ESTENSE, BIBLIOTECA
. È la biblioteca governativa di Modena e trae il nome e la fama dall'essere stata per più secoli la libreria della casa d'Este, prima a Ferrara e poi a Modena. La sua origine risale forse già al sec. XIV; ma il primo documento che comprovi l'esistenza di una vera e propria biblioteca presso i signori di Ferrara è un inventario del 1436, che registra ben 250 manoscritti, italiani e francesi. Essa trova in principio le ragioni del suo rapido sviluppo nelle condizioni della cultura ferrarese dominata dall'Umanesimo e dallo spirito del Rinascimento e promossa dai principi. Così il marchese Niccolò III l'arricchisce di codici francesi; così il figlio e successore Leonello la fornisce di numerosi codici dei classici latini; così Borso si fa preparare dai copisti e dai miniatori ferraresi splendidi manoscritti per la biblioteca, tra i quali la celebre Bibbia (v.) e il messale che reca il suo nome; così Ercole I si fa tradurre in italiano le più importanti opere latine e greche, specialmente di storia, i cui esemplari miniati figurano ancora in parte nella biblioteca. Anche le principesse estensi ci hanno lasciato documenti del loro amore all'arte e alla cultura (il Messale di Anna Sforza, le Petites Prières di Renata di Francia). Tramontato il periodo del libro manoscritto e della miniatura nella prima metà del 500, sorge l'amore del libro antico, cioè la bibliofilia. Ad Alfonso II, uno dei più famosi raccoglitori di libri del suo tempo, si deve l'acquisto dei codici Corviniani miniati da Attavanti (v.) e dei codici greci e orientali lasciati da Alberto Pio di Carpi; a lui risalgono sia la prima raccolta musicale sia il gruppo di legature francesi di stile Grolier dell'Estense. Trasportata a Modena dopo la devoluzione alla S. Sede del ducato di Ferrara nel 1598, non senza gravi perdite, l'Estense vi giacque trascurata per quasi un secolo, finché Francesco II l'accolse nel nuovo palazzo ducale, affidandola per il riordinamento al geografo Cantelli.
Col 1697 (ducato di Rinaldo I) s'inizia il periodo dei grandi bibliotecarî, cui si deve tanto l'illustrazione dei tesori dell'Estense (Bacchini e Muratori) quanto il riassetto e la ricostituzione dei suoi fondi con importanti acquisti (Zaccaria e Tiraboschi). Nel 1750 Francesco III ne decreta l'apertura al pubblico. Le prime soppressioni delle congregazioni religiose accrescono la biblioteca d'importanti raccolte. Al ritorno degli Estensi a Modena nel 1814, dopo il periodo napoleonico, Francesco IV riunisce alla biblioteca la celebre raccolta di 328 manoscritti lasciati da Tommaso Obizzi ai duchi di Modena e acquista per essa da A.M. D'Elci un sontuoso gruppo di edizioni principi latine e greche.
Nel 1859 Francesco V, fuggendo, asporta i manoscritti più belli, che restituisce solo nel 1869, tranne la Bibbia di Borso (riacquistata all'Italia solo nel 1923), il Breviario Erculeo e l'Officio Alfonsino.
Passata nel 1860 alla dipendenza dello stato italiano, l'Estense si arricchì poco dopo della grande raccolta manoscritta di G. Campori (deposito del Comune) e dell'archivio Muratoriano, acquistato dagli eredi del grande storico. Ora essa possiede più di 8500 manoscritti, dei quali 650 miniati; una raccolta musicale di oltre 4000 pezzi tra mss. e stampe; 1577 incunabuli; un bel gruppo di carte geografiche antiche e oltre 200.000 tra autografi e documenti.
V. tav. LIV.
Bibl.: L. Vischi, Archivio Muratoriano, Modena 1872; L. Lodi, Catalogo dei codici e degli autografi posseduti dal March. Giuseppe Campori, Modena 1875; con appendice 1ª e 2ª di R. Vandini, Modena 1886-1894; P. Riccardi, Elenco di alcune carte geografiche esistenti nella provincia di Modena, Modena 1881; P. Lodi, Catalogo delle opere musicali della R. Bibl. Estense, Parma s. a. [1924]; G. Bertoni, La Bibl. Estense e la cultura ferrarese ai tempi del duca Ercole I, torino 1903; G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi, a Ferrara e a Modena, Firenze 1913; D. Fava, La Bibl. Estense nel suo sviluppo storico, Modena 1925; id., Catalogo degli incunabuli della R. Bibl. Estense, Firenze 1928.