biasimare (biasmare; blasmare)
L'origine galloromanza della voce è indubbia per la concordanza con l'ambito semantico del provenzale blasmar e francese antico blasmer, oltre che per la veste in cui è tràdita. In D. la voce appare sia con bl- sia con bi-, con e senza i tra s e m. Del sostantivo deverbale corrispondente sono attestate le sole forme ‛ biasmo ' e ‛ biasimo ' (v.), e dell'aggettivo derivato da questa la sola forma ‛ biasimevole ' (v.). ‛ Blasmare ' (per questa forma gallicizzante, frequente nella lirica, si veda il glossario di Davanzati Rime, a c. di A. Menichetti), si incontra in Vn VIII 8 6 (ma nella spiegazione successiva [§ 12] si legge: ne la seconda [parte], parlando a lei, dico la cagione per che io mi muovo a blasimarla); in Rime LXXXIII 78 Non è pura vertù la disviata, / poi ch'è blasmata, / negata là 'v'è più vertù rechesta (cfr. Rime dubbie XIX 3); in Fiore LXI 14, CLXIII 1 (nelle tre restanti attestazioni [XLV 5, CVIII 9, CXXXIV 2] si incontra il tipo biasimare '); e in Detto 81 Amor blasma e disfama / e dice ch'e' diffama ( blasmato è la lezione scelta da G. Favati per il Cavalcanti; cfr. I 42). Nel Convivio si trova ‛ biasmare ' in poesia (III Amor che ne la mente 16 [ripreso in IV 13] e 69), ‛ biasimare ' in prosa. Nell'unica attestazione della Commedia (Pd XXIII 66) si legge ‛ biasmare ', forma che si trova in Chiaro Da che mi conven 2.
In un ambito semantico da " rimproverare " a " vituperare " - che può considerarsi analogo a quello latino tra reprehendo e vitupero, per cui cfr. Cv I I 5 Le due di queste cagioni... non sono da vituperare... le due altre... sono degne di biasimo e d'abominazione - le attestazioni, non numerose, sono relativamente poco varie anche dal punto di vista del significato. Oggetti di un più grave ‛ biasimare ' sono entità astratte, spesso personificate, quali la morte (Vn VIII 8 e 12), il debole intelletto / e 'l parlar nostro (Cv III Amor che ne la mente 16; cfr., anche nella prosa corrispondente, la debilitade de lo 'ntelletto e la cortezza del nostro parlare [III IV 4], il cui significato è chiarito al § 5 la colpa si dà a lo 'ntelletto e al parlare che è mio). Rientra in questo ambito di condanna morale il passo di Pd XXIII 66, ove l'oggetto è costituito dall'omero mortal che si carca del ponderoso tema del sacrato poema. Si " critica ", " rifiuta " o " disprezza " la vertù (Rime LXXXIII 78) e la bieltate della donna (Cv III Amor che ne la mente 69; cfr. sua biltade biasimare, in III VIII 21 e XV 13), come lo latino romano (I XI 14), lo ferro, la cetera (I XI 11 [due volte], 13 e 17), e si critica indirettamente l'artigiano che ha lavorato il ferro o fatto la cetra, o questi accusa e dà la colpa a la materia, per levarla a sè (I XI 11, per cui cfr. § 12; inoltre XI 17 Lo invidioso... argomenta, non biasimando colui che dice di non saper dire, ma biasima quello che è materia de la sua opera); e, in genere, li errori (IV I 15). Non mancano le attestazioni di b. seguito da oggetto di persona (se medesimo, o semplicemente riflessivo, in Cv I II 6 [due volte] e 7; chi biasima... alcuno, al § 11; il significato è " accusare, manifestare i difetti, propri o altrui ", e anche " dir male di qualcuno "; cfr. Cv III I 6, Fiore LXI 14, CVIII 9; con significato di " accusare ", in Fiore XLV 5, CXXXIV 2, CLXIII 1, Detto 81; ha valore di " confutare ", in Cv I XII 2), mentre l'uso assoluto è raro (Cv I II 4). ‛ Da biasimare ' è attestato 6 volte, di cui 4 in frase negativa (Cv III IV 12 non semo noi da biasimare; IV 10 e 11, IV VIII 14, I II 4, XI 13, con significato costante di " condannare ", " disprezzare ": v. BIASIMEVOLE). Il contrasto con ‛ lodare ' si osserva in Cv I II 3 e 7; 11 villania fa chi loda o chi biasima dinanzi al viso alcuno, perché né consentire né negare puote lo così estimato sanza cadere in colpa di lodarsi o di biasimare; XI 14 biasimavano lo latino romano e commendavano la gramatica greca (per il significato, cfr.. al § 15 molti... per ritrarre cose poste in altrui lingua e commendare quella, credono più essere ammirati che ritraendo quelle de la sua, e al § 20 ss. dispregiano lo proprio volgare, e l'altrui pregiano. E... hanno a vile questo prezioso volgare), III IV 5; il rapporto morale tra i due estremi è risolto in Cv I II 4 per levare un dubbio che qui surge, dico che peggio sta biasimare che lodare, avvegna che l'uno e l'altro non sia da fare.