BIBBIA DEI POVERI
In ambito storico-artistico, a partire da Heinecken (1769), si intende con l'espressione di B. dei poveri (lat. Biblia pauperum) un trattato, diffuso soprattutto in Germania nel Tardo Medioevo, che dimostra la relazione 'tipologica' tra singoli episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento attraverso il confronto fra le raffigurazioni relative. Tali immagini sono accompagnate da brevi testi che ne chiariscono il significato e le interpretano dal punto di vista teologico.Le B. dei poveri si collegavano a una forma di pensiero, basata su alcuni passi evangelici (per es. Mt. 12,39ss. o Gv. 3,14ss.), che si era ampiamente sviluppata con i Padri della Chiesa. Secondo questa concezione molti avvenimenti della vita di Cristo erano stati prefigurati da episodi simili narrati nell'Antico Testamento. Con un'unica frase s. Agostino ha riassunto nel modo più pregnante questo principio di interpretazione tipologica: "In Veteri Testamentum Novum latet et in Novo Vetus patet" (Quaest. Ex., LXXIII; Corpus Christianorum Lat., XXXIII, 1958, p. 106).Tale concezione secondo la quale i due Testamenti si chiariscono reciprocamente divenne di particolare attualità quando nel sec. 12° fecero la loro comparsa sette religiose, come Catari e Valdesi, che rifiutavano radicalmente l'Antico Testamento perché a loro giudizio era stato ispirato da Satana e non da Dio. Queste eresie nel sec. 13° erano molto diffuse anche nella Germania meridionale e in Austria ed è in questa stessa area che sembra sia apparsa, intorno al 1250, la prima B. dei poveri. Dell'autore di questo primo esemplare non si conoscono né il nome né l'ordine religioso di appartenenza, ma è comunque evidente lo scopo antiereticale della sua opera, perseguito unendo immagine e parola a dimostrazione del fatto che negli avvenimenti e nelle profezie dell'Antico Testamento il piano divino della salvezza si era manifestato già altrettanto chiaramente che nei vangeli.I più antichi esemplari conservatisi di B. dei poveri risalgono agli inizi del sec. 14° e provengono tutti da fondazioni di Benedettini o di Canonici di s. Agostino dell'area austriacobavarese. Gli Ordini mendicanti, diversamente da quanto di norma si suppone, non dovettero dunque prender parte alla nascita e allo sviluppo delle B. dei poveri. Questi primi esemplari corrispondono ad altrettante diverse varianti, che si manifestano sia nel differente ordine delle immagini sia nella non completa corrispondenza dei testi di commento, pur rifacendosi tutti al menzionato prototipo comune di qualche decennio precedente. Questo 'esemplare primitivo' non si è conservato né in originale né in una copia fedele; è tuttavia possibile ricostruirlo quasi completamente (Schmidt, 1959, pp. 77-87).Attualmente sono conosciuti ca. ottanta esemplari, completi o frammentari, di B. dei poveri, di cui ca. quindici senza corredo illustrativo. La maggior parte dei manoscritti del sec. 14° è stata realizzata in Germania; solo a partire dal sec. 15° se ne conoscono esempi olandesi, francesi o italiani. Già alla metà del sec. 15° la B. dei poveri era diffusa come libro xilografico.I manoscritti più antichi, ancora relativamente vicini al prototipo, contengono trentaquattro serie di immagini tipologiche con brevi testi esplicativi. Ciascuna serie è costituita da più elementi: 1) una scena neotestamentaria (l'antitipo) che, nella maggior parte dei casi, illustra un episodio della vita di Cristo; 2) due scene dell'Antico Testamento (i tipi) che vengono interpretate come analogie e anticipazioni dell'antitipo; 3) quattro profeti, rappresentati a mezza figura, le cui parole hanno anticipato l'episodio illustrato dall'antitipo. I testi che accompagnano l'immagine sono: 1) tre versi leonini che hanno la funzione di tituli per l'antitipo e per i due tipi; 2) due lezioni in prosa che descrivono brevemente i due tipi e spiegano il loro legame con l'antitipo; 3) le quattro profezie.Il principio di esegesi tipologico della B. dei poveri si spiega nel miglior modo con un esempio concreto: l'antitipo crocifissione di Cristo (titulus: "Eruit a tristi baratro nos passio Christi") è affiancato dal sacrificio di Isacco (Gn. 22,9-13; titulus: "Signantem Christum puerum pater imolat istum") e dal serpente di rame (Nm. 21, 6-9; titulus: "Lesi curantur serpentem dum speculantur" ). Della serie fanno parte anche le profezie, tra le quali può essere ricordata come esempio quella di Is. 53,7: "Oblatus est quia ipse voluit et peccata nostra ipse portavit". Al di sopra dei tipi si trovano le due lezioni che descrivono brevemente le scene rappresentate e le interpretano; in questo caso a proposito del 'modello' di sinistra è scritto: "Nel libro della Genesi si legge che quando Abramo alzò la spada per sacrificare suo figlio un angelo del Signore glielo impedì dicendogli: non alzare le tue mani su questo fanciullo. Abramo però prefigura il Padre celeste che ha sacrificato suo figlio, cioè Cristo, sulla croce per noi tutti, per darci un segno del suo amore per noi".Il perduto prototipo doveva già essere articolato secondo lo stesso principio sistematico che compare nei più antichi esemplari conservati. Secondo tale principio la B. dei poveri comincia sul verso del primo foglio; su questo e su ciascuno dei successivi sono raffigurate due serie tipologiche di immagini contrapposte. Di conseguenza nel libro aperto si possono vedere contemporaneamente quattro serie di immagini e ciascuna di queste tetradi, nel complesso otto, si riferisce a un determinato periodo della vita di Cristo: 1) l'incarnazione del Redentore (con gli antitipi: annunciazione a Maria, nascita di Cristo, adorazione dei Magi e presentazione al Tempio); 2) la fuga da Erode (fuga in Egitto della Sacra famiglia, distruzione degli idoli egizi, strage degli innocenti, ritorno dall' Egitto); 3-4) il manifestarsi di Cristo come Messia e la sua vita pubblica (battesimo, tentazione e trasfigurazione di Cristo, pentimento di Maria Maddalena, risurrezione di Lazzaro, entrata in Gerusalemme, cacciata dei mercanti dal Tempio, ultima cena); 5) il tradimento di Cristo (congiura dei Giudei, Giuda vende Cristo, bacio di Giuda, Cristo di fronte a Pilato); 6) la passione (corona di spine, salita al Calvario, crocifissione, ferimento del costato); 7) i primi tre giorni dopo la morte di Cristo sulla croce (sepoltura, discesa di Cristo agli inferi, risurrezione, Marie al sepolcro); 8) le apparizioni di Cristo risorto (noli me tangere, Cristo appare ai discepoli, incredulità di Tommaso, ascensione di Cristo). Le ultime due serie di immagini, con gli antitipi pentecoste e incoronazione di Maria-Ecclesia, sono di nuovo sul verso di un foglio; esse non appartengono più al racconto della vita di Cristo ma riguardano la Chiesa da lui fondata e precisamente la sua ispirazione attraverso lo Spirito Santo e la glorificazione come sposa di Cristo.Alla rigida articolazione del contenuto della B. dei poveri corrispondeva, in origine, un'altrettanto chiara struttura delle serie di immagini: l'antitipo, nella maggioranza dei casi, era raffigurato al centro con un'immagine di forma circolare inquadrata da quattro busti di profeti e fiancheggiata dai due tipi. Tuttavia a partire dal secondo quarto del sec. 14° questo sistema rigoroso non fu più rispettato. Il numero delle serie di immagini passò da trentaquattro a trentasei o quaranta, in un caso si arrivò fino a cinquanta; si trascurò l'ordinamento in tetradi collocando su ogni pagina del manoscritto una sola serie; i tipi infine non vennero più posti ai lati dell'antitipo, bensì al di sopra o al di sotto. Agli originari testi latini si aggiunsero traduzioni in tedesco e i testi vennero nel complesso ampliati. Il punto estremo di questo sviluppo è costituito dal 'tipo tedesco narrante' di B. dei poveri (deutsche erzählende Typus), il cui testo (solo in tedesco) occupa il quadruplo dello spazio delle immagini (Cornell, 1925, pp. 102-106, tav. 61); sorprendentemente anche questa variante, che si discosta radicalmente dal prototipo, sembra essersi costituita già nel secondo quarto del sec. 14° (Wirth, 1963).L'incremento delle serie di immagini della B. dei poveri, riguardante soprattutto la passione di Cristo, ora raccontata in modo dettagliato, e la fine dei tempi (giudizio universale, inferno e paradiso), così come l'ampliamento del testo, fu chiaramente una conseguenza della comparsa di nuovi manoscritti illustrati di carattere tipologico, come lo Speculum humanae salvationis o la Concordantia caritatis, che fin dall'inizio contenevano cicli di immagini e commentari molto più ampi.La suddivisione in famiglie di manoscritti degli esemplari più antichi di B. dei poveri è stata effettuata solitamente in base allo schema della pagina, vale a dire secondo il modo in cui le singole serie di immagini con i relativi testi sono disposte su una pagina. Oggi non è possibile stabilire con sicurezza quale sia stato lo schema originario. La tesi più verosimile è che il prototipo mostrasse lo schema 'ad arcate' dei più antichi manoscritti bavaresi, mentre lo schema 'ad albero genealogico' (Brauer, 1960) di alcuni esemplari austriaci e quello 'a cinque cerchi' della c.d. famiglia di Weimar costituiscano varianti più recenti. Questi schemi, già esistenti ai primordi della storia della B. dei poveri, sono rimasti determinanti fino alla fine dell'evoluzione del genere. La distribuzione degli elementi iconografici in una B. dei poveri di Vienna (Öst. Nat. Bibl., 3085; 1475 ca.) è la medesima dell'esemplare di Tegernsee risalente al 1340-1350 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 19414) e nella maggioranza le edizioni xilografiche uniscono uno schema di pagina già elaborato in un manoscritto altoaustriaco conservato a Budapest (Szépművészeti Múz., 37; 1330 ca.) con una struttura architettonica ripresa evidentemente dalla tradizione bavarese. D'altro canto, lo sviluppo stilistico portò alla progressiva scomparsa dell'analogia compositiva tra l'antitipo e i tipi che lo affiancano, un'analogia che aveva avuto spesso la funzione di sottolineare anche visivamente i parallelismi tra le scene nell'ambito della storia della salvezza. In origine, per es. nella serie relativa all'annunciazione, veniva raffigurato tre volte un dialogo tra due personaggi in piedi (Dio e il serpente, Gabriele e Maria, l'angelo e Gedeone), mentre gli esemplari più tardi mostrano invece tre immagini compositivamente molto diverse. Questa nuova libertà permise al gusto tardogotico per il dettaglio, spesso anacronistico, di raffigurare in casi estremi intere città sull'orizzonte dell'immagine del paradiso.Tra le opere d'arte del Medioevo legate all'interpretazione tipologica la B. dei poveri occupa un posto di rilievo. Nella rigorosa disposizione originaria dei vari elementi essa ricorda ancora il noto ambone di Nicola di Verdun nella chiesa abbaziale di Klosterneuburg (Vienna) del 1181; nei manoscritti della B. dei poveri, però, il principio tipologico viene abilmente adattato alle specifiche condizioni del libro illustrato, per es. grazie all'articolazione del contenuto in otto capitoli ciascuno dei quali formato da quattro serie di immagini che a libro aperto si possono vedere contemporaneamente. In ognuna delle serie di immagini - rispondenti anch'esse, come si è detto, a un rigido schema in cui a un antitipo cristologico corrispondono due tipi veterotestamentari e quattro profezie - la forma circolare e la posizione centrale della scena cristologica fanno immediatamente riconoscere che tutti gli altri elementi, tanto figurativi quanto testuali, si riferiscono a questo episodio. L'importanza teologica e intellettuale della realizzazione dell'ignoto ideatore della B. dei poveri sta soprattutto in questa articolazione della pagina, ingegnosa e persuasiva anche visivamente, e molto meno nella qualità letteraria dei tituli o nel rigore delle lezioni.Il testo illustrato oggi definito B. dei poveri non aveva nel Medioevo un titolo determinato; la maggior parte degli esemplari o sono senza nome o sono chiamati in modo del tutto diverso, per es. Speculum salvatoris o Concordantia veteris et novi testamenti (Schmidt, 1959, pp. 117-120). Al contrario, si definirono spesso Biblia pauperum opere contenenti una sintesi della Bibbia in latino (Weckwerth, 1972), che potevano essere redatte in prosa o in versi ma non erano ordinate secondo uno schema tipologico e non erano illustrate. Tali sintesi evidentemente dovevano far parte degli strumenti di lavoro di quei pauperes praedicatores, provenienti dagli ordini monastici o dal basso clero, a cui spettava la cura delle anime delle masse popolari.È sicuramente falsa l'opinione, oggi ampiamente diffusa, secondo la quale il termine pauperes si dovrebbe riferire a laici bisognosi intellettualmente, in quanto analfabeti, a cui il contenuto del testo sacro poteva essere accessibile solo attraverso le immagini. Una tale interpretazione disconosce l'atteggiamento del tutto positivo che il Medioevo ebbe verso il concetto di povertà e conduce a una visione erronea che attribuisce a qualsiasi ciclo con scene bibliche, dipinto o miniato, la funzione di B. dei poveri.
Bibl.:
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