Blair, Betsy
Nome d'arte di Elizabeth Winifred Boger, attrice cinematografica statunitense, nata a New York l'11 dicembre 1923. Dotata di un'innata attitudine a manifestare con misurata intensità stati di fragilità emotiva, si è rivelata perfetta interprete di personaggi timidi e bisognosi d'affetto, ma anche nevrotici o fortemente disturbati. Nel 1955 ha ottenuto un riconoscimento al Festival di Cannes per la sua interpretazione nel film Marty (Marty, vita di un timido) di Delbert Mann, per la quale ha ottenuto anche una nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista.
Dopo alcune esperienze poco significative sulle scene di Broadway, debuttò al cinema in un ruolo marginale in The snake pit (1948; La fossa dei serpenti) di Anatole Litvak. L'aspetto poco appariscente e il temperamento ipersensibile della B. le offrirono poche occasioni di emergere, ma al contempo la resero adatta a rendere convincenti personaggi affini a queste sue caratteristiche: fu, infatti, la timida Birdie Bagtry in Another part of the forest (1948; Un'altra parte della foresta) di Michael Gordon, accanto a Fredric March e, quindi, posta sotto contratto dalla Metro Goldwyn Mayer, ebbe ruoli di secondo piano in due film diretti da John Sturges: Mystery street (1950; La strada del mistero) e Kind lady (1951). Finita nel 1951 sulla lista nera maccartista perché sospettata di simpatizzare per i comunisti, le venne impedito di lavorare a Hollywood. Dopo quattro anni di inattività, nel 1955 Burt Lancaster, produttore di Marty e in aperta polemica con i metodi adottati dall'HUAC (House Un-American Activities Committee), insistette per averla nel cast del film. L'ottima interpretazione dell'attrice, nel ruolo dell'introversa Clara, le valse il successo e la rese nota a un pubblico internazionale. Stabilitasi in seguito in Europa, si fece notare per il garbo e l'incisività della sua recitazione. Ebbe modo, infatti, di prendere parte nel 1955 in Gran Bretagna, a una versione televisiva di Otello per la regia di Tony Richardson e in seguito si recò in Spagna per dar vita al personaggio di Isabel, donna sola e amareggiata, in Calle Mayor (1956) di Juan Antonio Bardem, film che ottenne una segnalazione della giuria al Festival di Cannes del 1956 e che fece conoscere l'attrice ai più noti e colti registi europei. Dapprima Michelangelo Antonioni le affidò il ruolo della malinconica Elvia, antico amore del protagonista, in Il grido (1957) con Steve Cochran e Alida Valli. Quindi, diretta da Francesco Maselli, fu la contessa Margherita, donna che si finge facoltosa e sprezzante, mentre è povera e infelice, in I delfini (1960). Successivamente Mauro Bolognini l'affiancò a Claudia Cardinale e ad Anthony Franciosa in Senilità (1962), dall'omonimo romanzo di I. Svevo, offrendole la parte di Amalia Brentani che, sfiorita e solitaria, si strugge per un'illusione d'amore. Anni dopo fu Edna nella riduzione cinematografica di una commedia di E. Albee, A delicate balance (1973; Un equilibrio delicato), interpretata da Katharine Hepburn e diretta ancora da Richardson. Fu questo il suo ultimo ruolo, dopo il quale si ritirò dalle scene. Già sposata con Gene Kelly (dal 1940 al 1957), si era unita in seconde nozze al regista inglese Karel Reisz, dal quale aveva poi divorziato.