BIBERACH (A. T., 56-57)
Città del Württemberg, nella Svevia Superiore (distretto del Danubio), posta sul Riss, affluente di destra del Danubio, a 533 m. sul mare. Città libera dal 1180, appartenne al Regno dal 1312, dal 1802 al Baden e dal 1806 al Württemberg. Resti delle fortificazioni e delle mura sono ancora ben visibili nella parte occidentale della città.
Punto d'incrocio della ferrovia Ulma-Friedrichshafen (Danubio-lago di Costanza), è mercato abbastanza importante, specialmente per il bestiame, e centro industriale per la fabbricazione di oggetti metallici e fiori artistici. Aveva 9360 abitanti nel 1910 e 10.065 nel giugno 1925. Circa quattro quinti di essi sono cattolici e gli altri protestanti. Nei pressi di Biberach ebbe luogo una battaglia tra Francesi e Austriaci il 2 ottobre 1796 e un'altra tra Austriaci e Bavaresi il 9 maggio 1800.
Monumenti. - Le vecchie case costruite in muratura e legname con le loro larghe facciate di tipo svevo dànno a Biberach un aspetto caratteristico, comune a numerose città della Germania meridionale e raramente turbato da edifici di epoca posteriore. Il monumento principale della città, la parrocchiale, è una basilica di tardo stile gotico. L'interno, nel 1746-48, fu trasformato in barocco sotto la direzione del pittore Johann Zick da Monaco. Tra altre chiese e conventi manomessi, la sola chiesa dello Spirito Santo (1699) conserva il proprio aspetto e numerosi epitaffi in legno policromo. Il palazzo comunale (Neues Rathaus) è una bella costruzione del 1503, rimaneggiata nei piani inferiori nel sec. XVIII. Biberach possiede una collezione geologica e paleontologica e una biblioteca, un museo di storia naturale, d'arte e d'antichità. Nel museo Braith e Mali sono conservati più di 1000 dipinti e disegni di questi due pittori bavaresi. Il museo Wieland contiene la massima collezione di ricordi, ritratti, lettere, ecc., del poeta, nato nella vicina borgata Oberholzheim nel 1733, e cancelliere in Biberach dal 1760 al 1769.
Bibl.: Biberach einst u. jetzt, Biberach 1895; G. Dehio, Handb. d. deutschen Kunstdenkmäler, III, Berlino 1925, pp. 67-68.