GEMINELLI, Biagio (Biagio da San Gemino)
Probabilmente originario di San Gemini (nel Ternano), nacque intorno al primo quarto del XIV secolo.
Canonico della cattedrale di Orvieto, il 29 genn. 1354, benché provvisto dei soli ordini minori, il G. fu creato vescovo di Pesaro a seguito della mancata ratifica da parte di papa Innocenzo VI dell'elezione di Francesco, arcidiacono di Ancona, fatta dal capitolo pesarese. Con l'elevazione del G. il papa intendeva mettere fine alla lunga vacanza del pastore, durante la quale la diocesi aveva subito gravi ingiurie e ingenti perdite finanziarie. L'8 maggio dello stesso anno, certamente rispondendo a una richiesta del G., il papa gli concesse la piena facoltà di scegliere uno o più sovrintendenti che lo assistessero nelle nuove funzioni cui era stato chiamato.
A Pesaro rimase, senza lasciare - a quanto sembra - alcun ricordo di sé, fino al 21 ag. 1357, quando, per la morte del vescovo Biagio, suo omonimo, il G. fu creato dal papa presule di Chiusi; Innocenzo VI, considerando il suo operato pesarese, si diceva fiducioso che potesse "utiliter regere et feliciter gubernare" anche questa Chiesa.
Della sua permanenza a Pesaro prima e a Chiusi poi rimane traccia nei registri vaticani di Obligationes et solutiones, dove troviamo la registrazione dei pagamenti pro communi servicio effettuati tramite il suo procuratore "Nicolaus" di Osimo, canonico ravennate, il 19 maggio 1354 e il 17 marzo 1362.
Nulla è dato di sapere sulla sua attività alla guida della diocesi di Chiusi, che nel 1383, secondo Eubel (p. 403), fu affidata a Giacomo de' Tolomei, teologo francescano, né si hanno notizie sulla posizione assunta dal G. nel corso dei primi anni dello scisma d'Occidente iniziato nel 1378 con l'elevazione al soglio pontificio di Bartolomeo Prignano con il nome di Urbano VI, e la contrapposta elezione di Roberto da Ginevra, papa con il nome di Clemente VII. Il 16 apr. 1386 Clemente ordinò il suo trasferimento alla diocesi di Lindo (nell'isola di Rodi), ma una lettera del G., datata 24 nov. 1386 e indirizzata alla Repubblica di Siena (Italia sacra, III, col. 641) testimonia in modo indiretto che a quell'epoca egli non si era ancora recato in quella lontana diocesi.
Un'epistola redatta nel corso dell'undecimo anno di pontificato di Urbano VI (trascritta purtroppo non interamente in Reg. Vat. 311) attesta che il papa investì il canonico napoletano "Iohannes Maurus" dell'incarico di provvedere ai crediti e debiti lasciati da "Blasius bonae memoriae episcopus Clusinensis": il G. doveva essere era già morto quindi nel 1388 - data presunta dell'epistola - e non doveva avere mai obbedito alle decisioni prese sul suo conto da Clemente VII.
Fratello del G. era l'arciprete orvietano Paolo da San Gemini che, stando alle fonti documentarie, lavorò al servizio del G. quando questi era vescovo di Chiusi.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Camerale, Oblig. et sol., regg. 22, cc. 156v, 210v; 35, c. 21r; Schedario Garampi, voll. 42, c. 108v; 58, cc. 178v-179r; Reg. Vat., 225, c. 41rv; 226, c. 193rv; 232, c. 44rv; 311, c. 485v; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 860; III, ibid. 1718, coll. 641 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica…, I, Monasterii 1913, pp. 195, 307, 395; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XII, s.v. Chiusi et Pienza, col. 750.