BIGOIO, Biagio
Allo stato attuale delle conoscenze sappiamo che il B., figlio di Bonaventura, originario di Ferrara, svolse la sua attività di costruttore unicamente a Padova, spesso nell'orbita di un altro emiliano, Lorenzo Pardi da Bologna, che portò in tale città i modi della rinascenza architettonica.
Nell'ultimo lustro del sec. XV Lorenzo da Bologna era impegnato alla costruzione della chiesa padovana di S. Maria del Carmine, in un primo tempo insieme con Pietro Antonio degli Abbati da Modena, successivamente con un certo, non meglio identificato, Bertolino da Brescia. L'ultimo progetto della chiesa realizzato da Lorenzo risale al 1499; pochi anni dopo Lorenzo rinuncia al lavoro e Bertolino muore: subentra loro il B. in seguito ad un contratto stipulato il 15 maggio 1503 dal notaio Giovanni da Codalunga. Purtroppo non si possiede il testo del contratto, del quale si hanno notizie in un istrumento tardivo del 16 sett. 1523, cosicché è impossibile sapere con precisione a quale punto fossero i lavori al momento dell'intervento del Bigoio. Risulta, tuttavia, indubbio che il piano dell'organismo architettonico fosse già impostato: infatti le misure dell'edificio e la disposizione delle cappelle laterali combaciano quasi esattamente con la descrizione offertaci dal contratto di Lorenzo del 1499. L'incarico dunque del B., in questo caso, non dovetteessere quello di creare, ma di realizzare un progetto precedente. Sappiamo inoltre che s'interessò della cupola Pietro Antonio degli Abbati, dal che è legittimo ricavare che l'intervento del B. dovette limitarsi alla navata e non alla zona presbiteriale. Il documento del 1523 testimonia che a tale anno la costruzione dell'edificio era già portata a termine, ma non sappiamo da quanto tempo. Il B., nel 1504, è ancora legato in qualche modo con Lorenzo: infatti il 5 agosto stipula un contratto con i frati di S. Francesco di Padova per la costruzione del dormitorio (Lorenzo, contemporaneamente, era impegnato nella chiesa del convento). Ma gli accordi non furono portati a termine: il 2 genn. 1511 il contratto del 1504 fu rescisso.
Una diretta impronta del B. può reperirsi in un noto edificio padovano: la Loggia del Consiglio.
Nel 1496 Annibale Maggi da Bassano vinse il concorso, cui parteciparono anche Lorenzo da Bologna e Pietro Antonio degli Abbati, per tale costruzione. I lavori cominciarono, probabilmente, quasi subito, ma proseguirono assai lentamente, perché assai spesso i denari all'uopo assegnati venivano impiegati per spese straordinarie. Nel marzo del 1501 intervenne nei lavori il Bigoio. Si cominciò quindi a discutere sull'opportunità di apportare talune modifiche al progetto del Maggi: nel 1504, anno in cui veniva a morte lo stesso Maggi, si decise di mutare, per esempio, l'aspetto della facciata, con l'abolizione dei poggioli. Ma i lavori proseguivano sempre molto a rilento e, successivamente, per la guerra della lega di Cambrai, vennero praticamente sospesi, per essere ripresi nell'anno della pace di Noyon (1516), sempre sotto la direzione del Bigoio. Per il decennio successivo si hanno notizie che attestano le sollecitazioni del Consiglio per la costruzione della sua Loggia. Nel 1528essa era già avanti, ma ancora senza tetto. Dovette essere terminata senz'altro nel 1533, quando furono ceduti al Sacro Monte di Pietà i pochi legnami avanzati. Nell'anno 1530appare più volte nei documenti relativi ai pagamenti il nome di un architetto famoso, il Falconetto. Dalle notizie che possediamo crediamo sia legittimo affermare, però, che la maggior parte dei lavori di costruzione della Loggia debba essere riconosciuta al B.: poco tempo dopo, infatti, l'inizio dei lavori, egli vi intervenne, con modifiche al primitivo progetto; quando subentrò il Falconetto, la struttura della Loggia doveva già essere stata pressocché portata a termine, se nel 1528mancava praticamente solo la copertura. D'altronde, la storiografia concorda con tale attribuzione, anche se sul nome dell'architetto della Loggia padovana sorsero equivoci: gli storiografi padovani sono concordi, infatti, nell'attribuirla a maestro "Biagio ferrarese", mentre scrittori locali (come il Brandolese) e storici famosi (come il Burckhardt) confusero il B. con Biagio Rossetti, forzando oltre misura la cronologia di questo grande maestro ferrarese.
In questa costruzione appare evidente come il B. fosse legato ai moduli della Rinascenza, quale si era venuta definendo nell'area emiliana e soprattutto a Ferrara; e, quantunque poco noto, per la creazione della Loggia padovana, notevole esempio di equilibrio strutturale in un ritmo lento e ampio, egli assume nella storia dell'architettura padovana del Rinascimento un posto di non trascurabile importanza.
Fonti e Bibl.: P. Brandolese,Pitture sculture architetture ed altre cose notabili a Padova, Padova 1795, p. 172; J. Burckhardt,Il Cicerone, Firenze 1952, p. 247; P. Paoletti,L'architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, Venezia 1893, II, p. 287, n. 4; G. Rusconi,La Loggia del Consiglio di Padova, in Padova, IX (1935), n. 4, pp. 32-47; G. Padovani,Architetti ferraresi,Rovigo 1955, pp. 72-73; C. Gasparotto, S. Maria del Carmine di Padova, Padova s.d. (ma 1955), pp. 169, 176 s., 401 s. (documenti); M. Checchi-Gaudenzio-L. Grossato,Padova (guida ai monumenti e alle opere d'arte), Venezia 1961, pp. 456, 498; G. Lorenzoni,Lorenzo da Bologna, Venezia 1963, pp. 42, 43, 78, 98; A. Sartori,L'altare del Sardi in S. Francesco di Padova, in Mem. dell'Acc. Patavina di scienze,lettere e arti, cl. di scienze mor., lett. e arti, LXXVII (1964-65), pp. 532, 542-544 (docum.).