ESTE, Bianca Maria d'
Nacque il 18 dic. 1440 dal marchese Niccolò (III), signore di Ferrara, e da Anna de' Roberti. Sorella di Leonello, di Borso e di Ercole, la E. venne educata secondo le usanze di corte da un maestro personale, Antonio da Casteldurante, e manifestò una certa inclinazione per lo studio delle lingue greca e latina e per la poesia. Dei versi che probabilmente scrisse non è rimasta alcuna traccia, mentre ci restano numerose testimonianze dei suoi studi e delle sue letture. In alcuni documenti, conservati negli archivi di casa Este, vengono annotate dal 1448 in poi le spese di acquisto e di legatura di alcuni libri destinati alla E.: una grammatica greca, opere di Cicerone e di Virgilio, un manoscritto contenente una miscellanea di opere di umanisti, un romanzo francese, il Gothofre de Boion, ed altri ancora.
Per le sue caratteristiche di crudizione e di eleganza, oltre che per essere così stretta familiare dei signori di Ferrara, venne lodata da due letterati dei tempo: Francesco Filelfo e Tito Vespasiano Strozzi. Filelfo le inviò da Milano una lettera il 27 maggio del 1462, dove la elogia per i suoi studi e per il suo ingegno, e per il modo di comporre alcune sue epistole la ritiene superiore ad Ortensia, figlia dell'oratore Ortensio. Tito Vespasiano Strozzi le dedicò un elogio in poesia, nel quale vengono espressi sostanzialmente i medesimi concetti della lettera di Filelfo, ed altri versi che si trovano nel VI libro del suo Eroticon.
Il signore di Urbino Federico da Montefeltro aveva stabilito il matrimonio di E. con suo figlio Buonconte; questi però morì all'età di quattordici anni. Iniziarono quindi intorno al 1466 le trattative fra gli Este ed i Pico. della Mirandola per concludere il matrimonio con Galeotto, già signore di Mirandola. Lo sposalizio venne celebrato nel 1468 e le cerimonie avvennero sia a Ferrara sia a Mirandola, con lo sfarzo che il casato dei due sposi richiedeva in quel tempo. Delle cerimonie ci restano testimonianze nelle cronache coeve ed in uno degli affreschi della stanza dei mesi in palazzo Schifanoia a Ferrara.
Dopo il matrimonio la E. si trasferì a Mirandola, dove il marito era in conflitto con il fratello Antorimaria; continuò comunque a seguire gli avvenimenti della corte ferrarese, sia quelli politici sia quelli mondani. Nel 1476 accompagnò la cognata Eleonora d'Aragona a Venezia con una grande comitiva, nel 1487 partecipò a Bologna al matrimonio fra Annibale (II) Bentivoglio e la nipote Lucrezia d'Este, e nel 1491 a quello fra Alfonso d'Este ed Anna Sforza.
Nel 1489 la E. si ammalò gravemente, ma essendo stata colpita Mirandola dall'interdetto papale, a causa del conflitto fra Galeotto ed il fratello Antonmaria, fu necessario chiedere al papa una dispensa particolare per permetterle di ricevere i sacramenti. Riavutasi dalla malattia, si impegnò a seguire le vicende della Mirandola, fino al punto che dal 1491 svolse più volte le funzioni del marito quando questi doveva assentarsi. Nel 1497 lacopo Filippo Foresti da Bergamo pubblicò il De plurimis claris, sceletisque [sic!] mulieribus, nel quale è contenuto un ritratto della Este. Nel febbraio del 1499 raggiunse Ferrara con Niccolò da Correggio per assistere ad una festa organizzata dal duca Ercole. Nell'aprile dello stesso anno morì Galeotto e la E. si trovò al centro delle discordie tra i suoi tre figli maschi, Giovan Francesco, Lodovico e Federico.
Giovan Francesco, il primogenito, era stato designato dal padre Galeotto come suo unico erede al governo, ma Lodovico riteneva ingiusta questa decisione. Dopo un tentativo di compromesso fra i tre fratelli, secondo il quale la madre avrebbe dovuto tenere il governo della Mirandola fino a che non fosse stato raggiunto un accordo definitivo, la lotta divenne aperta. Che la madre parteggiasse apertamente per i figli minori è testimoniato da una lettera del 1499 della stessa E. al marchese di Mantova, in cui gli chiedeva di aiutarla a fronteggiare i tentativi di Giovan Francesco di far valere i propri diritti nei confronti dei fratelli. Giovan Francesco prese il potere con le armi, estromettendo dal governo della Mirandola sia i fratelli sia la madre, che divenne di fatto sua prigioniera: la E. richiese allora l'aiuto del duca Ercole di Ferrara, suo fratello. Nel 1502 la situazione venne risolta da un intervento armato di Lodovico, che liberò la madre e costrinse Giovan Francesco all'esilio. Negli anni successivi il governo fu, di nuovo, spesso nelle mani della E., che, come testimonia una lettera da lei inviata al fratello Ercole, con la quale lo informa delle trattative in corso fra il figlio Giovan Francesco, Alberto Pio da Carpi e Venezia, si trovò a fronteggiare i tentativi del figlio di riconquistare la Mirandola.
Il 12 genn. 1506 la E. morì a Mirandola e fu sepolta accanto al marito nella chiesa. di S. Francesco alla Mirandola. Nel testamento del 1505 diseredava Giovan Francesco.
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