PESCIOLINI, Biagio
– Figlio di Iacopo di Biagio, venne battezzato l’8 novembre 1535 a Prato. Tra il 1548 e il 1562 fece parte della Compagnia dell’Arcangelo Raffaello presso S. Agostino, nei cui registri è citato col nomignolo di ‘Izi’ attribuito pure ad altri membri della sua famiglia. Nello stesso periodo frequentò probabilmente la scuola dei chierici della Pieve, dove si insegnava anche la musica. Ricevette l’ordinazione sacerdotale non più tardi dell’aprile 1561.
Con delibera comunale del 22 agosto 1561 Pesciolini venne eletto cantore e maestro di cappella nella cattedrale di Volterra; contestualmente gli fu affidata la cappellania della Fraternità. Tra le sue mansioni (remunerate con un salario fisso di 30 scudi e 18 sacchi di grano l’anno più altre retribuzioni accessorie) rientravano anche la celebrazione della messa in giorni stabiliti e l’insegnamento quotidiano di musica e canto. Nei primi tempi della permanenza a Volterra alloggiò nel convento di S. Agostino, di cui era abate fra Bernardo da Fivizzano, un organista che gli chiese di istruire al contrappunto suo nipote, fra Agostino. Dopo cinque mesi di lezioni Pesciolini citò in giudizio l’abate perché saldasse il conto delle lezioni (41 lire e 10 soldi): l’abate lo controcitò, reclamando a sua volta 80 lire per l’alloggio e altri servizi erogati dal convento, tra cui il trasporto dell’acqua, la fornitura di legna, torce e carta da musica. Nell’agosto 1566 Pesciolini venne inoltre citato da fra Mauro da S. Gimignano perché gli pagasse un debito contratto giocando a bocce. Il 25 ottobre 1568 si dimise da ogni incarico a Volterra.
Durante la permanenza volterrana Pesciolini diede alla luce il Primo libro di madrigali a 5 e 6 voci (Venezia, Girolamo Scotto, 1563) offerto a Pier Francesco Ricci, proposto di Prato e intimo di Cosimo de’ Medici. I componimenti poetici intonati appartengono perlopiù al Petrarca (di cui in apertura è posta la sestina A qualunque animal alberga in terra) e al Sannazaro, che vi compare con due liriche, su cinque, mai prima d’allora musicate: il sonetto Senza ’l mio sol in tenebr’ e martiri e la sestina Non fur le stelle mai sì chiare in cielo.
Il 22 aprile 1569 Pesciolini ottenne dal Consiglio generale del Comune di Prato (anche grazie a una lettera di raccomandazione di Cosimo de’ Medici) la nomina quinquennale a maestro di cappella della Pieve con una retribuzione di 25 scudi l’anno. Istruire i giovani alla musica rientrava tra i suoi obblighi, ma non vi si adattò mai volentieri. Il 23 maggio 1572 ebbe il titolo di cappellano dell’Assunta sull’altare del Cingolo. Nel 1576, sostenuto dal cardinal Ferdinando de’ Medici, proposto della Pieve, divenne canonico soprannumerario. Sebbene lo scarso zelo nelle incombenze professionali gli causasse molti richiami, Pesciolini venne riconfermato alla guida della cappella fin quando, nell’aprile 1581, non fu licenziato con voto unanime di gonfaloniere e priori del Comune per la negligenza nell’insegnamento e le numerose assenze non autorizzate (l’episodio più recente riguardava un suo viaggio a Venezia senza licenza). Lo sostituì il prete Francesco Baccellini. Ma nel giugno 1582 il cardinale Medici sollecitò il reintegro di Pesciolini, che difatti ritornò a mezzo servizio con Baccellini. A distanza di un anno, però, il Consiglio stabilì di non riconfermare nessuno dei due maestri, deliberazione sconfessata da gonfaloniere e priori che vollero mantenere almeno Pesciolini nell’impiego, con due terzi del salario, affiancandolo al sacerdote Filippo Crocetti per l’istruzione musicale di base dei fanciulli. Intanto, grazie all’interessamento del cardinal Ferdinando, Pesciolini ricevette un canonicato effettivo. Ancora nel luglio 1584 perdurava il malcontento del Consiglio: soltanto il favore del cardinale unito ai tentennamenti di gonfaloniere e priori e alla risoluzione interlocutoria dei Nove Conservatori di Firenze consultati apposta (che rinviarono l’esonero dei due musicisti finché non fossero riconfermati o venissero scelti i successori) fece sì che Pesciolini e Crocetti restassero al loro posto fino al 1589. Pare comunque che in quegli anni le esecuzioni della cappella pratese fossero al limite del decoro, sia per l’inadeguatezza dell’organista sia per il chiacchiericcio continuo dei canonici. Quando però nel settembre 1588 si insediò il nuovo proposto, il cardinal Alessandro de’ Medici, Pesciolini guidò «tutta la musicha di vocie, cornette et tronbe [sic], che fu cosa nobilissima, buona et bella» (Cerretelli, 2002, p. 26).
Nel frattempo, a fine 1584, Pesciolini era stato sorpreso con una prostituta, catturato e multato; inoltre nel marzo-aprile 1585 era stato trattenuto nel palazzo della Prepositura con l’accusa di ospitare in casa una fanciulla disonesta, la diciassettenne mugellana Dianora Casati, la quale, interrogata, dichiarò tuttavia di essere semplicemente a servizio di Pesciolini.
Il magistero di Pesciolini a Prato cessò a metà ottobre 1590; all’epoca il suo stipendio ammontava a 30 scudi l’anno. Gli succedette il fiorentino Antonio Mogliani. In seguito Pesciolini fu commissario del Capitolo (1593 e 1610; già lo era stato nel 1585), commissario supplente (1602), soprintendente al coro (1608), una carica, questa, istituita dal nuovo proposto Filippo Salviati.
Pesciolini si fece apprezzare dai contemporanei come compositore ingegnoso. Ne decanta la maestria nei contrappunti doppi, specie in quelli all’improvviso, Antonio Brunelli, suo successore alla Pieve di Prato dal 1608. Inoltre Ludovico Zacconi, nei Canoni musicali, menziona i quattro canoni enigmatici (cioè dei rompicapo musicali scritti in parole che spetta agli esecutori ricostruire in note) elaborati da Pesciolini in occasione del battesimo di un Medici, forse Cosimo II (1590), e ne risolve uno, Tu celi pandis abscondita. Testimonianza di tal vena artificiosa è pure il madrigale Cosa non vada più come solea: secondo quanto rivela la didascalia, ognuna delle sue cinque voci ne cela un’altra «che si canta per movimenti contrari», ossia si può eseguire il pezzo com’è scritto oppure invertendo le parti (ad esempio: la voce più grave diventa la più acuta) e, entro ciascuna parte, capovolgendo la direzione degli intervalli melodici (il movimento ascendente diventa discendente). Si tratta di un gioco studiato perché vi si rispecchi il senso dei versi musicati, tratti da un sonetto del Bembo in cui è raffigurato il mondo alla rovescia. Questo madrigale conclude il Terzo libro a 6 voci (Venezia, Gardano, 1581) indirizzato al suo patrono Ferdinando de’ Medici al pari del precedente, oggi mutilo, Secondo libro de madrigali a 6 voci (Venezia, figliuoli di Antonio Gardano, 1571). E se i versi di Petrarca e Sannazaro continuano a spiccare nel Secondo libro, e la forma preminente è ugualmente quella del sonetto, nel Terzo predomina l’epigrammaticità di madrigali poetici moderni, perlopiù adespoti.
Ai due proposti della Pieve succeduti a Ferdinando de’ Medici il compositore offrì le pubblicazioni successive, entrambe sacre: al cardinal Alessandro la raccolta di Missae, Motecta ut dicunt … itemque Canones et caetera, id genus, ad musicam spectantia fino a 12 voci conformi alle direttive del Concilio tridentino (Venezia, Gardano, 1599); a monsignor Salviati il volume di Motetti, Messa, Magnificat ... con alcune altre musiche studiose di nova invenzione da 5 a 10 voci (Venezia, 1605).
Pesciolini era benestante: possedeva quattro case a Prato (stando all’inventario dei beni stilato post mortem) e con gli interessi maturati da un suo investimento fornì una dote di 60 scudi a una tale Baccina di Giovanni del Cinque.
Morì a Prato il 13 agosto 1611.
Fonti e Bibl.: Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 559: L. Zacconi, Canoni musicali, cc. 125r-133v; A. Brunelli, Regole et dichiarationi di alcuni contrappunti doppii utili alli studiosi della musica, Firenze 1610, [p. 5]; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 174; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker, VII, 1902, pp. 387; F. Vatielli, I “Canoni musicali” di Ludovico Zacconi, Pesaro 1905, p. 31, rist. anastatica in Id., Un musicista pesarese nel secolo XVI (Ludovico Zacconi), Bologna 1968; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, 1929, p. 261; G. Giani, Maestri di musica in Prato, in Archivio storico pratese, III (1920), p. 109; R. Fioravanti, La musica a Prato dal Duecento al Novecento, Prato 1973, p. 48; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, 1988, p. 659; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XIX, pp. 482 s.; Maraviglioso et Armonico Concento. Studi e ricerche per B. P. (1535-1611), a cura di R. Becheri, Prato 2002 (in particolare: C. Cerretelli, Messer Biagio Pesciolini musico eccellente, pp. 11-101); Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, coll. 371 s.; L. Wuidar, Les “Geroglifici musicali” du Padre Lodovico Zacconi, in Revue belge de musicologie, LXI (2007), p. 80; Id., Canons énigmes et hiéroglyphes musicaux dans l’Italie du 17e siècle, Bern 2008, pp. 208-216; K. Schiltz, ‘Ut luna’: the moon and the mensuration signs in Renaissance music, in Dutch Journal of Music Theory, XV (2010), pp. 43 s., 46, 51; J. Kurtzman - A. Schnoebelen, A Catalogue of Mass, Office and Holy Week music printed in Italy 1516-1770, in Journal of Seventeenth-Century Music (JSCM) Instrumenta II, 2013 (http://sscm-jscm.org/instrumenta/instrumenta-volumes/instrumenta-volume-2/).