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BIFFI, Gianandrea, il Vecchio

di Rossana Bossaglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BIFFI, Gianandrea, il Vecchio

Rossana Bossaglia

Da un censimento del 1610 (B. Besta) risulterebbe nato fra il 1580 e il 1581.

Queste date sono parzialmente in contrasto con le notizie degli Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, che lo dicono attivo come statuario dal 1593. Ma poiché tra le prime opere ricordate l'Abramo, del 1595, e il David, del 1596, furono eseguiti su modelli di F. Brambilla, non è difficile pensare a una precoce attività dello scultore subordinata a quella del maestro.

Quanto si conosce oggi della produzione del B. è conservato nella quasi totalità nel duomo di Milano e le stesse fonti fanno pochissimi riferimenti ad opere in altri luoghi.

Delle sculture del duomo, benché gli Annali abbondino di documenti (che però spesso si riferiscono soltanto a modelli), non è sempre stato possibile il reperimento, e non è comunque agevole l'identificazione: a cominciare dal Cherubino (1593), dal Senatore romano (1594), dal S. Gioacchino e dal Noè (1596), dalle opere sopra citate, dai SS. Lucio,Germano e Radegonda (1598), per passare ai due Angeli bronzei lasciati ificompiuti da F. Brambilla alla sua morte (1599), terminati dal B. - e poi fusi da G. B. Busca -, al S. Nazaro (1599), alle statue bronzee di Virtù per la cripta di s. Carlo (1602).

Nel 1601 il B. aveva ricevuto la commissione di stucchi per due cappelle in S. Maria presso S. Celso e nel 1603 faceva modelli per il tabernacolo dell'altar maggiore nella stessa chiesa (Baroni, 1940; Casu); egli preparava contemporaneamente per il duomo il modello per il ritratto in bronzo di S. Carlo, a mezzo busto, che avrebbe portato a compimento nel 1611, e riceveva pagamenti per un S. Satiro; nel 1604, per un S. Barnaba. Nel 1605 sembra debba situarsi la statuetta del Redentore sul tabernacolo dell'altar maggiore nella certosa di Pavia (Magenta). Decorrono da quest'anno le statue più note e significative del B., tutte identificate, sistemate all'esterno del duomo: Giosuè (1605),Daniele e Mosè (1606),Tobia e l'Arcangelo (1608: tutte le date indicate si riferiscono ai pagamenti).

Nel 1610 la Fabbrica del Duomo prescrive che non si possano collocare statue nella chiesa se non su modello suo o di M. A. Prestinari, e il B., infatti, fornisce una serie di modelli, primo fra tutti quello della statua argentea di S. Carlo (Tesoro del duomo), eseguita dal Vertova. La sua attività artistica in proprio è dal 1612 assorbita dai noti rilievi marmorei per la cinta del coro, che in un primo tempo - come risulta dal disegno dello stesso B. conservato nella Raccolta Bianconi - erano stati tutti affidati a lui e al Prestinari ma in seguito subirono altri interventi. I rilievi del B. sono otto (come prevedeva il progetto, che fu però modificato per quanto riguarda qualche soggetto e l'inserimento di figure di profeti tra un riquadro e l'altro). Presentazione al Tempio (1612-15),Annunciazione (1615), Visitazione(1617-18),Circoncisione (1620),Assunzione (1620-22),Disputa di Gesù (1622-26),Fuga in Egitto (1624-27),Morte di Maria (1627-29). Fuori di queste opere, e a prescindere dai modelli per opere affidate ad altri, abbiamo notizie ancora soltanto di un Isaia, di un S. Alessandro (1611) e di un Geremia (1614): il primo e l'ultimo identificati in due statue all'esterno del duomo; sappiamo inoltre che la fontana in rame a forma di palma dell'Ambrosiana fu dal B. eseguita nel 1616 con G. Olivieri (Galbiati).

Del 1617 sono documenti relativi a modelli per la volta della cripta di s. Carlo nel duomo - i cui otto rilievi argentei sono di conseguenza spesso riferiti al B. (Boito), ma senza sufficienti pezze d'appoggio, tanto meno stilistiche - e del 1628-30 pagamenti per l'Eterno da collocarsi nell'arco della cappella della Madonna dell'Albero e per il rilievo di Ester e Assuero (su disegno del Cerano) da collocarsi su uno dei portali esterni: opere ultimate, dopo la morte del B., dal figlio Carlo.

Nel 1621, alla fondazione dell'Accademia ambrosiana, il B. era stato chiamato a dirigere la sezione di scultura. Nel 1626, infine, era protostatuario del duomo.

La morte del B. cade tra il 23 luglio 1630 e l'8 febbr. 1631, quando egli era ancora in piena attività; ed è possibile congetturare che sia avvenuta in seguito alla pestilenza.

Contro l'estrema incertezza di riconoscere nelle statue secentesche del duomo quelle eseguite di mano del B. sta la tradizionale attribuzione all'artista (Nebbia) di statue non ricordate negli Annali, come il discutibile David con l'arpa all'esterno del duomo e il più convincente S. Agapito datato 1607(Museo del duomo), più volte replicato. Nel Museo del duomo sono anche esposti tre bozzetti in cotto per altrettante formelle della cinta del coro e quello per il rilievo di Ester e Assuero, certo autografi. L'antica letteratura, a partire dal Bartoli, menziona del B. la nota statua di Filippo II che era collocata sotto la torre del palazzo dei Giureconsulti e che, trasformata nel 1796 in un Bruto, fu abbattuta nel 1799. Sembra infine che poco prima di morire il B. avesse ricevuto commissioni dai Borromeo per opere da collocarsi nell'Isola Bella, dove i lavori incominciarono appunto nel 1630(Baroni, 1952, p. 599): così testimonierebbe il disegno firmato di un arco fiancheggiato da statue che si conserva nel codice Bonola del Museo di Varsavia. È invece tutta da riferire ad Andrea l'attività architettonica che molti testi erroneamente riferiscono a Gianandrea.

Artista dignitoso, ma senza genialità, il B. si muove tra i due poli di un tardo manierismo solenne, già disposto ad aprirsi in oratoria barocca, e un vagheggiamento purista che trova modo di esprimersi nei rilievi più belli della cinta del coro (specie la toscaneggiante Visitazione). Importanti stimoli devono essergli venuti dall'aver lavorato a fianco dei migliori pittori lombardi del tempo (i Procaccini, il Cerano), i cui disegni talora tradusse direttamente in rilievi; ma la ricerca di un decoro classicheggiante è in lui più puntigliosa e scolastica, con nette inclinazioni arcaicizzanti, come rivela la stessa rigida e severa tipologia, l'austerità dei panneggi, la tendenza all'horror vacui.

Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Trivulziana,Raccolta Bianconi, II, pp. VII, 39v.; Cartella famiglie, 192; Arch. di Stato di Milano,Fondo religione, p. m., cart. 1983; Annali della Cartella famiglie, 192; Annali della Fabbr. del duomo di Milano, IV, Milano 1881, pp. 76, 202, 226, 230, 235, 280, 291, 299, 302, 312, 320 s., 325, 329, 339; V, ibid. 1883, pp 7, 9 ss., 16, 19, 26, 28, 31, 37, 53, 56, 66 s., 69, 71-73, 75, 87, 92-94, 98, 103, 107, 115, 139, 154, 157 s., 160 s.; App., III, ibid. 1885, p. 226;F. Rivola,Vita del Cardinal Federigo, Milano 1656, p. 407; C. Torre,Il ritratto di Milano, Milano 1714, pp. 62 s., 67; S. Latuada,Descrizione di Milano, III, Milano 1737, p. 76; F. Albuzzi,Mem. per servire alla storia de' pittori... [1776], a cura di G. Nicodemi, in L'Arte, LV (1956), p. 113; G. Bartoli,Notizia delle pitture..., I, Venezia 1776, I, pp. 156, 173, 212, 213; Nuova guida di Milano, Milano 1787, pp. 44, 45, 46;P. Zani,Enciclopedia metodica... delle Belle arti, I, 4, Parma 1820, p. 54; L. Malvezzi,Le glorie dell'arte lombarda, Milano 1882, p. 227; C. Boito, Il duomo di Milano e i disegni della facciata, Milano 1889, p. 254; C. Magenta,La Certosa di Pavia, Milano 1897, p. 394; U. Nebbia,La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 205, 210, 211, 261, 278; B. Besta,Alcune not. per una storia degli artisti milanesi nel Seicento, in Arch. stor. lombardo, LX (1933), p. 470; C. Baroni,L'architettura milanese dal 1400 al Barocco, Milano 1940, pp. 28S.; P. Mezzanotte-G. Bascapé,Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948,ad Indicem; G. Galbiati,Itiner. dell'Ambrosiana, Milano 1951, pp. 41, 48, 95, 2001 219, 224; C. Baroni,L'arte in Novara e nel Novarese, Novara 1952, p. 597; Il Seicento europeo (catal.), Roma 1956, p. 258; U. Bicchi, Il Museo del duomo di Milano, Milano 1956, pp. 67, 73 ss., 81; G. Nicodemi,La scultura lombarda dal 1630 al 1706, in Storia di Milano, XI, Milano 1957, pp. 520, 521, 543; S. Modena,Disegni di maestri dell'Acc. ambrosiana, in Arte lombarda, IV (1959), n. 2, p. 92; M. Mrozinska, I disegni del codice Bonola del Museo di Varsavia, Venezia 1959, n. 35 (29); M. Casu,Novità sulla scultura milanese del primo Seicento, tesi di laurea, università di Pavia, anno acc. 1963-64, pp. 13-34, 59-69, I-V, XXI, XXVII; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, p. 18; Encicl. Ital., VI, p. 985.

Vedi anche
altare Superficie piana, talvolta a livello del suolo, più spesso elevata, su cui si compiono sacrifici (semplici offerte o immolazioni di vittime) alla divinità. È compreso nel numero delle installazioni rituali della maggior parte delle religioni conosciute.  antichità I primi esempi di altare, risalenti ... facciata Il prospetto esterno di un fabbricato, corrispondente a ciascuno dei lati del suo perimetro. Si intende come muro di facciata la semplice caratteristica strutturale, mentre assume valore architettonico la sua più articolata connotazione formale: in particolare quella della facciata principale, su cui ... scultura Arte e tecnica dello scolpire, cioè di raffigurare il mondo esterno, o meglio di esprimere l’intuizione artistica per mezzo di materiale opportunamente modellato; con valore concreto, l’opera stessa. Nella denominazione di scultura si comprende ogni opera plastica (statue, gruppi, rilievi), sia essa ... assunzione In senso religioso, elevazione al cielo di una persona con il proprio corpo, vivente o morto, in maniera temporanea o definitiva e operata da una forza divina estranea alla persona stessa. In ciò l’assunzione differisce dall’ascensione. Vanno tenuti distinti i casi in cui l’assunzione è presentata non ...
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