Bhl
(BHL), s. m. inv. Sigla di Bernard-Henri Lévy, imprenditore, filosofo e giornalista francese.
• Il pensatore più glamour di Francia, «nouveau philosophe» un po’ incanutito, dopo essersi scaraventato nei primi capitoli con passo bersaglieresco contro i tartufismi di Hegel e di Marx, vuole sfracellare appunto il pensatore di Koenigsberg, «questo pazzo furioso del pensiero, questo arrabbiato del concetto». Compito ciclopico quello di annientare Kant. E BHL si appoggia, giudiziosamente e umilmente, sulla autorità di un collega. (Domenico Quirico, Stampa, 9 febbraio 2010, p. 40, Società e Cultura) • i manifestanti erano convinti che Lévy dovesse segretamente incontrare il libico Abdel Hakim Belhadj e il tunisino Rached Ghannouchi, «ovvero, se posso permettermi ‒ dice Bernard-Henri Lévy ‒, quel che di meno frequentabile esiste sulla scena politica libica da un lato e tunisina dall’altro. È una follia, credevano che volessi interferire nella giovane democrazia tunisina sulla base di voci infondate». Il complottismo si è scatenato e «Bhl» è diventato negli insulti degli islamisti «agente sionista» fino a «vampiro che si nutre di sangue arabo». (Stefano Montefiori, Corriere della sera, 3 novembre 2014, p. 27, Cultura) • [Michel] Onfray non aveva affatto detto quello che Valls si era deciso a mettergli in bocca. Intervistato dal settimanale «Le Point», si era limitato ad affermare: «Non mi sento vicino a Bernard-Henri Lévy o a Alain Minc, né a Jacques Attali, che, mi si dice, sono di sinistra. Dovrei per questo sentirmi vicino a intellettuali di destra? Chi sono costoro, peraltro? Ne deduca, se vuole, che preferisco un’analisi giusta di Alain de Benoist a un’analisi sbagliata di Minc, Attali o BHL e che preferirei un’analisi che mi sembrasse giusta di BHL a un’analisi che trovassi sbagliata di Alain de Benoist». (Stenio Solinas, Giornale, 12 dicembre 2015, p. 11, Attualità).
- Già attestato nel Corriere della sera del 27 novembre 1992, p. 35, Cultura (Ulderico Munzi), nella variante grafica BHL.