UGOLINI, Biagio.
– Nacque a Vitorchiano, diocesi di Bagnorea, attualmente centro di piccole dimensioni in provincia di Viterbo, da Orazio e da Laura Mattei, probabilmente appartenenti alla borghesia cittadina, nell’aprile del 1702. La figura di Ugolini è sempre stata misteriosa: sono state di volta in volta confuse le date e i luoghi di nascita e morte, e il nome (frequente la lezione ‘Ugolino’). Tuttora, per la sua conoscenza dell’ebraico, viene ritenuto spesso erroneamente un converso. A Vitorchiano Ugolini ebbe modo di fare la prima conoscenza con il mondo ebraico, dal momento che sotto la protezione pontificia nel paese fiorì tra Cinque e Seicento una piccola comunità, simile a quella più nota di Bagnoregio e in rapporti con essa.
Non si sa nulla della sua prima formazione, ma intorno ai diciotto anni era a Padova, allievo di Domenico Lazzerini, abate e professore di greco ed eloquenza all’ateneo patavino. Qui strinse amicizia con Francesco Benaglio, ed entrò in contatto con esponenti del ghetto, che gli fornirono probabilmente le prime nozioni di lingua e cultura ebraica. La figura di Mošes Ḥayyim Luzzatto (1707-1746) attirava l’attenzione europea sul piccolo, ma antico ghetto cittadino, rafforzandone i contatti, non sempre cordiali, con il ghetto veneziano. Ugolini entrò nelle grazie della famiglia di Marco Foscarini, futuro doge, divenuto nel 1745 uno degli uomini più ricchi di Venezia, e fu precettore di uno dei nipoti di Foscarini, forse Sebastiano. Fu quindi senz’altro vicino a quello che fu uno dei protagonisti del Settecento veneziano, nonché fondamentale nel legame veneziano con il mondo austriaco.
Ugolini viene ricordato esclusivamente per la sua unica opera a stampa, da lui ideata e realizzata, cui lavorò traducendo diversi scritti da lingue antiche e moderne, un unicum nel pur ricchissimo panorama editoriale veneziano del Settecento. Si tratta del Thesaurus antiquitatum sacrarum, una summa di religione, letteratura e altre opere ebraistiche, che non aveva per dimensioni e scopo nessun antecedente (almeno per quel che riguarda l’ebraismo), e che, probabilmente per l’incerto e controverso status della Qabbalah all’inizio del Settecento, escludeva appunto i soli scritti cabbalistici della raccolta.
Si tratta di 34 volumi in folio, pubblicati dal 1744 al 1769 da due tra i maggiori stampatori ed editori veneziani, prima Giovanni Gabriele Hertz, poi Sebastiano Coletti. L’opera comprende 492 voci, suddivise in 14 sezioni tematiche: Feste, vol. I; Antichità ebraiche in generale, voll. II-IV; Geografia, voll. V-VI; Sacerdoti e templi, voll. VII-XIII; Midrashim, voll. XIV-XVII; Talmud, voll. XVIII-XX; Rituali e sinagoghe, vol. XXI; Sette e proseliti, vol. XXII; Divinità delle genti, vol. XXIII; Legge ebraica, voll. XXIV-XXVII; Monete, vol. XXVIII; Costumi, matrimonio e medicine, voll. XXIX-XXX; Poesia e musica, voll. XXXI-XXXII; Morte e sepolture, vol. XXXIII; e infine un volume, XXXIV, totalmente dedicato a quattro indici, uno biblico, uno dei termini ebraici, uno degli autori e l’ultimo dei soggetti. Il tutto impaginato in due colonne, con l’ebraico privo di punti massoretici, per un totale di circa 40.000 colonne di testo, una media di 1200 colonne per volume, un’impresa monumentale, in grado di rivaleggiare con l’Encyclopédie per lo sforzo editoriale profuso, capostipite di consimili imprese tipiche del secolo dei lumi (si pensi solo a Ludovico Antonio Muratori). L’opera divenne immediatamente ben nota in tutta Europa, pur avendo un prezzo altissimo. Ancora a metà Ottocento James Darling la riprendeva nella sua fondamentale Cyclopaedia bibliographica, ove ne dà un indice dettagliato. Ma non solo per questo il Thesaurus è impresa titanica; lo è anche per la profusione di carte geografiche, illustrazioni, mappe, tra cui quelle bellissime e monumentali di Francesco Griselini, anch’egli nella cerchia di Foscarini, che sedeva tra i Riformatori dello Studio di Padova, l’organo istituzionale che nel settembre del 1743 diede il privilegio di stampa all’opera. È ipotizzabile che il Thesaurus potesse contare sul sostegno economico dello stesso Foscarini, erede unico di un’immensa fortuna familiare nel 1745, ma soprattutto grande erudito, brillante e prolisso oratore, sempre a caccia di manoscritti di autori classici, latini e greci, e dal 1735, di ritorno dalla sua importante legazione a Vienna, nominato storiografo della Repubblica.
Il Thesaurus è opera molto moderna, concepita nel segno del principio di tolleranza del secolo dei lumi, e mira a una conoscenza delle reciproche somiglianze e differenze tra ebraismo e cristianesimo, senza mostrare mai segni di giudeofobia esplicita. In tale senso si pone nel solco di un rinnovato interesse tra Sei e Settecento per lo studio ‘neutrale’ dell’ebraismo, mentre la letteratura cattolica controriformistica (per esempio, Paolo Segneri e Giovanni Pietro Pinamonti) facevano della religione ebraica ancora una volta l’oggetto di attacchi mirati e sistematici. Occorre poi ricordare che Venezia era stata luogo di formazione di ebraisti come Leone Modena e Simone Luzzatto, che avevano fatto conoscere in modo discreto e moderato i rituali ebraici al mondo gentile scrivendo in italiano, e che il mondo biblico poteva vantare conoscitori formidabili, come quel Benedetto Marcello che aveva messo in musica i Salmi nei primi decenni del Settecento, e che probabilmente tramite i Foscarini era in contatto con Ugolini.
Per comprendere il modus operandi di Ugolini, basti pensare che cercava di racchiudere in un volume tutti gli scritti sul tema dell’età moderna, ma anche delle età classica e medievale, che aveva a disposizione, e che probabilmente riusciva a procurarsi grazie alle reti di conoscenze e venditori di Foscarini. Per esempio, il volume XXXIII, ultimo della raccolta e dedicato naturalmente, com’era nello stile delle enciclopedie, alla morte e ai rituali fune-bri, include le Regole del pianto rituale di Maimonide, tradotte dallo stesso Ugolini in latino; e poi opere di ebraisti cristiani quali Martin Geier e Johann Nicolai, e un saggio conclusivo dello stesso Ugolini, una Dissertatio de veterum Hebraeorum et reliquarum gentium, praesertim Graecorum et Romanorum, funere et praeficis.
Pur nel ricorso a fonti di varie epoche e provenienza, l’opera tuttavia è forse sbilanciata a favore degli ebraisti cristiani contemporanei, inglesi, francesi, italiani e olandesi, con una presenza relativamente minore di autori ebrei. Occasionalmente Ugolini entrò in polemica con alcuni di loro, in particolare, nel 1748, con Christian Schoettgen, sulla questione dei rapporti tra ebraico e siriaco.
La sua fama di studioso gli fece ottenere un incarico nel 1767 da parte dei magistrati ad pias causas, la stesura di un Piano per l’educazione dei nobili, materia di cui era evidentemente esperto, in vista dell’istituzione del Collegio di S. Marco, che si inseriva nel quadro delle tardive riforme in materia di istruzione avviate nella sua fase finale dalla Repubblica, con esiti incerti sia a Venezia sia a Padova.
Morì nel 1775 e fu sepolto a San Canziano. Il suo testamento fu a favore della famiglia Pasta, nella persona di Zan Paulo Pasta. Si trattava di una famiglia di recente nobiltà presso cui verosimilmente Ugolini prestò la propria opera di precettore.
Fonti e Bibl.: Inediti di Ugolini si trovano in Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Cicogna, 1108/3; il testamento in Archivio di Stato di Venezia, Testamenti, Notaio Alberto Lorenzo, b. 13, 12, e in Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Foscarini, Portfolio XII, 19; un dettagliato Piano per l’educazione dei nobili si trova in due codici identici, il primo in Venezia, Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia, Mss. Cl. IV, CCCCXLIX, e il secondo presso la Biblioteca del Museo Correr, Ms. V, 2515, cc. 23-42.
Notizie biografiche dettagliate in S. Rotta, Un avversario della pena di morte: Cesare Malanima, in Studi in memoria di Giovanni Tarello, I, Milano 1990, pp. 467-540 (in partic. pp. 485-490 e passim); P. Bernardini, Note per la ricostruzione della biografia e dell’attività letteraria di storiografia di B. U. (1702-1775), in Studi veneziani, n.s., XXX (1995), pp. 211-236, ove si trova anche trascritto l’inedito Considerazioni circa lo stato presente dell’Europa, datato 17 agosto 1772, e tratto dai manoscritti del fondo Foscarini a Vienna, brogliaccio tipico da precettore. Sul Thesaurus si veda A. Vivian, B. U. et son Thesaurus antiquitatum sacrarum: bilan des études juives au milieu du XVIIIe siècle, in La République des lettres et l’histoire du judaisme antique XVIe-XVIIIe siècles, a cura di C. Grell - F. Laplance, Paris 1992, pp. 116-146; G.G. Stroumsa, A new science: the discovery of religion in the Age of Reason, Cambridge (Mass.) 2010, passim; M. Andreatta, Collecting hebrew epitaphs in the early modern age: the Christian hebraist as antiquarian, in Jewish books and their readers, a cura di S. Mandelbrote - J. Weinberg, Leiden 2016, pp. 260-288 (in partic. pp. 282-286). Sulle mappe nel Thesaurus, C. Tonini, La monumentale Palestinae Tabula Geographica di Francesco Griselini al Museo Correr di Venezia, in Geostorie. Bollettino notiziario - Centro italiano per gli studi storico-geografici, XXV (2017), 2-3, pp. 117-151, passim. Sulla riforma degli studi a Venezia in riferimento a Ugolini, A. Barzazi, Gli affanni dell’erudizione. Studi e organizzazione culturale degli ordini religiosi a Venezia tra Sei e Settecento, Venezia 2004, passim. Sul commercio librario in ambito ebraico, D. Ruggerini, Un protagonista del commercio librario nell’Italia dei lumi: Moïsè Beniamino Foà (1730-1821), tesi di dottorato, Università di Bologna, XXV ciclo, a.a. 2012-13, passim. L’intero testo del Thesaurus è stato recentemente digitalizzato, http://sammlungen.ub.uni-frankfurt.de/freimann/content/titleinfo/ 5975665 (17 febbraio 2020).