5), Iugoslavia (5; 4), Danimarca (3; 5) e Italia (3; 4).
Gli effettivi dei suini, in generale, presentano forti oscillazioni da un anno all'altro, in ragione della maggiore possibilità di adeguare il ritmo dell'allevamento alla richiesta del mercato, ai prezzi dei mangimi e al rapporto tra il prezzo della carne suina e di altre carni.
Ovini. - Tra il periodo prebellico e il 1957-58 si registrano aumenti eccezionalmente elevati nella Nuova Zelanda (del 59%), nell'URSS (del 50% rispetto al 1941) e nell'Australia (del 34%); gli Stati Uniti hanno invece ridotto i loro effetti del 40% (vedi tabella). L'Argentina e l'Unione Sudafricana (38; 38) mantennero i loro effettivi praticamente allo stesso livello. Si segnalano ancora i seguenti allevatori di ovini: India (42; 39), Turchia (25; 29), Regno Unito (27; 26), Spagna (24), Uruguay (18; 23), Iran (14; 18), Brasile (11; 20), Marocco, ex zona francese (11; 15), Perù (14; 14), Iugoslavia (12; 11), Romania (10; 10), Italia (10; 9), Francia (10; 9) e Bulgaria (10; 8). La specie ovina è destinata a uno sviluppo parallelo all'aumento della popolazione mondiale, non tanto per la produzione della carne, ma piuttosto per la lana, che continua ad essere richiesta sui mercati mondiali con invariata intensità nonostante il continuo sviluppo delle fibre artificiali.
Cavalli. - L'URSS, che possiede il più grande numero di cavalli nel mondo, tra il 1938 e il 1956 ha diminuito i suoi effettivi di quasi il 35%, mentre gli Stati Uniti, che nel periodo prebellico erano al secondo posto nell'allevamento degli equini, hanno ridotto i loro (tra il 1939 e 1956) da 11 a 2 milioni. Una certa stabilità degli effettivi si segnala in Iugoslavia, Turchia e Colombia, mentre nel Brasile e Messico si nota un sensibile aumento. Nei seguenti quattro paesi, il numero dei cavalli, nel periodo prebellico, superava o uguagliava il milione di capi, mentre nel 1956-57 erano scesi sotto il milione: Canada (3; 0,7), Australia (2; o,7), Giappone (1; o,8) e Regno Unito (1; 0,2).
Muli e asini. - Non si tien conto dell'URSS, i cui contingenti di muli e asini non sono stati pubblicati. Nel 1957-58 il maggior numero di muli competeva al Brasile con 3,8 milioni di capi, seguito dal Messico (2,5 milioni) e dagli Stati Uniti con un milione di capi. Quest'ultimo paese nel 1939 possedeva oltre 4 milioni di muli. Circa un milione di capi di muli registrano la Spagna e l'Etiopia. Gli effettivi italiani si aggirano intorno a 400 mila capi. In quanto agli asini, il maggior numero si riscontra nella Cina (10,9 milioni di capi), seguita da Etiopia (3,5 milioni), Messico (3,2 milioni), Brasile (2,0 milioni), Turchia (1,8 milioni), Iran (1,3 milioni) e India (1,1 milioni di capi). Gli effettivi italiani dal 1939 al 1956 sono scesi da 800 mila a 600 mila capi.
Consistenza del bestiame in Italia. - Tra il 1948 e il 1954 il numero dei bovini da 7,8 milioni di capi era aumentato di un milione, per decrescere in seguito e raggiungere, nel 1958, 8,6 milioni. È degno di nota l'aumento costante del numero delle vacche, indice certo dell'aumento del consumo del latte, dato che anche la produzione unitaria per vacca notoriamente è in aumento. Le vacche rappresentavano nel 1948 il 45% del totale dei bovini, mentre nel 1958 esse ne rappresentavano il 51,6%.
Nel decennio 1948-1958, gli effettivi dei suini e quelli dei muli si mantengono costanti, mentre gli ovini e i caprini subiscono forti diminuzioni. Anche i cavalli sono diminuiti di ben 300.000 capi tra il 1948 e il 1958. Il totale capi grossi nel 1958 uguaglia quello del 1948, ciò che significa che il bestiame nel suo complesso non ha fatto progressi nel decennio e non ha tenuto il passo coll'aumento della popolazione. Per ovviare a questo stato di cose, l'agricoltura italiana è in procinto di dare un forte sviluppo all'allevamento del bestiame, particolarmente allargandone le basi foraggere, per mettersi in grado di soddisfare i bisogni della popolazione.
Bibl.: United Nations, Statistical Yearbook, 1958 e 1959; FAO, Production Yearbook, 1958 e 1959; FAO, Monthly Bulletin of Agricultural Economics and Statistics, vol. VIII e vol. IX; Istituto Nazionale di Economia Agraria, Annuario dell'agricoltura italiana, VOL. XI (1957), e vol. XII (1958), Roma.