BEYCESULTAN
Località della Turchia, nell'alta valle del Meandro, la cui esplorazione archeologica è stata iniziata nel 1954 dall'inglese S. Lloyd. L'occupazione del sito di B. ebbe inizio nella prima Età del Bronzo, nel corso del III millennio. A tale epoca risale un santuario, riportato alla luce durante gli scavi del 1957, costituito da due stele di argilla affiancate, alte circa un metro e mezzo, con un prolungamento posteriore ed un blocco di argilla, incavato quasi a forma di corna, sul davanti; questo tipo di santuario ricompare, in forma non molto diversa (le stele sono diventate più strette e massicce, superiormente volte all'indietro) anche nello strato più recente della città (XIII sec. a. C.). Dal santuario più antico provengono numerosi esemplari di vasi decorati con disegni ed incisioni di tipo geometrico, nonché una serie di idoletti marmorei raffiguranti la "dea madre"; la forma di questi ultimi, molto stilizzati, è alquanto simile a quella degli idoli cicladici. La città ebbe la sua massima fioritura nei primi secoli del secondo millennio, contemporaneamente alle prime fasi di Troia VI e alla colonia assira di Kültepe. La città, capitale dello stato di Arzawa, sviluppò sempre una cultura originale, diversa dalle altre che fiorivano contemporaneamente in Anatolia; all'inizio del II millennio la cultura di B. manifesta la sua indipendenza da quella egea delle regioni occidentali e da quella dell'altipiano centrale, sia nella ceramica sia nell'architettura; accanto ad esemplari di vasi di tipo "cappadocico" (v. Anatolia) e di dèpas amphikỳpellon, B. ha infatti rivelato tipi di pìthoi sconosciuti altrove nella penisola microasiatica e che si accostano a quelli cretesi; in misura ancor maggiore, lo stesso fenomeno è offerto, nel campo dell'architettura, dal grande palazzo, datato alla metà del XIX sec. a. C., riportato alla luce durante la seconda campagna di scavo.
L'edificio, dalle dimensioni che quasi uguagliano quelle cretesi, è costruito in pietre non squadrate, nella parte inferiore, e in mattoni di argilla, rinforzati con travi di legno, in quella superiore, secondo la caratteristica tecnica anatolica. Sul fondo di un grande cortile centrale un vestibolo, sorretto da colonne, conduce alla sala di ricevimento, munita di colonne centrali e con le pareti decorate con pitture. Nel corpo del palazzo sono ravvisabili vari nuclei (insulae), ed è probabile l'esistenza di un secondo piano.
La tecnica costruttiva di questo palazzo ricorda molto da vicino quella dei palazzi di Alalakh, Mari, Ugarit e Creta (secondo periodo), mentre non ha trovato, finora, equivalenti in Anatolia.
Verso la metà del XVIII sec. la distruzione del palazzo descritto interruppe, per un lungo periodo, lo sviluppo della città; solo nel XIII sec. un nuovo palazzo, di minori dimensioni e del tipo a mègaron, sorse sul posto di quello più antico, indicando una certa ripresa politica. Anche la cultura di questo secondo periodo rimane autonoma, ed è notevole l'assenza, pressocché totale, della ceramica d'importazione micenea; ciò è forse dovuto alla politica dello stato di Arzawa, ostile, come quello più settentrionale di Ashshuwa, allo stato miceneo di Akhkhiyawa per l'amicizia di questo con gli Hittiti. La città di B. fu definitivamente distrutta intorno al 1230 a. C. dall'invasione dei Popoli del mare.
Bibl.: S. Lloyd-J. Mellaart, B. Excavations. Firts Preliminary Report, in Anatolian Studies, V, 1955, pp. 39-92; Second Preliminary Report, ibidem, VI, 1956, pp. 101-135; S. Lloyd, Early Anatolia, Harmondsworth 1956, pp. 210-211; S. Lloyd - J. Mellaart, An Early Bronze Age Shrine at B., in Anatolian Studies, VII, 1957, pp. 27-36; cfr. anche Ill. Lond. News, 1958, i, p. 146 ss.