BARDI, Bindo
Nacque a Firenze da Andrea di Gualtieri e da Margherita di Palla Strozzi nei primi decenni del secolo XIV. Uomo deciso e avventuroso, egli partecipò largamente alla vita politica fiorentina del suo tempo. Appena adolescente, nel 1338, assalì, con una schiera di coetanei, l'ospedale di Mucignano e lo danneggiò a tal punto che papa Benedetto XII, chiamato in causa dai monaci vallombrosiani di Coltibuono, delegò il priore di S. Martino di Siena per giudicarlo e punirlo. Pur essendo stato condannato al risarcimento dei danni, molto probabilmente non li pagò mai; certo è che l'ospedale non tornò a funzionare. Nel 1340 fu tra i fautori dei tentativi antipopolari che il Comune represse; condannato all'esilio, il B. rispose tentando di sobillare contro Firenze le terre del Valdamo superiore, e questo gli meritò il bando, che colpì anche altri suoi consorti. Profugo a Pisa, partecipò a tutti i tentativi antifiorentini dei fuorusciti, fino a quando la protezione del duca di Atene non valse ad essi il perdono e il ritorno in patria; i legami con il duca, però, gli procurarono altri conflitti con il popolo in rivolta nel 1343: nuovi esili e condanne colpirono lui e i suoi parenti. Nel 1345 è ricordato come uno dei difensori del castello di Vicorato contro i Guidi; i Fiorentini, intromessisi come mediatori, trovarono modo di perdonargli il passato e di indurlo ad entrare al servizio del Comune. In questo secondo periodo della sua vita il B. fu spesso impegnato in missioni diplomatiche e in impieghi pubblici. Nel 1348 fu ambasciatore a S. Miniato, nel 1351 fu inviato presso il papa ad Avignone; nel 1355 fu incaricato di custodire la rocca di Avellano, e nell'ottobre del 1356 fu nominato podestà di Montecatini; nello stesso anno era stato mandato in missione nel Valdamo. Alcuni anni dopo fu impegnato da un rapido susseguirsi di incarichi diplomatici: nell'agosto 1361, a Siena, riuscì a trattenere quel Comune dall'intervenire a favore di Volterra, mentre Firenze se ne impadroniva; nello stesso anno - o nel 1362 - rappresentò i Fiorentini alle nozze di Niccolò d'Este con Verde della Scala, e in quella occasione fu armato cavaliere, il 6 maggio. Nel 1364, dopo essere stato podestà di Perugia, curò gli interessi di Firenze al congresso di Poscia; Poi (1365) si recò nelle Marche e, con Giovanni de' Medici, in Ungheria. Allargatosi l'ambito della sua crescente esperienza diplomatica, fu inviato (gennaio 1366) a Napoli, per chiedere l'assenso regio all'acquisto di grano pugliese; in quella circostanza la regina Giovanna nominò suo consigliere il B., rappresentante dello stato amico e legato politicamente ed economicamente agli Angiò. Né questa fu la maggiore carica onorifica ricevuta dal B., perché nello stesso anno fu nominato anche senatore di Roma (giurò gli statuti il 5 novembre; ebbe le lettere di benservito il 28 apr. 1367). Di altre ambascerie egli fece parte nel 1367 - quando fu inviato ad Avignone per ottenere da Urbano V l'assoluzione delle censure comminate a Firenze per i fatti della guerra contro Pisa - e nel 1368, quando si recò presso Carlo IV, per saggiarne le intenzioni nei riguardi di Firenze. Nel 1372 fu eletto a far parte della magistratura dei Dieci di Libertà. Morì certamente nel 1375. Dal suo matrimonio con Giovanna di Amoldo Peruzzi (morta il 10 maggio 1425) erano nati i figli Lisa, Bindo, Gualterotto, Andrea e Bartolo.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Naz. Centrale, Carte Passerini,n. 45, tav. XXIV e pp. 337-345 (notizie tratte dalle fonti archivistiche fiorentine); F. T. Perrens, Histoire de Florence, III e IV, Paris 1877-1879; A. Sapori, La crisi delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi,Firenze 1926, p.129; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel medioevo. I senatori, Roma 1935, pp. 134-136.