BHUTAN
(VI, p. 854; App. III, I, p. 230; IV, I, p. 258)
La popolazione dello stato himalayano è di 1.400.000 ab. secondo stime ufficiali (1988), con una densità media di 30 ab. per km2 sui 47.000 km2 del territorio. L'economia, arretratissima, è ancora prevalentemente basata sull'agricoltura, la quale, nonostante i progressi effettuati, non ha superato la dimensione della sussistenza. Attualmente il settore agricolo occupa circa il 95% della forza di lavoro complessiva, pur estendendosi su una porzione di territorio assai esigua (9% del territorio). Si coltivano riso (800.000 q nel 1988), frumento (160.000 q), mais (810.000 q), patate (500.000 q). L'attività zootecnica, incrementata, riguarda yak, pecore e capre.
Secondo i dati della Banca Mondiale il B. è uno dei paesi più poveri del mondo, con un reddito pro capite inferiore a 200 dollari USA (1989). Allo scopo di avviare un sia pur minimo progresso economico il governo − a partire dal 1961 − ha tracciato le linee di alcuni piani di sviluppo, finanziati per lo più dall'India e, in misura minore ma crescente, dagli Stati Uniti. Altri contributi provengono dai paesi del Piano di Colombo, cui il B. ha aderito. Tuttavia i risultati sono stati inferiori alle aspettative: modeste realizzazioni sono state compiute nel campo della sanità (sono state eliminate malattie endemiche quali il vaiolo e la malaria), dell'istruzione e delle comunicazioni (finora in totale sono stati costruiti 2200 km di strade). Il sesto piano di sviluppo (1987-93) ha come obiettivo primario un impulso dell'attività industriale e del settore energetico.
L'industria, se si eccettuano piccole aziende artigiane volte a soddisfare esigenze locali e a produrre oggetti artistici per il turismo, è pressoché inesistente. Debole è il commercio con l'estero, che si svolge quasi esclusivamente con l'India.
Contribuisce in modestissima parte alla formazione del prodotto nazionale lordo anche il turismo, che ha avuto inizio solo a partire dal 1974.
Bibl.: G. Van Strydouck, F. Pommaret-Imaeda, Y. Imaeda, Bhutan. Un reame dell'Himalaya orientale, a cura di G. Simonetti, Pero (Milano) 1984.
Storia. - Il re 'Jigs-med-sen-ge-dban-p'yug (Jime Singye Wangchuk), quarto sovrano del paese dal 1907, ha continuato la politica di modernizzazione delle strutture economiche, di accentramento amministrativo e di edificazione di uno stato nazionale.
L'autorità religiosa è rimasta all'interno della scuola lamaista Drukpa Kagyupa, ma lo Je Khempo, il capo abate, rappresenta il corpo monastico nel suo insieme, comprensivo dei monasteri di altre scuole religiose. Sul piano finanziario i monasteri dipendono dallo stato. La dzongkha fu promossa a lingua nazionale. L'ultimo censimento del 1969 fissò la minoranza nepali al 25%. La maggiore esposizione dei Nepali alle influenze del mondo politico indiano e nepalese pose problemi di carattere politico, così come la presenza di circa 7000 profughi tibetani, in gran parte ora cittadini bhutanesi, giunti nel 1959 e oltre dopo l'insuccesso delle rivolte nel Khams e a Lhasa. Pur in assenza di una costituzione scritta, il B. ha visto lentamente consolidarsi il ruolo dell'Assemblea Nazionale, Tshogdu, istituita nel 1953 e composta nel 1989 di 151 membri: 100 eletti dal popolo (i consigli di villaggio), 8 tra i monaci, 9 componenti il Lodoi Tsokde (il consiglio del sovrano) e il resto membri del governo e altri funzionari. Alla fine di settembre 1990, secondo alcune fonti, l'illegale Partito del Popolo del Bhutan (BPP), a maggioranza nepalese, ha organizzato nel Sud manifestazioni per la democrazia, brutalmente represse dalle forze governative.
Sul piano economico problemi essenziali sono rimasti l'insufficienza delle infrastrutture e la mancanza di capitali e di manodopera (cui spesso si fa ancora fronte mediante un sistema di corvées da parte degli abitanti dei villaggi, chunidom). In compenso il paese riceve i maggiori benefici economici dal progetto idroelettrico di Chukha (333 MW) utilizzato al 90% dall'India e da altri due progetti pure sponsorizzati dall'India. Lo sviluppo del turismo è stato limitato a fini di tutela del patrimonio artistico, culturale e naturale.
Sul piano educativo è stata sottolineata la rilevanza di un codice di comportamento nazionale, il Driglam Namzha, che si basa su consuetudini e leggi ereditate dal mondo buddhista, soprattutto Drukpa.
In campo internazionale il B. ha cercato di ampliare la propria autonomia dall'India che comunque è rimasta, anche in termini economici, il principale interlocutore del paese per i suoi programmi di sviluppo, la formazione dell'esercito e le infrastrutture. Dal 1971 il B. fa parte delle Nazioni Unite, nel 1985 fu promotore insieme al Bangla Desh del SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation) che unisce i paesi del Subcontinente indiano. Non ha invece rapporti formali con la Cina, ma dal 1984 si sono susseguiti annualmente incontri a Thimpu e a Pechino per dirimere le controversie di confine. Le popolazioni nomadi tibetane e del Nord B. hanno problemi di transumanza, per cui la questione rimane tuttora aperta.
Considerando la piccolezza del territorio e il numero dei suoi abitanti, la presenza di volontari internazionali rimane alta (oltre duecento), evidentemente per bilanciare la presenza indiana.
Bibl.: Kuensel, Weekly Newsbulletin dal 1965, dal 1986 National Newspaper, Thimpu; L. E. Rose, The politics of Bhutan, Ithaca 1977; N. Singh, Bhutan, a kingdom in the Himalayas, Nuova Delhi 1985; The Himalayas, profiles of modernization and adaptation, a cura di S. K. Chaube, ivi 1985; Permanent Mission of the kingdom of Bhutan to the United Nations, Report of the Ministry of Foreign Affairs to the 68th Session of the National Assembly, ottobre 1989.