FALCIERI, Biagio
Figlio di Giovanni, nacque a Brentonico (ora provincia di Trento, ma a quel tempo appartenente alla diocesi di Verona e alla Repubblica di Venezia) il 17 luglio 1627 (Rognini, 1978) e non nel 1628, come è riportato dalle fonti. La prima notizia relativa alla sua lunga e feconda attività pittorica risale al 1650, quando venne pagato per l'esecuzione della pala con la Madonna col Bambino e i ss. Romedio e Carlo della chiesa di S. Romedio di Fontechel (Brentonico; questa come le successive notizie tratte da indagini archivistiche, se non diversamente indicato, sono comunicazioni orali di L. Rognini).
Dopo la morte del padre (1652), indicato più volte come "massaro" della Compagnia della Ss. Trinità, si trasferì a Verona e intorno al 1667 dipinse il perduto soffitto della chiesa di S. Bernardino a spese della famiglia Gherardini (Pighi, 1887). Tra il 1668 e il '70 dipinse a Mirandola gli affreschi, anche questi perduti, della galleria Nuova della reggia del duca Alessandro II Pico della Mirandola (cfr. Dal Pozzo, 1718), per il quale il pittore eseguì anche un ritratto (cfr. P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Pico della Mirandola, tav. n. n.). Molto apprezzato e richiesto dai committenti veronesi, il F. è ricordato in un elenco dei pittori membri dell'Accademia di Verona steso da Carlo Sferini tra il 1671 e il '75 (Rognini, 1978, p. 294). Il 25 apr. 1677, in occasione dell'atto dotale della futura moglie Isabetta Lavorni, risulta abitare nella contrada veronese di S. Silvestro (Brenzoni, 1972); si sposò il 30 maggio successivo.
Il 28 ag. 1678 la Compagnia del Rosario approvò "il disegno degli ornamenti in pittura ed architettura proposti dal pittore" (Cipolla, 1881) per la cappella del Rosario in S. Anastasia.
La lunetta con la Natività di Gesù, ricordata come opera del F. fin dal Lanceni (1720, I, p. 46) e attualmente in situ, è quindi collocabile cronologicamente dopo quest'ultima data. Sbaglia pertanto il Cipolla (1881) nel negare totalmente l'intervento del pittore nella fase esecutiva della decorazione della cappella.
Il 13 nov. 1679 era padrino di battesimo di Giacomo, figlio del lapicida veronese Dionisio Lumi. Fra il 1682 e il 1683 dipinse in collaborazione con l'amico Carlo Sferini per 200 ducati le ante dell'organo di destra del duomo, commissionate dal vescovo di Verona Sebastiano Pisani (II); il 21 dic. 1683 fu nominato padrino di battesimo del primogenito di Santo Prunato (Rognini, 1978). Fra il 1684 e il 1685 dipinse alcuni quadri perduti per la chiesa del Redentore; mentre fra il 1686 e il 1687 datò gli affreschi delle stanze della villa Acquarone detta la Musella a San Martino Buon Albergo (Verona; cfr. Comini Muscojona, 1978). Chiamato insieme col Prunato dai nobili Canossa il 22 sett. 1687, stimò i 387 quadri di quella galleria (Tisato Premi, 1978-79). Dall'iscrizione seicentesca presente sul verso dell'unico disegno sicuramente autografo, conservato presso la Fondazione e museo Miniscalchi Erizzo di Verona (Inv. Dss. 136), si deduce che nel 1688 il F. affrescò una sala del palazzo Pellegrini, oggi non identificabile con sicurezza (cfr. Marchini, 1976-77, e Marinelli-Dillon, 1978).
Il foglio è costruito con ampiezza di impianto e macchinosità teatrali tipiche di questo momento del suo percorso artistico.
Fra il 1688 e il 1689 decorò il parapetto dell'organo di S. Caterina Martire raffigurante le storie della stessa santa. Il 5 nov. 1689 stimò con il pittore S. Brentana alcuni quadri di Battista D'Angolo detto del Moro e di G. B. Amigazzi del convento dei Ss. Giuseppe e Fidenzio per la vendita al collezionista F. Bonduri (Rognini, 1978) e l'anno successivo eseguì un'altra perizia per alcuni dipinti dell'Orbetto (Alessandro Turchi) provenienti dal medesimo convento. Nel 1690 dipinse l'Ecce Homo per la cappella della Croce a S. Luca, nell'agosto del 1691 affrescò prospettive nella villa già Lonardi a Poiano (Verona) e nel 1694 lavorò alla volta del coro di S. Caterina Martire, tutte opere perdute. Dello stesso 1694 (2 novembre) è l'incisione firmata raffigurante un Miracolo di s. Gaetano (Verona, Museo di Castelvecchio), tratta dalla tela commissionatagli dal marchese Gherardini per la cappella dedicata a quel santo nella chiesa di S. Nicolò. L'incisione costituisce un prezioso termine ante quem per la datazione del grande quadro. Il 17 giugno del 1700 stimò con il Brentana un dipinto dell'allievo Santo Prunato eseguito per la cappella del Collegio dei notai di Verona (Magagnato, 1966).
Morì il 3 apr. 1703 a Verona, nella parrocchia di S. Silvestro. L'atto di morte, riportato dal Brenzoni (1972), lo proclama "pictor celebris" d'anni 75. Da questo documento deriva l'errata data di nascita. Tre anni più tardi morì anche la moglie.
Sebbene il Dal Pozzo (1718, p. 174) ricordi i "molti comodi lasciati a' suoi eredi", non sono stati rintracciati nei documenti nomi dei suoi figli. Pittore eclettico e poliedrico, di gran fama presso i contemporanei, allievo a Verona di Giacomo Locatelli e a Venezia di Pietro Liberi, il F. monopolizzò le commissioni veronesi della seconda metà del '600, contribuendo così a rafforzare i legami culturali tra Verona e Venezia. Poco è rimasto di un catalogo enorme di dipinti e affreschi in città e in provincia ricordati dalle fonti. Delle molte opere eseguite per le più importanti chiese, oltre quelle già citate, sono rimaste: a Verona, la grande tela del Concilio di Trento in S. Anastasia e la scenografica volta della chiesa di S. Leonardo; a Brentonico, la pala dell'Addolorata nella chiesa di S. Rocco; a Povegliano (Verona), nella parrocchiale, due Ultime Cene e la Pala di s. Antonio da Padova, già nella chiesa della Madonna dell'Uva secca; a Villanova di San Bonifacio (Verona), nella chiesa di S. Pietro, l'Apparizione di Cristo a s. Brigida, già a Verona in S. Maria in Organi e a Villimpenta (Mantova), nella parrocchiale, quattro tele raffiguranti i Ss. Giovanni, Andrea, Pietro e Michele. Non sembrano particolarmente convincenti le attribuzioni al F. giovane di due tele della cappella di S. Antonio in S. Fermo Maggiore a Verona avanzate di recente da E. M. Guzzo (Francesco Paglia, in Brixia sacra, XVIII [1983], p. 126). Autografo è invece, con tutta probabilità, il S. Antonio in adorazione del Bambino Gesù nella chiesa di S. Rocco a Brentonico.
Fonti e Bibl.: B. Dal Pozzo, Le vite de' pittori degli scultori, et architetti veronesi, Verona 1718, pp. 174 s., 256; G. B. Lanceni, Ricreazione pittorica o sia Notizia universale, delle pitture nelle chiese, e luoghi pubblici della città e diocesi di Verona, Verona 1720, I, pp. 33, 44, 46, 48, 130 s., 214, 224, 227, 331; II, pp. 6, 85, 88, 101, 108, 166 e passim; G. B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, I, Verona 1749, pp. 157, 318; II, ibid. 1749, pp. 563, 604; III, ibid. 1750, pp. 22, 28, 49 e passim; G. B. Cignaroli, Serie de' pittori veronesi, in Cronica ... di Verona... da Pier Zagata. Supplementi, Verona 1749, II, 2, p. 218; I. Bevilacqua Dell'Oratorio, Mem. della vita di Giambettino Cignaroli eccellente pittor veronese, Verona 771, p. 7; Verona, Bibl. civica, ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture, e sculture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona alla destra dell'Adige; rilevato nell'anno 1803; Nuovo Diario veronese ecclesiastico civile e scolastico per l'anno 1810; Verona s.d., p. 37; A. Bartsch, Le peintre graveur, XXI, Vienne 12, 21, pp. 135 ss.; Indicazione delle fabbriche, chiese, e pitture di Verona o sia Guida per li forestieri, Verona 1827, pp. 19, 22, 39, 42; S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori, pittori, II, Milano 1831, p. 41; Breve notizia storica della chiesa di S. Bernardino di Verona dei pp. minori osservanti di S. Francesco, Verona 1837, p. 9; Verona, Bibl. civica, ms. b 108: A. Monga, Pittori veronesi. Carteggio [metà XIX sec.]; Breve notizia storica della chiesa di S. Bernardino in Verona, Verona 1861, p. 8; C. Bernasconi, Studi sopra la storia della pittura italiana dei secoli XIV e XV e della scuola pittorica veronese dei medi fino a tutto il secolo XVIII, Verona 1864, pp. 368 s.; A. 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