CHIGIANA, BIBLIOTECA
. È l'ultima delle grandi biblioteche romane uscite integre dalle case principesche in cui s'erano formate e fa parte oggi, come la Ottoboniana, la Barberiniana ed altre, della Vaticana. Era stata raccolta, nella sua maggiore e miglior parte, da Fabio Chigi che fu papa Alessandro VII, e continuata dai tre cardinali suoi discendenti che tutti portarono il nome di Flavio, nei secoli XVII, XVIII e XIX. A Fabio Chigi, umanista e bibliofilo, nato e vissuto a Siena ventisei anni, era stato possibile salvare dalla dispersione qualche gruppo superstite di codici mss. appartenuti alla biblioteca che Pio III (Piccolomini) aveva fondato in onore del suo grande zio Pio II nella famosa aula presso il duomo di quella città. Altri ne aggiunse il Chigi provenienti dalle private librerie dei suoi amici letterati Celso Cittadini e Federico Ubaldini: altri gli furono donati, o acquistò egli stesso durante le sue peregrinazioni in Italia o in Germania (notevoli quelli usciti dai monasteri di S. Bartolomeo da Carpineto, di S. Maria di Casanova, di S. Maria di Tremiti); altri finalmente, ed è la serie più numerosa, compose egli stesso raccogliendo, come in un archivio, oltre mille volumi di documenti contemporanei riguardanti la storia di Roma e del papato e le relazioni politiche con le corti straniere.
Dei mss. della Chigiana, che formano in tutto 3910 volumi, molti sono venerandi per antichità, molti preziosissimi per bellezza di miniature: come, tra i greci (54 codd.), il S. Basilio del sec. IX; il Dionigi d'Alicarnasso e la Catena in Prophetas, dell'XI; la Liturgia della Settimana santa, il Nemesio, il Libanio, il S. Gregorio Nazianzeno, dell'XI; tra i latini e italiani: un Orazio del sec. XI, il Chronicon di Benedetto del Soratte pure dell'XI, la Summa Dictaminum di Pier delle Vigne, la Cronaca di Giovanni Vllani del XIV (con 225 miniature), un libro d'ore di scuola francese del XV, il famoso "Codice delle sei messe" e i discorsi di Giovan Lorenzo di Benevento intorno agli usurai, del sec. XVI. Tra i mss. d'età umanistica o posteriore abbondano i testi classici latini (190 codd.: Cicerone, Ovidio, Virgilio, Orazio, Sallustio, Giovenale, Plinio) e italiani (254 codd.: Dante, Petrarca, Boccaccio, Iacopone da Todi, Villani, ecc.). Gli scritti di Enea Silvio Piccolomini prendono 27 voll., di cui due interamente autografi; e scritture autografe si hanno di S. Bernardino da Siena, di Melantone, del Bembo, di mons. della Casa, di Sisto V, di S. Carlo Borromeo, del Tasso, di S. Francesco di Sales.
Documenti con autografi assai più antichi di questi, disparatissimi, si trovano riuniti in una dozzina di volumi in folio (Authentica varia): diplomi imperiali, lettere di sovrani e di principi, brevi e bolle di pontefici ecc. E vi gono pure disegni originali del Bernini, musica inedita del sec. XVII, stampe rare, documenti di topografia, erbarî, scritti inediti di geografia, d'arte militare, e perfino di danza, di caccia, ecc.
Tra i libri a stampa non è numerosa la serie degl'incunaboli (circa 330), ma comprende cimelî di altissimo valore, come l'esemplare su pergamena del Rationale divinorum officiorum del Duranti (Magonza, Fust, 1459), l'edizione pure magontina del Decreto di Graziano (Schöffer, 1472) e alcune delle prime edizioni romane, come il Lattanzio del 1468 (Sweynheym e Pannartz), il Gellio degli stessi e le Quaestiones Tusculanae del Han (1469), gli Statuta Urbis dello stesso (circa 1470), ecc. La raccolta dei libri a stampa (circa 30.000 compresi gli opuscoli) ha il carattere eclettico che ogni ricca biblioteca prendeva nei secoli XVII e XVIII per impulso di possessori di larghe vedute, e affidate a cure di dotti bibliotecarî. Primo di questi fu Giambattista Cerioli: altri furono gli archeologi Carlo e Antonio Fea e Ennio Quirino Visconti; tra gli ultimi, Giuseppe Cugnoni. Il catalogo di tutta la biblioteca fu stampato dal celebre orientalista Stefano Evodio Assemani (Roma 1764).
Nel maggio 1918 la Chigiana fu acquistata dal governo italiano per 1.180.000 lire, e poco dopo fu aperta agli studiosi nello stesso palazzo Chigi. Il 28 dicembre 1922 fu "aggregata" alla Vaticana. Come condizione dell'aggregazione il governo italiano, che gratuitamente la cedette, ottenne della Santa Sede che il periodo di chiusura estiva della Vaticana fosse ridotto, e fosse più largo l'orario di apertura di essa; che le indagini negli archivî pontifici, già permesse fino al 1814, fossero possibili senza speciali autorizzazioni fino al 1846; e che per gli anni successivi la Santa Sede largheggiasse in permessi speciali per autorevoli studiosi.