LONGO, Biagio
Nacque a Laino Borgo, presso Cosenza, il 4 febbr. 1872 da Luigi e da Caterina Caputo. Conseguito il diploma di studi classici a Cosenza, con una borsa di studio, frequentò l'Università di Roma dove si laureò in scienze naturali nel 1895. Successivamente fu assunto presso l'istituto botanico di Roma come assistente e poi aiuto di R. Pirotta finché, conseguita la libera docenza, ebbe un incarico di insegnamento.
Nel 1906 vinse la cattedra di botanica all'Università di Siena, dove rimase per nove anni, fino a quando, nel 1915, fu chiamato all'Università di Pisa, dove fu preside della facoltà di scienze dal 1926 al 1929. Dopo aver rinunciato, nel 1925, alla cattedra di botanica a Roma, nel 1929 si trasferì a Napoli, dove assunse la direzione dell'istituto botanico e della stazione sperimentale per le piante officinali.
I primi studi scientifici del L. furono volti ad approfondire la conoscenza della flora calabrese e di altre regioni dell'Italia centrale e meridionale: percorse con attente indagini importanti territori calabresi come la valle del fiume Lao (Contribuzione alla flora calabrese, in Annuario del R. Istituto botanico di Roma, IX [1902], pp. 125-168) e la Sila (Nuova contribuzione alla flora calabrese, in Annali di botanica [Roma], 1905, vol. 2, pp. 169-183); effettuò inoltre esplorazioni in Campania, Basilicata, Abruzzo, Toscana. Si trattò essenzialmente di studi floristici che fornirono al L. l'occasione per interessanti approfondimenti sistematici sulla base di osservazioni anatomiche, come nel caso del pino loricato del Pollino e della Montea (Intorno al Pinus leucodermis "Ant.", ibid., 1906, vol. 4, pp. 115-131), pianta della penisola balcanica presente in Italia soltanto in poche località della Calabria e della Basilicata, fino ad allora erroneamente attribuito a una specie molto più comune nell'Appennino calabrese e in Sicilia, il pino silano (Pinus laricio Poir.). Questi studi gli permisero anche di fornire numerosi dati sulla distribuzione di interessanti piante spontanee della flora dell'Italia centrale e meridionale, come nel caso della primula di Palinuro (Contribuzione alla conoscenza della vegetazione del bacino del fiume Lao, in Annuario del R. Istituto botanico di Roma, IX [1902], pp. 257-276), nota fino a quel momento solo sulle coste rocciose calcaree della Campania meridionale e osservata dal L. sulla costa della Calabria settentrionale.
I lavori più significativi del L. furono quelli relativi alle ricerche nel campo anatomico ed embriologico, indirizzo prevalente della scuola botanica di Roma diretta da Pirotta; in particolare gli studi sullo sviluppo del tubetto pollinico nelle Angiosperme, condotti inizialmente proprio in collaborazione con Pirotta.
Partendo dalle osservazioni su una fanerogama parassita di alcune specie alofite del Mediterraneo (Osservazioni e ricerche sul Cynomorium coccineum L., in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze matematiche, fisiche e naturali, s. 5, IX [1900], pp. 150-152), il L. e Pirotta descrissero le differenti modalità di sviluppo del tubetto pollinico nel raggiungimento degli ovuli, proponendo una nuova terminologia al riguardo ("basigamia", "mesogamia", "acrogamia"). Le osservazioni fatte sulle Cucurbitacee (Ricerche sulle Cucurbitacee e il significato del percorso intercellulare [endotropico] del tubetto pollinico, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Memorie, cl. di scienze, fisiche, matematiche e naturali, s. 5, IV [1903], pp. 523-549) dimostrarono l'inesattezza delle teorie che proponevano di attribuire un significato filogenetico ai diversi percorsi del tubetto pollinico, legati invece, secondo quanto dimostrato dal L., semplicemente alla sede di produzione e al tipo di sostanze chemiotattiche secrete dal gametofito femminile.
All'embriologia il L. dedicò uno studio sulle modalità di nutrizione dell'embrione, fornendo, grazie alla sua visione biologica, come evidenziato da T. Dolcher (I lavori di embriologia vegetale in Italia negli ultimi 100 anni, in F. Pedrotti, 100 anni di ricerche botaniche in Italia, Firenze 1988, I, p. 223), personali interpretazioni sulla possibile funzione trofica del tubetto pollinico o degli austori di origine endospermica nelle prime fasi di sviluppo dell'embrione (Osservazioni e ricerche sulla nutrizione dell'embrione vegetale, in Annali di botanica [Roma], 1905, vol. 2, pp. 373-396). Ulteriori contributi alla ricerca embriologica vennero dai lavori sulla poliembrionia, sulla partenocarpia e sulla possibilità di cambiamento di sesso in alcune piante dioiche.
Il L. si occupò anche di sistematica e della complessa biologia fiorale del fico con osservazioni, sviluppate nel corso di circa dieci anni di lavoro svolto in Toscana, Calabria e Lazio, sui legami con gli Insetti pronubi, raccolte in articoli pubblicati tra il 1905 (Acrogamia aporogama nel Fico domestico [Ficus carica L.], ibid., III [1905], pp. 14-17) e il 1924 (Ulteriori risultati della seminagione del caprifico, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXXIII [1924], 2, pp. 228 s.).
Feconda fu l'attività di ricerca condotta dal L. nell'ambito della botanica farmaceutica, materia che aveva assunto grande interesse durante il primo conflitto mondiale per l'aumentata richiesta di piante officinali sul mercato nazionale da parte delle industrie. In particolare, durante il periodo napoletano, in qualità di direttore della stazione sperimentale per le piante officinali, il L. dedicò i suoi studi alla risoluzione di problemi relativi alla coltivazione di specie indigene e alla acclimatazione delle specie esotiche. Tali studi sono registrati nelle relazioni annuali, pubblicate in una sezione apposita del Bullettino dell'Orto botanico della R. Università di Napoli; i risultati delle ricerche sulle piante officinali gli valsero l'invito a tenere un ciclo di conferenze presso l'Università di Buenos Aires e una relazione (El cultivo de plantas medicinales, Buenos Aires 1935) in una sessione in suo onore presso l'Academia nacional de medicina de Buenos Aires.
Le piante officinali di cui si occupò il L. insieme con i numerosi collaboratori che operavano presso la stazione, furono in particolare il papavero da oppio (Papaver somniferum L.), la canapa indiana (Cannabis indica L.), la digitale (Digitalis purpurea L.) e il piretro (Chrysanthemum cinerariaefolium Vis). Nel suo lavoro sulla coltivazione in Italia del papavero da oppio, fino a quel tempo importato dall'Oriente, il L. sottolineò l'importanza economica che tale coltura avrebbe potuto assumere per l'estrazione sia di morfina sia di altri prodotti secondari. Quanto alla canapa indiana, utilizzata come droga per i suoi principî attivi, il L. ne indagò soprattutto i caratteri sistematici riuscendo a indicare le differenze di questa specie con la canapa sativa (Cannabis sativa L). Sulla coltivazione e sull'utilizzo industriale delle piante farmaceutiche il L. presentò anche un disegno di legge alla Camera dei deputati (cfr. Atti parlamentari, Camera dei deputati, XXVIII Legislatura, sess. 1929-30, Disegni di legge e relazioni, n. 611).
All'attività di ricerca il L. affiancò la direzione organizzativa nei diversi istituti botanici presso i quali operò. A Siena, in particolare, si dedicò all'allestimento di un laboratorio di botanica, che considerava indispensabile struttura di completamento di un moderno orto botanico; a Pisa curò i lavori di ristrutturazione dell'Orto botanico e a Napoli portò a compimento la costruzione dell'edificio attualmente sede del dipartimento di biologia vegetale.
La personalità scientifica del L. è connotata da una visione ecologica assai moderna. Egli si fece infatti promotore di iniziative che anticiparono alcune fondamentali problematiche riguardanti la conservazione della natura. Durante l'attività presso l'Orto botanico di Siena diede grande impulso alla coltivazione di piante spontanee e alla raccolta dei loro semi, fortemente convinto dell'importanza dell'impiego di specie spontanee nelle opere di rimboschimento, al fine di impedire l'introduzione di piante estranee ai paesaggi italiani (Sopra un pino del Monte Pisano, in Annali di botanica [Roma], 1920, vol. 15, pp. 59-61). Profondo conoscitore e amante della natura calabrese, si fece promotore dell'istituzione di un parco nazionale della Calabria (Per un istituendo parco nazionale in Calabria, in Riv. calabrese, II [1920], p. 5).
Collocato a riposo nel 1942, si ritirò a Roma nel 1948, dove morì il 29 nov. 1950.
Nel 1902 aveva vinto il premio Carpi per la botanica, nel 1907 aveva ricevuto la medaglia d'oro della Società delle scienze detta dei XL, nel 1915 il premio reale per le scienze biologiche dell'Accademia dei Lincei, nel 1939 era stato nominato accademico d'Italia. Nel biennio 1929-30 era stato presidente della Società toscana di scienze naturali.
Opere. Un repertorio completo dei lavori scientifici del L. - circa 130 pubblicazioni - è in B. L. e la scienza botanica, a cura di C.S. Tucci - T. Barletta - M. Guarino, Castrovillari 2002 (al L. dedicato in occasione del convegno "B. L.: un lainese esegeta del territorio calabro lucano", Laino Borgo… 2001). Si ricordano: Cambiamento di sesso nell'Idesia polycarpa Maxim, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXVII (1918), 2, pp. 368-371; Sulla partenocarpia, in Riv. di biologia, II (1920), 6, pp. 597-609; Importanza della coltivazione delle piante officinali esotiche acclimatabili nel nostro Mezzogiorno, in Bull. dell'Orto botanico della R. Università di Napoli, vol. X, 1930, 2, pp. 9-16; Ricerche sulla poliembronia, in Annali di botanica (Roma), 1917, vol. 14, pp. 151-162; La coltivazione del papavero da oppio in Italia, ibid., XI (1932), 2, pp. 11-19; Sulla canapa indiana (Cannabis indica Lam.), in Bull. dell'Orto botanico… di Napoli, 1936, vol. 13, pp. 17-30.
Fonti e Bibl.: Necr., in G. Catalano, in Rendiconto dell'Acc. delle scienze fisiche e matematiche (Soc. di scienze, lettere ed arti di Napoli), s. 4, XVIII (1951), pp. 1-19; R. Ciferri, in Arch. botanico, s. 3, XXVII (1951), pp. 54-63; R. Parisi, in Boll. della Società dei naturalisti in Napoli, LX (1951), pp. 19-32. A. Chiarugi, B. L., in Atti della Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, Appendice, 1957, pp. 47-58; G. Catalano, Storia dell'Orto botanico di Napoli, in Delpinoa, XI (1958), pp. 123-131; V. Giacomini, B. L., in Atti dell'Acc. Pontaniana, n.s., XI (1962), pp. 441-451; Id., Nel centenario della nascita di B. L.(1872-1972), in Annali di botanica [Roma], 1972, vol. 31, pp. 223-228; E.M. Cappelletti, Un secolo di ricerca farmacobotanica in Italia, in F. Pedrotti, 100 anni di ricerche botaniche in Italia (1888-1988), Firenze 1988, I, p. 926; II, p. 249; B. L. botanico, in Apollinea. Riv. bimestrale del territorio del parco nazionale del Pollino, V (2001), dicembre, pp. 1-32.