BIANCHINI, Domenico, detto il Rossetto
Liutista del sec. XVI: la sua vita e la sua attività sono ancora del tutto sconosciute. Il Fétis - il quale, fra l'altro, ritenne di poter attribuire il soprannome "Rossetto" al colore dei suoi capelli - lo considera autore di due diverse pubblicazioni, ambedue veneziane: una Intabolatura di lauto, di cui ignorava data ed edizione e una raccolta stampata da Antonio Gardane nel 1546 di Madrigali e canzon francese,napolitane et balli. Libro primo. In realtà - come poi dimostrò il Chilesotti - si tratta, invece, di un'unica pubblicazione, la Intabolatura de lauto di D. B. ditto Rossetto di Madrigali Canzon Francese Napolitane et Balli novamente stampati. Libro primo, in Venetia, apresso di Antonio Gardane, 1546, rist. dal Gardane nel 1554 e da G. Scotto nel 1563.
Questa raccolta, come altre dell'epoca (del "divino" Francesco Canova da Milano, di A. Willaert, di Giovanni Maria da Crema, di P. P. Borrono, ecc.), reca una interessante testimonianza alla storia del liuto, nell'ambito della cultura musicale italiana del Rinascimento. Lo strumento vi appare con tutto il suo possibile repertorio: composizioni originali, arie di danza, trascrizioni di brani vocali vengono infatti esemplificati nella antologia liutistica del Bianchini. Tra le musiche originali di questo autore figurano sei Ricercari, elaborati in uno stile vicino a quello organistico, con una tendenza palese a far risaltare le voci in tutta la loro chiarezza ed espressività, anche se, per mantenere la loro intima coesione, venivano talvolta sacrificate alcune possibili e già appurate risorse tecniche dello strumento. Il B. deve essere annoverato tra i primi creatori di "ricercari" liutistici in stile imitato: il sesto ricercare è sostanzialmente una "fuga" a tre voci, ancora di ridotte proporzioni, ma già chiaramente configurata. Dei dieci balli presenti nella silloge, cinque serbano i titoli delle canzoni - notissime in quell'epoca quali El buratto o Santo Herculano -da cui derivano. In questa musica coreografica il B. riesce a trovare un intelligente equilibrio tra i passi, i gesti e le melodie elaborate. Anche nelle trascrizioni di composizioni polifoniche (nella raccolta figurano quattro madrigali, sei chansons e un motetto) egli rivela la sua originalità. Alcune sue riduzioni, quali quella riuscitissima di Tant que vivray (chanson modernamente elaborata per arpa da E. Gramaglia Grosso e inserita nella sua piccola antologia Dal liuto all'arpa, Milano 1958, pp. 11 s.), sono da considerarsi tra le migliori "ricreazioni" per liuto di musiche polifoniche.
Bibl.: F. Caffi,Storia della musica sacra nella già Cappella Ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, II, Venezia 1855, p. 55; G. Tischer-K. Burchard,Aus einer alten Bibliothek, in Sammelbände der Internationalen Musikgesellschaft, II(1900), n. 1, p. 159; O. Chilesotti,Note circa alcuni liutisti ital. della prima metà del Cinquecento, Torino 1902, pp. 16-26; L. de La Laurencie,Les Luthistes, Paris 1928, pp. 30 s.; G. Reese,Music in the Renaissance, New York 1954, pp. 522, 525, 527; R. de Morcourt,Le livre de Tablature de luth de D. B. (1546), in La musique instrumentale de la Renaissance, Paris 1955, pp. 177-195; L. H. Mol,Le problème des barres de mesure…, in Le Luth et sa musique, Paris 1958, p. 265; F. J. Fétis,Biographie univ. des musiciens, I, Paris 1860, p. 406; C. Schmidl,Diz. univ. dei musicisti, I, p. 180; R. Eitner,Quellen Lexikon der Musiker, II, Graz 1959, p. 31; Encicl. della Musica Ricordi, III, Milano 1964, p. 27; La Musica. Encicl. storica, III, Torino 1966, p. 197.