BIBBIA
Vecchio Testamento. Critica del testo. Esegesi. Il mondo della Bibbia come contesto. Storia d’Israele. Bibliografia. Nuovo Testamento. Bibliografia
Vecchio Testamento di Agustinus Gianto. – Nei primi quattordici anni del 21° sec. si possono notare nuove tendenze nello studio del Vecchio Testamento, specialmente la critica del testo, l’esegesi, il mondo della B. come contesto e la storia d’Israele.
Critica del testo. – Una nuova impresa è il progetto dell’Oxford University press di pubblicare una nuova edizione critica del testo con il titolo Hebrew Bible. A critical edition (fino al 2014 si chiamava The Oxford Hebrew Bible) sotto la direzione di Ronald Hendel della University of California a Berkeley. Caratteristica di questa edizione è presentare un testo eclettico (una ricostruzione in base ai manoscritti più affidabili), a differenza dell’edizione diplomatica (edizione critica di un singolo manoscritto, Codex Leningradensis 19A), della Biblia Hebraica Stuttgartensia e della successiva Biblia Hebraica Quinta nonché l’Hebrew University Project ancora da completare. Fino alla fine del 2014 sono apparse solo sample editions di una piccola quantità di versetti presi da vari libri del Vecchio Testamento.
Nel frattempo il progetto Biblia Hebraica Quinta ha completato fino al 2014 i seguenti libri: Deuteronomio, Giudici, Ezra-Neemia, I dodici profeti minori, Megillot (Rut, Cantico, Qohelet, Lamentazioni, Ester), cui seguirà Genesi nel 2015. Il progetto Hebrew university bible per pubblicare una edizione critica del codice di Aleppo ha finora completato i volumi di Isaia, Geremia ed Ezechiele. Continuano ancora le edizioni del testo greco della Settanta a cura dell’Accademia delle scienze di Gottinga e del testo siriaco del Peshitta Institute di Leiden.
Nel 2009 è stata completata l’edizione in 40 volumi di Discoveries in the Judean desert. Questa edizione critica rende accessibile agli studiosi la maggioranza dei testi biblici trovati a Qumran e in altre località vicine.
Esegesi. – Cresce sempre di più la consapevolezza verso la storia dell’esegesi nonché la diversità nella prassi esegetica. Questa tendenza è documentata in modo esemplare da due opere. La prima è quella in quattro volumi di Henning von Reventlow, Epochen der Bibleauslegung, apparsa in tedesco fra il 1990 e il 2001 (trad. it. 1990-2010). Quest’opera va dai primi tempi dell’esegesi biblica fino al Novecento. L’altra opera, con uno scopo più ampio, è l’impresa iniziata nel 1996 e completata nel 2015, intitolata Hebrew Bible. Old Testament, in tre volumi, di vari autori sotto la direzione di Magne Sæbø. Questa pubblicazione rende evidente lo sviluppo di altre discipline che sono in stretto rapporto con l’esegesi, come, per es., la storia dell’antico Israele, la storia della religione d’Israele, l’ermeneutica, la linguistica e filologia semitica, gli studi letterari.
Sono state avviate due nuove collane di commentari maggiori dalla casa editrice americana Eerdmans che mostrano le tendenze nuove nell’esegesi. La prima è Eerdmans critical commentary, collana diretta da David Noel Freed man e Astrid B. Beck, che offre una sintesi della conoscenza sul testo, lo sfondo culturale, l’interpretazione e l’applicazione per il mondo contemporaneo. Del Vecchio Testamento sono usciti i volumi di Salmi, Esodo e Isaia 40-66. La seconda è la collana Illuminations, diretta da Choon-Leong Seow del Princeton theological seminary. Questo commentario presenta l’interpretazione dettagliata del testo, mettendolo a confronto con la storia della ricezione non solo nell’esegesi, ma anche nelle arti. È stato pubblicato il volume su Giobbe 1-21 che appare il modello per l’intera collana.
Il mondo della Bibbia come contesto. – L’interesse per il contesto culturale e storico-geografico si è manifestato nella pubblicazione nel 2003 dei tre volumi di The context of scripture, diretta da William W. Hallo della Yale University con diversi specialisti. L’opera raccoglie testi dell’Antico Oriente (Egitto, Mesopotamia, Siria-Palestina) in traduzione, con introduzioni e ampi riferimenti ai passi biblici per cui i testi possono servire come contesto. Un’ope ra simile, ma più concentrata sui testi che hanno una pertinenza con la storia dell’Antico Testamento, è il volume Historisches Textbuch zum Alten Testament di Manfried Weippert apparso nel 2010.
Un nuovo atlante del mondo biblico, The sacred bridge, realizzato da Anson F. Rainey e R. Steven Notley e pubblicato nel 2006, espone l’approccio più recente nella presentazione del mondo biblico collocato nel suo ambiente storico, archeologico e documentario antico. Egualmente aggiorna to ma con uno scopo più didattico è l’atlante Herders neuer Bibelatlas (2013), a cura di Wolfgang Zwickel e altri.
Storia d’Israele. – Sin dagli ultimi anni del 20° sec. l’interesse per la storia d’Israele aveva generato un dibattito vivace sulla veridicità dei racconti biblici dell’esodo, della conquista di Canaan, dell’inizio della regalità e dello Stato. Dubbi sulla storicità hanno prodotto una storia d’Israele che si limita a partire dall’epoca degli Stati indipendenti (Regno Nord e Giuda) e che può essere messa a confronto con le documentazioni extrabibliche, come gli annali degli Assiri e Babilonesi, e con le poche iscrizioni ebraiche o di altri Stati della stessa epoca. In Italia questa è stata l’ottica adottata da Jan Alberto Soggin nella sua Storia d’Israele apparsa nel 1984. Nei primi dieci anni del 21° sec. è cresciuta sempre di più la consapevolezza della diversità fra la storia (eventi storici documentabili dalle fonti contemporanee) e la storiografia antica che cerca di riorganizzare il passato in un quadro della situazione più tardiva. Tale distinzione è proposta da Mario Liverani nel suo libro Oltre la Bibbia pubblicato nel 2003. Questo modo di vedere la storia del Paese ha il vantaggio di uscire dal dibattito spesso inconciliabile fra una ricostruzione ‘minimalista’ o ‘massimalista’ della storia d’Israele in base alla documentazione scritta e ai dati archeologici.
Bibliografia: H.G. Reventlow, Epochen der Bibelauslegung, 4 voll., München 1990-2001 (trad. it. Storia dell’interpretazione biblica, Casale Monferrato 1999-2004); Hebrew Bible, Old Testament. The history of its interpretation, ed. M. Sæbø, 3 voll., Göttingen 1996-2015; E. Tov, The texts from the Judaean desert. Indices and an introduction to the discoveries in the Judaean desert series, «Discoveries in the Judaean desert», 2002, 39, pp. 1-25; M.Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Roma-Bari 2003; The context of scripture, ed. W.W. Hallo, 3 voll., Leiden 2003; The sacred bridge. Carta’s atlas of the biblical world, ed. A.F. Rainey, R.S. Notley, Jerusalem 2006; M. Weippert, Historisches Textbuch zum Alten Testament, Göttingen 2010; W. Zwickel, Herders neuer Bibelatlas, Freiburg-Basel-Wien 2013.
Nuovo Testamento di Mauro Pesce. – Nel decennio 2005-15 si è accentuata la distanza tra una tendenza conservatrice che propone il canone neotestamentario come fonte primaria per la storia dei primi due secoli cristiani e difende la legittimità delle elaborazioni teologico-dogmatiche dei secc. 4°-6° e una corrente che invece sostiene la pluralità e la divergenza teologica fin dalle origini dei diversi gruppi cristiani e ritiene tutte le opere dei primi due secoli utilizzabili a prescindere dalla canonicità. Il Nuovo Testamento, infatti, come collezione canonica non esiste prima degli inizi del 3° secolo. Spesso, i 27 scritti che vi furono inseriti non sono più antichi di opere non canoniche (come la Didachè, il Vangelo di Tommaso, l’Ascensione di Isaia, i vangeli giudeo-cristiani) e vanno studiati insieme a esse (Norelli 2008).
In questo decennio si è accentuata l’interpretazione degli scritti neotestamentari nel contesto della trasformazione che da Gesù porta, non prima della metà del 2° sec., alla nascita del cristianesimo. Le opere del Nuovo Testamento nascono in contesto ebraico, ma sono poi interpretate da chi ormai appartiene a una religione diversa, quella cristiana, e per di più vengono lette in relazione reciproca come se il loro senso non derivasse dal rapporto con gli ambienti in cui furono prodotte. Si è affermata così l’abitudine ad armonizzare le loro diverse concezioni. Si è sviluppata da quel momen to, in parallelo, l’interpretazione cristologica della B. (che da sacra scrittura ebraica diventa Antico Testamento cristiano) e la progressiva degiudaizzazione e cristianizzazione della figura di Gesù. È continuata, nel decennio, l’opera di riconduzione di Gesù e degli scritti neotestamentari nel loro contesto ebraico scrostandone la lettura dalle più tarde interpretazioni cristiane che vedevano Gesù e il primo cristianesimo in opposizione radicale con l’ebraismo. La ricerca, poi, delle connessioni che ciascuno degli scritti neo-testamentari intrattiene con gli altri scritti dei primi due secoli che non furono inseriti nel canone è oggi possibile per il rinnovamento degli studi sugli apocrifi, grazie a una massa ingente di lavori di cui è simbolo l’Association pour l’étude de la littérature apocryphe chrétienne. Sono state messe in luce, per es., le connessioni fra il Vangelo di Tommaso e quello di Giovanni; tra il Vangelo di Matteo, la Didachè e l’Ascensione di Isaia; tra i vangeli sinottici e i vangeli giudeo-cristiani. Gli scritti protocristiani sono ricollocati nel contesto giudaico grazie anche alla sempre più vasta conoscenza della letteratura giudaica non biblica. Gli scritti di Qumran e del giudaismo ellenistico forniscono un ampio campo per la comparazione. La percezione dello sviluppo che da Gesù porta alla nascita del cristianesimo ha reso più consapevoli della differenza tra la situazione che si forma a metà del 2° sec. e quella di Gesù e dei decenni a lui subito successivi. Sono apparse in questi anni proposte di nuove datazioni dei vangeli canonici situati addirittura nel 2° sec. (Witulski 2007; McDonald 2012; Vinzent 2014; Klinghardt 2015). L’opinione forse maggioritaria situa i tre vangeli sinottici nel ventennio 70-80 del 1° sec., e quello di Giovanni tra il 90 e il 110. Sempre meno rari però sono coloro che anticipano Marco agli anni Quaranta e Luca e gli Atti agli anni Sessanta. A costoro si oppone chi difende la ‘priorità di Giovanni’ rispetto a Marco e chi considera molto antica la lettera di Giacomo considerandola opera del fratello di Gesù. L’unica certezza riguarda le sette lettere sicuramente autentiche di Paolo databili all’incirca nella prima metà degli anni Cinquanta. Per altri scritti neotestamentari (le Lettere pastorali e quelle di Pietro) una datazione tarda (all’incirca verso il primo ventennio del 2° sec.) non è contestata. Controversa la datazione delle lettere di Giovanni, che alcuni anticipano al quarto Vangelo, o dell’epistola agli Ebrei che alcuni immaginano anteriore alla distruzione del tempio di Gerusalemme.
Alla ricollocazione nell’ambiente ebraico antico contribuisce del resto il progresso dell’archeologia. Ma l’attenzione è rivolta anche a un vasto confronto con letteratura e cultura ellenistico-romana, il che permette di comprendere il passaggio dei gruppi di seguaci di Gesù dal giudaismo al cristianesimo in una situazione di coabitazione e profondo scambio culturale. A ciò contribuisce l’attenzione ai papiri documentari (non letterari), che illustrano la vita sociale, economica e culturale: nasce così un nuovo tipo di commenti al Nuovo Testamento (PKNT, Papyrologische Kommentare zum Neuen Testament, 4 voll., 20032014). Infine, è diventata più frequente l’applicazione non solo delle tradizionali discipline filologiche e storiche, ma anche socioantropologiche, mentre l’interdisciplinarietà si è allargata fino a includere gli studi cognitivi. Si è affermata una tendenza ad accumulare sempre più numerosi dati culturali, sociali ed economici, giuridici e non solo letterari e politici (Kloppenborg 2014). Da ciò va lentamente delineandosi una nuova interpretazione delle origini cristiane. Questa nuova immagine emergente rende secondaria e desueta la contrapposizione degli studiosi conservatori agli esiti innovatori prodotti dal Jesus Seminar. Del resto, alla reazione conservatrice ha fatto seguito in questi anni una nuova ondata di controrisposte degli studi che contestano, sulla base della psicologia, sociologia e antropologia della memoria, la tesi ingenua dell’attendibilità storica dei processi di memorizzazione delle parole e azioni di Gesù sostenuta da alcuni difensori degli scritti canonici del Nuovo Testamento. È quindi ovvio che proprio in questo periodo si siano moltiplicati i tentativi di produrre nuove storie del cristianesimo dei primi due secoli che tematizzano alcuni dei problemi fondamentali: la pluralità originaria, il formarsi del Nuovo Testamento, il distacco dal giudaismo, la nascita del cristianesimo.
Bibliografia: B.M. Metzger, B.D. Ehrman, The text of the New Testament. Its transmission, corruption, and restoration, Oxford 1964, 20054 (trad. it. Brescia 1996; nuova ed. interamente rifatta 2013); Papyrologische Kommentare zum Neuen Testament (PKNT), hrsg. P. Arzt-Grabner, M. Pesce, J.S. Kloppenborg, 4 voll., Göttingen 2003-2014; Le canon du Nouveau Testament. Regards nouveaux sur l’histoire de sa formation, sous la direction de G. Aragione, E. Junod, E. Norelli, Genève 2005; T.Witulski, Die Johannesoffenbarung und Kaiser Hadrian. Studien zur Datierung der neutestamentlichen Apokalypse, Göttingen 2007; E. Norelli, Considerazioni di metodo sull’uso delle fonti, in L’enigma Gesù, a cura di E. Prinzivalli, Roma 2008, pp. 19-67; M. Pesce, Da Gesù al cristianesimo, Brescia 2011; New studies in the synoptic problem, ed. P. Foster, A. Gregory, J.S. Kloppenborget al., Leuven 2011; D.R. MacDonald, Two shipwrecked gospels.The logoi of Jesus and Papias’s exposition of logia about the Lord, Atlanta 2012; Ebrei credenti in Gesù, a cura di C. Gianotto, Milano 2012; A. Destro, M. Pesce, Il racconto e la Scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli, Roma 2014; J.S. Kloppenborg, Synoptic problems, Tübingen 2014; E. Norelli, La nascita del cristianesimo, Bologna 2014; M. Vinzent, Marcion and the datingof the synoptic gospels, Leuven 2014; M. Klinghardt, Das älteste Evangelium und die Entstehung der kanonischen Evangelien, I, Untersuchung, II, Rekonstruktion, Übersetzung, Varianten, Tübingen 2015.