CLINTON, Bill (propr. William Jefferson)
Uomo politico statunitense, nato a Hope (Arkansas) il 19 agosto 1946. Laureatosi in legge alla Law School della Yale University - dove incontrò H. Rodham, sposata poi nel 1975 - ha portato a termine gli studi a Oxford (1968-70). Nel 1972, militante del partito democratico, partecipò alla campagna presidenziale di G. McGovern e nel 1974 si candidò al Congresso; non eletto, alternò all'attività politica quella di docente alla Law School della University of Arkansas (1974-76) e di praticante in uno studio legale. Procuratore dell'Arkansas (1977-78), governatore dello Stato per cinque mandati (nei periodi 1978-80 e 1982-92), nel 1992 e nel 1996 è stato eletto presidente degli Stati Uniti.
Distintosi come esponente di punta dell'ala centrista del partito, C. si presentò alle elezioni presidenziali del 1992 quale candidato democratico con un programma sostanzialmente moderato, attento alle questioni economiche del deficit pubblico, decisamente antistatalista, ma al contempo orientato sulla necessità di intervenire in merito ai problemi dell'aborto, dell'assistenza sanitaria e della scuola. La linea di C. rispondeva alle richieste di un elettorato stanco dei dodici anni di amministrazione repubblicana e critico verso la linea seguita da G. Bush, rivolta alle questioni internazionali più che a quelle interne. La vittoria elettorale (con il 43% dei voti, contro il 38% di Bush e il 19% dell'indipendente R. Perot) rappresentò dunque una risposta alle profonde attese di cambiamento diffuse in larga parte dell'opinione pubblica, simboleggiata anche dall'appartenenza generazionale del nuovo presidente, il primo a essere nato dopo la Seconda guerra mondiale (alla stessa generazione apparteneva anche il suo vice, il quarantaquattrenne senatore del Tennessee, A. Gore).
Nei primi due anni del suo mandato, il nuovo presidente incontrò ostacoli e difficoltà - sia sul piano pubblico sia su quello privato - che ne indebolirono fortemente il prestigio e la stessa autorevolezza politica. Sul piano personale, gli furono contestate le scelte di alcuni collaboratori; fu accusato di aver commesso illeciti finanziari quando ricopriva le cariche di procuratore e poi di governatore dell'Arkansas (il cosiddetto caso Whitewater), e fu denunciato dall'impiegata statale dell'Arkansas P. Jones per molestie sessuali (denuncia la cui ammissibilità fu confermata nel 1997 dalla Corte Suprema). Le sconfitte più gravi furono tuttavia quelle riguardanti la realizzazione degli obiettivi politici che aveva sostenuto fin dalla campagna elettorale, a cominciare dalle riforme più tradizionalmente in sintonia con la linea dei democratici. Tali riforme, sebbene improntate alla cautela in nome del principio per cui il welfare state doveva rappresentare, secondo le dichiarazioni di C., "una seconda scelta e non un modo di vivere", fallirono in un clima di generale preoccupazione per i loro costi, considerati troppo alti anche da gran parte dell'elettorato democratico. La legge finanziaria per il 1993, finalizzata a ridurre drasticamente il deficit federale, fu fortemente ridimensionata prima di essere approvata dal Congresso con un margine ridottissimo (due voti alla Camera e uno al Senato). Nell'autunno del 1994 il Congresso bocciò la riforma sanitaria, osteggiata dalle compagnie di assicurazione, da un lato, e, dall'altro, dai datori di lavoro che avrebbero dovuto sostenere buona parte dei costi. La riforma - redatta da una commissione presieduta dalla stessa H. Clinton - avrebbe dovuto sancire il diritto all'assistenza medica per tutti i cittadini non in possesso di un'assicurazione privata sulla salute (nel 1992 raggiungevano la cifra di circa 37 milioni). L'anno successivo, il Congresso non approvò la legge sull'assistenza agli immigrati. Ottennero l'approvazione parlamentare la legge anticrimine, nell'agosto 1994, e la legislazione antiterrorismo, varata nell'aprile 1996 per far fronte all'esplosione del terrorismo, per la prima volta presente con azioni sanguinose sul territorio nazionale (a cominciare dall'attentato perpetrato dal gruppo integralista islamico Ǧamā‚at al-Islāmīyya nel febbraio 1993 al World Trade Center di New York, in cui morirono sei persone e ne rimasero ferite oltre mille).
In ambito internazionale, C. si trovò a dover affrontare le conseguenze di quel passaggio di portata epocale iniziato con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, che aveva posto gli Stati Uniti in una situazione di supremazia pressoché esclusiva sul piano planetario. Furono pertanto numerose le iniziative di politica estera intraprese durante il primo mandato, dall'intervento ad Haiti per ristabilire la legittimità democratica (settembre 1994), alle pressioni sulla Repubblica Democratica Popolare di Corea perché consentisse controlli internazionali sui suoi programmi di armamento nucleare (1993-94), alla linea seguita nella questione dell'ex Iugoslavia e culminata negli accordi di Dayton (1995), all'attività diplomatica nei negoziati per una soluzione del conflitto medio-orientale (incontro del settembre 1993 a Washington tra Y. Rabin e Y. 'Arāfāt) senza dimenticare, in ambito economico, il North American Free Trade Agreement (NAFTA), ratificato dal Congresso nel novembre 1993.
I successi in politica estera, la linea conciliatoria verso i repubblicani, adottata a partire dalla sconfitta elettorale del novembre 1994 quando gli avversari conquistarono la maggioranza in entrambe le Camere, la straordinaria ripresa dell'economia e, insieme, la debolezza del suo avversario R. Dole, consentirono a C. la rielezione nel novembre 1996. Primo presidente democratico a essere rieletto, dal 1936, per un secondo quadriennio (con il 49,2% dei voti contro il 40,8% di Dole e l'8,5% di Perot), rafforzato dalla maggiore autonomia di scelta che gli veniva dal fatto di esercitare il suo ultimo mandato, C. ribadì una linea di compromesso fra le istanze tradizionalmente democratiche e le richieste dei repubblicani ancora maggioritari al Congresso, nel quadro di una scelta ideologica (vicina a quella del leader laburista inglese T. Blair) che, in nome di un'etica della responsabilità, contrapponeva all'individualismo, da un lato, e al suo correttivo assistenzialista e statalista, la forza protettiva della comunità. Su tale linea riuscì, nel maggio 1997, a giungere a un accordo con il Congresso che fissava al 2002 il raggiungimento del pareggio di bilancio, attraverso un programma di spesa che stabiliva una progressiva diminuzione della spesa sanitaria per gli anziani (Medicare), tagli al programma di assistenza sanitaria per i poveri (Medicaid), una riduzione delle imposte sulle attività imprenditoriali e sulle spese per l'istruzione nei bilanci familiari, accanto allo stanziamento di nuovi fondi per l'assistenza sanitaria agli immigrati.
I costi sociali della linea centrista adottata da C. (soprattutto in materia di sanità) sembrarono tuttavia non pesare sul consenso che il presidente era riuscito nel frattempo a ottenere, grazie anche ai brillanti successi dell'economia statunitense e alla funzione svolta nella lotta al terrorismo internazionale, in nome del ruolo di custodi della sicurezza internazionale che gli Stati Uniti sembravano doversi assumere dopo la fine del bipolarismo. Ma nel gennaio 1998, con le prime indiscrezioni pubblicate da numerosi organi di stampa, prese l'avvio uno scandalo relativo alla vita privata di C. che ne demolì, mese dopo mese, il credito morale e la forza politica.
Interrogato nel dicembre 1997, durante il caso P. Jones, su una sua relazione sessuale con M. Lewinsky, collaboratrice dello staff della Casa Bianca nel 1995, C. aveva negato ogni addebito e dichiarato successivamente di non aver mai chiesto all'ex borsista di mentire. La pervicace inchiesta del repubblicano K. Starr in qualità di 'procuratore indipendente' - figura introdotta dopo lo 'scandalo Watergate' che, su indicazione del Congresso e nomina del ministro di Grazia e Giustizia, ha libera autorità di vigilanza e di indagine su tutte le attività della presidenza - portò tuttavia, nei mesi successivi, a un susseguirsi di testimonianze e di prove sulla relazione tra C. e la Lewinsky. Nell'agosto 1998 la stessa Lewinsky rese davanti al Gran Giurì una minuziosa deposizione sui suoi rapporti con il presidente fra il 1995 e il 1997, e, a distanza di pochi giorni, lo stesso C. fu costretto ad ammettere, davanti al Gran Giurì, di aver avuto una 'relazione irregolare' con l'ex collaboratrice. Di fronte alla consegna al Congresso, nel settembre, di un rapporto preparato da Starr sul caso Lewinsky che accusava C. di 11 reati da impeachment (messa sotto accusa del presidente) per aver seguito "una strategia che mirava a ingannare il popolo americano e il Congresso sin dal gennaio 1998, ritardando e intralciando l'inchiesta", i deputati si trovarono a dover scegliere tra una mozione di censura e l'impeachment. C., per parte sua, si dichiarava contrario a ogni prospettiva di dimissioni. Neppure temi di rilievo internazionale (il bombardamento, in agosto, del rifugio del leader terrorista Osama bin Laden in Afghānistān e di uno stabilimento farmaceutico in Sudan, indicato come fabbrica di armi chimiche, e la visita a Mosca in settembre) riuscirono a restituire al presidente consenso e solidità politica. I lunghi mesi del cosiddetto Sexgate sembrarono d'altra parte segnalare un mutamento culturale dell'opinione pubblica statunitense. L'appoggio sostanziale a C., che buona parte del paese dimostrava nei sondaggi quasi quotidiani, rifletteva infatti, accanto a un'evidente stanchezza verso la progressiva degradazione della vita pubblica, l'incompatibilità fra una visione laica della politica, sempre più diffusa in un paese multiculturale come gli Stati Uniti, e il forte peso della tradizione puritana, che si esercitava soprattutto sull'establishment di tradizione wasp (white Anglo-Saxon protestant). In questa luce, in una situazione economica positiva e quindi favorevole a una diffusa richiesta di stabilità, e dopo il successo internazionale conseguito nell'ottobre 1998 con la firma del trattato fra OLP e Israele, frutto di un impegno anche personale di C. durante i negoziati svoltisi a Wye Plantation (Maryland), i risultati delle elezioni di medio termine del novembre 1998 premiarono il presidente e il suo partito, indebolendo peraltro il fronte dei fautori dell'impeachment.
Alla vigilia dell'assoluzione da parte del Congresso (febbr. 1999), C. decise di riprendere i bombardamenti aerei contro l'Iraq con il sostegno della Gran Bretagna, senza consultare il Consiglio di sicurezza dell'ONU. Tale linea rifletteva il crescente ruolo egemonico degli Stati Uniti, confermato dall'intervento aereo della Nato contro la Iugoslavia (marzo-giugno 1999).
Bibl: J. Hohenberg, Reelecting Bill Clinton. Why America chose a 'new' democrat, Syracuse (N.Y.) 1997; D. Morris, Behind the Oval Office. Winning the presidency in the nineties, New York 1997; R.N. Roberts, M.T. Doss jr., From Watergate to Whitewater: the public integrity war, Westport (Conn.) 1997.