BHAJA
. Villaggio del distretto di Poona, nella presidenza di Bombay, noto per un gruppo di grotte buddiste, del sec. I e II, scavate in una collina che soprasta le abitazioni.
Di esse vi è un chaitya o cappella che rimonta a circa il 175 a. C.; con quella di Bedsa, essa è il più antico esempio organico e completo di questo genere di costruzione sotterranea la cui pianta ricorda molto quella delle basiliche cristiane. Nel chaitya di Bhaja la navata principale è divisa dalle navatelle da una serie di pilastri senza base e senza capitello (base e capitello appariranno solo un secolo più tardi a Karli) che gira nell'abside formandovi così una specie di deambulatorio. Al posto dell'altare, nell'abside, vi è una piccola stupa, massiccio ricavato, come tutto il tempio, nella roccia. Lo stile dell'insieme e i particolari rammentano le costruzioni in legno.
Vi si trova anche un monastero sotterraneo (vihara o sangharama), che rimonta pure alla prima metà del secondo secolo a. C.; ed è quindi tra i più antichi esempî nel suo genere. Per quanto la sua disposizione sia molto irregolare, pure possiede tutti gli elementi che caratterizzano il vihara, cioè un certo numero di celle per i monaci, una sala di riunione e un vestibolo a colonne. In questo monastero si trovano alcune fra le più interessanti sculture indiane di questo periodo: nella sala di riunione, grandi figure di guerrieri in forte rilievo, nella parete orientale del vestibolo, due composizioni identificate nelle leggende di Surya e di Indra: il dio del sole sul suo carro circondato da figure femminili, e Indra, con gli attributi di dio della tempesta, sul suo elefante Airavata che sradica un albero.
Sono sculture in cui si scorge lo stesso studio di rappresentare direttamente, senza preconcetti intellettuali, la vita e la natura, caratteristico di questo periodo (sec. II a. C.) che ha dato le statue di Besnagar e di Parkhan. Nelle vicinanze del vihara v'è un gruppo di quattordici stupa ricavati direttamente dalla roccia, pure della stessa epoca.
Bibl.: A. K. Coomaraswamy, History of Indian and Indonesian Art, Londra 1927; O. Fischer, Die Kunst Indiens, Chinas und Japans, Berlino 1928; A. Springer, Die ausseereuropäische Kunst, in Handbuch der Kunstgeschichte, VI, Lipsia 1929.