BIBBIA (VI, p. 886; App. II, 1, p. 395; III, 1, p. 231)
Vecchio Testamento. - Critica del testo. - Gli anni che vanno dal 1960 al 1975 sono stati dedicati particolarmente alla progettazione e alla pubblicazione di edizioni critiche della B. ebraica e delle antiche traduzioni. I lavori sono stati arricchiti dalla scoperta di manoscritti sia nella regione del Mar Morto, sia nelle biblioteche. Cfr. D. R. Ap-Thomas, A Primer in Old Testament text criticism, Oxford 19642; P. Sacchi, Rassegna di storia del testo del V. T. ebraico, in Rivista di Storia e Letter. Relig., 2 (1966), pp. 257-324; E. Würthwein, Der Text des Alten Testamems, Stoccarda 19734 e J. A. Soggin, Introduzione all'Antico Testamento, Brescia 19742, pp. 33-53.
Il testo ebraico. - La Bibbia ebraica. - La Biblia Hebraica curata da R. Kittel (Stoccarda 19373 e ristampe: BHK3), viene ora progressivamente sostituita dalla Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), curata da K. Elliger e W. Rudolph, assistiti da un gruppo di qualificati studiosi. Editrice ne è, come per la BHK3, la Württembergische Bibelanstalt di Stoccarda. La natura della tradizione testuale del Vecchio Testamento ebraico rende inevitabile anche in questo caso, come negli altri che esamineremo, un'edizione diplomatica, riproducente cioè il textus receptus (massoretico). Alla base dell'edizione sta, come per la BHK3, il cod. Leningradensis del 1008 d. Cristo. Della BHS sono usciti finora 13 fascicoli dei 16 previsti: Liber Jesaiae (fasc. 7), a cura di D. W. Thomas, 1968; Liber Genesis (fasc.1), a cura di O. Eissfeldt, 1969; Liber Psalmorum (fasc. 11), a cura di H. Bardtke, 1969; Liber Jeremiae (fasc. 8), a cura di W. Rudolph, 1970; Liber Ezechiel (fasc. 9), a cura di K. Elliger, 1971; Liber XII Prophetarum (fasc. 10), a cura di K. Elliger, 1971; Numeri et Deuteronomium (fasc. 3), a cura di W. Rudolph e J. Hempel, 1972; Josua et Judices (fasc. 4), a cura di G. Quell, 1973; Exodus et Leviticus (fasc. 2), a cura di G. Quell, 1973; Liber Regum (fasc. 6), a cura di A. Jepsen, 1974; Iob et Proverbia (fasc. 12), a cura di G. Gerleman e J. Fichtner, 1974; Liber Chronicorum (fasc. 15), a cura di W. Rudolph, 1975; Megillot (fasc. 13), a cura di Th. H. Robinson et al., 1975. Mancano ormai solo i fasc. 5, 14 e 16, che non dovrebbero tardare, dato il ritmo assunto dalla pubblicazione. La BHS si distingue dalla BHK3 principalmente per la presenza di un unico apparato critico, nel quale le varianti sono sempre riprodotte nell'originale; una retroversione in ebraico viene offerta solo in quei casi in cui è utile per la storia della variante in questione. È previsto inoltre anche un fasc. 16, dedicato al Siracide, libro del quale possediamo un testo che comprende circa i due terzi di tutta l'opera. Per il resto, come nella BHK3, la BHS registra nell'apparato critico solo le varianti più importanti e le congetture più autorevoli; ciò comporta una scelta tra i numerosissimi materiali disponibili, scelta che per forza di cose è soggettiva e pertanto aperta a critiche. Come nel caso della BHK3, l'apparato della BHS non può quindi in alcun modo sostituire la collazione diretta coi testi originali nelle rispettive edizioni critiche.
A cura della medesima Casa è in fase di avanzata progettazione un'edizione critica manuale della B. ebraica destinata principalmente al traduttore: lo Hebrew Old Testament project of the United Bible Societies. Si propone di risalire alla fase più antica del testo, determinabile mediante le moderne tecniche dell'analisi letteraria; si tratta della fase immediatamente anteriore al testo consonantico ufficiale in uso dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d. Cristo. Le varianti verranno classificate secondo quattro livelli di attendibilità: a) variante con un altissimo grado di attendibilità, per cui dovrebbe sostituire la lezione corrispondente nel textus receptus; b) variante importante, ma di minore attendibilità; c) variante dubbia; d) variante altamente dubbia. Cfr. J. D. Barthélemy, A. Schenker e altri, Preliminary and interim report on the hebrew Old Testament text project, Londra, I, 1973,19762; II, 1976.
Con la pubblicazione di un primo fascicolo, lo Hebrew University Bible project è diventato la Hebrew University Bible: M. H. Goshen-Gottstein, The Booh of Isaiah (Gerusalemme 1975), comprendente i capp.1-22. I principi dell'opera, che tra l'altro si propone di registrare tutte le varianti conosciute, sono stati esposti in un volume preparatorio del medesimo autore: The Book of Isaiah, Sample Edition with Introduction, ivi 1965. Alla base dell'opera sta il cod. di Aleppo, della prima metà del 10° secolo d. C., giunto in Israele in circostanze avventurose durante la prima guerra arabo-israeliana del 1948. Viene fatto risalire direttamente all'opera di Ahărōn ben Mōsheh ben Asher, il membro più autorevole di una famiglia di Massoreti della scuola di Tiberiade, attiva dal sec. 8° al 10° d. Cristo. In un primo apparato vengono presentate le varianti delle antiche traduzioni, con retroversione ove utile; nel secondo le varianti dei manoscritti ebraici pre-massoretici (principalmente i testi di Qumrān); nel terzo le varianti che appaiono in citazioni da testi rabbinici antichi; nel quarto le "minuzie massoretiche" quali l'uso di diversi accenti, di vocali di diversa quantità ma foneticamente identiche, ecc. Il comitato di edizione pubblica un annuario, Textus: 1 (1961), 2 (1962), 3 (1963), 4 (1964), 5 (1966), 7 (1969), 8 (1973), nel quale vengono trattati problemi attinenti al testo del Vecchio Testamento.
Un'edizione critica del Siracide è stata curata da F. Vattioni, Ecclesiastico, Napoli 1968. Essa riproduce i frammenti del testo ebraico e le versioni greca, latina e siriaca.
La regione del Mar Morto. - Il rotolo fortemente danneggiato del Salterio, rinvenuto nel 1956 nella grotta 11 di Qumrān, è stato pubblicato. Contiene frammenti dei salmi dal 101 al 148 e di alcuni salmi apocrifi; tra gli ultimi il Ps. 151, conosciuto anteriormente solo in versione greca e siriaca. Nel rotolo il Nome divino viene sempre trascritto in caratteri paleo-ebraici, molto prossimi a quelli fenici; nel Ps. 135 (Sanders, p. 37 seg.) dopo ogni versetto appare un'antifona: "Sia lodato Yahweh e sia lodato il suo Nome per sempre ed in eterno!"; non si tratta di una variante vera e propria, ma di un'aggiunta a scopo liturgico. Cfr. J. A. Sanders, The Psalm scroll from Qumrān, cave 11 (DJD IV), Oxford 1965 (contenente quattro frammenti), e Y. Yadin, Another fragment (E) of the Psalm scroll from Qumrān, cave 11, in Textus, 5 (1966), pp. 1-10; cfr. ancora M. H. Goshen-Gottstein, The Psalm scroll (11Q Psa). A problem of Canon and text, in Textus, 5 (1966), pp. 22-33; J. P. M. van der Ploeg, Fragments d'un manuscrit des Psaumes de Qumrān (11Q Psa), in Revue Biblique, 74 (1967), pp. 408-12.
Durante gli scavi su rovine della fortezza di Massada (1963-65) è stato scoperto nell'anno 1964 un rotolo contenente la sezione 39,27 - 43,30 del Siracide: cfr. Y. Yadin, The Ben-Sira scroll from Massada, Gerusalemme 1965.
I frammenti del Levitico della grotta 11 di Qumrān, scritti in scrittura paleo-ebraica, non sono ancora stati pubblicati, ma le loro implicazioni per lo studio del testo biblico sono state trattate da D. N. Freedman, Variant readings in the Leviticus scroll from Qumrān, cave 11, in The Catholic Biblical Quarterly, 36 (1974), pp. 525-34.
Nelle grotte sovrastanti alcuni wadi che scendono al Mar Morto (tra gli altri il Nahal Ḥeber) sono stati rinvenuti durante le esplorazioni del 1960, tra l'altro, frammenti di lettere e di opere di pietà, taluni contenenti testi o citazioni biblici. Un frammento di Ex. 13,11-16 è uguale al testo massoretico; un secondo di Ex. 13,2- 10 legge alla lin. 6 (= v. 6) tō'kĕlū ("mangerete") per tō'kal ("mangerai") del textus receptus. Il plurale è attestato anche nei LXX, che registrano un'altra variante ancora: ἕξ ἡμέρας ἔδεσϑε... (invece di "sette giorni"). Importante è ancora un testo frammentario, ma ricostruibile e utilizzabile nelle parti essenziali, del Ps. 15: in esso manca lo stico iniziale del v. 3, la cui autenticità è stata sempre considerata dubbia dai critici, parte dei quali ne ha proposto l'espunzione. In attesa dell'edizione critica, cfr. Autori vari, The expedition to the Judean desert, 1960, in Israel Exploration Journal, 11 (1961), pp. 1-72, spec. pp. 22 seg., 40 e tav. 20-C.
Traduzioni greche. - I Settanta. - Mentre l'edizione diplomatica di Cambridge, condotta sul cod. 'B' (Vaticano), è ferma dal vol. III, 1 del 1940, la pubblicazione dell'edizione di Gottinga, curata da J. Ziegler e stampata dalla casa Vandenhoeck & Ruprecht, continua a ritmo costante. Viene effettuata secondo i criteri più aggiornati della critica letteraria moderna. Nel periodo in esame sono usciti: IX, 3 Maccabaeorum liber III, a cura di R. Hanhart, 1960; XII,1 Sapientia Salomonis, a cura di J. Ziegler, 1962; XII,2 Sapientia Jesus filii Sirach, a cura di J. Ziegler, 1965; VIII,3 Esther, a cura di R. Hanhart, 1966; XIII Duodecim Prophetae, a cura di J. Ziegler, 1967; IX,1 Maccabaeorum liber I, a cura di W. Kappler, 1967; I Genesis, a cura di J. W. Wevers, 1974; VIII,1 Esdrae liber I, a cura di R. Hanhart, 1974. In seconda edizione riveduta è apparso XIV Isaias, a cura di J. Ziegler, 1939, 19672.
Altre traduzioni greche. - I frammenti dell'Esapla di Origene, raccolti e pubblicati da F. Field (Origenis Hexaplorum... fragmenta, 2 voll., Oxford 1875-76), sono stati ristampati anastaticamente: Hildesheim 1964.
Il testo greco di Daniele è stato sempre considerato opera di Teodozione. Quello dei LXX, scritto in un greco pessimo, era progressivamente caduto in disuso e andato perduto, per essere poi ritrovato nel 1929 nei papiri Ch. Beatty. Sembra che sia invece opera di Simmaco: cfr. A. Schmitt, Stammt der sogennannte ‛Θ' Text bei Daniel wirklich aus Theodotion?, Gottinga 1966.
Per i problemi connessi con le varie versioni greche del Vecchio Testamento: cfr. D. Barthélemy, Les dévanciers d'Aquila, Leida 1962, e L'Ancien Testament a mûri à Alexandrie, in Theologische Zeitschrift, 21 (1965), pp. 358-70; P. Sacchi, Il testo dei LXX nella sua problematica più recente, in Atene e Roma, n. s. 9 (1964), pp. 145-48; S. Jellicoe, The Septuagint in modern study, Oxford 1968 e Studies in the Septuagint, New York 1974; per i rapporti tra il testo ebraico tradizionale, quello di Qumrān e quello dei LXX, cfr. R. W. Klein, Textual criticism of the Old Testament, Filadelfia 1974. Una International organization for Septuagint and cognate studies si è costituita a Berkeley, California, nel 1968. Essa pubblica un proprio bollettino a intervalli irregolari.
Traduzioni latine. - Mentre la pubblicazione del testo critico della Vetus Latina è ferma dal vol. 2 (1954), quella della Volgata, curata dai Benedettini dell'Abbazia di San Girolamo in Roma procede regolarmente. Sono usciti durante il periodo in esame i voll.: XII Sapientia-Sirach, 1964; XIII Isaias, 1969; XIV Hieremias et Threni, 1972. Un'edizione critica manuale in due volumi è stata preparata a cura dei medesimi e stampata dalla Bibelanstalt di Stoccarda: R. Weber e altri, Biblia sacra, Stoccarda 1969. Ha utilizzato i materiali ancora inediti approntati per l'edizione critica maggiore.
Il Pentateuco samaritano. - In attesa dell'edizione critica in preparazione nella Spagna, sotto la guida di F. Pérez Castro, lo studioso può nuovamente servirsi del testo curato da A. von Gall, Der hebräische Pentateuch der Samaritaner, Giessen 1914-18, rist. Berlino 1963. Cfr. ancora: P. Sacchi, Studi Samaritani, I, RSLR, 5 (1969), pp. 413-40, e D. Purvis, The Samaritan Pentateuch and the origin of the Samaritan sect, Cambridge, Mass., 1968.
Parafrasi e traduzioni aramaiche. - L'edizione critica del targūm curata da A. Sperber, The Bible in Aramaic, E. J. Brill, Leida, I-II, 1959, è stata completata: III, 1962; IV-A, 1968, IV-B, 1973.
Il testo completo di un targūm palestinese al Pentateuco, scoperto presso la Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1956, è ora in corso di pubblicazione, a cura di A. Díez Macho, Ms. Neophiti I, Barcellona, I, 1968; II, 1970; III, 1973.
Il rotolo contenente il testo frammentario di un targūm a Giobbe, scoperto nel 1956 nella grotta 11 di Qumrān, è stato pubblicato recentemente: J. P. M. van der Ploeg, A. S. van der Woude, Le targum de Job de la grotte 11 de Qumrān, Leida 1971, e M. Sokoloff, The Targum to Job from Qumrān, cave XI, Ramat Gan 1974; cfr. ancora J. A. Fitzmyer, Some observations on the Targum of Job from Qumrān, cave 11, in CBQ, 36 (1974), pp. 501-24, spec. pp. 508 segg., e J. Gray, The Massoretic text of the Book of Job, the Targum and the Septuagint Version in the light of the Qumrān Targum (11 Qtarg Job), in ZAW, 86 (1974), pp 331-50.
Un'unica pubblicazione viene raccogliendo i frammenti esistenti della traduzione siro-palestinese del Vecchio Testamento sparsi in opere di non sempre agevole consultazione. Tale testo viene chiamato talvolta, in ambienti di tradizione germanica, "cristiano-palestinese" o "cristiano-aramaico": cfr. M. H. Goshen-Gottstein, The Bible in the Syropalestinian version, I: Pentateuch and Prophets, Gerusalemme 1973.
La traduzione siriaca. - La traduzione in siriaco della B. ebraica conosciuta sotto il nome di pĕshittō ("la semplice") è in corso di pubblicazione a cura del Peshitta Institute dell'università di Leida, sotto la direzione di P. A. H. de Boer: The Old Testament in Syriac according to the Peshitta Version, E. J. Brill, Leida. Sono usciti i volumi: IV, 6 Canticus sive Odae - Oratio Manasse - Psalmi apocryphi - Psalmi Salomonis - Tobit - I (III) Ezrae, 1972; IV, 3 Apocalypsis Baruch - IV Ezrae, 1973. Un fascicolo introduttivo illustra i principi e i criteri dell'opera ed è stato pubblicato a parte: P. A. H. de Boer, W. Baars, General Preface, Leida 1972.
Nuovo Testamento. - Critica del testo. - Il numero dei testimoni già a noi noti del Nuovo Testamento si è accresciuto negli ultimi dieci anni grazie a ricerche sistematiche nelle antiche biblioteche (un impulso determinante è stato dato dall'Institut für Neutestamentliche Textforschung di Münster, diretto dal prof. K. Aland) e a scoperte di papiri in Egitto. Si conoscono oggi 86 papiri, 269 unciali, 2795 minuscoli, 2207 lezionari. Continuano le identificazioni di frammenti di uno stesso manoscritto, esistenti in diverse biblioteche, e finora computati separatamente. Tra i papiri più importanti di recente pubblicazione è da menzionare P75, dell'inizio del 3° secolo, che contiene gran parte dei Vangeli di Luca e Giovanni, e fa parte della collezione Bodmer. Per quanto riguarda i grandi unciali, è da segnalare la tendenza a riconoscere una più alta antichità del codice D Cantabrigense, o di Beza, che sarebbe da riportare al 4° secolo, e al codice D Claramontanus, riportato al 5° secolo. Ciò non ha portato tuttavia a modificare il giudizio di valore sui due codici, mentre la scoperta di P75 ha avuto conseguenze importanti per la nostra conoscenza del testo antico vigente in Egitto. Si riteneva infatti ancora da molti che codici come il Vaticano B e il Sinaitico א fossero il frutto di una revisione fatta nell'ambiente critico di Alessandria all'inizio del 4° secolo, con criteri ortografici, grammaticali e stilistici tendenti a eliminare le forme popolari del Nuovo Testamento greco.
La pubblicazione di P75 ha ora permesso di paragonare, per gran parte del testo di Luca e Giovanni, le lezioni del codice B, scritto verso la metà del 4° secolo, con quelle di un papiro più antico di oltre un secolo. Si è visto così che molte delle varianti tipiche di B, che si ritenevano frutto di una recensione Alessandrina (o "Esichiana") esistevano già agl'inizi del 200. Anzi, poiché il numero delle lezioni proprie soltanto a P75 e B è tale che sembra esigere per esse un antenato comune, l'origine di questo tipo testuale dovrebbe trovarsi in una forma del testo vigente nel 2° secolo. I Vangeli di Luca e Giovanni sono stati trascritti da questo esemplare in B (direttamente o indirettamente) con una fedeltà che si estende fino alle minuzie ortografiche, nelle quali sogliono così spesso oscillare i codici greci.
Ciò non significa evidentemente che il testo di B abbia assunto senz'altro un valore decisivo nella scelta delle varianti per un'udizione critica. La sua trasmissione testuale è stata soggetta, come ogni altra, a errori e a interventi esterni. Ma non si può più pensare che B sia il frutto di una revisione sistematica. Non ha più dunque senso parlare, a proposito di esso, di recensione Esichiana.
Negli ultimi anni sono proseguiti anche gli studi nel testo "Occidentale", e sull'influsso di Taziano nella tradizione antica. Ma nessuna nuova teoria capace di spiegare le origini delle varianti del codice D e delle antiche versioni latine, in congiunzione con le antiche siriache, si è imposta all'attenzione degli studiosi. Conviene però ricordare almeno la proposta fatta da E. Haenchen (Die Apostelgeschichte, Gottinga 196113), di riconoscere, nelle varianti occidentali degli Atti, un triplice strato: quello di antichissime correzioni conscie tendenti a un miglioramento stilistico del testo; quelle derivanti da un lettore diligente che, anche sulla base di alcune tradizioni della Chiesa antica, ha voluto chiarire lo svolgimento di alcuni episodi; infine una serie di influssi latini nel testo greco (che altri autori invece ritengono come "aramaismi" di antica origine). Per quanto riguarda il testo "Cesariense" e "Bizantino" sono da segnalare saggi di ricostruzione di forme antiche del testo sulla base di confronti di manoscritti o di studi di testi patristici. Ma la speranza ancora viva qualche decennio fa di chiarire, con l'ipotesi di un testo "Cesariense", le vicende antiche della storia del testo del Nuovo Testamento, non si è avverata.
Le recenti edizioni critiche, data la situazione esposta precedentemente, non presentano grandi novità, se non un'attenzione particolare verso le lezioni dei papiri di recente scoperta e una conferma del valore del testo B. Le "Western non-interpolations" sono di conseguenza respinte nel The Greek New Testament (19763) e nella nuova edizione in preparazione di Nestle-Aland. Il testo di queste due edizioni sarà d'ora innanzi il medesimo, preparato da un comitato di studiosi (al presente K. Aland, M. Black, C. M. Martini, B. M. Metzger, A. Wikgren). L'International Greek NT project sta ancora preparando la grande edizione critica del Vangelo di Luca. Frattanto è nato un altro progetto di Editio Critica Maior, promosso da K. Aland, che elabora al presente il materiale per le Epistole Cattoliche.
Bibl.: L'annuale Elenchus Bibliographicus Biblicus di P. Nober (nelle sezioni II, 4 e III) e il Bulletin de critique textuelle du Nouveau Testament, pubblicato in Biblica, a cura di J. Duplacy e C. M. Martini, informano sulle numerose pubblicazioni recenti. Ne ricordiamo qualcuna essenziale per un primo orientamento: B. M. Metzger, The text of the New Testament: its transmission, corruption and restoration, New York 19682; id., A textual commentary on the Greek New Testament, Londra-New York 1971; Die alten Übersetzungen des Neuen Testaments, die Kirchenväterzitate und Lektionare, edito da K. Aland, Berlino 1972; C. M. Martini, in I Libri di Dio, Torino 1975, pp. 495-551; Repertorium der griechischen christlichen Papyri, I: Biblische Papyri, edito da K. Aland, Berlino 1976.