BIBLIOLOGIA
È, nel suo ampio significato, la disciplina che tratta del libro sotto i suoi molteplici aspetti; ma i suoi confini non furono mai ben delimitati, essendosi spesse volte usata con simile significato la parola bibliografia (v.). La bibliologia si può dividere in quattro grandi parti: bibliologia propriamente detta, che studia il libro, la sua formazione, la storia, gli aspetti che assunse; la bibliografia, che descrive ed elenca i libri e li mette in rapporto fra di loro, rispetto specialmente al contenuto; la biblioteconomia, che studia come deve funzionare ed essere organizzata una biblioteca affinché risponda al suo scopo; la bibliotecografia, che descrive nella loro parte esterna le biblioteche e ne raccoglie le notizie storiche e attuali (v. inoltre biblioteca; libro; stampa e bibliofilia). Ristretta così la bibliologia a espressione della disciplina che tratta teoricamente del libro e delle biblioteche, nel loro significato, svolgimento e rapporto con le altre discipline, essa viene ad assumere il carattere di scienza, che può, come le altre, essere professata, appresa, applicata, e ha dato luogo conseguentemente ad una produzione scientifica e didattica.
La trattazione della bibliologia come scienza cominciò nel secolo XVIII, giacché non sono da considerarsi contributi teorici il Philobiblon di Riccardo de Bury né gli scritti sulle biblioteche e archivî degli italiani Orsini e Panciroli ne il trattatello di Giusto Lipsio. Il primo a darci una trattazione ordinata, se pur semplice, fu Michael Denis, direttore della Biblioteca imperiale di Vienna, che nel 1774 pubblicò il Grundriss der Bibliographie (Vienna 1774), a cui aggiunse più tardi l'Einleitung in die Bücherkunde (Vienna 1795-96). In Germania pubblicava un'opera simile a questa il Latz col Handbuch für Bücherfreunde und Bioliothekare (Halle 1788-95). In Francia J. F. Née de La Rochelle pubblicava, circa in quegli anni, il Discours sur la science bibliographique (Parigi 1782); e a lui seguiva un altro operoso e fecondo bibliografo, Gabriele Peignot, col Manuel Bibliographique (1801), iI Dictionnaire raisonné de bibliologie (1802-4), il Répertoire bibliographique universel (1812) e il Manuel du bibliophile (1823); e inoltre il Boulard col Traité élementaire de bibliographie (1804). Intorno allo stesso tempo in Inghilterra Thomas Hartwell Horne pubblicava l'Introduction to the study of bibliography (Londra 1814). Questo fervore intorno allo studio della teorica bibliografica continuò nel sec. XIX e si affermò sempre più, allargandosi spesso alla pratica e però accostandosi alla trattazione dei fondamenti biblioteconomici: il Goodhugh pubblicò l'English gentleman's Library Manual (Londra 1827); lo Schrettinger parecchi ottimi studî; il Guild The librarian's Manual (New York 1858); il Petzholdt la Bibliotheca bibliographica (Lipsia 1868) e il Manuale del bioliotecario, tradotto anche in italiano; il Roger A manual of Bibliography (Londra 1891); il Maire il Manuel pratique du bioliothécaire (Parigi 1896); il Graesel il Handbuch der Bibliotekslehre (Lipsia 1902); il Kleemeier il Handbuch der Bibliographie (Vienna 1903); il Duff Brown il Manual of practical Bibliography (Londra 1906) e lo stesso il Manual of Library economy (Londra 1920, 3ª ed.); il Dahl il Handbog i Bibliothekskundskab (Copenaghen 1916); il Gardthausen il Handbuch der wisenschaftlichen Bibliothekskunde (Lipsia 1920); lo Schneider il Handbuch der Bibliographie (Lipsia 1924).
L'Italia ebbe posto onorifico fra le nazioni, per i secoli XVII e XVIII, nel campo bibliologico e bibliografico, coi nomi insigni del Magliabechi, del Marucelli, del Fontanini, del Mazzuchelli, dell'Audiffredi, per opere grandiose a tutti note. E non mancarono coloro che pubblicarono trattati generali di bibliologia e biblioteconomia sin dal sec. XVIII, quali Giulio Cesare Becellio, De bibliotheca instituenda ac ordinanda liber (Verona 1747). Col secolo seguente gli scritti si fanno più numerosi. Ricordiamo lo studio bibliografico di Vincenzo Mortillaro (Palermo 1827), il Saggio di bibliotecnia di D0menico Rossetti di Scander (Trieste 1832), i Ragguagli bibliografici di Vincenzo Cordaro-Clarenza (Catania 1839), gli Studi fondamentali della scienza bioliografica di Giuseppe Cardile (Palermo 1850), il diffuso e cospicuo Manuale teorico-pratico di bioliologia di Giuseppe Maria Mira (Palermo 1861-62, voll. 2), Della scienza bibliografica, dei requisiti di un bibliotecario ecc. di Domenico Faccio (Padova 1864), le Letture di bibliologia (ottimo trattato) di Tommaso Gar (Torino 1868), i Brevi cenni di bibliografia di Giuseppe Ottino (Firenze 1878), ampliati poi nel Manuale di bibliografia del medesimo (Milano 1885), il Vocabolarietto bibliografico di Costantino Arlia (Firenze 1880), gli Elementi di bibliografia pratica di Luigi Nobile Loiacono (Firenze 1897), infine la Bioliografia, di Giuseppe Ottino e Giuseppe Fumagalli (3ª ed., Milano 1916) il quale ultimo volume è corredato di una scelta e accurata bibliografia.
Trasformatasi in scienza la bibliologia, aumentato il numero delle biblioteche e quando nel sec. XVIII per effetto dell'enciclopedia acquistò maggior diffusione il libro anche scientifico, è ovvio che si pensasse all'insegnamento della nuova disciplina.
La prima nazione che promosse un tale insegnamento fu la Francia. Già nei primi albori del sec. XIX, durante il periodo napoleonico, l'Achard propose un vero e proprio programma d'insegnamento della scienza bibliologica; ché se tale insegnamento non poté per allora essere definitivamente e solidamente istituito, si preparò il terreno all'Ècole des chartes, fondata nel 1821, che comprendeva nel suo programma notevoli insegnamenti bibliologici riferiti soprattutto al libro manoscritto. Il celebre istituto funziona ancora con i primitivi fondamenti, salvo che dal 1880 la parte bibliologica ha avuto un ulteriore sviluppo con un corso biennale di bibliografia e biblioteconomia e col conferimento dei relativi diplomi.
Seguì nelle cure per l'insegnamento bibliologico la Germania, dove sino dal 1830 lo Schrettinger formulava, nel suo celebre manuale di biblioteconomia, un disegno compiuto di insegnamenti bibliografici da professarsi nell'università e altrove, rispondenti, come è naturale, alle esigenze e al campo di erudizione delle biblioteche tedesche, disegno che fu poi ripreso dal Rullmann e sostenuto da studiosi e bibliotecarî. Ma un vero insegnamento bibliologico nelle università si ebbe solo più tardi. Sin dal 1886 Carlo Dziatzko iniziò all'università di Gottinga un corso che continuò poi sempre, ed esiste anche ora, tenuto da illustri bibliografi. Un decreto del governo in data del primo agosto 1909, che istituiva il diploma di bibliotecario con un esame relativo e una commissione superiore esaminatrice residente in Berlino, apriva il campo a vere e proprie scuole bibliotecarie o bibliografiche, e due di queste (oltre a corsi speciali che si tengono in varie università della Germania), in tutto compiute, si istituirono a Berlino dal 1916 e a Lipsia.
In Inghilterra la preparazione dei bibliotecarî fu dapprima affidata all'Associazione dei bibliotecarî del Regno Unito; poi sorsero altre associazioni che si fecero iniziatrici di corsi bibliografici, specialmente pratici. Non mancarono (ed esistono anche ora) corsi di bibliologia presso le università. A cominciare dal 1920 si è costituita a Londra presso l'University College, istituto incorporato all'università londinese, dietro suggerimenti e iniziativa della Library Association, una vera Scuola di biblioteconomia (school of Librarianship); l'ammissione alla quale è informata a grande larghezza. Essa ha recato ottimi frutti e ha contribuito ad elevare il tono di cultura dei bibliotecarî e a meglio perfezionare gl'istituti bibliografici. Nel Belgio ci sono corsi pratici che terminano con severi esami bibliografici, e fino dal 1900 si tenne presso l'università libera di Bruxelles un corso di biblioteconomia. In Austria ci fu nell'università un insegnamento bibliologico fino dal 1862. In Spagna esiste presso l'università di Madrid un insegnamento ufficiale di bibliologia, e si è istituita, pure a Madrid, la Scuola degli archivisti e bibliotecarî che rilascia, alla fine dei corsi, un diploma.
Presso le università di Praga e di Bratislava sono state istituite cattedre di scienza bibliologica. In Polonia da lunghi anni si tennero corsi di bibliologia all'università di Varsavia, nell'anno 1922-23 furono istituiti corsi provvisorî di bibliologia e biblioteconomia a Varsavia e Poznań, e nel 1924 una scuola permanente di biblioteconomia a Cracovia. In Danimarca nel 1920 si fondò la Scuola per le biblioteche.
In Svizzera non le università ma alcune grandi istituzioni culturali dànno corsi speciali di bibliologia e di bibliografia. In Romania esiste presso l'archivio di stato una scuola di paleografia e archivistica che comprende anche l'insegnamento della bibliologia e biblioteconomia. In Bulgaria c'è una cattedra ufficiale di bibliologia all'università di Sofia. E insegnamenti di bibliografia si fanno pure in università della Iugoslavia, ad esempio in quella di Zagabria; e, sia pure in forma diversa, non mancano all'Ungheria, alla Svezia, alla Norvegia. La Russia ha fondato a Mosca sino dal 1913 una fiorente scuola bibliotecaria con numerosi insegnamenti bibliologici, scuola che in pochi anni ha preparato tremila bibliotecarî.
Ancor più fiorente di quello d'Europa, se non così antico, è l'insegnamento bibliologico nell'America, specialmente negli Stati Uniti. Un corso libero di bibliografia si teneva sino dal 1881 nell'università di Ann Arbor; e poco dopo il bibliografo Melvil Dewey fondava nel Columbia College di New York una vera Scuola di Economia libraria, come fu chiamata. Da allora l'insegnamento bibliologico si estese a molte università e istituti con la produzione di migliaia di bibliotecarî, necessarî per il grandissimo sviluppo che hanno assunto negli Stati Uniti le biblioteche, soprattutto quelle popolari. Per quanto riguarda l'America del Sud il Brasile offre presso la biblioteca nazionale di Rio de Janeiro un grandioso istituto di bibliologia detto Curso de Bibliotheconomia, che si divide in quattro grandi sezioni e ha numerosi insegnanti. E non manca l'insegnamento bibliologico nella Repubblica Argentina e nell'Uruguay.
In Italia il regolamento delle biblioteche del 1869 e poi più diffusamente i regolamenti del 1876 e del 1885 disponevano che si tenessero corsi di bibliologia e biblioteconomia presso alcune delle principali biblioteche del regno; ma la disposizione non fu mai eseguita. Si ebbero soltanto qua e là, per iniziative private il più spesso, insegnamenti bibliologici: il più noto e importante fu il corso di bibliologia tenuto nel 1865 all'università di Napoli da Tommaso Gar, che poi raccolse le lezioni in un volume. Con la legge Rava del 1908, la quale toglieva ai bibliotecarî il divieto di cumulare al loro ufficio l'insegnamento, si aperse la via a queste discipline, si ebbero liberi docenti di bibliologia e biblioteconomia e si tennero anche dei corsi universitarî a Bologna. Solo in seguito alla legge Gentile del 1923 per l'autonomia universitaria, due università stabilirono, sino dalla prima redazione del loro statuto, di porre tra gl'insegnamenti universitarî quello della bibliologia e biblioteconomia, e cioè le universia di Bologna e di Padova; e immediatamente dopo si fondò la Scuola bibliotecaria nell'università di Firenze.
Dal 1928 un'analoga scuola è stata pure istituita presso l'università di Roma.
Bibl.: G. Fumagalli, Guide bibliografiche, La bibliografia, Roma 1923; G. Schneider, Handb. der Bibliogr., Lipsia 1924; A. Sorbelli, L'insegnamento della bibliologia e biblioteconomia in Italia e all'estero, Bologna 1926.