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BHUTAN

di Costantino Caldo, Luciano Petech - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)
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BHUTAN (VI, p. 854; App. III, 1, p. 230)

Costantino Caldo
Luciano Petech

La popolazione dello stato himalayano, che ammontava a 1.034.000 ab. nel 1969, ha un tasso d'incremento annuo stimato sul 2% ed è concentrata in prevalenza lungo l'asse est-ovest al centro del paese, in una fascia consistente in una serie di fertili vallate a orientamento meridiano. La densità media è di 21 ab. per km2. sui 45.000 km2 del territorio.

L'interesse degli studiosi per questo popolo si è acuito negli ultimi anni; molti documenti della storia bhutanese sono conservati nei dzong o monasteri, ma gran parte di questo patrimonio è stato danneggiato da incendi e terremoti. La maggioranza della popolazione è analfabeta, e leggere e scrivere è riservato alle classi degli scrivani e dei monaci. Questi ultimi, buddisti mahayana, sono istruiti nei numerosi monasteri, tra i quali il più grande è quello di Punakha che ospita oltre mille allievi lama. L'insediamento prevalente è costituito da piccoli villaggi; solo i centri di Punakha e Thimbu hanno qualche carattere urbano. L'abitazione rurale è costituita da un piano terreno, ove è ospitato il bestiame, un primo piano per le persone e una soffitta arieggiata per conservare cereali e altri prodotti.

L'economia bhutanese è basata essenzialmente sull'agricoltura, che pure occupa un'esigua parte della superficie (circa 1%), mentre le foreste ne ricoprono oltre un terzo. La produzione agricola nelle zone meno elevate, al sud, è costituita prevalentemente dal riso, cui si accompagna il mais e qualche frutteto. In montagna, nel nord, prevale la coltura dell'orzo, accompagnata dal sem, piccolo pisello nero, e dal yungdo, un tipo di rapa.

Le principali comunicazioni si svolgono con l'India, tramite due strade rotabili; la frontiera con il Tibet è invece chiusa e il tradizionale flusso di merci e persone è interrotto.

L'allevamento dello yak, seminomade, si esercita fin quasi a 5000 m nei mesi estivi, mentre in inverno gli animali vengono condotti sotto i 2500 m. Il governo, in cooperazione con l'Unione Indiana, ha tracciato le linee di uno sviluppo economico pianificato, con piani quinquennali (1961-65, 1966-70, 1971-76) finanziati quasi completamente da capitali indiani. In questo ambito si è tentata una politica sanitaria e scolastica, che stenta però a dare i suoi frutti; sono state inoltre costruite nuove strade per 1000 km.

Bibl.: V. H. Coelho, Sikkim and Bhutan, New York 1971; B. C. Olschak, Bhutan, land of hidden treasures, Londra 1971; R. Rahul, Modern Bhutan, New York 1972.

Storia. - È solamente da pochi anni che la storia del B. comincia a essere conosciuta nelle sue grandi linee. Fino agl'inizi del 17° secolo il B. non era che una regione marginale del Tibet senza un'organizzazione politica vera e propria. Poi una disputa interna della setta lamaista 'Brug-pa per la successione del suo capo portò alla fuga in B. (1616) del candidato soccombente Ṅag-dbaṅ-rnamrgyal (1594-1651). Questi diede al paese un'organizzazione ecclesiastica e un embrione di istituzioni statali; il paese ebbe il nome di 'Brug-yul da quello della setta dominante (Bhutan è il nome indiano). Dopo la morte del fondatore si ebbe una deleteria oscillazione nei sistemi di successione: eredità, elezione, incarnazione. Quest'ultima forma ebbe il sopravvento e dalla fine del 17° secolo il B. fu nominalmente retto da un'incarnazione di Ṅag-dbaṅ-rnamrgyal chiamata žabs-druṅ o rgyal-ts‛ab (Dharma Raja per gl'Indiani e gli europei). Il governo effettivo invece passò ben presto nelle mani di un reggente (sde-srid, Deb Raja per gl'Indiani), di solito laico, nominato per un periodo di tre anni e rappresentante gl'interessi dell'aristocrazia dominante; in quest'ultima emergevano i governatori dei sei distretti, di cui i più influenti erano quelli di Paro e di Tongsa.

Ripetuti tentativi del Dalai-Lama di sottomettere il B. al Tibet (1644-47, 1657, 1676-78) e altri interventi tibetani nelle beghe interne del paese (1714, 1731) non ebbero successo e il paese rimase indipendente dal punto di vista religioso come da quello politico. Nel 18° secolo si delineò una certa espansione verso sud, dove lo stato del Kuch Bihar nel Bengala settentrionale riconobbe per vari decenni l'alto dominio del Bhutan. Ciò condusse a un conflitto con gl'Inglesi, conclusosi col trattato del 1774 che respingeva i Bhutanesi nelle loro montagne. Ulteriori frizioni portarono a un'altra breve guerra (1864-65), che costò al B. qualche sacrificio di territorio, ma non l'indipendenza.

Nel frattempo il vecchio regime era degenerato in un'anarchia feudale, in cui l'autorità del sde-srid era quasi nulla e in cui perfino la Cina tentò d'intervenire. Infine la guerra civile del 1885 vide la vittoria definitiva del governatore di Tongsa, U-rgyan-dbaṅ-p‛yug (1861-1926). L'ultimo sde-srid (un grande lama) rinunciò all'ufficio nel 1905 e U-rgyan-dbaṅ-p‛yug, d'accordo col governo indiano, il 17 dicembre 1907 si proclamò sovrano ereditario ('Brug rgyal-po, Maharaja per gl'Indiani), ottenendo negli anni seguenti la sottomissione di tutti gli altri feudatari. L'ultimo žabs-druṅ morì nel 1933 e la sua reincarnazione non venne permessa. Un trattato concluso con l'Inghilterra nel 1910 riconosceva l'indipendenza interna del B., le cui relazioni con l'estero passavano però sotto il controllo inglese. Sotto il secondo sovrano 'Jigs-med-dbaṅ-p‛yug (1926-1952) la repubblica indiana, con il trattato dell'8 agosto 1949, assumeva la posizione già tenuta dall'Inghilterra e restituiva alcune strisce di territorio cedute dal B. nel 1865. Sotto 'Jigs-med-rdo-rje-dbaṅ-p‛yug (1952-1972), che nel 1963 assunse verso l'esterno il titolo reale, il B. fu ammesso all'ONU (1971).

Contemporaneamente venivano compiuti i primi passi verso una modernizzazione del paese. Nel 1952 veniva istituito una specie di parlamento (ts‛ogs-'du) e quattro anni dopo ebbero inizio riforme agrarie e sociali, quali l'abolizione del servaggio della gleba, costruzione di strade, ecc. Lo sviluppo economico si avvalse naturalmente dell'appoggio indiano, specialmente dopo la visita del primo ministro Nehru nel B. (1958). Queste innovazioni, per quanto modeste, non rimasero senza contraccolpi. Nel 1964 fu assassinato il primo ministro e poco dopo si ebbero un fallito colpo di stato e un attentato al sovrano. Ma ciò non fece che accelerare i tempi; e si ebbero costruzioni di ospedali, scuole, centrali elettriche, ecc. Nel 1968 il B. diventava formalmente una monarchia costituzionale. La politica progressista del sovrano, morto nel 1972, fu proseguita dal giovane figlio e successore 'Jigs-med-seṅ-ge-dbaṅ-p‛yug.

Bibl.: R. Rahul, Modern Bhutan, Delhi 1971; L. Petech, The rulers of Bhutan c. 1650-1750, in Oriens Extremus, 19 (1972), pp. 203-13.

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Vocabolario
ngùltrum
ngultrum ngùltrum s. m. [trascriz. della locuzione dngul-tam, che in un dialetto tibetano significa «moneta d’argento»]. – Unità monetaria del Bhutan.
bhutanése
bhutanese bhutanése ‹bu-› agg. e s. m. e f. – Del Bhutan, regno dell’Asia centromerid., sul versante sud dell’Himalaya orientale; come sost., abitante del Bhutan.
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