Murray, Bill (propr. William James)
Attore cinematografico e televisivo statunitense, nato a Wilmette (Illinois) il 21 settembre 1950. Tra i protagonisti delle prime stagioni della serie televisiva Saturday night live insieme a John Belushi e Dan Aykroyd, si è affermato in quel filone caratterizzato dalla contaminazione dei generi e dalla loro traduzione in parodia, passando poi all'interpretazione di commedie o di film di genere fantastico. Ha raccolto il successo internazionale nel 1984 con Ghostbusters (Ghostbusters ‒ Acchiappafantasmi) di Ivan Reitman, ma nel tempo ha tentato di uscire da quel cliché, variando le sue interpretazioni fino a ottenere nel 2003 grande favore per Lost in translation (Lost in translation ‒ L'amore tradotto) di Sofia Coppola.
Dopo gli studi presso i gesuiti e l'espulsione dal college, M. esordì nel mondo dello spettacolo attraverso il National lampoon radio hour e alcune trasmissioni televisive di grande popolarità. Partendo dalla trasmissione radiofonica il gruppo formato da Belushi, Aykroyd, Harold Ramis e M. inventò il National lampoon show e successivamente (1975) il Saturday night live, che fu da loro scritto e condotto fino alla stagione 1979-80, riscuotendo entusiasmo e creando un folto seguito giovanile. Pur inizialmente legato a quel gruppo (protagonista in Meatballs, 1979, Polpette e in Stripes, 1981, Stripes ‒ Un plotone di svitati, entrambi di Reitman), M. riuscì a intraprendere un percorso artistico individuale inserendosi nella commedia d'autore seppur in parti laterali, come per es. in Tootsie (1982) di Sydney Pollack nel laconico ruolo di Jeff, scrittore dilettante, amico e coinquilino di un attore disoccupato (Dustin Hoffman) che si traveste da donna pur di ottenere una parte, coinvolgendo Jeff in tutti i suoi sotterfugi. Ruoli laterali ma ben sostenuti vanno anche considerati quelli del gangster in Mad dog and Glory (1993; Lo sbirro, il boss e la bionda) o dell'avvocato in Wild things (1998; Sex crimes ‒ Giochi pericolosi), entrambi di John McNaughton; o di Bunny Breckinridge in Ed Wood (1994) di Tim Burton. Quell'aspetto melanconico della comicità dell'attore che nel film di Pollack era appena accennato sarebbe emerso in film successivi lasciando a M. una via di fuga dalle sue origini.
Nel 1984 esplose il successo di Ghostbusters, che avrà un sequel di minor impatto, ancora di Reitman, nel 1989. Nel film il dottor Venkman (interpretato da M.), insieme ad altri due parapsicologi (Aykroyd e Ramis), viene scacciato dall'università e combatte i fenomeni paranormali che si addensano su New York, riuscendo, tra poco studio, amore e gioco, a salvare la città. La comicità pacata di M., seppur con punte esplosive, emerge anche qui, come nel ruolo di Phil Connors protagonista di Groundhog day (1993; Ricomincio da capo) di Harold Ramis, la vicenda surreale di un cinico giornalista-meteorologo intrappolato in un circuito di ripetitività temporale, che rivive per un certo periodo sempre lo stesso giorno, finché lo svolgimento degli stessi eventi non gli permette di acquisire umanità e senso di solidarietà, e di perdere il suo iniziale cinismo.
Vanno ricordate, tra le sue interpretazioni, quelle in The man who knew too little (1997; L'uomo che sapeva troppo poco) di Jon Amiel; in Rushmore (1998) di Wes Anderson; in Hamlet (2000; Hamlet 2000) di Michael Almereyda; in Charlie's Angels (2000) di McG. (Joseph McGinty) nel ruolo di Bosley ; in The Royal Tenenbaums (2001; I Tenenbaum) di Anderson; e in un ottimo crescendo nei film del 2003: Coffee and cigarettes di Jim Jarmusch e Lost in translation, che lo vede protagonista intenso, tanto da conquistare nel 2004 una nomination all'Oscar.
Nel 1984 M. si era cimentato nella sceneggiatura di The razor's edge (Il filo del rasoio) diretto da John Byrum e da M. stesso interpretato; e nel 1990 aveva tentato la via della produzione e della regia dirigendo con Howard Franklin Quick change (Scappiamo col malloppo).