BEZZECCA (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Trento. Il centro capoluogo è situato alla confluenza della Valle dei Concei con la Valle di Ledro, a 698 m. s. m., in un bacino coperto di materiali morenici. È costituito da un aggruppamento di case, tutte nuove, bianche e simmetriche, costruite sulle rovine del vecchio villaggio distrutto completamente durante la guerra. Il movimento demografico fu molto lento; nel decennio 1900-1910 ci fu addirittura una notevole diminuzione di popolazione: 522 ab. nel 1900, 478 ab. nel 1910, 534 ab. nel 1921. Con l'aggregazione al comune di Bezzecca dei vicini comuni di Enguiso, Lenzumo, Locca, Pieve di Ledro, la popolazione di B. è salita a 1508 abitanti. La popolazione è per la massima parte agricola e vive dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento. Da ricordarsi è la fabbrica di prodotti magnesiaci a occidente del villaggio, nella valle dei Molini. Il territorio comunale è per gran parte montuoso e coperto di bei boschi. Il fondo valle invece è verde di prati e di frutteti, frammischiati a campi di cereali e di patate. Bezzecca è località famosa nella storia del Risorgimento, oltre che per la battaglia (v. oltre), per l'"Obbedisco" pronunciatovi da Garibaldi il 9 agosto di quello stesso anno. Nel modesto cimitero del vicino colle di S. Stefano riposano insieme i resti dei numerosi garibaldini quivi caduti nel 1866 e le salme di molti eroi uccisi in questa zona nell'ultima guerra. Una buona carrozzabile unisce Bezzecca a Riva.
La battaglia di Bezzecca (21 luglio 1866). - Le alture che dominano il paese di Bezzecca erano state occupate tra il 19 e il 20 maggio da una colonna austriaca, composta di cacciatori "Imperatore" e del reggimento "Sassonia", con 4 pezzi, in tutto 1900 uomini, con l'ordine di scendere da Lenzumo su Bezzecca. Nella stessa giornata del 20 il generale Haug, comandante una brigata di volontarî di Garibaldi, era giunto in quello stesso paese con la sua avanguardia (1° battaglione del 5° reggimento). Avuta notizia della presenza del nemico, chiamò subito gli altri tre battaglioni dello stesso reggimento e quattro compagnie del 7°, facendo, nella sera, occupare posizione difensive a nord del paese.
Se non che, il maggiore Martinelli, comandante il 4° battaglione, ritenendosi troppo dominato e volendo farsi un'idea più esatta delle forze austriache che aveva di fronte, si spinse nella notte fino a Monte Saval, ma appena spuntata l'alba fu accolto da così violento fuoco di fucileria che, dopo gravi perdite, dovette ritirarsi, inseguito dai cacciatori austriaci, già padroni di Locca.
Il colonnello Chiassi, spiegato il suo reggimento, assunse allora la direzione della prima linea, occupò il cimitero di Locca e resistette per oltre due ore nella speranza di essere coadiuvato dal 9° reggimento (Menotti Garibaldi), chiamato d'urgenza per attaccare gli Austriaci sulla loro sinistra. A questa tenace difesa concorreva inoltre eroicamente la batteria Oliveri. Stremato di forze, di fronte al poderoso attacco nemico, il 5° volontarî, perduto il suo comandante, colpito a morte da una palla nemica, era costretto esso pure a ripiegare sotto la protezione dei battaglioni del 9° e del battaglione Tanara del 6° reggimento, allora sopraggiunti. Alle ore 10 Bezzecca era in potere degli Austriaci.
Ripresa l'offensiva, Garibaldi col 9° reggimento, con alcune compagnie del 2°, e particolarmente con l'aiuto della brigata di artiglieria del maggiore Dogliotti, cominciò a fulminare il paese, mentre una colonna d'attacco preceduta dalle guide al comando del maggiore Canzio, irrompeva alla baionetta in Bezzecca. Gli Austriaci sorpresi dalla violenza di questo contrattacco abbandonavano il paese, e inseguiti fino a Locca riprendevano le loro posizioni a Lenzumo.
Le perdite italiane furono di 121 morti, fra cui 6 ufficiali, 451 feriti e 1070 prigionieri; quelle degli Austriaci di 25 morti, 82 feriti e un centinaio di prigionieri.