BIEDA (A. T., 24-25-26)
Villaggio della provincia di Viterbo distante dal capoluogo km. 25, situato a 275 m. s. m., alle falde occidentali del gruppo dei Cimini, in posizione oltremodo caratteristica, su una specie di penisoletta allungata e stretta, fra il torrente Biedano e un suo piccolo affluente di destra, il Fosso Canale, che confluiscono circa 1 km. a NO. dell'abitato. La penisoletta, che è una porzione del tavolato ricoperto dai tufi emessi dal vulcano Cimino, presenta la platea superiore spianata (e su di essa sorge il paese, con vie strette, ma diritte, orientate secondo l'asse della penisoletta), ma i fianchi ripidissimi, anzi quasi a picco sui due torrenti, che, profondamente incassati, hanno aspetto selvaggio. Per conseguenza l'accesso all'abitato è possibile solo dal lato di SE., dove la penisoletta si riattacca al resto del tavolato; di qui entra la rotabile che lo unisce alla stazione ferroviaria di Vetralla (distante km. 10). Bieda conserva il caratteristico aspetto di borgo medievale con numerose case del Quattrocento, molte ancora con l'originale scala esterna. La chiesa di S. Maria, a tre navate con cripta, ha un bel portale del 1507. Il territorio del comune, al quale nel 1927 fu aggregato il vicino S. Giovanni, misura oggi kmq. 98,5; esso è in parte occupato da macchie e boschi, in parte maggiore da pascoli; tra le colture predominano i cereali e la vite. La popolazione totale era nel 1921 di 3776 ab., dei quali 2403 nel capoluogo, 1190 a S. Giovanni, e 183 a Civitella Cesi. Manca quasi interamente la popolazione sparsa in campagna. La popolazione di Bieda era di 1891 ab. nel 1881, di 2057 nel 1901.
Storia. - Nell'antichità classica l'attuale Bieda, sotto il nome di Blera, era una piccola città situata sulla Via Clodia e non lontana dalla Via Cassia, cui era riunita mediante un breve tronco stradale. Compresa nell'elenco pliniano augusteo delle città etrusche (Blerani). Come municipio fece parte della tribù Arnense ed ebbe i quattuorviri per supremi magistrati. La sua importanza storica è tuttora attestata dalla necropoli etrusca, con belle tombe a camera interamente scavate e perfettamente lavorate nella roccia. Epigrafi ed avanzi romani varî attestano della fioritura di questo piccolo centro in piena età imperiale; decadde poi, rapidamente, al principio del Medioevo, oscurata da altri luoghi maggiori della Tuscia romana.
Un'altra città dello stesso nome è ricordata dagli antichi Itinerarî in Apulia, e viene identificata con l'odierna Gravina, fra Taranto e Benevento.
Bibl.: G. Dennis, Cities and Cemeteries of Etruria, ed. Dent., I, p. 301 segg.; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, p. 345; A. Solari, Topografia storica dell'Etruria, I, p. 222 segg.; E. De Ruggiero, Dizion. epigr. di antichità rom., s. v. Blera; Corp. Inscriptionum Lat., XI, coll. 3321-32; R. Garrucci, Le monete dell'Italia antica, p. 47; Carta archeologica di Bieda e territorio, in Römische Mitteilungen, 1915.