bilabiali
Le bilabiali sono articolazioni di tipo consonantico realizzate grazie al ruolo attivo di entrambe le labbra. Il termine bilabiale indica un luogo di articolazione condiviso da foni prodotti secondo diversi modi articolatori o con diversi meccanismi fonatori tra quelli previsti per le ➔ consonanti (ad es., il modo occlusivo, il modo nasale, le consonanti implosive; ➔ fonetica articolatoria, nozioni e termini di). Alludono invece al ruolo delle labbra nell’articolazione i termini protrusione, arrotondamento o labializzazione (➔ fonetica).
Le articolazioni bilabiali sono prodotte quando il labbro superiore e il labbro inferiore creano ostacoli di diversa entità (ad es., un restringimento o una chiusura) al percorso dell’aria usata per la fonazione.
Nelle articolazioni bilabiali occlusive, le labbra sono utilizzate per creare l’occlusione che impedisce momentaneamente all’aria di uscire dalla cavità orale. Le occlusive bilabiali possono essere sia sorde che sonore (ad es., i foni italiani [p] e [b], presenti nelle parole [p]alla e [b]alla) (fig. 1).
Un meccanismo articolatorio analogo riguarda le bilabiali ➔ nasali. L’occlusione orale ha le stesse caratteristiche, ma l’abbassamento del velo palatino rende possibile all’aria fonatoria di fluire nelle cavità nasali e di fuoriuscire dalle narici; nel momento del rilascio dell’occlusione orale, le labbra si scostano e l’aria raggiunge l’esterno anche dalla cavità orale. Le nasali bilabiali, come tutte le nasali, sono sonore (ad es., il fono italiano [m], della parola [m]ela).
Nelle articolazioni bilabiali ➔ fricative, le labbra sono utilizzate per creare il restringimento attraverso il quale l’aria fluisce in modo turbolento. Le fricative bilabiali possono essere sia sorde che sonore; compaiono spesso in relazione a fenomeni di ➔ indebolimento in posizione intervocalica (come nel caso della ➔ gorgia toscana, ad es., la [ɸ]i[ɸ]a la pipa, o in spagnolo, ad es., ca[β]o cabo «fine»).
Infine, nelle vibranti bilabiali (➔ vibranti), le labbra sono il luogo nel quale si realizza una successione di repentine chiusure e aperture. Le vibranti bilabiali, come tutte le vibranti, sono sonore. Spesso rappresentano il rilascio di occlusive prenasalizzate, composte da sequenze di nasali e occlusive omorganiche, ossia prodotte nello stesso luogo articolatorio, che possono talvolta essere considerate come unità (per es., in posizione iniziale di sillaba). In italiano questi foni non sono attestati, ma si riscontrano in alcune lingue come quelle austronesiane parlate nelle Admiralty Islands a nord della Nuova Guinea (ad es., nella lingua Kele [mbʙulei] «verdi»).
Il luogo bilabiale è utilizzato anche per la produzione di consonanti che sfruttano il flusso d’aria generato dalla laringe, come le eiettive e le implosive, o dalla lingua, come i click (o consonanti avulsive). In tutti e tre i casi, esso rappresenta l’occlusione più esterna della cavità fonatoria, che si accompagna a un’occlusione interna (a livello della laringe per le eiettive e le implosive, a livello velare per i click). Rispetto ad altri luoghi articolatori quello bilabiale compare raramente nelle eiettive e nei click riscontrati nelle lingue del mondo; per le implosive è abbastanza frequente. In italiano queste consonanti non hanno valore linguistico (ma un fono dalle caratteristiche simili a quelle di un click bilabiale è lo schiocco di un bacio). Esse si riscontrano in lingue come: per le eiettive, il Montana Salish (Montana centro-settentrionale); per le implosive, l’Uduk (lingua Nilo-Sahariana del Sudan) e il Sindhi (lingua indoeuropea dell’India); per i click, alcune lingue Kohisan dell’Africa.
Il luogo articolatorio influenza alcune caratteristiche acustiche del fono. Le articolazioni bilabiali presentano quindi aspetti peculiari, diversi a seconda del modo articolatorio considerato. Qui non descriveremo le caratteristiche acustiche delle eiettive, delle implosive e dei click (per le quali si rimanda il lettore a Ladefoged & Maddieson 1996).
Le occlusive presentano una fase di rilascio piuttosto breve e, in media, di durata inferiore rispetto a quella riscontrata in altri punti di articolazione. Questa caratteristica è riscontrabile chiaramente nelle occlusive sorde: il sonogramma mostra che l’intervallo che intercorre tra lo scoppio della consonante, rappresentato da striature verticali piuttosto intense sull’asse delle frequenze, e l’inizio della vocale successiva (il Voice Onset Time o VOT) è più breve se l’occlusiva è bilabiale piuttosto che prodotta in un luogo di articolazione più arretrato (fig. 2). Per le occlusive sonore, traccia del luogo di articolazione può essere individuata più chiaramente osservando l’andamento delle formanti nelle vocali adiacenti: normalmente si individua un leggero innalzamento dei valori della seconda formante nella fase di transizione dalla consonante alle vocali.
Per le nasali, la struttura formantica è presente anche durante l’articolazione del fono, ed è fortemente influenzata dalle antirisonanze dovute all’interessamento delle cavità nasali. Oltre alla formante tipica di queste consonanti, attorno ai 200-300 Hz, una nasale bilabiale (come una labiodentale) è caratterizzata da una seconda formante attorno ai 1000 Hz.
Le fricative bilabiali presentano un rumore di frizione mediamente poco intenso. Ad es., confrontando lo spettro di frequenza di una bilabiale e di una labiodentale, si nota nella prima una minor intensità del rumore ad alta frequenza (all’incirca oltre i 2000 Hz).
La caratteristica alternanza di occlusioni e aperture tipica delle vibranti si riscontra ovviamente anche nelle bilabiali: nel sonogramma sono visibili settori in cui c’è assenza di informazione, a parte la barra di sonorità alle basse frequenze, alternati a settori in cui si osserva una vera e propria struttura formantica. Le labbra sono articolatori di massa piuttosto elevata, per i quali ci si potrebbe aspettare una frequenza di vibrazione (e quindi un’alternanza delle fasi appena descritte) più elevata rispetto a quella di altri articolatori. Nelle bilabiali, invece, la frequenza di vibrazione è paragonabile a quella delle vibranti realizzate in altri luoghi di articolazione (oscilla tra i 24 e i 29 Hz).
In italiano ci sono tre fonemi bilabiali: l’occlusiva sorda /p/, l’occlusiva sonora /b/ e la nasale /m/. Coppie minime come, ad es., /ˈpalːa/ ~ /ˈbalːa/, /ˈpale/ ~ /ˈmale/ e /ˈmano/ ~ /ˈnano/, indicano l’esistenza di tre fonemi che, per di più, possono comparire sia come scempi che come geminati (ad es., /ˈkɔma/ ~ /ˈkɔmːa/). La nasale bilabiale, inoltre, si presenta anche come allofono nei nessi nasale + consonante bilabiale: per ➔ assimilazione regressiva del luogo consonantico, il fono è realizzato come bilabiale sia all’interno di parola, dove il fenomeno è anche riportato a livello ortografico (ad es., [imbaˈtːibile] imbattibile, da in+battibile con un allomorfo del prefisso in-), sia al confine di parola (ad es., [kom paˈtate] con patate).
Nelle varietà del nord, si osserva una generale tendenza allo ➔ scempiamento delle consonanti geminate, anche bilabiali; al contrario, nell’area centro-meridionale, compreso il Lazio, oltre alle geminate viene prodotta come lunga anche l’occlusiva bilabiale sonora /b/ in posizione intervocalica, all’interno e al confine di parola (per es., [ˈabːile]). Anche la nasale bilabiale intervocalica è realizzata come lunga in alcune varietà (ad es., nel napoletano tre[mː]are «tremare»).
Le bilabiali possono comparire nella posizione di testa di sillabe mono-, bi- e triconsonantiche (per es., male, blu, splende; ➔ sillaba) e in posizione di coda, anche in fine parola (per es., ambivalente, tram, abdicare, sub).
L’analisi di materiali del corpus LIP (Lessico di frequenza dell’italiano parlato), registrati nella città di Roma (Chiari & Castagna 2005), permette di fare alcune considerazioni sui nessi biconsonantici più frequenti coinvolgenti articolazioni bilabiali. Tra questi, si riscontrano quelli formati da occlusiva bilabiale sorda e vibrante (/pr/), che rientrano nei casi muta cum liquida, e le geminate occlusive sorde, seguite dalle sonore e dalle nasali (/pː/, /bː/, /mː/). Abbastanza frequenti sono anche i nessi nasale e occlusiva sorda bilabiale (/mp/) e vibrante e nasale bilabiale (/rm/). Seguono i nessi /br/, /mb/, /lm/, /bl/, /zm/, /rb/.
Fra le sequenze tri-consonantiche più frequenti che coinvolgano le bilabiali sono quelle formate da nasale bilabiale, occlusiva e liquida (/mpr/, /mpl/, /mbr/) e i nessi formati da occlusiva bilabiale sonora geminata e laterale /bːl/. Nei nessi tri-consonantici in posizione iniziale di parola, le occlusive bilabiali possono comparire in seconda posizione poiché è attiva una restrizione che prevede che il primo elemento sia /s/, seguito da una ostruente e una liquida (per es., splende).
In alcune varietà di italiano, le bilabiali dei nessi subiscono fenomeni fonosintattici (➔ fonetica sintattica), oltre a quelli allofonici già discussi al § 3. Alcuni fenomeni che interessano le nasali, anche bilabiali, erano stati osservati già da Rohlfs (1937) come caratterizzanti i dialetti dell’area meridionale, parlati a sud della linea Roma-Ancona. In particolare, l’assimilazione totale dell’occlusiva sonora che segue la nasale bilabiale, oltre che l’alveolare (ad es., roman. pio[mː]o ~ pio[mb]o), e la tendenza a sonorizzare le consonanti sorde dopo nasale (per es., [ˈtembo] «tempo»). Questi fenomeni non si riscontrano solo nei dialetti, ma anche nelle varietà di italiano dell’area meridionale, con alcune eccezioni (ad es., non si osserva l’assimilazione totale in Salento, nella Calabria meridionale e nelle varietà della Sicilia nord-orientale, mentre in Umbria le realizzazioni cambiano anche a seconda della generazione che si prende in considerazione).
Un fenomeno molto conosciuto che può interessare anche una consonante bilabiale è la gorgia toscana. Si verifica in posizione intervocalica e consiste nella spirantizzazione delle occlusive sorde, quindi anche della bilabiale /p/: l’occlusiva sorda è realizzata come fricativa (ad es., [laˈɸiɸa] la pipa). Più a sud, nelle varietà meridionali estreme – Sicilia, Calabria e Puglia (Salento) meridionali – si osserva l’aspirazione delle occlusive sorde geminate, anche bilabiali (ad es., salentino [ˈʂʈɽapːhu] «strappo»).
Le consonanti bilabiali rientrano tra quelle che possono subire ➔ raddoppiamento sintattico.
Il luogo bilabiale risulta tra i più frequenti, benché meno del luogo alveolare. Tra le bilabiali, la nasale è l’articolazione con indice di frequenza maggiore, immediatamente seguita dall’occlusiva sorda; l’occlusiva sonora è invece decisamente meno utilizzata nei corpora (Minnaja & Paccagnella 1977; Bortolini et al. 1978). Nel caso delle geminate, tutte e tre le articolazioni hanno frequenza simile, ma a seconda della pubblicazione e, quindi, del corpus analizzato, possono risultare più frequenti le occlusive sorde geminate (Bortolini et al. 1978; Chiari & Castagna 2005) o le occlusive sonore geminate (Minnaja & Paccagnella 1977). Circa i dati sulla frequenza delle bilabiali nei nessi si rimanda al § 5, in cui la presenza di nessi consonantici che coinvolgano bilabiali è stata discussa sulla base di considerazioni relative alla frequenza dei nessi stessi.
Bortolini, Umberta et al. (1978), Statistics for a stochastic model of spoken Italian, in Proceedings of the twelfth international congress of linguists (Wien, August 28 - September 2 1977), editors W.U. Dressler & W. Meid, Innsbruck, Institut für Sprachwissenschaft der Universität Innsbruck, pp. 580-586.
Chiari, Isabella & Castagna, Silvia (2005), La fonotassi statistica dell’italiano e del tedesco. I nessi consonantici, in Parole e numeri. Analisi quantitative dei fatti di lingua, a cura di T. De Mauro & I. Chiari, Roma, Aracne, pp. 67-84.
Ladefoged, Peter & Maddieson, Ian (1996), The sounds of the world’s languages, Oxford, Blackwell.
Laver, John (1994), Principles of phonetics, Cambridge, Cambridge University Press.
LIP 1993 = De Mauro, Tullio et al., Lessico di frequenza dell’italiano parlato, Milano, ETAS libri.
Minnaja, Carlo & Paccagnella, Laura (1977), Variazioni dell’entropia linguistica dell’italiano scritto e calcolo di un’entropia fonematica, «Rendiconti del seminario matematico della Università di Padova» 57, pp. 247-265.
Mioni, Alberto M. (2001), Elementi di fonetica, Padova, Unipress.
Rohlfs, Gerhard (1937), La struttura linguistica dell’Italia, Leipzig, Keller (poi in Id., Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia, Firenze, Sansoni, 1972, pp. 6-22).