BET SHE‛ARĪM (eb. Bēt She‛arīm)
Città giudaica di epoca romano-bizantina, di cui restano le rovine nella località di Sheikh Ibreik, 20 km a E di Haifa, al limite O della "Pianura Grande", la pianura di Esdrelon.
La città è menzionata per la prima volta da Giuseppe Flavio (Vita, 24) Col nome di Besara, come luogo di ammasso del grano proveniente dai possessi della regina Berenice in quella pianura. Nel II sec. d. C. fu, per un certo tempo, sede del patriarca ebreo Rabbī Yěhūdāh ha-Nāsī e del sinedrio. Là fu sepolto Rabbī Yěhūdāh e, durante il III sec. e al principio del IV, il suo mausoleo divenne, a quanto pare, il centro di un esteso cimitero giudaico, che serviva non solo per gli Ebrei di Palestina, ma anche per quelli dell'Arabia settentrionale, dell'Asia Minore e di Palmira. B. S. continuò a fiorire come città cinta di mura, con una sinagoga e con installazioni industriali finché fu distrutta, sembra, durante la rivolta giudaica contro Gallo, Cesare in Oriente (351 d. C.). Benché in seguito sia stata parzialmente ricostruita, la città non raggiunse più la preminenza di una volta.
I resti di B. S. sono stati scavati e investigati in parte nel 1936-40 dal prof. B. Mazar (Maisler) per conto della Israel Exploration Society. Sono state esplorate undici delle circa cento catacombe che, secondo un calcolo approssimativo, dovevano esistere intorno alla città, alcune delle quali contengono decine di sale e di stanze, e centinaia di tombe individuali. La forma comune di sepoltura è una grotta scavata nella roccia, con arcosolî intagliati nelle pareti. Vi sono stati trovati molti residui di bare di legno, ma solo pochi sarcofagi di pietra o ossuari. Le grotte sepolcrali erano chiuse generalmente da porte di pietra. Le pareti delle catacombe contengono alcune centinaia di iscrizioni, di cui circa l'80% sono in greco; le altre sono in ebraico, aramaico, palmireno e himiaritico. Dal punto di vista della storia dell'arte, l'interesse principale del cimitero di B. S. sta nelle decorazioni, dipinte e in rilievo, trovate di tanto in tanto sulle pareti. Le pitture sono, per la maggior parte, semplici disegni geometrici, ma i bassorilievi variano dall'ornato geometrico e floreale a figurazioni di oggetti religiosi (Arca Santa, circa trenta tipi differenti di candelabro a sette bracci [měnōrāh], altri oggetti rituali, navi, edifici, ecc.), a figurazioni di esseri umani, che includono ritratti di soldati, tanto di fanteria che di cavalleria. Alcune figure sono rappresentate in atto di sostenere simboli religiosi; alcuni graffiti sembrano rispecchiare la vita del circo romano (p. es. gladiatori combattenti); essi sono disegnati secondo i principî dell'arte orientale astratta, piuttosto che secondo quelli dell'arte "naturalistica", a vari piani prospettici, dei Greci e dei Romani, in quest'epoca. Lo stile degli elementi decorativi è spesso fortemente orientalizzante, ed ha qualche affinità con quello dei precursori dell'arte bizantina nelle sinagoghe della Galilea e nelle pitture di Dura Europos. Quest'arte semplificata e popolare può essere osservata anche negli ornamenti delle porte di pietra, nei capitelli e in altri particolari architettonici trovati nelle tombe, quantunque questi mostrino una più stretta relazione con l'arte provinciale romana dell'epoca, specialmente quella del Hawran e della Siria in generale.
Particolare interesse presenta la catacomba n. 11, che aveva davanti un cortile di carattere monumentale a cui si accedeva per mezzo di una scalinata. Il cortile era pavimentato a mosaico (con un ornamento circolare di pesci e di una ghirlanda); su di esso erano allineati alcuni banchi e vi furono trovate le fondamenta di un sontuoso mausoleo, la cui facciata architettonica poté essere ricostruita, grazie ai numerosi frammenti trovati sparsi di fronte ad esso. La facciata era di un edificio a due piani, sormontata da un frontone poggiante su un toro tortile e una cornice scanalata. Il piano inferiore aveva quattro pilastri sormontati da un architrave ornato di volute floreali. L'entrata era sormontata da un arco con la chiave decorata da un'aquila ad ali spiegate. A sinistra dell'aquila c'era la raffigurazione, ora frammentaria, di un leone che assalta una gazzella e a destra era effigiato un branco di lupi che lottano tra di loro. L'aspetto feroce degli animali, la forma semicircolare delle loro bocche aperte, con i denti aguzzi di esagerata grandezza, così come la stilizzazione semicircolare di tutta la composizione, in cui una massa di corpi dibattentisi, caotica a prima vista, si risolve poi in uno schema convenzionale, sembra suggerire una fonte niente affatto classica, ma forse proveniente piuttosto dall'arte delle steppe dell'Asia Centrale. Il mausoleo di B. S. conteneva un sarcofago, che forse fu riadoperato, con la raffigurazione di Leda col cigno nella parte corta, mentre il rilievo della parte lunga si è tentato di interpretare come Ulisse che scopre Achille fra le figlie di Licomede.
La sinagoga di B. S. è una delle più grandi fra quelle trovate in Palestina (m 35 × 15). È a pianta basilicale, con una navata centrale e due laterali, separate da due file di otto colonne. L'entrata dell'edificio è orientata verso S, cioè verso Gerusalemme. In un periodo più tardo fu sistemato a S, presso l'entrata, un posto permanente per l'Arca Santa, contenente i rotoli della Legge, mentre all'estremità opposta della basilica fu costruita una piattaforma (bèma) di m 6,30 × 5. La facciata dell'edificio aveva tre entrate, ognuna delle quali era fiancheggiata da colonne e sormontata da una piccola finestra ad arco. La sinagoga era intonacata e dipinta a vari colori (rosso, giallo, verde, ecc.), per la maggior parte a disegni geometrici e, forse, anche con raffigurazioni di oggetti rituali; nelle pareti erano inserite numerose iscrizioni su tavolette di marmo. La sinagoga fu eretta originariamente nella prima metà del III sec. d. C.; l'interno fu ricostruito al principio del IV sec. Davanti alla sinagoga correva una via lastricata che separava il tempio da una piccola casa, contenente all'interno una piattaforma e alcuni banchi - forse una casa di studio (bēt ha-midrash) - della scuola rabbinica locale.
Gli scavi a B. S. furono continuati nel 1953-55 (da N. Avigad) e nel 1956 (da B. Mazar). Nel corso di tali scavi furono rinvenute altre quattordici catacombe, con centinaia di sepolture. Alcune di queste contenevano iscrizioni funerarie (per la maggior parte in greco), che attestano il seppellimento di Ebrei provenienti dalla Fenicia, dalla Siria e persino dalla lontana Susiana; è stata trovata anche un'epigrafe poetica, dedicata a una certa Carteria dalla figlia Zenobia, di nove versi. Nella catacomba 19 l'architrave portava la rappresentazione d'una testa virile, di una měnōrāh e le parole "di Socrate". Davanti alla catacomba 24 fu scoperto un mausoleo e una thòlos, oltre a un ripostiglio di ceramiche e vetri di età costantiniana, tra cui più di 400 lampade di terracotta. Di particolare interesse si rivelarono le catacombe n. 14 e 20. Nella 14 era stata costruita una facciata a tre archi (alti m 4,60) sormontata da una scala monumentale con una nicchia per le preghiere; il tutto formava un complesso architettonico di 20 m di altezza. La grotta tombale presentava una doppia porta centrale; nell'interno c'erano tre sale (di m 14 × 4,60; di m 7,90 × 4; e di m 6 × 4,90). La seconda sala, quella più interna, conteneva nel suo angolo estremo un'unica tomba a due posti. Iscrizioni sulle pareti commemorano i rabbini Simeone, Gamaliele e Hanina. Coloro che hanno effettuato gli scavi considerano questa grotta come la tomba del patriarca Giuda I e dei suoi figli (fine del II sec. d. C.). Accanto a questa, è stata messa in luce la catacomba n. 20, con una facciata simile alla precedente, a tre archi e doppia porta centrale. Nell'interno è una sala lunga 50 m con ambienti laterali in proporzione. Questa catacomba conteneva più di 200 sarcofagi di arenaria (con numerosi frammenti di altri in marmo), decorati con leoni, aquile, teste di toro, ghirlande e anche una testa umana con barba; i sarcofagi di marmo erano decorati con amazzoni e altre figurazioni. Le sepolture di arenaria sono scolpite in uno stile popolare ebraico, molto influenzato dall'arte funeraria romana, che costituisce un legame tra le tombe ebraiche dei tempi del secondo Tempio e le sinagoghe del III sec. d. C. Le iscrizioni in questa grotta (per la maggior parte in ebraico) commemorano, tra gli altri, due fanciulle di famiglia rabbinica e due fratelli chiamati "i santi" (qědōshīm). Gli scavi compiuti nell'area della città nel 1956 portarono alla scoperta che B. S. esisteva già all'epoca israelita e che fu abitata ininterrottamente sino al periodo bizantino. Nella città fu anche rinvenuto un complesso basilicale di m 40 × 15, con la sala principale divisa in una navata centrale e due laterali per mezzo di due file di cinque pilastri ciascuna. Tale basilica era probabilmente sede d'una corte rabbinica (bēt dīn) che si ergeva ad un'estremità dell'edificio su una piattaforma sopraelevata.
Bibl.: B. Maisler, Excavations at B.-Š., Gerusalemme 1940, vol. I; id., in Bull. Jew. Pal. Explor. Soc., V-IX; id., in Journ. Pal. Orient. Soc., XVIII, 1938, p. 41 ss.; M. Avi-Yonah, in Quart. Dept. Antiq. Pal., X, 1940, pp. 128, 132, 135; XIII, 1947, pp. 129-30, 140; N. Avigad, in Israel Exploration Journal, IV, 1954, pp. 88-107; ibid., V, 1955, pp. 205-239; ibid., VI, 1956, pp. 128-9, 261-2; VII, 1957, pp. 73 ss. e 239 ss.; in Archaeology, X, 1957, pp. 266-269.