BIBLIOTECONOMIA
Poiché la b. − o insieme delle norme e dei modelli che regolano e governano l'organizzazione e il funzionamento delle biblioteche − è composta di due parti, una bibliografica e una gestionale, la sua esposizione risulta semplificata in quanto, per la prima parte, si fa riferimento a quanto detto alla voce bibliografia in questa Appendice. Ogniqualvolta un libro o raccolta di libri vengono considerati come testi da procurare, indicizzare, ordinare, ricercare e reperire, allora ci si trova di fronte a competenze di ordine bibliografico, le quali formano la b. bibliografica. Quando, invece, il libro e la collezione di libri nella quale esso va a incorporarsi vengono considerati come oggetti fisici, ossia come volumi che hanno un peso, che occupano uno spazio, che sono da procacciare, collocare, conservare, distribuire, fruire, ecc., allora si è in presenza di mansioni e di operazioni di tipo gestionale e logistico; queste costituiscono la b. gestionale.
Competenza della b. non sono pertanto tutte le operazioni che si svolgono in biblioteca, ma quelle che hanno luogo soltanto e peculiarmente in biblioteca; attività, servizi, e funzioni, le quali, oltre che in biblioteca, si svolgono anche in altre sedi (istituti, scuole, case private, ecc.), come avviene per es. con la lettura, la consultazione, lo studio, le operazioni amministrative, la fotocopiatura, le mostre, l'utilizzazione di un posto a sedere in condizioni adatte di luce e di riscaldamento, ecc., non costituiscono soggetto d'interesse o d'indagine strettamente biblioteconomica.
Di tutto ciò che avviene in una biblioteca, allora, rimangono specificamente bibliotecari − tali da poter diventare materia e argomento di osservazioni e di trattazioni biblioteconomiche, ed, eventualmente, tema d'investigazioni e di teorizzazioni scientifiche, e perciò disciplinari − due gruppi di funzioni e di adempimenti propri della b. bibliografica: a) quello relativo alla provvigione bibliografica occorrente a una certa utenza; b) quello riguardante la mediazione catalografica adatta a una certa utenza. Nel complesso questi due gruppi di problemi rappresentano il contenuto di quelle due funzioni, bibliografico-repertoriale e bibliografico-catalografica, che costituiscono le peculiari e indispensabili caratteristiche di ogni biblioteca, e che si possono definire come l'allestimento e l'elaborazione di un prontuario d'informazioni in quanto viene destinato a una fruizione documentaria. La prima delle due funzioni ha natura spiccatamente culturale ed erudita; la seconda, invece, logico-semantica e tecnico-metodologica; entrambe sono, tuttavia, intimamente e, in buona parte, indissolubilmente compenetrate. La loro eccessiva distinzione, che in certi casi ha comportato una netta separazione dei rispettivi interpreti in ruoli diversi (come avviene frequentemente, per es., nelle biblioteche universitarie, dirette da docenti ma gestite da bibliotecari), ha condotto, nell'ultimo secolo, a un impoverimento intellettuale della professione bibliotecaria.
In una visione strettamente utilitaristica ed efficientistica, non solo della cultura e dell'istruzione ma anche della scienza, le biblioteche, in cui si depositano i documenti registranti la produzione intellettuale del passato, sembrano spesso delle macchine educative e di consultazione superate, vuoi per la lentezza del funzionamento e per lo spreco di spazio e di personale, vuoi per l'obsolescenza e per il basso tasso di utilizzazione del materiale documentario. L'inefficienza delle biblioteche dipende solo in parte dalle procedure attualmente impiegate; si tratta per lo più di una inefficienza che risiede nel basso e imprevedibile rapporto di utilizzazione delle raccolte: non solo la percentuale dei libri adoperati costituisce una frazione modesta, e talvolta insignificante, del totale dei libri posseduti, ma quella frazione è il risultato di un insieme di scelte intellettuali che, quando vengono esercitate in libera autonomia all'interno di un repertorio letterario e bibliografico adeguatamente ricco, risultano, momento per momento, in larga parte imprevedibili.
La biblioteca tuttavia deve poter funzionare, oltre che come apparato per la soddisfazione di esigenze anticipabili, anche come prontuario di occasioni educative, ossia come collezione di scelte culturali destinate all'autoformazione intellettuale dell'utente. Se si trascura questa funzione e ci si limita a ritenere l'istituzione bibliotecaria una macchina di informazioni che dà risposte documentarie a domande predefinite, allora ci si pone esattamente nelle condizioni di chi crede la biblioteca solo un vecchio organismo superato dall'evoluzione dell'informatica. Ma ciò che i computer, i data base, gli archivi elettronici interrogati on line non sono in grado di fornire è proprio la possibilità di 'vagabondare' fra libri che non si conoscono e di riceverne imprevisti vantaggi per l'arricchimento e lo sviluppo culturale, emotivo e psicologico. Le biblioteche, grandi e libere, accoglienti, generose, rimangono le uniche fonti per l'autoeducazione delle coscienze dal punto di vista intellettuale e morale ed è questo un modo insurrogabile di formazione degli uomini, quando li si voglia personali contributori di creatività e non meri riproduttori d'influenze e di condizionamenti culturali. Il pericolo più insidioso di disumanizzazione è oggi, infatti, nell'uso incontrollato e interessato dei mezzi di comunicazione di massa che concepiscono l'uomo come 'contenitore' passivo di conoscenze, già confezionate e prestabilite. Un antidoto a ciò risiede nella diffusione di vaste, ricche, comode, ospitali e attraenti biblioteche: nelle quali la scoperta di sé e della società presente e passata possa avvenire dentro gl'infiniti labirinti delle esperienze che hanno preceduto le nostre, nelle immense necropoli del pensiero, delle emozioni e dei valori, che sono in attesa di essere esplorate per vivificarci.
I tre componenti essenziali di ogni biblioteca (o di un sistema di biblioteche) sono i libri, gli utenti e i mezzi umani e catalografici adoperati per favorire l'incontro fra i primi due. Una ripartizione assoluta dei gruppi di utenza e degl'insiemi di documenti non è valida, in quanto i concetti di utente e di documento utilizzabile sono tra loro interdipendenti e complementari; essi si trovano, come tali, in un rapporto inscindibilmente e reciprocamente fondante e funzionale. Tale rapporto sussiste anche quando si parla, rispettivamente o in maniera isolata, di utenti e di documenti con riferimento a esigenze o ad aspirazioni 'ideali'; ma si tratta allora di una relazione bibliografica e non di una relazione bibliotecaria. La prima sembra possedere i caratteri dell'oggettività, ossia sembra dipendere da un rapporto costante, solo perché utenti e documenti si trovano normalmente inquadrati in uno stesso schema di categorizzazione. Non solo, quindi, un insieme di documenti stabilisce un'utenza, ma una certa utenza determina il grado di fruizione di una raccolta bibliotecaria, o, in altre parole, la sua rilevanza bibliografica. È auspicabile evitare quanto è accaduto, frequentemente, nella tradizione biblioteconomica: che prima si diano per costituiti insiemi di lettori e insiemi di libri e poi vengano messi in corrispondenza, come se gli uni e gli altri derivassero infallibilmente da un medesimo, rigoroso e vincolante impianto di classificazione. Le ripartizioni e distribuzioni dei gruppi di utenza, e, relativamente, quelle dei fondi documentari, sono assai più mobili e complicate di quanto non venissero immaginate in passato, con le conseguenze che si lasciano agevolmente supporre per quanto riguarda l'utilizzazione delle raccolte e la diffusione della cultura.
Pur a fronte delle dimensioni e della distribuzione dell'immenso patrimonio bibliografico ereditato dal passato, recenti programmi di informatizzazione hanno ritenuto superabili le limitazioni materiali imposte alle singole biblioteche (laddove non si intendesse scavalcare l'istituzione bibliotecaria, così come si presenta legata all'uso della carta stampata) ipotizzando l'obiettivo di un'informatizzazione elettronica che non solo avrebbe provveduto (come già avviene, e si sta celermente incrementando) a meccanizzare le procedure ripetitive, ma che avrebbe messo a disposizione immediatamente tutti gli archivi di documentazione intellettuali a livello planetario. Sappiamo, purtroppo, che all'instaurazione e al potenziamento delle telecomunicazioni non ha corrisposto un'estensione delle capacità di trasferimento fisico e quindi un'accresciuta mobilità degli oggetti documentari. Per una decadenza, ma spesso anche per una degenerazione dei mezzi di trasporto degli oggetti pesanti, i libri sono diventati entità sempre meno trasferibili e perciò sempre più radicalmente vincolati alla biblioteca di appartenenza. È accaduto, così, che all'aumentata disponibilità d'informazioni documentarie sia seguita, piuttosto che un equivalente ampliamento della fruibilità documentaria, una sua relativa diminuzione e perciò una profonda delusione e un conseguente scetticismo sulla possibilità di ottenere ciò di cui si conosce l'esistenza e si suppone utile.
Se all'aumento delle notizie sui libri non risponde una parallela fruibilità dei libri stessi, allora devono cambiare le condizioni di utilizzazione delle raccolte. L'accrescimento delle informazioni bibliografiche e spesso anche la loro tempestività obbligano a rivedere il tradizionale rapporto a tre termini fra bibliografia (notizie sui documenti), biblioteche (sedi dei documenti) e utenti. Ma una volta modificato il collegamento bibliografia-utenti, entra in crisi anche la relazione biblioteca-utenti, con la necessità conseguente che anch'essa venga modificata.
Per costruire o rintracciare i rapporti più congrui fra gli elementi del sistema biblioteca è necessario, tuttavia, conoscere meglio sia le funzioni di utilizzazione delle raccolte (lo studio di tali funzioni è affidato a un settore della b. che viene denominato bibliotecometria, e cioè misurazione delle entità e delle procedure bibliotecarie), sia l'equipaggiamento intellettuale e professionale dei bibliotecari. Per quanto riguarda questi ultimi va sottolineato che la b. non è una somma di capacità e di tecniche ma il corredo unitario e integrato di conoscenze che il bibliotecario deve acquisire per assolvere proficuamente i compiti che, in forma specifica, gli spettano, tra i quali, in primo luogo, quello di comprendere i fini della biblioteca in cui opera e d'interpretarli nel loro contenuto culturale e bibliografico, e cioè in termini di mediazione catalografica e di servizi all'utente. Finché i bibliotecari verranno educati come tecnici esecutori di normative predisposte e sottratte a critica e a verifiche, essi non saranno in grado di percepire l'esatto contributo che sono chiamati a fornire. I bibliotecari vanno preparati in quanto agenti di provvigione e mediazione nei processi di archiviazione, organizzazione, e diffusione delle informazioni, non come tecnici prefabbricati adibiti allo smistamento di entità note e d'impiego esattamente anticipabile. È compito della b. quindi riuscire a dare una collocazione e una spiegazione a tutto questo: a misurare le biblioteche, a migliorarne l'efficacia esterna e l'efficienza interna, a valutare i bibliotecari e a educarli.
Bibl.: Bibliothekwissenschaft. Versuch einer Begriffsbestimmung in Referaten und Diskussionen bei dem Kölner Kolloquium 1969, Colonia 1970; Zur Theorie und Praxis des modernen Bibliothekswesens, 3 voll., Monaco 1976; Handbuch des Büchereinwesens herausgegeben von Johannes Langfeldt, 3 voll., Wiesbaden 1973-76; Elemente des Buch und Bibliothekswesens, i ss., ivi 1975 ss.; A. Serrai, Guida alla biblioteconomia, Firenze 1981, 19832; Id., Biblioteche e cataloghi, ivi 1983; Lexicon des gesamten Buchwesens, Zweite, völlig neubearbeitete Auflage, i ss., Stoccarda 1987 ss.