ROSSETTI, Biagio
Architetto, morto a Ferrara nel 1516. Lavorò con Pietro Benvenuti, detto degli Ordini, all'ampliamento del palazzo Schifanoia (1467-69) a Ferrara, e rinnovò anche un palazzo di Teofilo Calcagnini, cortigiano di Borso d'Este. Architetto e ingegnere ducale, trasformò l'aspetto di Ferrara con un piano regolatore e con edifizî insigni; nel 1494, innalzò il S. Francesco che, danneggiato ripetutamente dai terremoti, fu poi risarcito in più parti; costruì S. Maria in Vado, cominciata già nel 1495 su disegno d'Ercole Grandi, e le chiese di San Vito, di S. Gabriello e di S. Silvestro con gli annessi conventi. Il coro del duomo risale agli anni 1498-1500. Si trovano anche ricordi del ripristino di S. Spirito e di S. Maria degli Angeli. Il R. disegnò e diresse parecchie costruzioni civili e raggiunse l'eccellenza della sua arte nel palazzo dei Diamanti e in quello di Ludovico il Moro. Condusse a termine con grandiosa larghezza di vedute la cosiddetta "addizione erculea", ideata da Ercole I.
Invitato fuori di Ferrara, il R. fornisce il disegno per la loggia del Consiglio in Padova, eseguita dopo la sua morte, nel 1523, ma attende anche a opere di fortificazione a Modena e altrove nonché ai restauri dei palazzi estensi a Venezia.
Nel palazzo Schifanoia sono certamente del R. il portale a due ordini e gli eleganti archivolti di laterizio delle finestre. La castigatezza dello stile rossettiano si scopre nell'originale campanile di S. Giorgio (1485). Il palazzo dei Diamanti, che si chiama così dalle 12.600 bugne appuntite che lo rivestono (v. ferrara, XV, tav. IV) fu cominciato nel 1492-93, e rimase il modello delle fabbriche posteriori. Ricco e semplice nella porta ad arco (v. bugnato, VIII, p. 62), nella scarpata e nel doppio ordine di finestre rettangolari, ha un elegante poggiuolo d'angolo, e le candeliere scolpite del pilastro che unisce i due prospetti si citano, insieme con i finissimi capitelli della loggia interna, per la straordinaria vaghezza dell'intaglio. I caratteri del primo Quattrocento si conservano nelle lisce superficie della facciata di S. Francesco, che ha nel secondo piano le lente volute di raccordo, le quali contrastano con quelle di S. Maria in Vado e di S. Benedetto. L'interno a croce latina è diviso in tre navate da colonne su cui s'impostano gli archi. Nel 1498 s'iniziano i lavori della crociera e dell'abside semicircolare del duomo, dove la maturità artistica del R. s'attiene alla nitidezza del disegno e al gusto impeccabile delle curve e degli ornati. Il transetto muta interamente l'icnografia originale e l'alzato del tempio, ma il maestro segue le direttive del suo secolo e continua a dare saggi luminosi della propria perizia nell'incompiuto palazzo di Lodovico il Moro (1500-1503) e in altre opere nelle quali il prudente classicismo approfitta dei consigli dell'arte veneziana, senza alterare la sobria armonia e la finezza ornamentale delle concezioni davvero inconfondibili.
Bibl.: A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VIII, ii, Milano 1924; G. Padovani, B. R., in Atti e memorie della Dep. ferr. di storia patria, XXIX (1931); Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).