CASANATENSE, BIBLIOTECA
. La biblioteca deve l'origine e il nome al card. Girolamo Casanate (v.), che con testamento del 5 ottobre 1698 destinò la sua raccolta di 25.000 volumi e la somma di 160.000 scudi alla fondazione d'una grande biblioteca pubblica in Roma presso il convento della Minerva, sotto la direzione dei domenicani. Prima che il cardinale morisse, questi avevano già iniziato la costruzione del grande edificio che doveva contenere tutta la biblioteca, architetto Antonio Borioni, su disegni probabilmente di Carlo Fontana. La biblioteca fu inaugurata il 3 novembre 1701: e alla già cospicua collezione di libri e mss. ereditata dal Casanate, i curatori della biblioteca poterono in breve aggiungere opere a migliaia, acquistando intere biblioteche private (Ricci, Riozzi, Paolini, Tolomei) e inviando bibliotecarî e librai non soltanto in Italia, ma in Germania, in Svizzera, in Francia, in Olanda. Così in poco tempo la Casanatense poté riunire un patrimonio di libri e mss. di primissimo ordine. Per quasi tutto il secolo XVIII continuò, può dirsi, il periodo ascensionale della biblioteca, mentre si succedevano alla sua direzione i più dotti domenicani del tempo, sempre in numero di due: un prefetto e un bibliotecario.
Alla bibliografia e alla scienza delle biblioteche dava intanto notevolissimo impulso in Roma il p. Audiffredi (v.).
Gli studî storici, giuridici, teologici e religiosi ebbero largo posto nelle collezioni della Casanatense e le diedero un carattere proprio anche nel tempo in cui essa, come ogni altra biblioteca, non sdegnava accrescersi con pubblicazioni di varia materia. Questa specializzazione è stata saggiamente mantenuta, e ancor meglio circoscritta, da quando il crescere prodigioso della produzione libraria e il venir meno, in relazione delle risorse finanziarie, consigliarono a ciascuna biblioteca di restringere il suo campo d'incremento.
Ricco e prezioso è il fondo di manoscritti (5044) che la biblioteca possiede, di cui circa 300 miniati. Tra questi vanno ricordati i Rotoli beneventani del Pontificale pro ordinibus conferendis e pro benedictione fontis (sec. X) e quello dell'Exultet del sec. XI; un Evangeliario greco del sec. XII; la Chirurgia di Rolando Cremonese e la Chronica ab initio mundi del sec. XIII; la Historia plantarum e il Theatrum Sanitatis del sec. XIV. Al Rinascimento, poi, ne appartengono circa un centinaio, e fra questi sono ricchi di miniature varî manoscritti di classici, oltre a un gran numero di bibbie, libri d'ora, messali, salterî, breviarî, libri musicali, carte nautiche, statuti, ecc. Ancora più antichi manoscritti, prescindendo dai miniati, possiede la Casanatense, come i Canones Apostolorum (sec. VIII), il Liber Maioris Ecclesiae Beneventanae, con calendario del sec. IX; un Pontificale Romanum del sec. XI; un Ordo ad presbyteros ordinandos, del sec. XII (palinsesto). Gl'incunaboli sono, oggi, in numero di 2084 e tra essi sono largamente rappresentati i romani dei primi decennî; ma non mancano edizioni di antichissime tipografie d'altre città. Tra i più importanti fondi venuti posteriormente in dono alla biblioteca vanno segnalati i 12 voll. manoscritti dell'abate Terribilini sulle chiese di Roma (1792), la raccolta di libri musicali stampati e manoscritti appartenuti a Giuseppe Baini (morto nel 1845); il fondo di manoscritti, opuscoli e giornali lasciati dal Coppi, continuatore del Muratori (1870); la copiosa raccolta Wolynski di libri, opuscoli e stampe riguardanti la storia e la letteratura polacca (1888). Si formò anche una pregevole collezione di stampe. Oggi la biblioteca conta circa 135.000 volumi e 84.000 opuscoli a stampa.
La Casanatense passò nel 1873 in possesso del governo italiano. Ampliatasi a poco a poco nei locali, ebbe dal 1898 l'attuale accesso da via S. Ignazio, una sala di consultazione e una nuova sala di lettura in sostituzione del grande salone, che restò chiuso al pubblico.
Nella lunga serie dei direttori della Casanatense vanno ricordati, fra i più illustri e benemeriti, i prefetti: P. Tommaso Schiara (1746-1759), P. Giovanni Battista Audiffredi (1759-1794), P. Giacomo Magno (1798-1841), P. Giacinto de Ferrari (1841-1850); il bibliotecario P. Alberto Guglielmotti (1850-1859), tutti domenicani, e il prefetto Ignazio Giorgi (1899-1923).
I cattedratici e i teologi casanatensi. - Oltre alle rendite destinate alla biblioteca, il card. Casanate ne lasciò altre perché si nominassero in Roma, perpetuamente, due domenicani, di qualunque nazione, professori di teologia, a insegnar pubblicamente ogni giorno, presso la biblioteca stessa, la dommatica e la morale sul testo di S. Tommaso. A questi corsi fu destinata un'ampia sala ancor oggi detta "stanza della teologia". Istituì inoltre un collegio di sei teologi, scelti fra i più celebri maestri domenicani d'Italia, di Spagna, di Francia, d'Inghilterra, di Germania e dei Paesi Bassi, i quali, sciolti da ogni altro obbligo della comunità, dovessero risiedere nella casa generalizia della Minerva, lavorare nella Casanatense, e accordarsi tra loro per un'azione costante da svolgere a vantaggio e in difesa della Chiesa cattolica, con gli studî e gli scritti.
Bibl.: A. Guglielmotti, Catalogo dei bibliotecari cattedratici e teologi del collegio Casanatense, ecc., Roma 1860.