bilancia dei pagamenti, approcci teorici alla
Nella teoria macroeconomica, gli schemi analitici che descrivono come si raggiunga l’equilibrio nei conti con l’estero di un Paese, partendo da una situazione di squilibrio, attraverso una sequenza di aggiustamenti determinati da meccanismi di mercato e azioni della politica economica.
Le teorie sulla b. dei p. hanno dato luogo a un vivace dibattito fra gli economisti, soprattutto negli anni 1960, quando il sistema di Bretton Woods (➔), basato su tassi di cambio fissi, ma occasionalmente aggiustabili, era ancora in vita ma già se ne delineavano le difficoltà nella forma di disavanzi crescenti nei pagamenti con l’estero. A quel tempo, rivestiva particolare importanza comprendere come un Paese in disavanzo esterno potesse ritrovare l’equilibrio, come a questo scopo dovessero essere utilizzati gli strumenti della politica economica (tasso di cambio, politica monetaria, politica fiscale ecc.) e quali ne fossero le conseguenze per le altre variabili economiche rilevanti (reddito, occupazione, inflazione ecc.). I principali contributi analitici sulla b. dei p. furono forniti in quegli anni da J.E. Meade, R.A. Mundell, S.H. Alexander, A.C. Harberger e H. Johnson; Meade e Mundell furono in seguito insigniti del Nobel per l’economia per il loro apporto in questa materia.
Gli approcci alla b. dei p. proposti nella letteratura sono 3: l’approccio delle elasticità, quello dell’assorbimento e quello monetario. L’approccio delle elasticità si fonda sugli effetti che aggiustamenti del tasso di cambio producono sul saldo fra esportazioni e importazioni, per effetto della reattività (in termini tecnici, elasticità) dei flussi commerciali rispetto al prezzo relativo dei beni prodotti all’estero a fronte di quelli prodotti internamente. L’approccio dell’assorbimento si basa, invece, sugli aggiustamenti di reddito e di domanda aggregata innescati da variazioni del tasso di cambio, effetti che possono modificare quelli esercitati direttamente dalle variazioni del cambio. L’approccio monetario, infine, si concentra sul saldo della b. dei p. complessiva, comprendente, oltre alla bilancia delle partite correnti, anche i movimenti di capitali netti con l’estero. Tale saldo coincide contabilmente con la differenza fra stock di moneta (banconote, depositi bancari ecc.) e creazione di moneta attraverso i canali di origine interna (credito bancario ecc.).
Pur essendo concettualmente distinguibili, i meccanismi descritti dai 3 approcci tendono nella realtà a operare congiuntamente, interagendo anche con le decisioni di politica economica. Mutamenti del tasso di cambio determinano variazioni dei flussi commerciali in funzione della loro elasticità ai prezzi relativi; tali variazioni si trasmettono al prodotto e alla domanda interna (o assorbimento), dando luogo a ulteriori potenziali variazioni dei conti con l’estero. Movimenti della domanda aggregata e del reddito possono derivare anche da aggiustamenti della politica economica (monetaria, fiscale o altro), volti a rafforzare gli effetti del mutamento iniziale del tasso di cambio o a mitigarne alcuni effetti indesiderati. Per es., per limitare gli effetti inflazionistici di una svalutazione del cambio e aumentarne gli effetti positivi sui conti con l’estero si raccomanda spesso di accompagnare la svalutazione con politiche macroeconomiche restrittive. Infine, i movimenti nella domanda e nel reddito appena menzionati influenzano normalmente anche la domanda e l’offerta di moneta, con conseguenti possibili ulteriori aggiustamenti attraverso il canale monetario. Una sintesi delle interazioni fra politiche macroeconomiche, reddito e tassi di interesse e di cambio, nel determinare l’equilibrio interno ed esterno di un’economia aperta, è rappresentata dal classico modello di Mundell-Fleming (➔ Mundell-Fleming, modello di). Quest’ultimo è stato successivamente ripreso in esame nella teoria economica e rielaborato con modelli di equilibrio generale, dotati di espliciti fondamenti microeconomici (la cosiddetta new-open-economy-macroeconomics, NOEM; ➔ new open economy). Una rassegna approfondita di questa nuova letteratura è contenuta in Intertemporal approach to the current account di M. Obstfeld e K. Rogoff (1996).