bianco
. Nella sua accezione più comune, riferito al colore, l'aggettivo ricorre frequente (e quattro volte nella forma del superlativo assoluto) in tutte le opere volgari, escluso il Fiore: Vn III 1 vestita di colore bianchissimo; Rime C 20 cade in bianca falda / di fredda neve; Cv IV XXIX 9 si dice una bianca massa, perché li grani onde è la massa sono bianchi; If XX 49 ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca / per sua dimora; Pg VIII 74 Non credo che la sua madre più m'ami, / poscia che trasmutò le bianche bende (portate dalle vedove in segno di lutto); Pd XXX 129 Mira / quanto è 'l convento de le bianche stole, quanti sono i beati in b. veste. Altri esempi in Vn XII 3, XXIII 7 e 8; Rime CIV 101; Cv IV XXII 15 e XXIX 9-11 (quattro volte); If XVII 65, XXIV 5, XXVII 50, XXXIV 43, Pg 134, II 23, IX 95, XXVI 6, XXIX 114 e 127, Pd XXV 95 e XXXI 14. In Pg XII 89 l'edizione Petrocchi ha il composto biancovestito, mentre la '21 mantiene i due aggettivi giustapposti.
Va considerato a parte il passo di If XVII 63 mostrando un'oca bianca più che burro, per il significato preciso da dare all'aggettivo (abbastanza diffusa anche la lezione ch'eburro, per cui cfr. Petrocchi, ad l.).
In Pg IX 119 e in Pd V 57 viene riferito alla chiave d'argento, rispettivamente dell'angelo guardiano del Purgatorio e del pontefice, cioè vale " argentea ".
In If III 83 un vecchio, bianco per antico pelo, è nel senso di " canuto ".
L'uso estensivo " di colore chiaro " è attestato, con riferimento alle stelle, in due passi del secondo trattato del Convivio: [Giove] intra tutte le stelle bianca si mostra, quasi argentata (XIII 25); la Galassia, cioè quello bianco cerchio che lo vulgo chiama la Via di Sa' lacopo (XIV 1); mentre in XIII 27 la Geometria è bianchissima, in quanto è sanza macula d'errore, l'inconsueto traslato è giustificato dal paragone col pianeta Giove.
Viene ancora riferito ai fenomeni celesti, in Pd. I 44 quasi tutto era là bianco / quello emisperio, era illuminato dalla luce del sole.
Altrove determina il colore della carnagione: le bianche e le vermiglie guance (Pg II 7); perla in bianca fronte (Pd III 14); Tant'è bianca e lattata, / che ma' non fu allattata / nulla di tal valuta (Detto 211); cfr. anche Pd XVIII 65.
Assai controverso è il significato della terzina di Pd XXVII 136 Così si fa la pelle bianca nera / nel primo aspetto de la bella figlia di quel ch'apporta mane e lascia sera, non tanto per il valore proprio o figurato da attribuire all'aggettivo, quanto per l'interpretazione del costrutto, in particolar modo per la posizione sintattica del termine aspetto e l'identificazione della bella figlia.
In Rime CIII 47 e 'l sangue, ch'è per le vene disperso, / fuggendo corre verso / lo cor, che 'l chiama; ond'io rimango bianco, indica il pallore causato da emozione, nel presente caso forse più dall'ira che dalla paura.
Con il valore di sostantivo ha esempi in Rime CI 11: il tepore primaverile fa sciogliere le nevi e ritornare i colli di bianco in verde; Cv IV XXII 14 uno giovane vestito di bianco (e in Pg XXIX 65 Genti... / vestite di bianco); If XXV 66 un color bruno / che non è nero ancora e 'l bianco more; Pg II 26 Lo mio maestro ancor non facea motto, / mentre che i primi bianchi apparver ali.
Contrapposto al sostantivo bruno, si trova in Pd XV 51, dove i decreti immutabili di Dio sono detti da Cacciaguida magno volume / du' non si muta mai bianco né bruno; e XXII 93, dove s. Benedetto depreca amaramente il progressivo guastarsi delle istituzioni religiose: tu vederai del bianco fatto bruno. Una contrapposizione analoga, per indicare mutamento in peggio, si ha in Rime CIV 79 con b. aggettivo: se giudizio o forza di destino / vuol pur che il mondo versi / i bianchi fiori in persi; Rime dubbie IV 5 dogliosa petra / ... eri già bianca, e or se' nera e tetra.
In If XXIV 150 è fatto cenno alla fazione della Parte guelfa (per la quale v. BIANCHI E NERI): ogne Bianco ne sarà feruto.