BESTIARIO
. Il bestiario, ovvero "libro di bestie", è un'opema didattico-morale nella quale alla descrizione degli animali (compresi uccelli, pesci, rettili, fin anche piante e pietre) segue la moralizzazione. Occupa dunque il medio posto tra le favole (storie di animali con moralizzazione) e la parte dell'enciclopedia che contiene descrizioni di animali con preoccupazioni piuttosto scientifiche che morali; e al pari di quest'ultima, serviva il bestiario nel Medioevo come manuale di storia naturale. I bestiarî medievali latini e volgari risalgono al Physiologus greco, composto nel sec. II ad Alessandria d'Egitto. Molte versioni latine sono conosciute, fino al sec. XIII; e da queste derivano le numerose versioni nelle varie lingue moderne. Se non che, trattandosi di serie di capitoletti sconnessi, vi sono infinite variazioni nel contenuto come nell'ordine dei capitoli; in generale dunque è difficile stabilire le relazioni tra i diversi testi. Autori come Aristotele, Plinio, Solino, Eliano, Isidoro di Siviglia, sono le fonti sia del Physiologus e dei bestiarî, sia delle sezioni di storia naturale nelle enciclopedie di Alberto Magno, di Alessandro Neckam, di Vincenzo di Beauvais, di Bartolomeo Anglico (De proprietatibus rerum, del sec. XIII, anche tradotto in italiano), di Brunetto Latini (Tesoro), e d'altri; in fondo, tutti questi libri trattano un unico materiale e gli autori copiavano l'uno dall'altro seguendo la tradizione senza osservazione dal vero. Il più antico bestiario volgare è quello di Philippe de Thaon, del sec. XII (ed. Walberg, Lund 1900); al secolo seguente ne appartengono altri tre in francese - di Guillaume le Clerc (circa 1210; ed. Reinsch, Lipsia 1890), di Gervaise (ed. P. Meyer in Romania, 1872), di Richard de Fournival (Bestiaire d'Amour, ed. Hippeau, Parigi 1860; antica traduzione italiana ed. Grion nel Propugnatore, 1870). Anche al sec. XIII risale il perduto archetipo italiano del Bestiario Toscano, conservato in ben 12 manoscritti dei secoli XIV e XV. La sua fonte principale era un testo latino non determinato, ma simile al De Bestiis attribuito a Ugo di S. Vittore (ed. Migne, Patr. Latina, CLXXVII); alcuni dei mss. italiani contengono anche favole ed uria parte aggiunta derivante dal De prop. rerum di Bartolomeo. Da quest'ultimo derivano pure le descrizioni di animali che fanno parte del Fiore di Virtù. Un Bestiario moralizzato in sonetti (ed. Monaci, 1889) è della fine del sec. XIII; del secolo XIV, l'Acerba di Cecco d'Ascoli, che contiene un bestiario. Il Fiore di virtù è la fonte del bestiario di Franco Sacchetti e della prima parte di quello di Leonardo da Vinci; questo deriva una seconda parte dall'Acerba. Nella lirica provenzale e italiana del Duecento, precipuamente in Chiaro Davanzati e nel poemetto Mare amoroso, si trovano molte similitudini tratte dai bestiarî; così più tardi nel Morgante di Luigi Pulci e in generale in molti altri autori. Alcune di queste "nature" tradizionali degli animali esistenti o immaginarî sono passate in proverbio - per esempio, il canto del cigno, la nobiltà del leone, l'astuzia della volpe - molte altre dal Medioevo fino ad oggi sono motivi comunissimi nell'arte religiosa, specialmente nella scultura.
Bibl.: F. Lauchert, Geschichte des Physiologus, Strasburgo 1889; Cahier e Martin, Mélanges d'archéologie, Parigi 1848-56, voll. 4; F. Mann, in Französische Studien, VI (1888); Carus, Geschichte der Zoologie, Monaco 1872; M. Goldstaub e R. Wendriner, Ein Tosco-Venezianischer Bestiarius, Halle 1892; K. McKenzie, Unpublished Manuscripts of Italian Bestiaries, in Publictions of the Modern Languge Association of America, XX (1905), p. 380; Garver e McKenzie, Il Bestiario toscano secondo la lezione dei codici di Parigi e di Roma, in Studi romanzi, VIII (1912); K. McKenzie, Per la storia dei Bestiarii italiani, in Giornale storico della letteratura italiana, LXIV (1914), p. 358 (Fiore di Virtù, Sacchetti, L. da Vinci); Brunetto Latini, I libri naturali del "Tesoro" commentati da G. Battelli, Firenze 1917; Romaniche Forschungen, V, XXI; Archivio glottologico italiano, X, p. 273. Queste opere dànno altre indicazioni per la copiosissima bibliografia. Esistono ancora molti testi latini e volgari, inediti.
Il primo bestiario occidentale contenente alcuni rozzi disegni data del sec. X e si conserva nella biblioteca di Bruxelles; tra i primi manoscritti orientali del Physiologus illustrato è da ricordare quello della biblioteca di Smirne del 1100 circa. Dal sec. XII in poi cominciano ad abbondare i bestiarî illustrati, con schemi e tipi iconografici già divenuti tradizionali e ripetentisi solo con lievi varianti. Le illustrazioni sono generalmente sparse nel testo e racchiuse entro semplici bordi; qualche volta un'intera pagina è dedicata alle storie della vita d'un animale. Il valore artistico delle illustrazioni dei bestiarî è in genere, tranne alcune eccezioni, inferiore a quello delle altre miniature coeve, con colori crudi e disegno sommario. Hanno spesso un'esecuzione più accurata quelle dei bestiarî inglesi, particolarmente numerosi. Ma l'importanza dei bestiarî nell'arte non consiste nelle loro illustrazioni bensì nell'essere stati repertorio agli artisti medievali di soggetti cari alla cultura popolare e alla morale cristiana. Gli scultori romanici e gotici ne trassero le figure di animali con cui popolarono le facciate, i portali, i capitelli e gli stalli del coro delle chiese. E dai bestiarî derivano pure le drôleries delle miniature gotiche.
Bibl.: P. Ch. Cahier, Bestiaires, in Mélanges d'archéol., II, Prigi 1851, pp. 106-227; id., Du bestiaire et de pluieurs question qui es attachent, in Nouveaux Mélanges d'archéol., I: Curioité mystérieues, Parigi 1873, pp. 106-64; G. C. Druce, in Archaeological Journal, LXVI (1909), pp. 311-18; LXVII (1910), pp. 285-317; LXVIII (1911), pp. 173-99; LXIX (1912), pp. 381-416; LXXII (1915), pp. 135-86; LXXVI (1918), pp. 1-73; id., in Journal of British Archeological Association, 1919 e 1923; E. Mâle, L'art religieux u XII siècle en France, Parigi 1923; O. E. Saunders, English illumintion, Firenze-Prigi 1927, pp. 45-50; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927 (v. l'indice); A. Konstantinowa, Ein englisches Bestiar des 12. Jahrhunderts, Berlino 1929.