BALBANI, Biagio
Nacque a Lucca il 23 maggio 1453 da Francesco. All'età di 15 anni, il 4 apr. 1468, il padre lo emancipò. Il giomo seguente, 5 aprile, il B. partì per Bruges, per andarvi a far pratica della mercatura nell'azienda commerciale del proprio fratello Giovanni, associato con Martino Cenami. Nell'anno 1469 il B. seguì il fratello a Lione, dove venne fondata una società sotto i nomi di "Giovanni Bernardini e Giovanni Balbani e C.". Quattro anni dopo, nel 1473, l'associazione fu disciolta avendo procurato ai soci poco utile. Il B. tornò indi a Bruges, dove fu socio per tre anni di Francesco Michaeli. Lasciato il Michaeli, egli si unì alla compagnia di "Reale Reali e Niccolò Bandini e C.", apportando al capitale sociale la somma di 500 fiorini correnti che aveva ottenuto come quota dell'eredità paterna all'atto dell'emancipazione.
Per decenni il B. fu uno dei principali animatori della vita della comunità lucchese di Bruges. Il 18 luglio 1478 sottoscrisse, assieme a undici concittadini, un progetto di riforma dello statuto di quella comunità mercantile che fu però approvato dal consiglio generale di Lucca solamente nel 1498. Nel 1480-1481 il B. fu console della nazione lucchese di Bruges.
Si avvicinava il termine del suo mandato quando scoppiò un grave conflitto giuridico, destinato a protrarsi fino al 28 nov. 1523, tra le nazioni italiane e le nazioni iberiche di Bruges (Biscaglia, Catalogna, Castiglia e Andalusia). Motivo del contrasto era la pretesa, avanzata dalle nazioni iberiche, di percepire un diritto di "avaria" di un grosso di Fiandra per ogni lira di grossi di valore sulle merci appartenenti a Veneziani, Lucchesi, Genovesi e Fiorentini che giungessero nei porti fiamminghi su navi di proprietà di armatori iberici. Il B. fu uno dei principali difensori della tesi delle comunità italiane nel corso del lungo processo che si svolse parte davanti agli scabini di Bruges, parte davanti a quelli di Anversa, parte, più tardi, davanti al gran consiglio di Mechelen (Malines).
Nel 1488 il B. si separò dalla società "Reali e Bandini", avendone tratto poco utile. Già dal 1484 il B. era stato raggiunto a Bruges dal nipote Bonaccorso di Paolo Balbani, il quale probabilmente rimase come corrispondente del B. quando costui nel 1489 fece ritorno a Lucca, conducendo allora in patria per la prima volta la moglie Filippa di Guglielmo Cenami - nata a Parigi e sposata al B. nel 1483 - e i due figli Carlo e Guglielmo, nati a Bruges. Nel 1484 Benedetto Buonvisi costituì assieme al B. una nuova società commerciale per Bruges, sotto il nome di "Biagio Balbani e C.", di cui il B. doveva essere direttore. Lasciando la famiglia a Lucca, partì subito per Bruges, dove ebbe come consocio per tre anni il nipote Bonaccorso. Nel 1493 si separò da Bonaccorso e si recò a Lucca per rinnovare l'associazione con il Buonvisi. Tornando a Bruges in quello stesso anno, condusse seco la moglie. Compì un nuovo soggiorno a Lucca nel 1497, con molta probabilità per rinnovare l'associazione. Al ritorno a Bruges condusse con sé il figlio primogenito tredicenne Carlo. L'altro figlio del B., Guglielmo, nel 1499, all'età di quattordici anni, fu inviato a Venezia presso la casa commerciale dello zio Pandolfo Cenami, ad apprendere l'arte della mercatura, e nel 1502 fu chiamato dal B. a Bruges. Nello stesso anno il B. compì un nuovo soggiorno a Lucca dove ricondusse il figlio Carlo. Ritornò a Bruges nel 1503 in compagnia del nipote Agostino di Giovanni Balbani che entrava come socio nell'azienda. Avendo sofferto in quell'anno di una grave infermità, il B. decise di rientrare definitivamente a Lucca, lasciando l'azienda di Bruges nelle mani di Agostino Balbani e dei figli di Benedetto Buonvisi. Il figlio del B. Guglielmo, inviato dal padre in quello stesso anno nell'azienda di Niccolò Buonvisi a Londra, morì in questa città il 16 dic. 1505.
A Lucca il B., che nel 1500 era rimasto vedovo, sposò nel maggio 1505 Ginevra di Luiso Guidiccioni. Si fece costruire una casa nel quartiere della vecchia dimora dei Balbani, ne acquistò un'altra da Filippo Calandrini e iniziò la costruzione di una casa di campagna a Vicopelago. Egli tenne presso di sé il figlio Carlo fino al 1507, quando lo inviò a Venezia presso Pandolfa Cenami. All'inizio di quell'anno il B. si recò in Fiandra, dove l'11 febbraio, davanti al magistrato di Anversa, fece, in nome del concittadino Niccolò Morovelli, una dichiarazione concernente un negozio di panni serici che era stato concluso sul mercato brabantino. Fu quello l'anno dei fallimento di Bonaccorso Balbani di Bruges, e il viaggio del B. fu forse in relazione con questa circostanza. In quel periodo il B. possedeva ancora la propria casa di Bruges. Vi abitò il nipote e socio Agostino Balbani, fino a che rimase associato all'azienda del B. e dei Buonvisi di Bruges. Nel gennaio del 1508 la società di Bruges fu riformata nella ragione sociale per il distacco di Agostino. Nello stesso tempo a Lucca fu aperta la bottega di "Niccolò e Carlo Balbani e C.", alla quale erano associati, oltre al figlio del B., Carlo, che ne teneva la direzione, anche Niccolò di Paolo Balbani e Silvestro Lamberti.
Il B. tornò un'altra volta in Fiandra nel corso del 1515: tra il 28 marzo e il 28 luglio di quell'anno assisté alla fase più importante del processo per il diritto di "avaria", contro le nazioni iberiche, che si svolgeva davanti al tribunale di Mechelen e fece una deposizione decisiva a sostegno delle comunità italiane.
Dopo il suo ritorno a Lucca, nel 1504, il B. aveva cominciato a prender parte alle attività di governo. Fu eletto nel 1504 a far parte del Gran consiglio, carica che gli fu in seguito rinnovata per varie volte, nel 1506, 1509, 1511, 1513 (non fu rieletto nel 1515 perché si trovava a Bruges), 1516, 1518, 1520 e 1522. Fu gonfaloniere di giustizia nel 1507, 1511, 1514 e 1518; altre quattro volte fu membro del Collegio bimestrale degli anziani: nel 1509, 1512, 1516, 1520. Fece parte dell'Uffizio dell'abbondanza nel 1513, e ne mise in ordine bilanci e scritture. L'11 dic. 1520 fu eletto nel Collegio dei tre segretari. Fu ancora estratto per il Gonfalonierato nel 1523, ma era già spirato fin dal gennaio di quell'anno.
L'unico figlio che gli sopravvisse, Carlo (1484-1551), fu - così lo definisce Turco di Agostino Balbani nella sua Cronaca - "homo di poco governo e superstitioso". Nel 1515 egli continuava a dirigere la bottega lucchese intitolata a "Niccolò e Carlo Balbani e C.". È probabile che gli affari dell'azienda fossero in seguito poco buoni, perché nel 152o Niccolò alienava immobili e ipotecava campagne nel Lucchese e il 23 ag. 1523 Carlo stipulava un accordo con i propri creditori per 2.443 ducati. Egli cedette poi - forse per sfuggire ai sequestri - tutti i suoi beni residui alla moglie Caterina di Paolo Bernardini che si impegnava a mantenere i figli. Nel maggio 1529 Carlo Balbani continuò a cedere i beni allora dati in garanzia ed altri immobili alienò nel 1531, 1534 e nel 1541. Ciò non gli impedì di essere eletto dieci volte all'Anzianato tra il 1515 e il 1537, e 13 volte nel Consiglio generale tra il 1512 e il 1541. Le sue cinque figlie entrarono in convento. L'unico figlio maschio, Guglielmo, aderì invece alla religione riformata ed esulò da Lucca nel 1555.
Fonti e Bibl.: Genève, Bibl. publique et universitaire, Libro dei dignissimi ricordi delle nostre famiglie, raccolti da V. Burlamacchi, Cronaca della famiglia Balbani, ff.4-7; Lucca, Bibl. governativa, ms. 1103, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi, Famiglia Balbani, ff.37, 44, 49, 50, 126; Arch. di Stato di Lucca, Riformagioni, reg. 32, f. 116; Ibid., Anziani al tempo della libertà, vol. 766; Lucca, Arch. notarile, Notaio G. Piscilla, vol. 39, ff. 3-6v; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, a cura di C. Minutoli, in Arch. stor. ital., s. 1, X (1847), suppl., p. 229; M. Mazzolani, I Balbani nella Germania Inferiore, in Bollett. stor. lucchese, X(1938), pp. 18-23; M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del '500, Torino 1962 (ed. prov.), pp. 110 s.