CAMINO, Biaquino da
Secondogenito di Guecellone (VI) e di Beatrice di Bonaparte, una nobildonna di cui ignoriamo patria e casato, nacque nel 1269 o nel 1270 dal ramo dei Caminesi "di sotto". Il C. (il quarto di nome Biaquino nella famiglia), che alla morte del padre (1272) aveva ereditato estesi feudi nel comitato di Ceneda, svolse tutta la sua attività politica all'ombra del fratello maggiore, Tolberto (III). La parte direttiva avuta da quest'ultimo nel rivolgimento che nel novembre del 1283 aveva portato all'instaurazione della signoria dei Caminesi "di sopra" su Treviso, conferendo a Gherardo i pieni poteri insieme con il titolo di capitano generale, finì con il favorire anche il C.: alle buone relazioni esistenti fra il nuovo signore di Treviso e Tolberto (III) dovrebbe infatti ricondursi il riconoscimento e la conferma, concessi ai due fratelli nel 1285, del loro dominio su Oderzo. Ma proprio a causa di Oderzo - su cui vantavano antichi diritti tanto i Caminesi quanto la città di Treviso - si ebbe in un secondo tempo una lunga controversia col Comune di Treviso. Il C. prese parte anche al tentativo di rivolta contro la signoria di Gherardo promosso nel 1291da Tolberto (III), e, dopo il fallimento della congiura, conchiuse - di concerto con il fratello - un accordo con la Repubblica di Venezia, ponendosi, con i suoi possedimenti e i suoi sudditi, sotto l'alta sovranità di essa, ed ottenendo in cambio i diritti di cittadinanza veneziana. Venuto in contrasto anche con il patriarca di Aquileia, Raimondo della Torre, riuscì a comporre il conflitto solo nel settembre del 1293, quando raggiunse finalmente l'accordo con il patriarca: una corte arbitrale avrebbe valutato l'entità dei danni che, insieme con il fratello, egli aveva arrecato alla Chiesa di Aquileia. Il patriarca, dal canto suo, lo assolse dalla scomunica in cui era incorso attaccando i territori della Chiesa aquileiese, e revocò l'interdetto lanciato sui dominî del Caminese. Quando in seguito alla congiura ordita a Venezia da Baiamonte Tiepolo scoppiarono disordini nel distretto di Mestre, il governo della Repubblica si rivolse anche al C. perché garantisse la sicurezza personale dei Veneziani che colà risiedevano. Creato nel 1312, per testamento, da Rizzardo (II) - il successore di Gherardo nella signoria di Treviso - esecutore delle sue ultime volontà accanto al fratello Tolberto (III) e al genero di quest'ultimo, durante il breve governo di Guecellone (aprile-dicembre del 1312)il C. ebbe il comando di un contingente di truppe trevigiane, che appoggiò i Padovani in lotta contro Cangrande della Scala. Nel dic. 1312contribuì probabilmente in modo eminente - come il fratello - alla rivolta popolare che rovesciò Guecellone (VII) e pose fine alla signoria dei Caminesi e "di sopra" su Treviso. Guelfo convinto, poté - come suo fratello - continuare a risiedere in città; godette altresì del privilegio onorifico che aveva ricevuto dopo la restaurazione delle libertà comunali, di poter col suo piccolo seguito portare le armi entro le mura della città. Negli anni seguenti prese parte attiva agli avvenimenti politici e militari che caratterizzarono la vita del Comune.
Aveva sposato Aureola Grimaldi, dalla quale ebbe un solo figlio, Guecellone (VIII). Ignoriamo la data esatta della sua morte: nel testamento del fratello di lui Tolberto (III), rogato nel 1317, viene menzionato il solo Guecellone (VIII).
Fonti e Bibl.: Constitutiones et acta publica, in Monum. Germ. Hist., Legum sectio IV, IV, a cura di I. Schwalm, Hannoverae-Lipsiae 1909-1911 n. 1235, p. 1296; P. M. Federici, Notizie storico genealogiche della famiglia de' signori da Camino, Venezia 1788, pp. 70-85, passim, e 94 ss.; G. B. Picotti, I Caminesi e la loro signoria in Treviso dal 1283 al 1312, Livorno 1905, pp. 107 ss. (con l'indicazione delle fonti ed ulteriore bibliografia).