BILBILIS (Βίλβιλις)
Città della Hispania Taraconensis, situata su un'altura non lontano dall'odierna località di Catalayud (Saragozza), sul sito di un antico oppidum indigeno dei Lusones. Teatro degli scontri fra Sertorio e Metello, B. divenne municipio con Augusto (Municipium Augusta Bilbilis): fu sottoposta in tale occasione a un totale rimodellamento, ma importanti lavori si ebbero anche con gli imperatori successivi. Si ha impressione, infatti (ma la cosa è ancora da verificare stratigraficamente su gran parte della superficie), che un reticolo stradale a incroci regolari si sia sviluppato solo in un secondo momento: inizialmente la pianta della città, pur ristrutturata, era irregolare e assecondava l'andamento dell'altura (come nel preesistente centro indigeno), con le case che quasi poggiavano le une sulle altre, tanto che Plinio parlava di pendula tecta. Quale che fosse l'assetto delle strade, il perimetro dell'insediamento romano, con un tracciato assai tormentato condizionato anch'esso dalla conformazione del terreno, ricalcava essenzialmente quello dell'oppidum. B., iscritta alla tribù Galeria, fu patria di Marziale e sede di fabbriche d'armi. Non ebbe lunghissima vita: Paolino di Nola la vide già deserta alla fine del IV secolo.
Gli scavi, iniziati in modo sistematico a partire dagli anni '70, hanno messo in luce soprattutto l'area cultuale-amministrativa centrale, che era costituita da una piazza con funzione forense, lastricata e circondata su tre lati da portici, costruita su terrazzamento artificiale, e da una seconda terrazza, raccordata con la precedente da una gradinata monumentale, su cui sorgeva un tempio tetrastilo su alto podio. Il testo di una dedica menzionante Tiberio, datata al 27 d.C., e numerosi frammenti di statue imperiali di grandi dimensioni, tutti ritrovati sul sito, fanno pensare a un luogo di culto imperiale: un Augusteo, dunque, probabilmente fondato proprio in età tiberiana.
Raccordato a questo complesso da una scalinata che scende da presso il lato O del tempio era il teatro, forse fondato in età giulio-claudia. La cavea poggia sul pendìo naturale del terreno: la sua pianta, pur nota solo in parte, ricorda quella di alcuni teatri ellenistici. La scena mostra tracce di rifacimenti successivi.
La città si inserisce nell'amplissima serie di fondazioni o rifondazioni dell'inizio dell'età imperiale; l'area cultuale-amministrativa si pone, a sua volta, nell'ambito di una casistica che nelle province iberiche è piuttosto ricca: Clunia, Corduba, Augusta Emerita, Tarragona.
Bibl.: M. A. Martin-Bueno, Bilbilis. Estudio histórico-arqueológico, Saragozza 1975) con bibl. prec.; id., Bilbilis. El significado de lo Augusteo, in Ciudades Augusteas de Hispania, Zaragoza 1976, Saragozza 1976, pp. 145-151; id., La inscripción a Tiberio y el centro religioso de Bilbilis, in MM, XXII, 1981, p. 241 ss.; M. Beltrán Lloris, Μ. A. Martin-Bueno, Bilbilis y Celsa, dos ejemplos de ciudades Romanas en el Aragon antiguo, in Caesaraugusta, LV-LVI, 1982, p. 143 ss.; M. Martin-Bueno, J. L. Jimenez, Municipium Augusta Bilbilis, in MelCasaVelazquez, XIX, 1983, p. 69 ss.; Μ. A. Martin-Bueno, Bilbilis, in Stadtbild und Ideologie, Madrid 1987 (Bayerische Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-Historische Klasse, Abhandlungen, n.s. 103), Monaco 1990.