BESTIARIO
Si definisce b. stricto sensu - contrariamente all'applicazione diffusa ma non strettamente scientifica di questo termine nella storiografia attuale - una compilazione didattica di testi sugli animali, particolarmente in voga in Occidente nel 12° e 13° secolo.Il termine bestiarium è stato fatto derivare (Mc Culloch, 1962) dalla frase iniziale di un capitolo delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia: "Bestiarum vocabulum proprie convenit leonibus, pardis" (XII, 2), con cui spesso cominciano alcuni manoscritti dei b. della fine del 12° secolo. L'uso di questo termine, per analogia con herbarium, che risale già al basso latino, si affermò nei testi che menzionano donazioni di libri e negli inventari delle biblioteche soltanto verso la seconda metà del sec. 12°, mentre in precedenza i manuali zoologico-didattici erano designati con il nome di Liber bestiarum (per es. nel catalogo della biblioteca dell'abbazia di Peterborough, della fine del sec. 10°). Così, l'affermazione del termine bestiarium si può dire corrisponda grosso modo alla formazione definitiva del genere stesso del b., che toccò il suo apogeo e il periodo di massima diffusione nel 13° secolo.Opera scientifico-didattica del Medioevo, il b. è un esempio tipico, anche se del tutto particolare, di trasmissione di summa divulgativa delle conoscenze naturalistiche dell'Antichità, ivi compreso il relativo repertorio di immagini riprodotte nei cicli illustrativi. Eredi dei manuali divulgativi della Tarda Antichità, i b. medievali, portatori di un messaggio didattico, allegorico, moralizzatore e religioso al tempo stesso, riflettono i processi di modificazione dei simboli, caratteristici nel suo fluire, alla civiltà del Medioevo, del cui repertorio simbologico il b. costituì una fonte inesauribile. Chiave per l'interpretazione simbolica della natura, frutto della percezione cristiana dell'universo come 'lezione' del comportamento umano - a cui servì da manuale, tramite allegorie ed esempi attinti dal mondo animale -, il b. è infatti nel Medioevo le livre de gramaire della natura, come lo definisce Filippo di Thaon (Le bestiaire). Collezione di exempla per i sermoni e le prediche, fonte importante della creazione omiletica, è nello stesso tempo una raccolta di storie sulle meraviglie della natura, in grado di esaltare la fantasia medievale. Assurge così a valore di panegirico del Creatore, pur restando antologia di narrazioni divertenti ed edificanti, e in definitiva arriva a riflettere gli interessi culturali di larghi strati della società, che gli accordarono notevole attenzione, così in ambito ecclesiastico come tra il pubblico laico, con particolare evidenza in Inghilterra, dove il genere del b. si eleva a livello di vera e propria opera d'arte. Così, rispecchiando numerosi e importanti aspetti artistici, storici, religiosi, morali, letterari, scientifici del Medioevo, il b. assume quella polivalenza semantica che garantisce a esso la multifunzionalità particolare nella società di quel tempo.La storia dell'origine e della formazione del b. è legata, innanzitutto, allo sviluppo del suo diretto antecedente, il Physiologus, opera greca anonima del sec. 2° ca. che, apparsa probabilmente in ambito alessandrino, raccoglie una serie di interpretazioni popolari, allegoriche, religiose e moralizzanti, degli animali menzionati nella traduzione greca della Bibbia. Conosciuto in greco in varie redazioni (le più diffuse sono denominate A, B, C, Y), il Physiologus venne tradotto in latino verso il sec. 5° diffondendosi anche in Occidente in redazioni diverse. Già in epoca carolingia i testi del Physiologus cominciarono ad arricchirsi di estratti da altre opere, anzitutto le Etymologiae di Isidoro di Siviglia e l'Hexaemeron di s. Ambrogio, preparando così l'apparizione del b., i cui primi esempi conosciuti risalgono alla prima metà del sec. 12°, in ambito anglonormanno. In essi la riunione di diversi testi sugli animali, attinti da vari autori, diede luogo a una grandiosa compilazione, dove le allegorie religiose e moralizzatrici si mescolarono alle conoscenze o pregiudizi naturalistici risalenti ai manuali zoologici della Tarda Antichità. Questa compilazione fu suscettibile di nuovi e costanti accrescimenti e contributi e si sviluppò in varie redazioni (o famiglie) testuali.Per quanto concerne la composizione e il contenuto del trattato, i testi del Physiologus (in gran parte quelli della redazione B, ma anche alcuni provenienti dalla redazione Y) non costituirono che il punto di partenza e la base del b., del quale occupano solo una parte, ma a cui infusero un accento di moralizzazione religiosa; mentre la parte principale del trattato è composta da numerosissimi estratti del XII libro delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, che conferirono al b. un carattere enciclopedico, trasmettendo così al Medioevo le informazioni zoologiche della Tarda Antichità.In alcuni manoscritti dei secc. 12° e 13°, inoltre, l'introduzione di passaggi di carattere cosmologico ed enciclopedico, tratti dalle opere di Onorio di Autun e di Bernardo Silvestre, attesta l'intenzione di creare una sorta di enciclopedia cristiana del mondo vivente, la cui conoscenza viene considerata via per avvicinarsi al Creatore e lodarne la sapienza.Altre aggiunte importanti al b. sono costituite da alcuni estratti dai libri IV e VI dell'Hexaemeron di s. Ambrogio, che, accentuandone l'orientamento moralizzante, confermarono al b. valore di commentario didattico alla creazione: l'intonazione lirica degli insegnamenti morali di s. Ambrogio incita a conoscere e ad ammirare il creato; i suoi testi glorificano l'onnipotenza di Dio che diede vita a una grande varietà di animali (tigre, pesci, murena - vipera nella tradizione occidentale -, gallo, elefante, orso, formica, leone, falco, tortora, gru, avvoltoio, rondine, usignolo, alcione, fenice, cane, riccio, aquila, serpente, ecc.), la cui condotta istruisce l'uomo, educandolo in modi diversi a seconda del contesto e delle situazioni.Gli estratti dai Collectanea rerum memorabilium di Solino aumentarono notevolmente il numero delle creature fantastiche menzionate nel b. (manticora, crocuta, bonnacon, satiro, monoceronte, parandro, eale), aggiungendosi ai capitoli sugli animali che figuravano già nel Physiologus (leone, iena, elefante, scimmia, pernice) e nei brani delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia entrati a far parte del b. (cervo, orso, lupo, cane, cammello, toro, cavallo, gru, pappagallo, cicogna); risultò così accentuato al b. il carattere di letteratura fantastica, che inducendo il lettore a stupirsi davanti alle meraviglie della natura lo invita, ancora una volta, ad ammirare la sapienza del Creatore. L'introduzione nel b. di testi di Solino è senza dubbio legata all'interesse particolare che l'epoca delle crociate nutrì per la fauna esotica. Peraltro i b. costituirono una tradizione testuale e pittorica propria, in rapporto con il genere delle 'meraviglie dell'Oriente' o con il Liber monstrorum, testi diffusi entrambi nell'Alto Medioevo; i brani dedicati ai mostri e alle razze mostruose, inclusi in alcuni manoscritti del sec. 13°, sono attinti infatti da Isidoro di Siviglia.Entrano a far parte del b. anche elementi di allegoria religiosa frutto di nuove interpretazioni moralizzatrici; di fatto, poiché il testo del b., provvisto di aggiunte e modifiche dei capitoli tratti dalle redazioni B e Y del Physiologus, fu attribuito a Ugo di San Vittore (De bestiis et aliis rebus), è stato proposto (Mc Culloch, 1962) di riferirsi all'autore (o autori) di quella compilazione con la definizione di pseudo-Ugo.Alcuni manoscritti, della fine del sec. 12° e del 13°, includono nel b. anche l'Aviarium, opera di Ugo di Folieto, priore della Congregazione agostiniana di Saint-Laurent-au-Bois a Heilly presso Amiens (m. nel 1174), ricca di citazioni da Rabano Mauro e, tramite Rabano, dalla Bibbia e da Gregorio Magno e dedicata all'interpretazione allegorica, mistica e religiosa degli uccelli. Gli estratti dal Pantheologus di Peter di Cornwall (Londra, BL, Royal 12. F. XIII) costituiscono un esempio di aggiunte didattiche contemporanee al b., in cui già alla fine del sec. 12° cominciano a penetrare anche i nuovi elementi dell'osservazione empirica della natura.Oltre alle numerose citazioni tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento e trasmesse al b. grazie al Physiologus (nel caso dell'Aviarium, che include anche lunghe citazioni dai Libri dei Re, tramite Rabano Mauro), alcuni manoscritti di b. hanno come inizio ampi riferimenti alla creazione del mondo tratti dalla Genesi e pongono un accento particolare sull'imposizione del nome agli animali da parte di Adamo, con l'aggiunta al versetto biblico del relativo estratto da Etym. XII, 1, 1-8. In tal modo non solo prese definitivamente forma il b. quale commentario didattico alla creazione, panegirico del Creatore, ma si evidenziarono anche i suoi intenti più propriamente interpretativi delle immagini degli animali dal punto di vista etimologico e simbolico.
A seconda del contenuto, numero dei capitoli e quantità del materiale incluso, si è venuta stabilendo, nella storiografia specifica, un'approssimativa divisione dei manoscritti in famiglie e gruppi (James, 1928; Mc Culloch, 1962).La prima famiglia include i seguenti gruppi testuali: a) il gruppo B+Is, dove il testo di trentasette capitoli della versione B del Physiologus è accompagnato da estratti dal libro XII delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia; b) il gruppo delle compilazioni dello pseudo-Ugo; c) il gruppo dei manoscritti di transizione, nei quali il numero dei testi tratti dall'opera di Isidoro aumenta considerevolmente e i testi del Physiologus della redazione B sono arricchiti da aggiunte dalle opere di Solino, di s. Ambrogio e dai testi dello pseudo-Ugo. Questo gruppo contiene più di cento capitoli.La seconda famiglia, elaborata con ogni probabilità contemporaneamente al gruppo di transizione, comprende anch'essa più di cento capitoli ma anziché l'ordine del Physiologus segue la classificazione zoologica del mondo animale stabilita da Isidoro di Siviglia. Include inoltre non soltanto i testi provenienti dalla redazione B del Physiologus, nella loro forma più o meno integra (antilope, sirena, unicorno, onagro, caradrio, pernice, folaga, lapides igniferi), ma anche i testi della redazione B, profondamente alterati dai compilatori definiti come pseudo-Ugo (leone, scimmia, volpe, castoro, struzzo, aspide, pesce sega, donnola, fenice), nonché capitoli interi presi dal Physiologus della redazione Y, riconosciuta come la traduzione latina più antica e più vicina all'originale greco (elefante, upupa, formica, serpenti, albero peridexion). La maggior parte dei testi è tratta dalle opere di Isidoro, Solino e s. Ambrogio.I compilatori dei manoscritti della terza famiglia aumentano considerevolmente il materiale proveniente dalle Etymologiae, includendo i testi sui popoli fantastici e i mostri mitologici e presentando all'inizio del trattato una sezione dedicata agli animali domestici. Alcuni manoscritti contengono gli estratti dalle opere di Bernardo Silvestre, di Giovanni di Salisbury e di altri autori antichi e medievali.Un manoscritto del sec. 15° (Cambridge, Univ. Lib., Gg. 6.5) venne assegnato da James (1928) alla quarta famiglia, che si distingue per l'ampia inclusione anche di testi tratti dal De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico.Tale ripartizione in famiglie rimane peraltro del tutto convenzionale; non prende in considerazione, tra l'altro, lo sviluppo dei cicli illustrativi del b., né corrisponde sempre alla storia della loro trasmissione pittorica. L'evoluzione del b., di fatto, non può essere considerata semplicemente come un arricchimento progressivo tramite l'aggiunta di nuovi testi; i gruppi testuali principali continuano infatti a coesistere, costituendo redazioni separate, senza per ciò escludere nello stesso tempo interrelazioni e contaminazioni reciproche.A garantire al b. un grande successo nel mondo medievale fu soprattutto il carattere divulgativo della narrazione, la carica espressiva delle allegorie insieme con la vivacità delle immagini; accanto a esso, nelle sue forme classiche, ebbero diffusione durante i secc. 11°-12° varie opere ispirate al Physiologus e al b. stesso e scritti i cui autori largamente attinsero al materiale di entrambi (Alessandro Neckam, De laudibus divinae sapientiae; Giraldo di Cambrai, Topographia Hibernica). Il Physiologus e il b. costituirono una delle fonti predilette della letteratura omiletica e servirono per la composizione dei sermoni e delle prediche. Nei secc. 13° e 14°, in particolare, i testi del b. entrarono a far parte delle grandi enciclopedie dell'epoca, figurando tra l'altro nello Speculum naturale di Vincenzo di Beauvais, utilizzati in questo senso anche da Brunetto Latini ne Li livres dou trésor. Le informazioni contenute nei b. furono prese in considerazione da Alberto Magno, che dedicò loro una disamina critica.Un gruppo a parte costituiscono i b. versificati in lingue volgari (Filippo di Thaon, Gervasius, Guillaume Le Clerc), ispirati essenzialmente ai testi dei b. latini della prima famiglia, come pure il b. francese in prosa di Pierre de Beauvais, dell'inizio del 13° secolo. Una specie del tutto particolare di b. è rappresentata, infine, dai b. d'amore che appaiono, in rima, nel sec. 13° (Riccardo di Fournival) e nei quali il comportamento degli animali è trattato nello spirito dell'amore cortese.
Dei ca. cinquecento manoscritti di b. che si sono conservati, più di cento sono accompagnati da immagini o contengono spazi lasciati vuoti in previsione di esse.Sebbene sia indubbio che i cicli illustrativi del Physiologus costituiscano una fonte importante e un punto di partenza per i primi cicli miniati noti dei b., il rapporto tra di essi rimane poco chiaro, in primo luogo perché altrettanto oscure restano la circolazione e le interrelazioni in Occidente dei cicli illustrativi dello stesso Physiologus, dei loro modelli e della loro contaminazione reciproca. In ogni caso vale la pena considerare che anche nei b. miniati della seconda famiglia, dove alcuni testi del Physiologus sono messi in secondo piano da quelli di Isidoro e di s. Ambrogio o addirittura sostituiti da questi ultimi, l'illustrazione dell'animale di cui si tratta rimane, in certi casi, quella del Physiologus (per es. nel caso del riccio), testimonianza della circolazione di alcune immagini di quest'opera indipendentemente dal testo.L'insufficienza dei dati rende impossibile determinare i legami tra una versione testuale del Physiologus e un definito ciclo illustrativo. Si può notare, comunque, che se nella formazione del testo del b. furono usate soprattutto le redazioni testuali B e Y del Physiologus latino, i cicli illustrativi di diversi gruppi di b. includono un certo numero di immagini, la cui iconografia si ritrova nel primo Physiologus latino miniato che si conosca, il Physiologus di Berna (Burgerbibl., 318), appartenente alla versione testuale C. Questi tipi iconografici ebbero grande diffusione in Occidente, in particolare nei b. miniati.Per quanto concerne la tipologia delle immagini, nei manoscritti dei b. si svilupparono i due tipi di illustrazione presenti nel Physiologus, narrativo (con rappresentazioni delle interpretazioni morali) e riassuntivo (con scene che rendono il messaggio essenziale del testo), ma fu quest'ultimo ad avere la massima diffusione. Parimenti si continuarono a usare entrambe le tecniche d'illustrazione che s'incontrano nei primi manoscritti miniati conosciuti del Physiologus latino, risalenti alle tradizioni classiche d'illustrazione del libro, così come esse appaiono nei manoscritti greco-romani della Tarda Antichità e dell'epoca paleocristiana: si ebbe cioè sia la decorazione attraverso miniature realizzate, incorniciate e inserite prima del testo che illustrano, come nel Physiologus di Berna, sia quella con disegni al tratto, senza cornice, disposti liberamente sui margini o fra le parti del testo, come nel Physiologus di Bruxelles (Bibl. Royale, 10066-67).Poiché, come si è detto, il primo tentativo conosciuto di arricchire il ciclo del Physiologus, integrandovi testi provenienti dalle altre opere, risale all'epoca carolingia, non è da escludere che gli inizi del mutamento del Physiologus in b. costituiscano un fatto proprio della renovatio enciclopedica carolingia. Tuttavia, i primi manoscritti miniati del b. risalgono alla prima metà del sec. 12°, dopo un intervallo di quasi due secoli che, insieme alla scarsità dei dati riguardanti la trasmissione del Physiologus miniato nel corso dei secc. 10° e 11°, non permette di seguire lo svolgimento e di tracciare le vie di espansione del testo e dei cicli illustrativi in costante e continua riorganizzazione, in conformità, del resto, alle modifiche che la concezione del mondo subì nel corso del Medioevo e al crescente interesse per i fenomeni della natura e la loro spiegazione.Un problema a sé costituisce l'individuazione delle fonti iconografiche dei b. miniati pertinenti ai testi tratti dalle opere di Isidoro, Solino e s. Ambrogio, per le quali la tradizione illustrativa - tale da consentire l'analisi di successive modalità di trasmissione - rimane estremamente scarsa. Le miniature che accompagnano i testi relativi agli animali nel famoso manoscritto del De Universo di Rabano Mauro (Montecassino, Bibl., 132) datato al 1023 - opera in cui ai testi di Isidoro sono aggiunte le loro interpretazioni teologiche e morali - rappresentano l'unico elemento che collega i cicli illustrativi di b. con la tradizione tardoantica delle illustrazioni delle opere enciclopediche. Un interesse particolare assume tutta una serie di immagini, la cui iconografia risale a prototipi antichi. Interpretate secondo linguaggi tipici delle diverse epoche e ambiti stilistici, queste immagini mantengono nello stesso tempo caratteristiche distintive dei modelli tardoantichi, con particolare riferimento ai mosaici pavimentali: le miniature rappresentanti la storia della tigre rimandano al mosaico della Grande caccia di Piazza Armerina; quelle che accompagnano i testi sui pesci e gli animali marini riproducono schemi in genere tradizionali dei mosaici pavimentali tardoantichi; le miniature per il testo sul draco maior hanno senza dubbio come prototipo un modello che servì ai mosaicisti della Grande caccia a Dermech in Tunisia; quanto alle illustrazioni per i testi su serpenti, uccelli e piccoli animali, esse risalgono ai libri zoologici antichi e si ritrovano, per citare ancora una volta un intermediario medievale, nel famoso manoscritto di Rabano Mauro di Montecassino (Bibl., 132). Il rapporto dei cicli di b. con le fonti originarie nel mondo arabo rimane altrettanto problematico.La fioritura dei b. è notevole soprattutto in ambito inglese, dove, tra l'altro, si registra con grande insistenza il fenomeno dei c.d. manoscritti gemelli o fratelli, le cui miniature sono create sulla base degli stessi schemi iconografici e compositivi, mentre i testi contengono aggiunte che conferiscono a ogni manoscritto un'intonazione didattica divergente secondo il programma elaborato in legame con la destinazione del manoscritto. Non si può escludere la presenza in Inghilterra, anche prima della conquista normanna, di manoscritti miniati del Physiologus probabilmente già accresciuti di capitoli tratti da altri autori; con il rinnovamento didattico del sec. 12°, questi manoscritti furono copiati, rielaborati, arricchiti di nuovi testi e di nuove immagini. In ogni caso il più antico b. inglese conservato (Oxford, Bodl. Lib., Laud. Misc. 247), del gruppo B+Is, risalente agli anni 1120-1130, consente di rilevare come in Inghilterra fosse già stabile e affermato un ciclo di illustrazioni del Physiologus che mostra diversi punti in comune con il Physiologus di Berna, collegabile, con tutta probabilità, ai cicli che circolavano in Europa in epoca carolingia, sulla base di schemi paleocristiani rielaborati. Presentano alcune somiglianze iconografiche con questo manoscritto i disegni del b. di Londra (BL, Stowe 1067), della prima metà del sec. 12°, in cui appaiono, accompagnati da illustrazioni, i nuovi capitoli tratti da Isidoro e da Solino (lupo, coccodrillo, cane). Gli schemi iconografici presenti in questi manoscritti continuarono a persistere durante il sec. 13° e si ritrovano, per es., in un b. (Roma, BAV, Reg. lat. 258) che include testi provenienti da diverse famiglie testuali.Alla seconda metà del sec. 12° risalgono i primi manoscritti conosciuti di b. di lusso, magnificamente ornati da miniature a colori forti e intensi su fondo oro. Sono manoscritti appartenenti soprattutto al gruppo di transizione (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Lat. Q.v.V.1; New York, Pierp. Morgan Lib., M. 81; Londra, BL, Royal 12.C.XIX, degli ultimi decenni del sec. 12°) e alla seconda famiglia (Cambridge, Univ. Lib., Ii.4.26, i cui nitidi disegni non vennero dipinti; Oxford, Bodl. Lib., Ashmole 1511; Aberdeen, Univ. Lib., 24, degli inizi del sec. 13°; Londra, BL, Harley 4751 e 3244; Londra, BL, Royal 12.F.XIII; Oxford, St John's College, 61, della prima metà del sec. 13°; Oxford, Bodl. Lib., 764, della metà del sec. 13°), ma anche al gruppo B+Is (Malibu, J. Paul Getty Mus., Ludwig XV, 3, già Londra, Sion College Lib.). Oltre a questi, da annoverare tra i maggiori capolavori della miniatura inglese romanica e gotica, si conservano molti altri notevoli manoscritti di b. dei secc. 13° e 14°, oltre a esemplari di qualità mediocre.L'introduzione in alcuni b. di lusso del ciclo della Creazione del mondo, collocato prima del vero e proprio trattato del b. (San Pietroburgo, Saltykov-Ščedrin, Lat. Q.v.V.1; Oxford, Bodl. Lib., Ashmole 1511; Aberdeen, Univ. Lib., 24; già Alnwick, Castle Lib., venduto da Sotheby's il 29 novembre 1990, lotto 101; Oxford, St John's College, 61, ecc.), conferma la tendenza a considerare il b. come panegirico al Creatore del mondo vivente. Da un lato l'iconografia di questi cicli rivela i legami con le fonti anglosassoni, dall'altro attesta la conoscenza di modelli bizantini provenienti dall'ambito dell'Italia meridionale del sec. 12° e diffusi anche nell'area veneta e in Germania meridionale.L'immagine di Adamo che d'a il nome agli animali si ritrova in molti b. inglesi, a corredo del testo di Isidoro di Siviglia, collocato a volte dopo i versi biblici sulla Creazione e prima del testo del b. stesso, a volte, senza relazione con l'introduzione biblica, nel mezzo del trattato. Vi si incontrano entrambi i tipi iconografici più diffusi di questa immagine: Adamo rappresentato sulla sinistra della scena, con gli animali che si voltano verso di lui, in attesa di essere nominati e, nomen est omen, chiamati ad autentica esistenza, iconografia propria dei manoscritti degli ottateuchi bizantini e dei cicli a mosaico siciliani del sec. 12° o della cupola della Creazione di S. Marco a Venezia; Adamo posto al centro o nella parte superiore della composizione e circondato dagli animali, iconografia conosciuta tramite mosaici paleocristiani della Siria o anche esempi come l'avorio paleocristiano di Firenze (Mus. Naz. del Bargello) o salteri bizantini. Esprimendo la superiorità dell'uomo dotato di ragione sugli animali che ne sono privi, ambedue i tipi iconografici presentano non di rado Adamo vestito anziché nudo, trasgredendo quindi la successione narrativa degli avvenimenti biblici. Così la veste di Adamo nella scena dell'imposizione dei nomi agli animali, conosciuta già nei mosaici paleocristiani della Siria (come anche il velo trasparente in alcuni ottateuchi, allusione all'abito di gloria prima del peccato), ha un significato simbolico che sottolinea il ruolo di Adamo quale re del creato e prefigurazione del nuovo Adamo, Cristo. Nei b. inglesi Adamo è spesso raffigurato o come un profeta o con l'iconografia di Cristo. Sebbene i prototipi diretti di queste immagini rimangano sconosciuti, sembrano aver svolto in questo senso funzione decisiva i numerosi commentari esegetici e le interpretazioni teologiche dell'epoca confermanti lo specifico ruolo di Adamo.Anche il problema dei centri di produzione dei b. miniati rimane in gran parte ancora aperto, vista l'assenza di dati precisi relativi alla provenienza della maggioranza dei codici. Lo scriptorium del monastero di St Augustine a Canterbury poté giocare un ruolo particolare nella loro formazione e diffusione. Ma durante la seconda metà del sec. 12° e la prima metà del 13° la produzione dei b. di lusso si collega soprattutto con i centri artistici dell'Inghilterra nordorientale, in particolare con le regioni di Lincoln e York, e qui sia in ambito cistercense sia agostiniano. L'attività didattica dei canonici e dei maestri delle scuole teologiche delle cattedrali di Lincoln e di York favorì, di fatto, lo sviluppo dei b. quale strumento di istruzione e di edificazione; l'utilizzazione inoltre del loro materiale per la composizione dei sermoni ne incentivò con ogni probabilità la produzione anche in codici di lusso. Lo suggeriscono non soltanto l'appartenenza del citato b. di New York (Pierp. Morgan Lib., M 81) al canonico della cattedrale di Lincoln, Philippus Apostolorum, che ne fece dono alla comunità degli Agostiniani di Worksop nel 1187, o l'esecuzione di un manoscritto per il priorato benedettino della Holy Trinity di York (Oxford, St John's College, 61), oppure l'appartenenza di un altro manoscritto ai Francescani di York (Londra, Westminster Chapter Lib., 22), ma anche le affinità stilistiche e iconografiche con la produzione di miniatura, scultura e arte vetraria caratteristica di queste regioni, ove, tra l'altro, l'attenzione al b. è attestata anche da casi come la decorazione scultorea della chiesa di Alne, nello Yorkshire settentrionale o il rilievo con la tigre proveniente dall'abbazia cistercense di Rievaulx (York, Yorkshire Mus.). L'inserimento in alcuni manoscritti di b. dell'Aviarium di Ugo di Folieto, opera particolarmente in voga nei circoli agostiniani, è un'ulteriore testimonianza del singolare interesse riservato al b. in questo ambiente.Anche se la curiosità per il b. toccava in Inghilterra un pubblico genericamente ampio e vario, appartenente all'ambito religioso come a quello laico, furono i centri artistici formatisi sotto i vescovi di Lincoln e di Durham e gli arcivescovi di York, legati tra loro e sempre in contatto con la corte, che, con ogni probabilità, più contribuirono alla creazione e alla circolazione di b. di lusso, alla fine del 12° e all'inizio del 13° secolo. Il successo dell'opera, copiata e illustrata durante questo periodo in diversi scriptoria e in varie zone dell'Inghilterra, è dimostrato dai numerosi manoscritti duecenteschi di b. pervenuti, provenienti sia dagli scriptoria del Sud del paese, collegabili con Canterbury, Rochester, Salisbury o Bristol, sia da Londra e dagli ateliers attivi per la corte, per la cattedrale e per il palazzo di Westminster all'epoca di Enrico III. Nel 1237 la Painted Chamber del palazzo fu decorata con immagini di b.; nel 1256 le stanze del guardaroba del re furono ornate con scene di cani tratte dal ciclo dei b. miniati. Contemporaneamente si sviluppò la produzione di manoscritti destinati a servire come manuali didattici, ornati modestamente e probabilmente eseguiti in serie.Nel sec. 14° il pubblico interessato ai b. finemente miniati diminuì considerevolmente, come attesta il numero inferiore di esemplari pervenuti. Anche se nei sermoni i temi dei b. furono sempre largamente usati, gli esemplari lussuosamente ornati furono molto meno richiesti, cedendo il posto, in quest'epoca di fioritura da un lato della cultura cortese e dall'altro della rinnovata devozione mistica e pietà religiosa, a opere più rispondenti ai nuovi gusti, anzitutto romanzi cavallereschi e libri d'ore. Del resto, anche dal punto di vista scientifico, con lo sviluppo della zoologia scientifica, il trattato non presentava più particolare interesse.Fenomeno in voga, come si è visto, soprattutto in Inghilterra, il b. ebbe scarsa diffusione nel continente, dove si propagò piuttosto la versione del Physiologus detta Dicta Chrisostomi, qualche volta con aggiunte da Isidoro di Siviglia e soprattutto dell'Aviarium di Ugo di Folieto. Esistono, tuttavia, esempi eccellenti di b. miniati probabilmente in scriptoria del continente, come per es. il manoscritto di Douai (Bibl. Mun., 711), della seconda metà del sec. 13°, attribuito alla Francia settentrionale e appartenente ai b. della seconda famiglia. Ma nei confronti dei manoscritti inglesi la maggior parte dei b. francesi, spesso legati all'ambiente dei monaci vittorini, sono di qualità molto più modesta e persino rozza (Parigi, BN, lat. 11207), decorati da immagini che ripetono le formule iconografiche tipiche dei manoscritti del Physiologus nella versione Dicta Chrisostomi. Anche in Germania si può notare nel sec. 14° l'uso di schemi iconografici conosciuti soprattutto grazie ai b. inglesi, come nel b. originario del monastero di Salvatorberg vicino a Erfurt (Malibu, J. Paul Getty Mus., già Coll. Phillips).Nei manoscritti miniati la presenza sia di immagini-tipo, in cui lo schema iconografico subisce, nel tempo, relativamente poche varianti (formica, leone, balena, caradrio, volpe), sia di immagini con due o più varianti iconografiche (pantera, riccio, cervo, sirena, pesce sega) si ricollega principalmente alla tradizione illustrativa del Physiologus. Alcuni animali, già trattati in quest'ultimo, acquisirono una nuova iconografia, rispondente piuttosto alle descrizioni di Isidoro e di Solino e attinta a un repertorio iconografico antico (elefante). In genere l'iconografia degli animali direttamente derivata dalle fonti antiche (grifone, tigre, draco maior) subì pochissime varianti, per cui nell'insieme si può dire che, nella storia della trasmissione pittorica e iconografica medievale, il ciclo delle illustrazioni dei b., pur in continua evoluzione e costantemente arricchito, testimonia allo stesso tempo una tenace volontà di conservazione di schemi iconografici primari nei quali si assomma una millenaria concezione della natura come scuola del sapere e del comportamento umano.Nessun legame invece può essere intuito fra i cicli dei b. e quelli che illustrano gli altri manoscritti medievali didatticoscientifici, cosmologici, astronomici o medici, che di fatto si svilupparono per vie proprie.A differenza di ciò che si verifica nel caso del Physiologus, nei b. è possibile stabilire con relativa chiarezza il rapporto tra la trasmissione testuale e la trasmissione pittorica. Accanto a una trasmissione testuale e pittorica quasi senza contaminazioni e aggiunte - il b. già ad Alnwick, Castle, Lib. (Millar, 1958), riproduce in gran parte le immagini che accompagnano i manoscritti del gruppo di transizione del sec. 12° e fa riferimento soprattutto al codice di Londra (BL, Royal 12.C.XIX) anche dal punto di vista del testo -, sussistono casi più complessi: taluni manoscritti mostrano la contaminazione reciproca di testi e cicli di diversi gruppi, insieme con il fenomeno della migrazione delle immagini da un ciclo a un altro. Così il manoscritto vaticano (Roma, BAV, Reg. lat. 258) riunisce alcuni testi e immagini propri del gruppo B+Is a quelli pertinenti alla seconda famiglia.A partire dal secondo quarto del sec. 13° l'interazione delle fonti diventa sempre più intensa e le vie della trasmissione pittorica e testuale si distinguono meno chiaramente: un esempio illuminante di tale interconnessione è il manoscritto di Oxford (Bodl. Lib., 602), che include, insieme agli schemi narrativi tipici dei manoscritti della seconda famiglia, le immagini risalenti ai cicli del gruppo B+Is e ai cicli del gruppo di transizione e altre che rimandano a caratteristiche tipologie altomedievali. In definitiva, in fatto di b. nel sec. 13° si ebbe una circolazione di modelli relativamente diffusa e complessa, come dimostra, accanto a esempi di contaminazione reciproca dei cicli di b. e del Physiologus nella versione Dicta Chrisostomi, la riapparizione di tipi iconografici e di immagini che, risalendo direttamente al repertorio carolingio e altomedievale, testimoniano della presenza e dell'uso di modelli non inclusi nei gruppi dei manoscritti miniati dei b. già fissatisi nel 12° secolo.Nel corso dei secc. 13° e 14° l'approccio all'interpretazione dei modelli si fa sempre più libero, a favore di accentuati interessi narrativi segnati in alcuni casi sia dall'influenza dei romanzi cavallereschi (illustrazione per il testo sul liocorno nel manoscritto di Londra, BL, Royal 12.F.XIII) sia dall'osservazione diretta della natura (Londra, BL, Harley 3244), resa con notevole capacità interpretativa (come nel caso dei pesci nel manoscritto di Londra, Westminster Chapter Lib., 22). Il trattamento cromatico delle silhouettes degli animali comincia in quest'epoca ad avere espliciti riferimenti naturalistici, soprattutto nella colorazione delle pelli, del piumaggio, delle squame (il coccodrillo non più rappresentato come un mostro di colore rosso, con orribili grinfie, ma come un rettile di colore verde nel manoscritto di Oxford, Bodl. Lib., 764, c. 24), coabitando agevolmente con scene narrative di gusto apertamente aneddotico (come le sirene nello stesso manoscritto c. 74v). In questa evoluzione, da vedersi connessa alle tendenze artistiche del periodo di transizione dal Romanico al Gotico, continuano in ogni caso a riscuotere successo anche le illustrazioni di tipo riassuntivo dei primi cicli, sia pure modificandosi stilisticamente in relazione al mutamento del linguaggio dell'arte gotica.Tra i numerosi manoscritti conservati dei b. versificati in volgare - di Filippo di Thaon, Gervasius, Guillaume Le Clerc - solo pochi sono corredati di cicli illustrativi. Dipendenti interamente dall'iconografia dei prototipi latini, utilizzati del resto come fonti anche per le compilazioni poetiche, questi cicli interpretano soprattutto gli schemi iconografici dei manoscritti del gruppo B+Is della prima famiglia, mantenendoli praticamente intatti (b. di Filippo di Thaon, Copenaghen, Kongelige Bibl., 3466, della seconda metà del sec. 13°; b. di Guillaume Le Clerc, Londra, BL, Egert. 613). Il b. di Parigi (BN, fr. 14969) contiene, oltre alle immagini degli animali, scene narrative che illustrano il senso moralizzatore del testo testimoniando il perdurare della tradizione del Physiologus dotato delle immagini esplicative ancora nel 13° secolo. Nei b. d'amore miniati, invece, si elabora una narrazione pittorica con tratti iconografici propri (b. di Riccardo di Fournival, Torino, Bibl. Naz.).Dell'uso dei manoscritti dei b. come modelli sussistono varie testimonianze, dai disegni in margine del manoscritto di Aberdeen (Univ. Lib., 24), che copiano le miniature del codice di Oxford (Bodl. Lib., Ashmole 1511), alle tracce sporadiche di perforazioni delle silhouettes degli animali presenti in certi codici e usate sistematicamente, a evidenza per facilitare la riproduzione dell'immagine, nel manoscritto di Harvard (Univ. Lib., ms. Hofer), della seconda metà del sec. 13°, che presenta il ciclo delle illustrazioni e il testo separati l'uno dall'altro e che serviva sicuramente da libro di modelli.Le immagini dei b. costituiscono inoltre una parte importante di alcuni libri di modelli medievali, come per es. l'album di disegni di Villard de Honnecourt (Parigi, BN, fr. 19093), la raccolta di modelli dell'abbazia di Reun (od. Rein) presso Graz (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 507, dell'inizio del sec. 13°), il Pepysian Sketchbook (Cambridge, Magdalene College, Pepys 1916, della fine del sec. 14°) o i taccuini lombardi dei secc. 14° e 15°, dove compaiono accanto a immagini tratte da altre fonti.Si tratta peraltro di un complesso problema ricollegabile alla più generale questione dell'uso dei modelli nella creazione artistica del Medioevo. Gli schemi dei b. (o dei loro modelli) possono certamente aver fornito agli artisti un prontuario di motivi animalistici bene utilizzabili, tra l'altro, nella decorazione di lettere iniziali e di cornici miniate. Il fenomeno si diffuse presso le botteghe che producevano libri miniati, con la relativa formazione di ampi repertori di motivi figurativi, soprattutto verso la fine del sec. 12° e durante i secc. 13° e 14°, in particolare in Inghilterra (Salterio di Leida, Bibl. der Rijksuniv., 76 A; Evreux, Bibl. Mun., L. 106; New York, Pierp. Morgan Lib., M. 913), e appare alla base della splendida decorazione di alcuni salteri del sec. 14° (Salterio Ormesby, Oxford, Bodl. Lib., Douce 366; Salterio di Peterborough, Bruxelles, Bibl. Royale, 9961-62; Salterio di Alfonso, Londra, BL, Add. Ms 24686).Quanto all'esuberante e complesso mondo animalistico della pittura e della scultura medievali, con la "deformis formositas ac formosa deformitas" di s. Bernardo (Apologia ad Guillelmum Abbatem, XII, 29; PL, CLXXXII, col. 916), alla sua base sta una grande varietà di tradizioni e fonti, trasmesse e fuse in una ricchissima fioritura di diverse interpretazioni locali, in cui la partecipazione del b. appare in definitiva ambivalente: talora ne costituisce una delle matrici, talaltra appare, allo stesso tempo, a sua volta debitore dello stesso multiforme patrimonio culturale.
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Testi illustrati che trattano di animali compaiono abbastanza presto nell'arte musulmana, come testimoniano il foglio conservato a New York (Metropolitan Mus. of Art, 54.108.3), che apparteneva a un manoscritto illustrante l'opera di Ka'b al-Aḥbār sul linguaggio degli animali selvatici (Schmitz, 1927; Grube, 1963, pp. 93-95, figg. 7-8), probabilmente risalente all'epoca fatimide (secc. 10°-12°), e una copia del Kitāb al-bayṭara (Libro dell'ippiatria) del Cairo (Egyptian Nat. Lib., med. VIII), datato ramaḍān 605 a.E./marzo 1209 (Grube, 19773, pp. 3140-3144, nr. 1, tav. 1525), che indicherebbe un'ininterrotta tradizione, testuale e iconografica, dall'epoca preislamica a quella islamica (Björck, 1936).La tradizione testuale dei b. del mondo islamico testimonia in effetti pienamente il debito del mondo musulmano con le fonti greche; i testi di Aristotele sono quelli più di frequente citati dagli autori arabi che si occupavano di opere relative agli animali: il Kitāb manāfi' al-ḥayawān (Libro sull'utilità degli animali) è sostanzialmente una versione araba parziale della zoologia aristotelica (Peters, 1968a; 1968b; Sezgin, 1970, pp. 349-352; Krunk, 1979). Così pure le illustrazioni dei manoscritti arabi e persiani risultano ugualmente legate alla tradizione classica (Weitzmann, 1952, pp. 244-266).I più importanti testi illustrati sono: il Kitāb al-ḥayawān (Libro degli animali) di Abū 'Uthmān 'Amr ibn Baḥr, noto come al-Jāḥiẓ (163 a.E./780-255 a.E./868; Brockelmann, 1937-1942, I, pp. 239-247; Pellat, 1969; Sezgin, 1970, pp. 368-374); il Kitāb manāfi' al-ḥayawān di 'Ubayd Allāh ibn Jibrīl ibn Bakhtīshū' (m. nel 450 a.E./1058; Brockelmann, 1937-1942, I, pp. 885-886; 19432; Sezgin, 1970, pp. 351-352); una sezione dell''Ajā'ib al-makhlūqāt wa gharā'ib al-mawjūdāt (Prodigi delle cose create e aspetti miracolosi delle cose esistenti) di Zakariyya' ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Maḥmūd al-Kūfī al-Qazwīnī, vissuto tra il 600 a.E./1203 e il 682 a.E./1283 (Lewicki, 1978), inoltre, in parte, testi farmacologici quali il Kitāb al-diriyāq (Libro degli antidoti) attribuito a Galeno (Bishr Farès, 1953, p. 3, per il colofone del manoscritto di Parigi, BN, arab. 2964) - ma da ritenere piuttosto uno pseudo-Galeno, pubblicato con un commentario di Giovanni Filopono (Sezgin, 1970, pp. 157-160) - e il De materia medica di Dioscoride (Sezgin, 1970, pp. 58-60), che contiene alcune sezioni sugli animali e sulla loro utilità per gli uomini, specialmente in campo medico, con numerose raffigurazioni particolareggiate degli animali di cui si tratta.
Manoscritti illustrati
Si presentano qui i manoscritti elencati in ordine cronologico e non secondo i testi che contengono, giacché sia i b. veri e propri sia i testi contenenti sezioni dedicate agli animali sembrano attingere dalle stesse fonti; è pertanto preferibile esaminarli da un punto di vista cronologico anziché tipologico.1) Il primo b. appare nella sezione sugli animali che è contenuta in una copia del De materia medica di Dioscoride, realizzata per Abū 'Alī ibn Sunghur nel 475 a.E./1083 e conservata a Leida (Bibl. der Rijksuniv., Or. 289; Grube, 1959, p. 169, nr. I).2) La copia del De materia medica di Dioscoride, probabilmente realizzata in Spagna nel sec. 13°, conservata a Parigi (BN, arab. 2850; Grube, 1959, pp. 169-170, nr. II), è priva di vere e proprie illustrazioni di animali, a esclusione di alcune raffigurazioni di insetti realizzate in modo molto schematico (Arabesques et jardins, 1989, nr. 154).3) Nel manoscritto contenente il De materia medica di Dioscoride, realizzato per Najm al-Dīn Alpi, il governatore artuqide di Mayyāfāriqīn (547 a.E./1152-572 a.E./1176), conservato a Mashhad (Kitābkhāna-yi Āstāna-yi Quds-i Rīżawī), si trova uno dei più ricchi cicli relativi agli animali (quasi un quarto delle sue novecentosessantuno illustrazioni; Day, 1950; Grube, 1959, pp. 171-172, nr. IV).4) Il Kitāb al-diriyāq (Libro degli antidoti) dello pseudo-Galeno (Parigi, BN, arab. 2964), datato rabī' al-awwal 595 a.E./gennaio 1199 (Bishr Farès, 1953), è illustrato nello stile dell'atelier Mossul, con una pagina che contiene illustrazioni di serpenti (Bishr Farès, 1953, tav. XIX).5) Il De materia medica di Dioscoride, datato rajab 621 a.E./giugno-luglio 1224 ed eseguito probabilmente a Baghdad, è conservato, per quanto riguarda il nucleo del manoscritto, a Istanbul (Topkapı Sarayı Müz., A. III 2147), ma la maggior parte dei fogli con illustrazioni, staccati, sono ora dispersi in collezioni europee e americane (Grube, 1959, pp. 172-178, nr. VI). Il manoscritto è stato studiato per la prima volta da Buchthal (1942) che ne ha pubblicato la decorazione pittorica.6) Il De materia medica di Dioscoride, realizzato nel 626 a.E./1229, 'e conservato a Parigi (BN, arab. 4947; Grube, 1959, p. 170, nr. III). Una copia di questo manoscritto, contenente il colofone datato, è conservata a Istanbul (Topkapı Sarayı Müz., A. III 2127).7) Il Kitāb na't al-ḥayawān (Libro in descrizione degli animali), versione araba anonima dell'Historia animalium di Aristotele, che contiene anche una versione dell'opera dallo stesso titolo di Ibn Bakhtīshū', è conservato a Londra (BL, Or. 2784; Sezgin, 1970, pp. 351-352). Il manoscritto, non datato, può essere ascritto in base allo stile agli inizi del sec. 13° (Buchthal, 1942; Brandenburg, 1982).8) Il De materia medica di Dioscoride, datato al 642 a.E./1244, conservato a Bologna (Bibl. Univ., ar. 2954), contiene un considerevole numero di illustrazioni di animali (Grube, 1959, p. 179, nr. X).9) Il De materia medica di Dioscoride (Coll. Vignier-Densmore, Parigi, BN, Coll. Particulière, in parte disperso) è databile, con ogni probabilità, alla metà del sec. 13° (Grube, 1959, pp. 179-180, nr. XI).10) Il De materia medica di Dioscoride, realizzato nell'Iraq settentrionale nel sec. 13° e conservato a Istanbul (Topkapı Sarayı Müz., A. III 2127; Grube, 1959, pp. 178-179, nr. VIII), è una copia, compreso il colofone con la data, del De materia medica di Parigi (BN, arab. 4947).11) Il Kitāb al-diriyāq dello pseudo-Galeno conservato a Vienna (Öst. Nat. Bibl., A.F.10) venne realizzato in Iraq intorno alla metà del sec. 13° (Holter, 1937).12) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, venduto da Sotheby's il 26 aprile del 1990 (lotto 182), probabilmente ayyubide o mamelucco, è databile al tardo 13° secolo.13) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, realizzato a Wāsiṭ nel 678 a.E./1280 (Bothmer, 1971), si conserva a Monaco (Bayer. Staatsbibl., Ar. 464; Badiee, 1978, tavv. 63, 71-72, 75-76, 81).14) Il Manāfi' al-ḥayawān di Ibn Bakhtīshū', conservato a New York (Pierp. Morgan Lib., M. 500) e proveniente da Marāgha, è del 690 a.E./1291 (Grube, 1978, pp. 5-12).15) Alcuni fogli con illustrazioni di una copia dispersa del Manāfi' al-ḥayawān di Ibn Bakhtīshū', realizzata in Persia alla fine del sec. 13° o all'inizio del 14°, si conservano a Boston (Mus. of Fine Arts, 23.232-233), Cambridge (MA, Harward Univ. Art Mus., 1960.204; Miniature islamiche, 1962, nr. 5), Chicago (Art Inst., 24.1346: Kelly, 1935, fig. 1; 35.166: Islamic Art, 1944, p. 8), Cleveland (Mus. of Art, 45.382), Kuwait (Nat. Mus., LNS 59; Islamic Art and Patronage, 1990, pp. 174-175, nr. 51), Minneapolis (Society of Fine Arts, Inst. of Arts, 41.58.1; Miniature islamiche, 1962, nr. 6), Montreal (Mus. des beaux arts, prestito della McGill Univ. Lib., Redpath Lib. della stessa città), New York (Metropolitan Mus. of Arts, 18.26.2: A Survey of Persian Art, 19773, tav. 821a; 55.121.41; 57.51.31: Miniature islamiche, 1962, nr. 4), Princeton (Univ. Lib., 93G), Washington (Freer Gall. of Art, 27.5: A Survey of Persian Art, 19773, tav. 821b; 26.6; 28.7; 38.2: Ettinghausen, 1950, tav. 46; 44.54; 44.55). Dei fogli già nella Coll. Kraus (Grube, 1972, p. 62, nr. 26) non si conosce la collocazione; due fogli appartenevano inoltre alla Coll. Alphons Kann (Binyon, Wilkinson, Gray, 1933, tav. IXb); altri fogli sono stati venduti presso Sotheby's (6 dicembre 1967, lotti 6-8; 1° dicembre 1969, lotto 22).16) Il Manāfi' al-ḥayawān di Ibn Bakhtīshū', datato al 700 a.E./1301, appare illustrato piuttosto rozzamente (Parigi, BN, arab. 2782; Holter, 1937, p. 22, n. 1).17) Un manoscritto frammentario dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, conservato a Londra (BL, Or. 14140) e proveniente dalla Persia o dall'Iraq o forse dall'Anatolia orientale, è databile agli inizi del sec. 14° (Carboni, 1988-1989).18) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, realizzato da una bottega provinciale persiana intorno al 1330, è conservato a Gotha (Forschungsbibl., A. 1506; Rührdanz, 1973; Badiee, 1978, tav. 91).19) Il manoscritto del Mu'nis al-aḥrār fī daqā'iq al-ash'ār di Muḥammad ibn Badr al-Dīn Jājarmī, un tempo nella Coll. H. Kevorkian (Robinson, 1953, p. 13, nr. IX) e in seguito disperso, fu realizzato in un centro provinciale persiano ed è datato al ramaḍān 741 a.E./febbraio 1341. Il testo è un'antologia poetica che presenta una grande varietà di soggetti, compresa una breve sezione dedicata agli animali (Mīrzā Muḥammad ibn 'Abd al-Wahhāb Qazwīnī, 1928). Fogli illustrati si conservano in varie collezioni negli Stati Uniti: Baltimora (Walters Art Gall.), Cambridge (MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.), Cleveland (Mus. of Art, 45.385; Gray, 1930, p. 60), New York (Metropolitan Mus. of Art, 19.68.1 e 57.51.25; Miniature islamiche, 1962, nr. 30), Princeton (Univ. Lib.; Miniature islamiche, 1962, nr. 31), Washington (Freer Gall. of Art, 46.14).20) Il manoscritto del Manāfi' al-ḥayawān di al-Jāhiz conservato a Milano (Bibl. Ambrosiana, Ar.A.F.D.140 inf.) proviene dalla Siria o dall'Egitto ed è databile intorno al 1340 ('Amur Ibn Bahr, 1946; Löfgren, Traini, 1975-1981).21) Il Kitāb manāfi' al-ḥayawān, conservato all'Escorial (Bibl., Ar. 898; Contadini, 1988-1989, tav. III), compilazione di 'Alī ibn Muḥammad ibn 'Abd al-'Azīz ibn Abu al-Fatḥ ibn al-Durayhim al-Mawṣīlī, venne realizzato in Siria nel 755 a.E./1354.22) L''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, forse realizzato a Baghdad, risale al 791 a.E./1388 (Parigi, BN, Suppl. persan 332; Stchoukine, 1954, pp. 32-33, nr. IV; Grube, 1978, p. 22, n. 61, nr. 5).23) Un manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, ritenuto generalmente opera della bottega di Gialairide di Baghdad e datato al sec. 14°, un tempo nella Coll. Friedrich Sarre, è attualmente diviso tra Washington (Freer Gall. of Art, 54.33- 54.114 e 57.13, per un totale di ottantatré fogli) e New York (Public Lib., Coll. Spencer, 45, con centoquattordici fogli; Atil, 1975, pp. 115-131, nrr. 55-70; per l'attribuzione al sec. 15°, Badiee, 1978).24) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, conservato a Dublino (Chester Beatty Lib., 128; The Chester Beatty Library, 1959, pp. 57-58, nr. 128), è composto da centonovanta fogli e contiene centootto illustrazioni.25) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, conservato a San Pietroburgo (Accad. delle Scienze), viene datato da alcuni al sec. 14° e da altri al 15° (Binyon, Wilkinson, Gray, 1933, p. 26, nr. 11, tavv. VIIa-VIIb; Stchoukine, 1954, p. 38, nr. IX; A Survey of Persian Art, 19773, nr. IX, tav. 854).26) Alcuni fogli provenienti da un manoscritto disperso, l''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī, appartengono allo stesso gruppo di cui fanno parte il manoscritto della Coll. Sarre e quelli di San Pietroburgo e di Dublino.27) Il manoscritto dell''Ajā'ib al-makhlūqāt di Qazwīnī (Vienna, Öst. Nat. Bibl., Mixt. 331), attribuito da Duda (1980, pp. 136-137, nr. 91, figg. 31-32) alla Siria o all'Egitto e datato al tardo sec. 14°, è composto di duecentoventotto fogli e contiene trecentosessantanove illustrazioni. Il codice, generalmente attribuito al sec. 14°, è probabilmente più tardo, forse del sec. 16°, ed è da attribuire al Deccan.Legati alla più generale tradizione dei b. e strettamente correlati tra loro sono altri manoscritti raggruppati per l'iconografia e per il testo in tre serie: 1) testi di veterinaria, quali il Kitāb al-bayṭara, che deriva direttamente dalla tradizione tardoantica bizantina (Björck, 1936; Grube, 19773); 2) testi di favole sugli animali, quali il Kalıla wa Dimna (Grube, 1991); 3) testi letterari che includono nelle illustrazioni un gran numero di rappresentazioni di animali di natura specificatamente simbolica (Abbas Daneshvari, 1986).
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