BIDUINO
Scultore operante in Toscana nell'ultimo quarto del 12° secolo. La supposta origine ticinese (Merzario, 1893), o più genericamente lombarda (Schmarsow, 1890; Toesca, 1927), non è confermabile sulla base né dei documenti né dell'esame del linguaggio stilistico dell'artista; la formazione di B. è da situarsi piuttosto in area pisano-lucchese, e più precisamente nel cantiere della cattedrale di Pisa, come sembra più verosimile (Biehl, 1926; Salmi, 1928; Nicco Fasola, 1946; Sanpaolesi, 1956; Belli Barsali, 1968; Ragghianti, 1969; Testi Cristiani, 1987), o a Lucca, al seguito del maestro Roberto, autore della fontana di S. Frediano (Baracchini, Caleca, 1973; Baracchini, Caleca, Filieri, 1982).La mano di B. appare riconoscibile nei capitelli a figurazioni fitozoomorfe e nei fregi della parte basamentale della torre di Pisa (avvicinati a B. da Biehl, 1926 e Salmi, 1928; a lui direttamente attribuiti da Sanpaolesi, 1956; Belli Barsali, 1968; Carli, 1973), risalenti con ogni probabilità al periodo immediatamente successivo alla sua fondazione (1175-1180).Mentre è facilmente ipotizzabile negli anni precedenti una attività di B. al completamento della facciata del duomo pisano nell'ambito della taglia guglielmesca, la critica non è pienamente concorde circa l'attribuzione all'artista di alcune delle sculture sommitali della fronte della basilica, in particolare di una figura angelica mutila proveniente dalla facciata (Pisa, Mus. dell'Opera della Primaziale Pisana; Biehl, 1926; Salmi, 1928; Caleca, 1989), caratterizzata da un senso di monumentale spazialità unita a un linearismo più morbido rispetto alle precedenti opere di Guglielmo e allievi.Al periodo della prima maturità di B. si deve far risalire la costruzione e l'ornamentazione della pieve di S. Casciano a Settimo, nel contado pisano; il portale centrale di facciata reca sull'architrave, in due distinte iscrizioni, la firma dell'artista e la data 1180. La decorazione eseguita da B. comprende, oltre all'architrave stesso, con la Guarigione dei due ciechi di Gerico, la Risurrezione di Lazzaro e l'Entrata in Gerusalemme, anche gli architravi dei portali laterali di facciata, con scene di lotta tra animali e altre di caccia, e molto probabilmente anche gli eleganti capitelli della chiesa (Swarzensky, 1910; Belli Barsali, 1968), la cui unitarietà stilistica - per alcuni di essi messa però in dubbio da Sanpaolesi (1975) - e il cui stretto rapporto con l'architettura hanno fatto supporre un coinvolgimento di B. stesso nella costruzione dell'edificio (Testi Cristiani, 1987). L'interessante e per molti versi fondata ipotesi secondo cui B. sarebbe stato anche architetto - che ha permesso, tra l'altro, di giungere sino all'attribuzione all'artista della progettazione della torre di Pisa (Milone, 1989-1990) - allo stato attuale delle conoscenze richiede tuttavia ulteriori approfondimenti e conferme.Nella pieve di S. Casciano a Settimo la personalità di B. si mostra già pienamente sviluppata nella ricerca di una notevole varietà nei temi fitozoomorfi e in quel gusto per la citazione dell'Antico (in particolare dei sarcofagi tardoimperiali e paleocristiani dalle affollate narrazioni continue) che contraddistinse tutta la sua opera e che lo avrebbe spinto a un filologismo che rasenta l'emulazione tipologica e talvolta finanche formale. Le sculture classiche vengono infatti prese a modello non solo dal punto di vista iconografico - nobili personaggi togati dai panneggi gonfi a solcature parallele - ma anche compositivo, come dimostra il susseguirsi senza soluzione di continuità degli episodi neotestamentari dell'architrave maggiore, o stilistico: si veda, per es., la testa barbata 'all'antica', estensivamente lavorata a trapano, della lunetta del portale centrale.I risultati conseguiti da B. presentano in questo senso strette analogie con opere provenzali, soprattutto con i rilievi di Saint-Gilles-du-Gard. Niente, tuttavia, autorizza a ritenere la ricerca stilistica dello scultore informata agli esempi francesi (Biehl, 1926), anziché a essi parallela. Egli appare infatti maggiormente sensibile ai suggerimenti iconografici delle miniature bizantine, oltre che perfettamente inseribile nell'ambito culturale della Toscana occidentale della seconda metà del sec. 12°, ricco di sforzi operati da più parti (Guglielmo, Gruamonte e altri) verso il raggiungimento di un coerente senso plastico, mediante sperimentali effetti di pittoricismo non esenti da errori o ingenuità, e verso una graduale liberazione dai grafismi e dagli stilemi della scultura precedente.Forse a questa fase di più attento studio dell'Antico è da ricondurre il monumentale sarcofago a vasca, firmato dall'artista (Pisa, Camposanto) ed eseguito forse per una sepoltura nella chiesa di S. Paolo a Ripa d'Arno (Milone, 1989-1990). L'attuale collocazione permette di coglierne i continui rimandi a exempla classici, in particolare a sarcofagi imperiali dei secc. 2° e 3° (Testi Cristiani, 1988), costituiti dalle strigilature della fronte e dai due leoni azzannanti prede, visti di profilo, eseguiti a rilievo sui lati minori. L'iscrizione con la firma e l'invocazione di preghiera del defunto rappresenta un interessante e raro esempio di epigrafe metrica in volgare commisto al latino.Il tema dell'Entrata in Gerusalemme è ripreso sull'architrave del portale proveniente dalla chiesa di S. Leonardo al Frigido presso Massa (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters), interamente decorato da rilievi raffiguranti anche l'Annunciazione, la Visitazione e S. Leonardo con un prigioniero, oltre che da basi e capitelli fitozoomorfi. Quest'opera, non firmata e di non totale autografia, è stata tuttavia pressoché unanimemente riconosciuta a B. (Giampaoli, 1923; Salmi, 1925-1926; 1928; Meli, 1938; Gómez Moreno, 1965; Belli Barsali, 1968; dubbi vengono espressi da Swarzenski, 1970, mentre rifiuta l'attribuzione Nicco Fasola, 1946) per il riscontro delle caratteristiche iconografiche e stilistiche presenti nelle opere certe dello scultore, soprattutto del periodo della prima maturità, rispetto alle quali le sculture di S. Leonardo sono state talvolta poste in rapporto di anteriorità cronologica (Gómez Moreno, 1965). Il capitello con scimmie è avvicinabile a quello di identico soggetto eseguito per la torre di Pisa, mentre l'Entrata in Gerusalemme ripete schematicamente l'architrave di Settimo e denota, insieme alla decorazione della lunetta, influenze esercitate da scultori di diverso indirizzo, come per es., nella stessa Pisa, Bonanno. In tutta la composizione, poi, il ricordo della scultura classica appare meno vivo che a Settimo, mentre il maggiore plasticismo e calligrafismo dei rilievi farebbe situare il portale di S. Leonardo in anni di poco successivi alla pieve di S. Casciano, nel nono decennio dell'11° secolo.I contatti con Bonanno, peraltro rintracciabili già a Settimo nei particolari decorativi in comune con le porte bronzee pisane (Sanpaolesi, 1956; Belli Barsali, 1968), insieme con gli influssi settentrionali recepiti a Lucca negli anni successivi, furono alla base del cambiamento stilistico operato dallo scultore nella piena maturità: sono probabilmente da inserire in questo punto dello sviluppo del linguaggio artistico di B. le tangenze con scultori come Roberto e i suoi collaboratori (Toesca, 1927; Meli, 1938; Baracchini, Caleca, Filieri, 1978), svincolati dagli stilemi di derivazione bizantina e più liberi frequentatori del repertorio formale classico.Nel nono o nell'ultimo decennio del secolo, nel periodo della piena maturità dello scultore, sono da collocare le opere lucchesi. L'artista, che la documentazione conservata conferma presente a Lucca già nel 1181 (Guidi, 1919; 1929), negli anni in cui si procedeva alla ricostruzione della cattedrale, eseguì e firmò, negli anni successivi, un architrave rimosso non più tardi dell'Ottocento dalla sua sistemazione originaria, indicata - ma senza prove - nella chiesa di S. Angelo in Campo, e ora conservato a Lucca nella Coll. Mazzarosa (Ridolfi, 1882; Swarzenski, 1910; Belli Barsali, 1968). Vi è replicato l'episodio dell'Entrata in Gerusalemme, preceduto da un S. Michele arcangelo, sicuramente il titolare dell'edificio cui l'opera era destinata. Qui un maggiore vigore plastico e una più mossa spazialità stanno a provare la continua evoluzione dello stile dell'artista. Logico compimento della ricerca dello scultore in questa direzione appare l'architrave laterale di S. Salvatore a Lucca, anch'esso firmato, raffigurante il Miracolo del primo lavacro di s. Nicola Prete, di calibrata composizione, da cui scompaiono ormai del tutto l'inconsistenza plastica e i volti 'da automi' rimproverati da Toesca (1927) alle prime opere dell'artista. Sul fianco settentrionale della chiesa di S. Micheletto, sempre a Lucca, è inserito un ulteriore architrave scolpito, recante un tralcio abitato, attribuito a B. (Biehl, 1926; Salmi, 1928) e da mettere in relazione con quelli già esaminati. A tale fase va probabilmente collegata anche la lastra murata sulla facciata della pieve di Làmmari, in Lucchesia, con l'inconsueta raffigurazione di una scena funebre, parte del cenotafio del pievano Lieto, opera la cui attribuzione a B. (Meli, 1938; Nicco Fasola, 1946) è stata recentemente riproposta (Filieri, 1990). Sono invece da assegnare ad aiuti di B. il Miracolo di s. Nicola Prete nell'architrave che sormonta il portale destro di facciata della chiesa di S. Salvatore a Lucca e l'architrave di identico soggetto, ma riferibile ad ancor meno abile artista, di un portale laterale del duomo di Barga.Numerose sculture (Milone, 1989-1990), soprattutto in area pisano-lucchese, sono state avvicinate a B. e alla sua scuola. Tra queste vanno ricordate: i capitelli e i rilievi della facciata della chiesa di Pieve San Paolo, in Lucchesia (Tigler, 1990a; Filieri, 1990); la statua frammentaria conservata in S. Iacopo ad Altopascio (Tigler, 1990c), dove è forse meglio ravvisabile lo stile dello scultore; il più tardo Redentore della facciata della stessa chiesa (Salmi, 1925-1926; 1928; Biehl, 1926); il pulpito di S. Michele in Gròppoli presso Pistoia, del 1194 (Biehl, 1926; Meli, 1938; Redi, 1976); alcune sculture erratiche conservate a New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters; Castelnuovo-Tedesco, 1985). Si tratta di opere per lo più legate a scultori qualitativamente inferiori, influenzati anche dall'ambiente pistoiese, ma che da B. hanno ricavato numerose particolarità stilistiche e iconografiche.L'attività della bottega di B. a Lucca nell'ultimo ventennio del secolo e il graduale inserimento di nuove maestranze, tra le quali il giovane Guidetto, attendono ancora una completa messa a fuoco. Edifici-chiave di questa fase sono alcune tra le maggiori chiese lucchesi, come S. Maria forisportam, S. Giovanni o S. Michele (esclusi i loggiati). Rimane poi aperto il problema di alcune attribuzioni riguardanti opere di ambito culturale pistoiese, come l'architrave di S. Bartolomeo in Pantano a Pistoia, forse del settimo decennio del sec. 12° (Schmarsow, 1890; Biehl, 1926; Salvini, 1966), oppure i rilievi con la Visitazione e altre scene neotestamentarie provenienti da un distrutto pulpito (Pistoia, duomo, cripta) e forse risalenti alla fine del secolo, anche recentemente avvicinati a B. (Redi, 1976), ma da collegare piuttosto agli sviluppi della scultura pistoiese, rappresentati dalla scuola di Gruamonte e Adeodato, interpreti più fedeli, rispetto alla forte personalità di B., della lezione guglielmesca, oltre che stilisticamente ben distanti dal suo contemporaneo periodo lucchese.Un discorso a parte è da farsi, infine, per il pulpito della cattedrale di Volterra, più volte attribuito a B. (Toesca, 1927; Salmi, 1928; Carli, 1978), del cui percorso stilistico avrebbe dovuto costituire il punto di arrivo, ormai a cavallo del nuovo secolo. Esso comprende, in effetti, sculture a tutto tondo di elegante disegno e particolare risalto volumetrico, preannuncianti, in questo, il linguaggio della cerchia guidettesca, ma risolte ancora con un violento patetismo e un'evidenza linearistica eredi delle creazioni pisane di Guglielmo, da cui pure desumono l'impianto iconografico e numerosi stilemi evidenti nelle scene neotestamentarie, dai panneggi spesso piatti e convenzionali. Il pulpito può dunque difficilmente essere ascritto a B., mentre resta da stabilire la portata dell'eventuale intervento di Bonamico, scultore ugualmente ipotizzato attivo a quest'opera (Biehl, 1926; Carli, 1978) e stilisticamente più vicino a questi rilievi.
Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, 3 voll., Pisa 1787-1793 (18212, pp. 22, 101, 240); T. Trenta, Memorie e documenti per servire all'istoria del ducato di Lucca, VIII, Lucca 1822, p. 44; K.F. von Rumohr, Italienische Forschungen, I, Berlin 1827, p. 261; A. Mazzarosa, Guida di Lucca e dei luoghi più importanti del ducato, Lucca 1843, pp. 93, 165; E. Ridolfi, L'arte in Lucca studiata nella sua cattedrale, Lucca 1882, pp. 85-86; G.B. Cavalcaselle, J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, I, Firenze 18862 (1875), p. 98; A. Schmarsow, S. Martin von Lucca und die Anfänge der toskanischen Skulptur im Mittelalter (Italienische Forschungen zur Kunstgeschichte, 1), Breslau 1890, pp. 40-48; G. Merzario, I maestri comacini. Storia artistica di mille duecento anni (600-1800), Milano 1893 (rist. anast. Bologna 1967), I, p. 196; I.B. Supino, Arte pisana, Firenze 1904, pp. 11, 51ss.; Venturi, Storia, III, 1904, pp. 948-949, 955; G. Swarzenski, s.v. Biduinus, in Thieme-Becker, IV, 1910, pp. 4-5; R. Papini, La collezione di sculture del Campo Santo di Pisa, BArte 9, 1915, pp. 209-216; P. Guidi, La chiesa di San Paolino in Lucca. Due letture, con Appendici e Documenti, Atti della Reale Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti 35, 1919, pp. 3-111; U. Giampaoli, Una scultura di Maestro Biduino nella chiesa di S. Leonardo al Frigido, Giornale storico della Lunigiana 13, 1923, pp. 113-121; M. Salmi, Sant'Jacopo all'Altopascio e il duomo di Pisa, Dedalo 6, 1925-1926, pp. 483-515; id., L'architettura romanica in Toscana, Milano-Roma [1926], pp. 46 n. 38, 47 n. 41, 61 n. 72; W. Biehl, Toskanische Plastik des frühen und hohen Mittelalters (Italienische Forschungen, n.s.), Leipzig 1926, pp. 53-55, 69-72; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 812, 813, 899 n. 45; M. Salmi, La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928, pp. 75 n. 26, 83-87, 95 nn. 31-33, 39, 41; P. Guidi, Di alcuni maestri lombardi a Lucca nel secolo XIII. Appunti d'archivio per la loro biografia e per la storia dell'arte, ASI, s. VII, 12, 1929, pp. 209-231; P. Toesca, s.v. Biduino, in EI, VI, 1930, p. 977; E. Lazzareschi, Lucca (Italia artistica, 104), Bergamo 1931, pp. 51-52; F. Meli, Sculture pisano-lucchesi della seconda metà del sec. XII, Bollettino storico lucchese 10, 1938, 16, pp. 3-17; G. Nicco Fasola, Scultura romanica alla mostra di Pisa, Belle Arti 1, 1946, pp. 88-101; G.H. Crichton, Romanesque Sculpture in Italy, London 1954, pp. 102, 104, 108; P. Sanpaolesi, Il campanile di Pisa, Pisa 1956, pp. VI, 18ss., 47ss., 57, 59-60; Mostra d'arte sacra dal secolo VI al secolo XIX, a cura di L. Bertolini, M. Bucci, cat., Lucca 1957; C.D. Sheppard, The East Portal of the Baptistery and the West Portal of the Cathedral of Pisa. A Question of Dates, GBA 52, 1958, pp. 5-22; C.L. Ragghianti, Arte a Lucca. Spicilegio, CrArte 7, 1960, pp. 57-84; S. Burger, Osservazioni sulla storia della costruzione del duomo di Pisa, ivi, 8, 1961, 43, pp. 28-44; 44, pp. 20-35; A. Bertolani, Ritrovata un'opera del Biduino?, La provincia di Lucca 5, 1965, pp. 87-89; C. Gómez Moreno, The Doorway of San Leonardo al Frigido and the Problem of Master Biduino, MetMB, n.s., 23, 1965, pp. 349-361; T.P.F. Hoving, Italian Romanesque Sculpture, ivi, pp. 345-348; id., The Thread of Patronage. The Medieval Collections of the Metropolitan Museum and the Cloisters, Apollo 82, 1965, pp. 177-195; R. Salvini, La scultura romanica pistoiese, in Il Romanico pistoiese nei suoi rapporti con l'arte romanica dell'Occidente, "Atti del I Convegno internazionale di studi medioevali di storia e d'arte, Pistoia-Montecatini Terme 1964", Pistoia 1966, pp. 163-179; P. Sanpaolesi, I rapporti artistici tra Pistoia ed altri centri in relazione alla civiltà artistica romanica, ivi, pp. 273-295; I. Belli Barsali, s.v. Biduino, in DBI, X, 1968, pp. 365-367; Museo di Villa Guinigi, Lucca. La villa e le collezioni, a cura di L. Bertolini Campetti, S. Meloni Trkulja, Lucca 1968; F. Kobler, Das Pisaner Affenkapitell in Berlin-Glienicke, in Munuscula Disciplinorum. Kunsthistorische Studien Hans Kauffmann zum 70. Geburtstag 1966, a cura di T. Buddensieg, M. Winner, Berlin 1968, pp. 157-164; C. Baracchini, Problemi di scultura medievale nel contado lucchese: la Pieve di S. Giorgio a Brancoli, in Momenti del marmo. Scritti per i duecento anni dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, Roma 1969, pp. 11-26; A. Borg, Observations on the Historiated Lintel of the Holy Sepulchre, Jerusalem, JWCI 32, 1969, pp. 25-40; C.L. Ragghianti, L'arte in Italia, III, Roma 1969, col. 273; H. Swarzenski, Before and After Pisano, Boston Museum Bulletin 68, 1970, pp. 178-196; E. Carli, Il campanile di Pisa. Discorso tenuto nell'Abbazia di San Zeno a Pisa il 20 ottobre 1973 nella ricorrenza dell'ottavo centenario della fondazione della torre pendente, Pisa 1973; C. Baracchini, A. Caleca, Il Duomo di Lucca, Lucca 1973; M.L. Cristiani Testi, Un maestro di cultura pisana del XII secolo autore del capitello d'acquasantiera in S. Biagio di Cisanello, Antichità pisane 1, 1974, 2, pp. 10-14; P. Sanpaolesi, Il Duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini (Cultura e storia pisana, 4), Pisa 1975, pp. 50, 130, 244-248, 266, 274-281, 300; F. Redi, La pieve di S. Michele in Groppoli (Quaderni pistoiesi di storia dell'arte, 4), Pistoia 1976; C. Baracchini, A. Caleca, M.T. Filieri, Problemi di architettura e scultura medievale in Lucchesia, Actum Luce 7, 1978, pp. 7-30; E. Carli, Volterra nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1978, pp. 38-39; C. Smith, The Baptistery of Pisa, New York-London 1978, pp. 133-138, 153-155, 160, 166-170; M.L. Cristiani Testi, "Classico" e "romanzo" nell'incompiuto fonte di Calci, CrArte 45, 1980, pp. 107-132; La scultura, in Beni culturali della Chiesa nel territorio lucchese, "Atti del Convegno di studio, Lucca 1978", a cura di F. Bellotto, G. Ghilarducci, Lucca 1980, pp. 105-112; V. Mancini, S. Cassiano e la sua pieve, Pisa 1980; P. Sanpaolesi, rec. a Smith, 1978, JSAH 39, 1980, pp. 171-172; C. Smith, A Comacine Sculptor in Late Twelfth-Century Pisa, AV 19, 1980, 5, pp. 11-15; G. Giorgi, S. Salvatore in Mustolio (Le chiese di Lucca, 4), Lucca 1981, pp. 10-11; C. Baracchini, A. Caleca, M.T. Filieri, Architettura e scultura medievali nella diocesi di Lucca: criteri e metodi, in Romanico padano, romanico europeo, "Convegno internazionale di studi, Modena-Parma 1977", a cura di A.C. Quintavalle, Parma 1982, pp. 289-304; A.R. Calderoni Masetti, Formelle intarsiate sulla facciata del Duomo di Pisa, in Scritti di storia dell'arte in onore di Roberto Salvini, Firenze 1984, pp. 97-103; R. Silva, La Basilica di S. Frediano in Lucca. Urbanistica Architettura Arredo, Lucca 1984, pp. 56-64; L. Castelnuovo-Tedesco, Romanesque Sculpture in North American Collections. XXII. The Metropolitan Museum of Art. Part II: Italy (1), Gesta 24, 1985, pp. 61-76: 71-75; G. Dalli Regoli, Dai maestri senza nome all'impresa dei Guidi. Contributi per lo studio della scultura medievale a Lucca (Memorie e documenti per servire alla storia di Lucca, n.s., 2), Lucca 1986, pp. 42-46, 122; Il Museo Bardini, II, Le sculture, a cura di E. Neri Lusanna, L. Faedo, Milano-Firenze 1986, p. 210; W. Melczer, La porta di Bonanno a Monreale. Teologia e poesia (Labirinto, 9), Palermo 1987, p. 40; M.L. Testi Cristiani, L'arte medievale a Cascina e nel suo territorio, Pisa 1987, pp. 93-121; id., "Magistra Latinitas" Da Biduino a Nicola Pisano, CrArte 53, 1988, 17, pp. 72-77; A. Caleca, Architettura e scultura romaniche, in Il duomo di Pisa. Il battistero-Il campanile, a cura di E. Carli (Chiese monumentali d'Italia), Firenze 1989, pp. 15-44; C. Frugoni, L'autocoscienza dell'artista nelle epigrafi del Duomo di Pisa, in L'Europa dei secoli XI e XII fra novità e tradizione: sviluppi di una cultura, "Decima Settimana internazionale di studi medioevali, Pozzo della Mendola 1986", Milano 1989, pp. 277-304; Museo Bardini. Le sculture medievali e rinascimentali, a cura di E. Neri Lusanna, Firenze 1989, pp. 18-20; A. Milone, 'Biduinus docte peregit'. La bottega di uno scultore e la sua influenza nella Toscana occidentale tra XII e XIII secolo (tesi), Univ. di Pisa 1989-1990; E. Castelnuovo, Maestranza pisana di Biduino: capitello figurato, in Da Biduino ad Algardi. Pittura e scultura a confronto, a cura di G. Romano, cat., Torino 1990, nr. 1, pp. 10-15; M.T. Filieri, Architettura medioevale in diocesi di Lucca. Le pievi del territorio di Capannori, Lucca 1990, pp. 112-114; G. Tigler, Ancora a Sorbano del Giudice, AV 29, 1990a, 5, pp. 29-38; id., La torre creduta stravagante, Artista 2, 1990b, pp. 128-137; id., Una statua romanica ad Altopascio (per il problema della scultura monumentale nel Medioevo), AM, s. II, 4, 1990c, 2, pp. 123-133; Niveo de Marmore, a cura di E. Castelnuovo, cat. (Sarzana 1992), Genova 1992, pp. 79-81, 117-119, 129, 149-152.V. Ascani