LAZZARI, Bice
Pittrice, nata a Venezia il 15 novembre 1900, morta a Roma il 13 novembre 1981. Dopo studi musicali intrapresi al Conservatorio Benedetto Marcello, frequentò il corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia nella sezione di decorazione, diplomandosi con A. Sezanne nel 1918. Nel 1925 iniziò a esporre in mostre collettive a Ca' Pesaro; a partire dal 1927 partecipò a tutte le edizioni della Mostra internazionale delle arti decorative, dapprima a Monza e poi a Milano, fino al 1961, collaborando anche a varie iniziative dell'ENAPI (Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie). Nel 1935 si trasferì a Roma ove, tra l'altro, eseguì pannelli ornamentali, pitture parietali e mosaici per locali pubblici e privati a fianco di architetti quali A. La Padula e artisti quali G. Severini. Dagli anni Cinquanta un più attento apprezzamento critico favorì una maggiore conoscenza dei suoi dipinti, con importanti ma tardivi riconoscimenti ufficiali quali le antologiche al palazzo Sturm a cura del Museo Civico di Bassano del Grappa (1970), alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (1970), alla Sala comunale d'arte contemporanea di Alessandria (1975), al palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), al Museo Comunale di Milano (1979), alla Galleria Civica di Modena (1980), ecc.
Protagonista precoce e originale dell'astrattismo italiano, fin dagli anni Venti affianca una ricerca astratta di articolata immaginazione lirico-geometrica (del 1925 è Astrazione di una linea) ai dipinti figurativi (ritratti, nature morte, paesaggi), eredi di una certa cultura veneta e permeati di ascendenze postimpressioniste e matissiane, con possibili tangenze con esponenti del Gruppo dei 6 di Torino. In tale contesto, oltre a disegni colorati, acquerelli e tempere su carta di piccole dimensioni, realizza bozzetti e opere di arte applicata (merletti, cuscini, arazzi, tappeti, stoffe, ecc.), di grande valore inventivo nell'organico e strutturale rapporto tra progetto e oggetto. Queste realizzazioni le permettono di elaborare la sua visione, aliena da raggruppamenti programmatici e da condizionamenti ideologici. Con coerente concezione formale nei diversi campi del fare, connessi a tecniche varie e più tardi esclusivamente alla pittura, il suo interesse si concentra sul segno, che, accompagnato dal colore, armonizza spazi in un teso equilibrio di ragione e sentimento. Dopo una fase informale nella seconda metà degli anni Cinquanta, in cui la materia pittorica s'ispessisce frantumandosi in sottili vibrazioni quale luogo attivo di gesti contenuti, il segno-linea si assolutizza a trovare ritmi e misure inedite in chiare scritture spazio-temporali, di valore musicale nelle cadenze compositive, scandite da ripetizioni proporzionali, pause e accelerazioni. Vedi tav. f.t.
Bibl.: E. Crispolti, Bice Lazzari, Roma 1958; E. Garroni, Arte mito e utopia, 11 dipinti di Bice Lazzari, "Quaderni di arte oggi", ivi 1964; G. Montana, L'esserci e l'arte, Incontro con Bice Lazzari, ivi 1970; G.C. Argan, M. Vescovo, Bice Lazzari, Milano 1974; V. Fagone, Bice Lazzari, Continuità dell'avanguardia in Italia/3, Galleria Civica, Modena 1980; G. Montana, Bice Lazzari, I valori del segno, Torino 1980; P. Fossati, A. Veca, Bice Lazzari. Opere 1925-1981, Milano 1984; P. Watts, C. Strinati, Bice Lazzari 1900-1981. Opere dal 1921 al 1981, Roma 1987; G. Montana, Bice Lazzari. Essenza dell'astrattismo, Macerata 1988; AA.VV., Bice Lazzari. Due stagioni 1957-63 e 1966-73, Mantova 1989; L'incanto del segno. Bice Lazzari: disegni, scritti sull'arte e poesie, Mirano 1989; E. Crispolti, Bice Lazzari. Il segno introspettivo, Roma 1990.