DE LELLIS, Biagio
Il nome di questo architetto minore del primo Settecento napoletano, attivo negli anni dal 1724 al 1752, di cui si ignorano precisi dati biografici, è legato, allo stato attuale degli studi, soprattutto all'edilizia realizzata nella capitale all'avvento di Carlo di Borbone. Soltanto una notizia, infatti, è anteriore al 1734 ed è relativa al suo progetto, di un decennio innanzi, per l'altare maggiore e due porte nella chiesa di S. Caterina (Mormone, 1963 e 1970).
Nell'ambito della produzione architettonica registratasi a Napoli immediatamente prima e dopo la venuta del nuovo sovrano, il D. ebbe, dunque, un ruolo non trascurabile di esecutore e di tavolario dipendente dal Sacro Regio Consiglio, probabilmente "senza, soldo". Gli sforzi compiuti da lui e dai suoi colleghi furono inequivocabilmente concentrati sul prevalente ed urgente bisogno di porre riparo al disastro cagionato dal terremoto del 29nov. 1732. Poi, l'arrivo di Carlo di Borbone e le esigenze del suo seguito e del patriziato locale riuscirono ad imprimere una svolta all'economia delle opere in atto. Queste ultime, prima finalizzate al prioritario obiettivo del consolidamento delle membrature compromesse, finirono per essere improntate sempre più al rinnovamento ed ampliamento dei volumi esistenti. Ma, essendo l'industria impegnata principalmente nel recupero del vecchio patrimonio, le costruzioni ex novo furono abbastanza limitate.
Al biennio 1734-35 sono riconducibili modesti incarichi dati al D. dal Sacro Regio Consiglio (Fiengo, 1983, pp. 145 s.).
Nello stesso tempo, il D. fu molto richiesto ed apprezzato come libero professionista, a cominciare dal monastero di S. Chiara, che lo incluse tra i propri ingegneri ordinari, affidandogli la sistemazione di fabbricati al Carmine, a S. Aniello a Caponapoli ed agli Orefici. Inoltre, curò i restauri del conservatorio delle "figliole" di S. Gennaro, rifece il prospetto dell'attigua chiesa, progettò e diresse le trasformazioni degli immobili urbani del canonico Nunziante Visconti a Donnalbina, di Nicola Assante nella via di S. Teresa degli Spagnoli, di Anna Marzati al Mercato, del conservatorio di Loreto al Pendino e del monastero di S. Maria del Buon Successo (ibid., pp. 145-47).
Pure da sottolineare per gli anni in questione sono le opere, eseguite sotto la sua responsabilità, relative agli accomodi dei palazzi del Ponte di Tappia, di Piedigrotta, di Posillipo e della Riviera di Chiaia di Adriano Calà de Lanzina y Ulloa, duca di Lauria, presidente del Sacro Regio Consiglio, consigliere di Stato e delegato della Reale Giurisdizione, alla soprelevazione della residenza estiva di Giuseppe Odoardi, presidente della Regia Camera, ad Ercolano ed alla costruzione della dimora di Giuseppe Rubinaccio alla Salute (ibid., pp. 145-47).
Sempre nel 1734, il D. era già tecnico di fiducia, con regolare stipendio, delle case di S. Giacomo (chiesa, convento, ospedale e banco) e della Concezione (chiesa e convento), le quali, insieme a varie abitazioni private, occupavano il vasto isolato compreso tra via Toledo e l'area antistante Castelnuovo; complesso edilizio che, com'è noto, subì una radicale metamorfosi tra il 1819 ed il 1825. Il D. espletò l'incarico con continuità per circa un ventennio, avendo come collaboratore Agostino De Lellis (per il quale, come per Pietro De Lellis, vedi Fiengo, 1977, pp. 15, 35, 36; 1983, pp. 87, 143) e sovrintendendo ai lavori di vario ordine che in questo periodo si resero necessari.
In tal senso, si segnalano soprattutto quelli (1735) d'ampliamento dell'archivio del banco - per cui, secondo la consuetudine dell'epoca, espressero pareri gli autorevoli architetti Domenico Antonio Vaccaro e Luca Vecchione - che si svolsero sotto la vigile presenza del soprastante Benedetto Ros (Fiengo, 1983, pp. 143 s.).Alle sue idee e all'esecuzione dei maestri Bartolomeo e Ciro Scala si devono, infine, molte macchine per luminarie, innalzate, per ordine della corte, davanti alle ricordate chiese della Concezione e di S. Giacomo, allo scopo di concorrere alla generale definizione degli apparati da festa eretti per celebrare il re, in occasione del trionfale ingresso nella capitale, dell'incoronazione e del ritorno dalla vittoriosa spedizione in Sicilia (ibid., pp. 143 s.).
Esistono soltanto altri due riferimenti all'attività del D. come libero professionista e concernono restauri di case presso S. Marco dei Lanzieri, nel 1737 (Mormone, 1963 e 1970), e all'Arenella di Alessandro Giuseppe Grimaldi, nel 1748 (Fiengo, 1977, p. 35). Invece, in qualità di tavolario, approntò, nel quinto decennio del secolo, con l'ingegnere Casimiro Vetromile, una perizia per la villa d'Elboeuf di Portici (Alisio, 1959) e partecipò, nel 1744, con il collega Alberto De Pompeis, all'opera di sistemazione della strada Napoli-Gaeta, programmata in previsione della partenza di Carlo per la campagna militare culminata con la battaglia di Velletri e del trasferimento della consorte Maria Amalia e della infanta Maria Giuseppa Carmela nella fortezza gaetana. Dovendosi allora rifare il ponte sul fiume Garigliano, il D. ideò una "macchina galleggiante", per consentire alla regina un comodo traghettamento (Strazzullo, 1982).
Fonti e Bibl.: G. Alisio, Le ville di Portici, in Ville vesuviane del Settecento, Napoli 1959, p. 183; R. Mormone, Docum. per la storia dell'architettura napoletana del '700, in Napoli nobiliss., III (1963), p. 121; Id., Architettura a Napoli (1650-1734), in Storia di Napoli, VI, Cava dei Tirreni 1970, p. 1148; G. Fiengo, Gioffredo e Vanvitelli nei palazzi dei Casacalenda, Napoli 1976, p. 230; Id., Documenti per la storia dell'architett. e dell'urbanistica napoletana del Settecento, Napoli 1977, pp. 15, 35 s.; Id., L'attività edil. a Napoli agli inizi del regno di Carlo di Borbone, in Antichità viva, XXI (1982), pp. 28 s., 32; F. Strazzullo, Fragmenta historica, in Settecento napol., Napoli 1982, pp. 370 s.; G. Fiengo, Organizzazione e produzione edil. a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp. 33, 82, 85, 87, 143-47.